L'immensa sputtanata a Zelig

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Scopo del Blog

Raccolgo il suggerimento e metto qui ben visibile lo scopo di questo blog.

Questo e' un blog satirico ed e' una presa in giro dei vari complottisti (sciacomicari, undicisettembrini, pseudoscienziati e fuori di testa in genere che parlano di 2012, nuovo ordine mondiale e cavolate simili). Qui trovate (pochi) post originali e (molti) post ricopiati pari pari dai complottisti al fine di permettere liberamente quei commenti che loro in genere censurano.

Tutto quello che scrivo qui e' a titolo personale e in nessun modo legato o imputabile all'azienda per cui lavoro.

Ciao e grazie della visita.

Il contenuto di questo blog non viene piu' aggiornato regolarmente. Per le ultime notizie potete andare su:

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Wednesday, February 4, 2015

220 parole (escluso il titolo) per non dire  N I E N T E ! ! !


Weird world


Sono ormai lontani gli anni ‘50 del XX secolo, il decennio glorioso della Xenologia, con gli spettacolari avvistamenti e le avventurose escursioni dei contattisti. E’ vero: già su quell’epoca di rock’n’roll, di filanti vetture tutte pinne, di bionde mozzafiato, si allungavano alcune ombre, ma erano ben poca cosa per una generazione scintillante e spensierata.

A distanza di tanto tempo, i ricercatori seri, volenti o nolenti, hanno dovuto cambiare paradigma ed accettare che quasi tutti gli avvistamenti e gli incontri con gli Altri implicano sinistre intenzioni, progetti inconfessabili.

Si moltiplicano le testimonianze a proposito di U.F.O. che sorvolano crateri vulcanici, centrali elettriche, piattaforme missilistiche, città, zone rurali, persino di oggetti che volano presso il Sole. Si moltiplicano le testimonianze di rendez vous con creature dalle sembianze più disparate.

Tuttavia ormai in pochissimi credono nella fola degli extraterrestri salvatori, anzi le sempre più frequenti mutilazioni animali, le sparizioni, i sabotaggi alle infrastrutture ed altre sinistre operazioni, in cui spesso il pesante intervento militare si intreccia e si confonde con l’interferenza allotria, hanno portato ad una “strage delle illusioni”.

La situazione internazionale precipita, giorno dopo giorno, in ogni campo, politico, socio-economico, ambientale. I governi – tutti – sanno solo mentire. Gli oscuri bagliori di un conflitto planetario si accendono in un cielo di pece e le stelle stanno a guardare… e non solo le stelle.


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Sunday, July 6, 2014

Jacques Bordas: il preludio del Contattismo (seconda ed (speriamo) ultima parte)

http://zret.blogspot.it/2014/07/jacques-bordas-il-preludio-del.html

Jacques Bordas: il preludio del Contattismo (seconda ed ultima parte)


Leggi qui la prima parte.

Conferme, smentite, interpretazioni

Il caso in esame fu studiato dall’ufologo iberico Antonio Ribera. Ribera concluse che la storia di Bordas era più credibile rispetto a quella di altri contattisti come Adamski, perché numerosi testimoni ribadirono le sue dichiarazioni: ad esempio, molte persone a Casteil ricordavano l’etre etrange. Lo stesso sindaco raccontò che gli aveva domandato di esibire i documenti, ma lo staniero ipnotizzò il borgomastro che dimenticò la richiesta.

In anni più recenti tre investigatori dell’associazione ufologica francese LDLN si recarono a Casteil per trovare convalide delle conclusioni cui era giunto Ribera: il sindaco, il signor Nou, smentì l’episodio sopra riportato; altri testimoni confermarono in parte fatti occorsi.

Intervistato da Jacques Vallée, Bordas sembrò sincero e, a differenza di quasi tutti gli altri contattisti, avvertì che “là fuori ci sono delle forze luciferine”. Rivelò al matematico francese che l’alieno da lui incontrato gli aveva comunicato di provenire da Titano.

Il caso contiene gli ingredienti tipici del contattismo, ma se ne discosta pure. Peculiari sono le rivelazioni circa un’umanità prigioniera del suo egocentrismo, la necessità di evolvere, le disquisizioni sulla natura del cosmo e della coscienza; aberrante è l’atteggiamento razionale e persino critico di Bordas che, a differenza di molti cultisti, non manifestò mai il contegno dell’emissario intento a diffondere alati messaggi trasmessi dai “fratelli dello spazio”. Le sembianze del visitatore sono, invece, in linea con alcuni resoconti di contattisti e contattati: le fattezze sono nordiche, ma gli occhi oblunghi conferiscono un’aria orientale. Ad esempio, è descritto con gli occhi a mandorla l’ufonauta che plagiò il giornalista Claude Vorilhon, noto con lo pseudonimo di Rael.

Le somiglianze maggiori si notano con le esperienze di Orgeo Angelucci e Maurizio Cavallo. L’italo-statunitense Orfeo Angelucci, tecnico che lavorava per la Lockheed a Burbank, in California, fu, secondo il suo racconto, prescelto da abitanti di un altro pianeta, come destinatario di un messaggio per l’umanità, in cui si riscontrano quei temi destinati a diventare nei decenni successivi motivi conduttori della frangia contattista. Tutto era cominciato nel 1952 con l’avvistamento di un disco verde fluorescente cui erano seguiti alcuni rendez-vous con un essere cordiale e sensibile che Angelucci chiamò Nettuno. Costui trasmise al giovane informazioni di tipo scientifico-tecnologico oltre ad insegnamenti filosofici. Non mancò la previsione, divenuta poi quasi un tòpos delle comunicazioni da mondi lontani, di un futuro conflitto nucleare. L’esperienza di Angelucci culminò a bordo di un aeromobile durante un tour nello spazio, quando, in una sorta d’iniziazione, sentì allargarsi in modo inimmaginabile la sua coscienza, tanto da fargli avvertire l’infinita miseria della condizione umana. Egli così comprese che il tempo non esiste, che la vita terrena è solo una fase di un lungo percorso spirituale. Le informazioni più singolari furono tuttavia altre: i visitatori possono facilmente mimetizzarsi tra noi; esistono oggetti extraterrestri invisibili, se non ai radar; certi dischi sono dei cervelli elettronici, quasi delle macchine pensanti; i vertici militari delle superpotenze intendono mettere a punto delle armi spaziali per colpire e distruggere le aeronavi aliene.

Maurizio Cavallo, alias Jhlos, nato a Vercelli nel 1952, all’età di trent’anni, fu prelevato da alieni dall’aspetto umano, ma dalla cultura e dalla saggezza notevolmente superiori a quella della nostra specie. I rapitori, originari del pianeta Clarion, nella Chioma di Berenice, sottoposero Cavallo ad un processo di trasformazione fisica, psicologica e spirituale: costretto ad apprendere abilità e conoscenze inconcepibili per la mente umana, Jhlos cominciò a scrivere poesie, a dipingere quadri surreali ed a comporre musiche stranamente arcaiche. Dagli abitanti di Clarion egli ricevette pure il dono della scienza delle cose passate e future in modo da rievocare la storia di civiltà scomparse e da preannunciare per l’umanità un’era di grande trasformazione, un’opportunità che, però, per la sua follia potrebbe anche perdere. L’esperienza di Cavallo, simile ad un sogno ad occhi aperti, magnifico e terribile al tempo stesso, sfociata in una trasformazione per molti versi traumatica, non s’incentra sulla missione tesa a divulgare messaggi, secondo lo stile di tanti contattisti.

Che cosa pensare delle vicende occorse a Bordas, antesignano del Contattismo? Occorrerà sospendere il giudizio in attesa di raccogliere altri dati che possano ratificare o smentire quanto riferito, quantunque la distanza temporale renda disagevole riaprire questo cold case.


Fonti:

A. Ribera, Gli UFO: processo con testimoni, Milano, 1975
J. Vallée, Messaggeri di illusioni, Milano, 1984


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Sunday, June 29, 2014

Jacques Bordas: il preludio del Contattismo (prima parte)

http://zret.blogspot.it/2014/06/jacques-bordas-il-preludio-del.html

Jacques Bordas: il preludio del Contattismo (prima parte)


La storia

Iniziatore del Contattismo è reputato lo statunitense di origini polacche George Adamski, ma alcune esperienze e figure precedono la saga di Adamski. Ci si può riferire in particolare alla singolare storia di Jacques Bordas.

Nato il 20 luglio del 1911, Bordas ebbe parecchi incontri con esseri straordinari: sono incontri che gli cambiarono la vita. Da bambino, fino all’età di dodici anni, Jacques fu cagionevole, a causa di una disfunzione ormonale che gli causò obesità con conseguente difficoltà di deambulazione.

Nell’agosto del 1923, il ragazzo era coricato nel suo letto, quando sentì l’impulso irrefrenabile ad uscire sulla terrazza. Vide dei piccoli apparecchi metallici di forma triangolare, simili ad aeromodelli. Tre dei velivoli atterrarono vicino al ragazzo. Uno si aprì come un ventaglio: ne uscì una creatura che indossava una tuta bianca ed un lucente mantello bianco.

L’essere, che era alto all’incirca quanto il ragazzo, disse: “Siamo venuti a trovarti, perché ti abbiamo preso sotto la nostra protezione. Sappiamo quanto soffri e conosciamo il tuo sogno di diventare un uomo forte, un atleta. Lo diventerai. Ora che ti abbiamo adottato, non ti abbandoneremo mai.”

Lo strano messaggero poi diede a Jacques una specie di candito scuro e cubico, ordinandogli di mangiarlo: in questo modo avrebbe cominciato una nuova vita. L’araldo rientrò nel suo aereo triangolare che decollò dirigendosi verso il Monte Tidibaro.

Bordas, nei quattro anni successivi al singolare rendez-vous, si irrobustì e sviluppò un interesse per la scienza e l’alpinismo. Fu il primo spagnolo a scalare il Green Needle nel 1934. Poco prima che divampasse la guerra civile spagnola, si iscrisse ad un corso per diventare meteorologo presso l’osservatorio di Turo, sulla cima del Montseny. Superato brillantemente l’esame, andò a lavorare nel centro meteorologico ubicato sul Montseny. Di quel periodo i biografi ricordano un curioso avvenimento: una notte qualcuno bussò all’uscio della sua casupola isolata. Bordas si alzò ed andò ad aprire: ad una certa distanza scorse una forma umana: era immobile su una sporgenza sopra uno strapiombo. L’umanoide si mosse verso l’abisso, ma, invece di cadere, continuò a procedere orizzontalmente.

Durante il conflitto civile, Bordas si schierò con i Franchisti, ma entrato in attrito con i superiori per i modo sbrigativo in cui erano eliminati i prigionieri repubblicani, fu rapito da tre uomini assoldati da un ufficiale cui si era opposto. L’uomo fu portato in una baracca isolata per essere fuciliato, ma all’improvviso i soldati fuggirono in preda al terrore, come di fronte ad un fenomeno soprannaturale.

Negli anni ‘50 del XX secolo Bordas diventò albergatore e guida alpina in un piccolo hotel a Casteil sul Monte Vernet. Fu in quegli anni che l’uomo ebbe un altro incontro con un messaggero dell’altrove: alto un metro ed ottanta, occhi azzurri, lunghi capelli biondi, corporatura atletica. Gli occhi erano leggermente oblunghi e le mani bianchissime. Lo straniero chiese a Bordas del pane e del latte. Nei giorni successivi i due si videro ancora ed il forestiero affermò di trovarsi là per uno studio topografico del monte Carigou di cui mostrò una pergamena dove la montagna era riprodottta nei particolari più minuti. Bordas pedinò il visitatore e scoprì che egli dimorava insieme con una donna in un rifugio di forma conica. Il misterioso ospite disquisì a lungo su argomenti di matematica e di politica, dimostrando conoscenze scientifiche notevoli. Prima di congedarsi, il visitatore volle donare a Bordas delle rocce contenenti pagliuzze d’oro. Erano frammenti litici provenienti dal greto del fiume Cadi.

In seguito il contattato si trasferì ad Andorra dove diventò un eccellente ebanista. Acquisì poteri particolari: ritrovava oggetti perduti e praticò con successo la pranoterapia.

Nell’estate del 1971, l’uomo ricevette una telefonata dal visitatore del Cadigou: gli fu preannunciato che sarebbe stato reso partecipe di verità universali.

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Monday, June 16, 2014

Il Contattismo tra simboli e fini sinistri

http://zret.blogspot.ch/2014/06/il-contattismo-tra-simboli-e-sinistri.html

 Il Contattismo tra simboli e fini sinistri

Certi simboli sono simili a briciole che spazziamo via dalla mensa, finito di desinare.

Rivelatori sono le icone di gruppi che ruotano attorno a contattisti, channelers, “profeti” dei tempi finali.

L’Ordine francese di Melchisedec, confraternita che mira ad eliminare il denaro, le religioni tradizionali e la guerra, annovera esponenti che asseriscono di essere in contatto con extraterrestri. La setta usa come emblema un cosiddetto sigillo di Salomone. All’interno dell’esagono formato dall’intersezione dei due triangoli è effigiato un quadrangolo in cui sono inscritti dei cerchi concentrici. Nelle punte della stella sono istoriati glifi dalle forme per lo più irregolari. [1]

I latori dei messaggi pseudo-mistici propinati da Ashtar Sheran di solito si identificano attraverso l’iconografia dell’ufonauta: sul palmo della mano destra aperta in segno di saluto brilla un astro a sette punte. Sulla divisa di Ashtar Sheran, sedicente Comandante della flotta spaziale interplanetaria, fa bella mostra di sé il sigillo di Salomone, dall’aspetto di un cristallo rutilante in modo da suggerire tridimensionalità. Le rivelazioni del lungicrinito visitor risalgono al 1952, quando il tedesco Georg Van Tessel compì un tour su un disco volante. Tessel fondò a Berlino il Centro della pace: ne originarono conventicole confluite in gran parte nella famigerata Federazione galattica.

Il Centro studi fratellanza cosmica (C.S.F.C.), fondato da Eugenio Siragusa nel 1963, esibisce uno “stemma” in cui è rappresentato un ricognitore adamskiano, sotto il quale sono raffigurate due stelle a cinque punte da cui si dipartono due avambracci che si stringono fraternamente. Il Centro fu voluto dal cultista catanese che, secondo la sua testimonianza, il 30 aprile 1962, incontrò per la prima volta sul Monte Sona (massiccio dell’Etna), alcuni visitatori non terrestri, ricevendo il solito messaggio di amore e fratellanza. Il C.S.F.C., dopo la morte di Siragusa, è diventato punto di riferimento per i contattisti italiani, sebbene abbia poi patito divergenze e scissioni.

Il più importante discepolo di Siragusa è lo stigmatizzato e contattista Giorgio Bongiovanni, fondatore di “Nonsiamosoli”: il movimento usa come logo un sole su cui si staglia un’aquila al naturale. Il sole è circondato da sette stelle a cinque punte. In basso si leggono le lettere greche alfa ed omega, con la prima minuscola e l’altra maiuscola.

Il Movimento raeliano, creato dal giornalista francese Claude Vorilhon, che ha poi cambiato il proprio nome in Rael, ha adottato come “insegna” il sigillo di Salomone in cui è inscritto uno swastika. Rael afferma che il Dio della Bibbia è, in realtà, da identificare con gli Elohim, scienziati extraterrestri, esperti nell’ingegneria genetica. Vorilhon sostiene di ricevere i suoi messaggi da un ufonauta che ha descritto come alto circa un metro e venti, con lunghi capelli neri, occhi a mandorla, carnagione olivastra. L’ex cronista, che è riuscito con il suo credo materialista a radunare attorno a sé circa 60.000 proseliti, ritiene che gli uomini possano conseguire l’immortalità attraverso la clonazione. Dopo di che saranno degni di ricongiungersi ai Creatori.

Una frangia cultista, che afferma di essere in contatto con i Siriani, si fregia di una sfera contenente un tetraedro rotante decorato da tre volute. Di solito, però, i vari gruppi che si richiamano ai “maestri” di Sirio esibiscono il sigillo di Salomone (di nuovo!): al suo interno spicca l’occhio onniveggente, attorno è disegnato un circolo. Nella maggior parte dei casi gli emissari dei Siriani usano come contrassegno la Stella di David cui sono intrecciati una croce greca e due archi. (Immagine in testa all'articolo)

Come si vede da questa rapida ed incompleta rassegna, un fil rouge collega quasi tutte le organizzazioni di contattisti dagli anni ’50 del XX secolo ad oggi. E’ un simbolo che evoca, attraverso il significato assunto in questi ultimi secoli, un centro di potere.



Credo che i corifei del cultismo (Adamski, Angelucci, Fry, Williamson…) fossero in buona fede, ma le loro esperienze, i loro abboccamenti con esseri delle stelle non sono, a differenza di quanto opina Roberto Malini, fantasie e leggende urbane, quanto i prodromi di un’acclimatazione allo sbarco di visitatori “saggi e benevoli”. Che dietro questa fenomenologia si nasconda un agente terrestre o allotrio, poco importa, giacché è indubbia un’intenzione sinistra, il fine di gettare le basi per un Nuovo ordine dove l’ecumenismo cosmico è la controparte del mondialismo, inteso come dittatura planetaria.

Certo, il contattismo è realtà tutto sommato marginale, il cui influsso sull’opinione pubblica è limitato, sebbene persistente da più di cinquant’anni. Tuttavia dipingendo un quadro edulcorato della questione aliena, esclude in toto non solo lo spinoso problema dei rapimenti, ma anche l’atroce scenario delle mutilazioni animali ed umane. D’altronde se chiediamo ad un ufologo ottimista o ad un canalizzatore che cosa pensi delle abductions e delle mutilazioni, ci risponde che non bisogna alimentare le energie negative, occupandosi di questi temi. E’ giusto non concentrarsi su aspetti foschi, ma ignorarli non significa che non esistono.

L’”ecologismo” a senso unico, la responsabilizzazione dell’uomo comune in cui è instillato il senso di colpa, l’abitudine a scagionare i governi, l’ingenua celebrazione della scienza e del progresso sono costanti che, presenti in nuce in Adamski, si sono poi ingigantite sino all’attuale contattismo del tutto indistinguibile per ideologia dalle più bieche correnti globalizzatrici.

Come è ovvio, lo scempio indicibile della geoingegneria clandestina che sfigura la Terra non trova neppure lo spazio di un millimetro quadrato nelle frange cultiste. Ciò dovrebbe indurre a riflettere.

[1] La Stella di David o sigillo di Salomone è un simbolo molto diffuso nelle culture del mondo antico. L’interpretazione tradizionale vi vede un triangolo “acqueo” (femminile, orientato verso l’alto) ed uno “igneo” (maschile, rivolto verso il basso) che, insieme, rappresentano un concluso sistema dualistico. La stella a sei punte è rintracciabile spesso nei graffiti della regione alpina ed in contesti culturali, come quello cinese, che non dipendono dalla tradizione ebraica.

[2] Lo swastika è simbolo cosmico, di movimento e di ciclicità, diffuso un po’ in tutto il mondo.


Fonti:

Enciclopedia dei simboli, a cura di H. Biedermann, Milano, 1991 s.v. stella di David e svastika
R. Malini, Dizionario enciclopedico degli U.F.O., s.v. Bongiovanni, Raeliani, Siragusa
J. Vallée, Messaggeri di illusioni, Milano, 1984, passim


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Friday, June 6, 2014

Il crepuscolo del contattismo

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Il crepuscolo del contattismo


E’ deprimente constatare quanto sia decaduto il contattismo. Fenomeno disdegnato, ma non scevro di un suo fascino pop, la grande stagione del contattismo, gli anni ‘50 e ‘60 del XX secolo, ha coinciso con l’acme della letteratura e del cinema fantascientifico. Oggi, però, a distanza di mezzo secolo e più, è rimasto ben poco di quell’epos ingenuo (a ragione Vallée lo giudica pericoloso, anche se l'autore sbanda verso una forma di scientismo) popolato di fratelli dello spazio, astronavi tirate a lucido, messaggi di amore universale.

Si prenda come piccolo ma significativo saggio di un declino inglorioso l’intervista all’experiencer (oggi è à la page chiamare così quelli che in modo più prosaico si definivano “rapiti”) Cinzia Molettieri, in “Frammenti di memoria ET” (X Times, n. 67, maggio 2014). Forse quello che più urta in questi resoconti propalati dagli stanchi epigoni di Adamski è la spocchia intellettuale: non è più sufficiente raccontare esperienze meravigliose e trasmettere comunicazioni edificanti, perché ci si cimenta in disquisizioni pseudo-filosofiche. Si leggano le farraginose interpretazioni che la Molettieri svolge circa il suo vissuto. Bene e male non esistono o, meglio, sono intercambiabili: “Non c’è positivo o negativo, tutto è funzionale per il nostro percorso di riacquisizione della consapevolezza [...] Abbiamo passato tante ere e tante tappe evolutive, ma siamo arrivati in un periodo in cui le risorse si stanno esaurendo (sic), quindi è necessario che ci sia una trasformazione, un’evoluzione, ma ciò non riguarda solo noi terrestri, ma anche altri esseri extraterrestri. Siamo tutti nella stessa situazione. L’universo intero si deve evolvere. Noi non siamo su un gradino inferiore. Anche noi siamo funzionali a loro per l’evoluzione così come loro lo sono per noi. A noi sembra di subirli, ma anche a loro sembra di subire noi. La legge funzionale funziona (sic) per tutti”.[1]

Insomma siamo al cospetto del Malanga-pensiero volgarizzato. Riconosciamo al chimico pisano meriti investigativi e persino talora filosofici, ma non si comprende perché egli non ammetta il suo enorme debito nei confronti dell’Idealismo tedesco, visto che, piaccia o no, la concezione del professor Malanga ricorda molto Fichte, un Fichte in salsa quantistica. La Coscienza che pone innanzi a sé degli ostacoli per acquisire consapevolezza, non assomiglia all’Io di Fichte? L’io pone il non-Io, il mondo materiale, per realizzare la sua piena facoltà creativa, per affermare la sua libertà. Affinché l'Io si realizzi, abbisogna di un'opposizione, di una resistenza. Orbene, questo retroterra culturale si è diluito in alcune esegesi attuali a cavallo tra scienza e filosofia. Appunto, si è diluito, come un vino annacquato: così la forza speculativa del filosofo tedesco, si condivida o no il suo approccio, è stata imbolsita in modo spaventoso, perdendo di vista le situazioni contingenti, storiche ed individuali.

Se è vero che sul piano metafisico la differenza tra bene e male non ha ragion d’essere, nel mondo caduto e caduco, tale divario ha implicazioni di non poco conto. Eppure un’indebita trasposizione non solo esclude l’intervento di alieni carnefici (di solito è questa la visione del contattismo tradizionale), ma per giunta trasforma gli intrusi in salvatori, in latori di esperienze che, anche se terribili, permettono di crescere. Giusto! “Ciò che non uccide fortifica”, ci rammenta Nietzsche. Tuttavia sono situazioni che molti, se potessero, eviterebbero, come pochi agognano di soffrire le pene dell’inferno per concludere che la gioia è preferibile al dolore.

Infine l’insistenza sull’idea di “evoluzione”, oltre ad essere stucchevole ed a ricordare lo screditato Darwin, apparenta il fosco autunno del contattismo con Teillhard de Chardin, bislacco pensatore gesuita. Dietro tutta questa fumosa nebbia evoluzionista, si deve intravedere l’ombra dei Gesuiti? Dietro i Gesuiti, poi qualcun altro? Troverà le risposte chi manterrà integro un salutare dubbio. Gli altri saliranno sull’ascensore per l’Inferno, pardon per le stelle...

[1] Tra l’altro, non si intende che cosa c’entri il presunto esaurimento delle risorse naturali con la dissertazione a proposito di una palingenesi spirituale. Questa confusione è indizio dell’ignoranza in cui si sono impantanate certe frange ufologiche.

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Monday, April 14, 2014

I Pleiadiani di Patrizia Cinotti: ombre sul contattismo

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I Pleiadiani di Patrizia Cinotti: ombre sul contattismo

Patrizia Cinotti è una naturopata. Vive e lavora a Verona.

La sua vita conobbe una svolta la notte del 31 gennaio 2009, quando una luce inondò la camera in cui la donna dormiva. La Cinotti si accorse che il suo corpo stava ascendendo, avvolto in quel bagliore ed in una sensazione di beatitudine. Si avvide poi di trovarsi in un’astronave dove fu accolta da tre creature di notevole statura e fasciate in tute color cobalto dai riflessi argentei. Fra gli anfitrioni una donna con i capelli a caschetto e sulla cui uniforme facevano bella mostra di sé degli alamari. Ella accolse la Cinotti con un affabile: “Ben tornata a casa, diletta. Siamo Pleiadiani”. Il dialogo continuò: l’extraterrestre, di nome Mara, chiese all’ospite se volesse restare con loro. Le fu poi mostrata su uno schermo una visione del futuro, con la Terra radicalmente trasformata ed immersa nelle tenebre. Infine le fu chiesto se volesse diventare un’ambasciatrice della Federazione galattica, il cui leader è l'inossidabile Ashtar Sheran. La Cinotti accettò, dunque i Pleiadiani le iniettarono un liquido nell’arteria femorale della gamba destra: attraverso questa iniezione ella sarebbe rimasta in contatto telepatico con gli ufonauti.

Da allora la contattata riceve quotidianamente dei messaggi telepatici per mezzo della scrittura automatica. Inoltre ha fotografato in varie circostanze i vascelli spaziali dei Pleiadiani. Gli scatti, secondo il parere degli esperti, sono genuini.

Storia emblematica quello della Cinotti: si inquadra a pieno titolo nel fenomeno noto come “contattismo”. Il contattismo, i cui giganti sono George Adamski e Billy Meier, araldo dei Pleiadiani proprio come la Cinotti, sebbene abbia vissuto la sua stagione d’oro negli anni ‘50 e ‘60 del XX secolo, séguita a stupire e ad inquietare, soprattutto perché oggi è talora innestato nella casistica dei rapimenti.

Caso da manuale, si diceva, per la presenza di alcune invarianti. Elenchiamole per poi soffermarci sugli aspetti salienti dell’esperienza.

• Il contatto
• Il breve soggiorno in un’astronave
• L’anticipazione di eventi futuri sotto forma di immagini che mostrano calamità
• Il congedo preceduto da un intervento invasivo sul corpo dell’experiencer
• Il proseguimento dei contatti per lo più attraverso la scrittura automatica

Come giudicare il racconto della Cinotti? Siamo propensi a ritenere che la donna abbia raccontato un vissuto realmente occorsole. I problemi sorgono, allorquando si analizzano le comunicazioni ricevute, ogni volta in cui si considerano risvolti che, visti sotto una luce adeguata, risultano sinistri. Il commiato da interlocutori all’apparenza tanto saggi e benevoli è, come nel caso di Sixto Paz Wells e di altri, suggellato dall’impianto di un microprocessore oppure è seguito dall’individuazione di cicatrici.

I discorsi, anzi le omelie, dei Pleiadiani traboccano di tutto quel bric à brac pseudo-ecologista cui purtroppo siamo avvezzi: se l’umanità (i criminali governi non sono menzionati) non cambierà rotta, il pianeta sarà devastato da inondazioni, incendi, sismi, quantunque alla fine i Pleiadiani, pur senza interferire con il nostro libero arbitrio, metteranno in salvo i superstiti, portandoli sulle loro navi spaziali. Ci sembra di aver già letto da qualche parte questa sceneggiatura.

Ad onor del vero, bisogna riconoscere che le informazioni della Cinotti esulano da codesto arcinoto canovaccio per toccare altri argomenti, ad esempio il tema delle sfere, le stesse che non di rado si vedono saettare attorno agli aerei chimici. Scrive la naturopata: “Sono sfere di luce. Essi usano vari mezzi per farsi vedere: astronavi, ricognitori e ultimamente le sfere di luce. Si tratta di plasma. Le chiamano ‘sentinelle’: sono un tramite tra noi e loro”.

Sono notizie interessanti: da un lato si raccordano ad Adamski ed alle sue “anie”, dall’altro confermano quanto ipotizzato da alcuni ricercatori, ossia che i globi sono formati da plasma.

A differenza di altri contactees che ignorano entità malevole, la Cinotti accenna ad esseri negativi, i Rettiliani. Essi sono descritti come aggressori notturni intenti ad interferire con il percorso evolutivo degli uomini.

La nostra impressione è la seguente: l’esperienza della Cinotti è autentica, ma adombra quasi certamente il solito inganno. Anche solo la citazione di Ashtar Sheran, strenuo sostenitore di Barack Obama, e l’evocazione della sedicente Federazione galattica dovrebbero farci drizzare le antenne. [1] Non è una coincidenza se la donna sfiora il soggetto par excellence, la geoingegneria clandestina, quando indugia sul ruolo delle sfere, ma poi ci delude, poiché non fornisce neppure un ragguaglio sulle chemtrails. E’ come se un visitatore si recasse al Louvre ed ammirasse tutte le opere di artisti “minori”, non degnando neppure di uno sguardo la “Gioconda” leonardesca. [2]

Misteri del contattismo e dell’ufologia ottimista…

Fonti:

Associazioneoperativaet.it
G. Lombardi, Avvertimento dalle Pleiadi, in X Times n. 66, aprile 2014


[1] E’ sufficiente osservare i simboli associati all’iconografia di Ashtar Sheran per comprendere che questo “angelo tecnologico” è il frutto velenoso di un’abile impostura.

[2] Che la mistificazione possa annidarsi in ogni dove è dimostrato anche dall’edificante storia di “Amicizia”: si veda di Sebastian D.F. Cescato, “Dietro le quinte”, in X Times n. 66, aprile 2014. In generale si potrebbe concludere che accade con certo contattismo quanto avviene con le sedute medianiche, abissi sull’inferno scambiati per sentieri verso il Cielo.

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Thursday, December 12, 2013

The Sirius connection

http://zret.blogspot.it/2013/12/the-sirius-connection_9.html

The Sirius connection



Marina Tonini appartiene al drappello di coloro [o meglio, al drappello di svitati] che, nell’ambito dell’ufologia, affermano di essere in contatto con i visitatori di Sirio. Da tempo immemorabile l’umanità volge lo sguardo a questa stella (in realtà un sistema ternario): scintillante e bellissima, Sirio è al centro della cultura egizia e degli arcani miti elaborati dai Dogon. Il filo luminoso della Stella del Cane si intreccia a molti ambiti culturali sino al Corano per giungere alle odierne avventure di David Sereda e di Federico Bellini.

La dottoressa Marina Tonini è perito grafologo presso il Tribunale di Verona. E’ divenuta un personaggio pubblico nel momento in cui ha deciso di esporsi sui media, raccontando i suoi incontri con esseri extraterrestri. Il primo risale al 2008.

Così si esprime l’experiencer: “I contatti con le popolazioni di Sirio B continuano. Comunico i loro messaggi in una serie di conferenze e attraverso un video-blog su Youtube denominato ‘In-coscienza aliena’ [...] La diminuzione del campo magnetico terrestre sta intensificando alcune frequenze che espongono il nostro pianeta, il sistema solare e l’intera galassia ad una svolta energetica. Tale fenomeno libera e cambia la frequenza degli esseri umani e di tutto ciò che è sottoposto a questa forza”.

Di recente la donna è stata interpellata sulla rivista “X Times”: nell’intervista, rilasciata a Giovanna Lombardi ed intitolata “In viaggio tra i Siriani”, la Tonini ripercorre le sue singolari esperienze. Ella descrive gli alieni di Sirio che non provengono da un pianeta del lontanissimo sistema solare, ma da una dimensione in qualche modo legata ad esso. E’ un piano di realtà che gli uomini, incistati in una visione meccanicistica, neppure riescono a concepire.

Le informazioni della grafologa combaciano quasi sempre con le notizie apprese da altri testimoni in contatto con i Siriani: essi sono visitatori saggi che intendono stimolare l’evoluzione dell’umanità, senza, però, interferire in modo sensibile. Appartengono all’arcinota Federazione galattica, una sorta di confraternita extraplanetaria, cui non aderiscono, però, le genie malevole che, come è facile immaginare, sono confederate con i poteri forti della Terra.

Non crediamo che le convergenze sopra indicate dipendano da una cognizione per opera della Tonini di altri vissuti inerenti ai contatti con Sirio. Significa che veramente esiste una Sirius connection genuina, frutto non di fantasie, ma di un agente esterno, i cui veri scopi sono poco nitidi.

La contattata offre il repertorio tipico dell’ufologia “ottimista”: la necessità del risveglio per opera di un’umanità ottenebrata, l’ascensione, il potere dell’intenzione, il cambio di frequenza, preludio della palingenesi...

Eppure questo quadro idilliaco è incrinato dall’accenno ai microprocessori. Racconta la Tonini: “Mi è successo due volte di svegliarmi la mattina con uno strano, piccolo rigonfiamento sul braccio.[...] Dopo qualche giorno, ho scoperto da loro che erano dei microchip biologici che servivano a localizzarmi meglio e che poi erano riassorbiti naturalmente”. Sarà... ma, quando leggiamo di impianti sottocutanei, il pensiero corre a rapimenti, controllo mentale, implicazioni militari e via discorrendo.

E’ difficile pronunciarsi sulla vexata quaestio degli ufonauti bendisposti: fatto sta che, mentre la masnada degli Alienati ci sta cucendo la morte addosso, duriamo fatica a confidare in “salvatori” dello spazio. Da almeno cinquant’anni, dai tempi di Adamski, i visitatori promettono mari e monti, con il risultato che ci ritroviamo con un pugno di mosche. Ci attenderemmo qualcosa di più dei soliti proclami cosmico-umanitari e di qualche volgarizzamento relativo alla Fisica quantistica.

Nota: l’intervista a Marina Tonini è apparsa sui numeri 58 e 59 di "X Times" cui rinviamo i lettori che intendono avere un quadro esauriente di un caso comunque interessante e degno di essere approfondito.

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Tuesday, June 18, 2013

Black Sun (prima parte)

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Black Sun (prima parte)


Accadde in Argentina

Disprezzato o negletto, il contattismo è, invece, una miniera di informazioni di notevole interesse. Nick Redfern ha dedicato al tema la prima monografia in inglese, “Contactees”, ma l’”archetipo” è “Apocalissi aliene”. Dimostrando intelligenza, i ricercatori, Liliana Flotta ed Eduardo Grosso, hanno operato una rilettura di un celebre caso, adottando la metodologia che più si addice ad un fenomeno tanto controverso: individuare analogie con altri episodi e soprattutto provare a confermare la veridicità delle dichiarazioni provenienti dai contattisti, attraverso l’enucleazione di elementi predittivi.

Il resoconto di Ferraudi mostra palesi similitudini con altri incontri indagati. Una notte d’agosto del 1956, l’argentino Orlando Jorge Ferraudi, (all’epoca aveva diciotto anni), mentre era intento a pescare sulla costa del Northern Resort, dove sorge Universe City, vicino alla capitale Buenos Aires, scorse un essere dalla pelle bianchissima e dagli occhi chiari, col viso incorniciato da capelli corti e lisci. Il visitatore invitò mentalmente Ferraudi a seguirlo; lo guidò quindi in un velivolo. L’uomo ebbe non solo l’opportunità di compiere un’escursione nello spazio, ma poté anche esplorare gli abissi oceanici dove notò “un’immensa cupola sottomarina, simile ad un gigantesco igloo eschimese”.

Sull’astronave, descritta come “una grossa scodella rovesciata”, il contattato incontrò una bambina, Elena, di undici anni che era stata prelevata poco prima dagli “stranieri”, nonché una creatura femminile, alta e bionda. La donna, inguainata in una tuta aderente, esortò Ferraudi a togliersi i vestiti affinché non contaminassero l’ambiente e ad indossare una tunica. Il giovane fu condotto sul ponte della nave in cui si apriva un’ampia finestra. In seguito l’U.F.O. si sollevò: durante il viaggio nello spazio, l’uomo ammirò la Terra che aveva l’aspetto di un globo blu, e la Luna, una sfera di colore grigio opaco. Quando l’oggetto volante si diresse verso il Sole, con sbalordimento il giovane constatò che “il Sole era nero”. Infine il vascello spaziale fece rotta verso la Terra a velocità mozzafiato per immergersi nel Mar delle Antille: sul fondale oceanico Orlando ed Elena videro una calotta trasparente che copriva un’area di cinque - sei ettari. Essi entrarono in una galleria che sboccava in una camera dove erano collocati dei lettini ed installati degli strani macchinari: qui agli ospiti fu dato da bere un liquore denso e piccante e da ingoiare alcune compresse. Fu spiegato loro che si sarebbero assopiti. Furono destati e condotti in stanze separate dove Orlando ed Elena poterono indossare di nuovo i loro abiti. Ad Orlando fu spiegato che era stato compiuto un lavoro sulla sua ghiandola pineale. L’experiencer ricorda il chiarimento che gli fu fornito dall’ufonauta: “La ghiandola pineale è l’ultima nostra eredità che rimanga qui… Le razze terrestri hanno subito mutazioni genetiche per loro stessa colpa e tutto ciò che rimane di quanto eravate è l’epifisi. Per questo motivo l’abbiamo risvegliata e, quando comunicheremo con te, sentirai una sorta di ronzio”.

Osservano gli autori succitati che il ronzio è un sintomo comune a molti contattisti: definito “segnale di aggiustamento”, è un suono percepito quasi sempre nell’orecchio destro e che preannuncia un messaggio telepatico.

Il caso Cerminara palesa delle similitudini con il racconto di Ferraudi: Luis Cerminara era il dirigente di una compagnia assicurativa a Pergamino (provincia meridionale di Buenos Aires). Le sue straordinarie esperienze risalgono all’infanzia, quando nella città natale, Arroyo Dulce, un “minuscolo essere grigio” lo portò su un “piccolo aereo bianco” con cui compì un viaggio all’interno del pianeta. Una volta adulto, Luis cominciò a ricevere messaggi mentali. Nel 1981 gli fu chiesto di recarsi a Caleta Olivia (Argentina meridionale): colà lo attendevano due ufonauti abbigliati con tute di colore chiaro. Gli extraterrestri portarono l’uomo su un’astronave: all’interno la luce promanava dall’intera superficie dell’ambiente. Luis raggiunse poi il ponte: attraverso le aperture nello scafo contemplò la sfera azzurra della Terra, la Luna ed il Sole che gli apparve... nero. Ritornata su Gaia, la nave stellare penetrò in una struttura sotterranea formata da diverse cupole. Luis Cerminara, dopo la sue avventure, sviluppò poteri terapeutici e facoltà speciali, come il figlio. Particolare interessante: l’uomo mostrava un marchio rosso dietro l’orecchio dove, a suo dire, gli era stato introdotto un impianto. Sia Orlando sia Luis, come altri rapiti, rammentano di aver veduto un’icona, un cerchio in cui è inscritto un triangolo: è un simbolo che contraddistingue una precisa civiltà aliena?



Monday, April 1, 2013

Ralph Lael e le sfere di luce e le immani idiozie di Zret


http://zret.blogspot.it/2013/04/ralph-lael-e-le-sfere-di-luce.html

Ralph Lael e le sfere di luce

La recente pubblicazione di un saggio a firma dell’ufologo britannico, Nick Redfern, offre il destro per indugiare su un’esperienza di contattismo risalente agli anni ‘60 del XX secolo. Il testo di Redfern si intitola “Conctatees” ed è appunto una monografia sul controverso e snobbato fenomeno del contattismo al quale in Italia è stato consacrato un solo studio specifico, “Apocalissi aliene”. Il caso cui ci si riferisce riguarda lo statunitense Ralph Lael (pseudonimo), protagonista di un’avventura su Venere: è un’avventura che ricorda certi racconti di Adamski e di Menger. Il vissuto di Lael snocciola un po’ tutto l’armamentario del cultismo ufologico (l’escursione su Venere, il monito circa i pericoli che si annidano nel “progresso” scientifico, persino l’abboccamento con un’avvenente venusiana che esibisce le sue grazie ad abiti succinti...). Tuttavia il resoconto in esame si discosta dagli stereotipi del contattismo, laddove è rievocata la comunicazione con sfere luminose che potrebbero essere, come ipotizza pure Adriano Forgione, esseri senzienti, forse – aggiungiamo noi – dotati di una mente di gruppo. Forgione nell'articolo “Le sfere di luce del Drago” ritrae dei globi fiammei da lui scorti in luoghi sacri della Thailandia e del Laos, in occasione di un suo viaggio nel sud est asiatico. Il direttore di “Fenix” scrive: “Ho sempre pensato che queste forme energetiche non siano U.F.O. dadi e bulloni, ma energie plasmatiche dotate di coscienza che da un livello di esistenza a vibrazione superiore si manifestano nel nostro”. Concordiamo e soggiungiamo un paio di interrogativi: perché questi globi bianchi o argentei o dorati “ronzano” non di rado nei pressi degli aerei chimici? E’ possibile che il loro habitat coincida con i cumuli, le nuvole contro cui sovente si accaniscono i velivoli della morte?

Nato nel 1909 negli Stati Uniti, Ralph Lael lavorò in una piccola fabbrica di mobili a Hickory. Nel 1948 si candidò per il Congresso nelle file del Partito progressista, senza, però, essere eletto. In seguito aprì l'Outer space rock shop museum sulla strada 181, alle pendici delle Brown Mountains, Carolina del Nord.

Nel 1965, Ralph Lael scrisse un libro, "The Brown Mountains lights" in cui sono investigate le misteriose luci notturne spesso scorte su quella dorsale montuosa, vicino a Morganton, Carolina del Nord.

Nella sua pubblicazione Lael asserisce di aver preso contatto con le luci cui poneva delle domande. Ai quesiti i globi splendenti rispondevano "sì", muovendosi verso l'alto ed il basso, e "no", spostandosi di lato. Un giorno, nel 1961, una delle luci lo guidò affinché si accostasse ad un ingresso dissimulato in una parete rocciosa. Lael entrò, la porta scomparve. L’uomo cominciò a camminare in una galleria con i muri di cristallo. Infine fu condotto in un piccolo ambiente con le pareti trasparenti come il vetro.

All'improvviso una voce disse: "Non temere: non sussiste alcun pericolo qui". La voce gli comunicò che era stato scelto onde chiarisse la vera genesi delle luci. Inoltre sostenne che l’umanità proveniva dal pianeta Pewam. Pewam esplose quando gli scienziati scissero l'elettrone. Ciò che rimane del corpo celeste è la fascia di asteroidi tra Marte e Giove.

Nel mese di ottobre 1961, di nuovo Lael varcò la porta e questa volta gli fu data l'opportunità di intraprendere un viaggio verso Venere. La “passeggiata” durò due giorni. Su Venere che, secondo la sua guida vocale, era composto di puro cristallo, incontrò i discendenti diretti degli abitanti di Pewam. Il loro abbigliamento e la mobilia erano singolari. Sul pianeta ciprigno conobbe pure una donna attraente chiamata Noma: era vestita solo con reggiseno e slip.

Su Venere gli furono mostrati “cinegiornali” inerenti alla distruzione di Pewam, insieme con immagini dei primi uomini sulla Terra. Naturalmente gli alieni gli affidarono un messaggio per l'umanità, incentrato, a quanto pare, sui pericoli insiti nella fissione dell'elettrone. Tale scissione potrebbe distruggere la Terra come era accaduto con Pewam.

Le cosiddette "luci delle Brown Mountains” furono osservate per la prima volta nel 1913 e sono ancora oggi un’attrazione turistica. Molti testimoni affermano di averle viste o videoregistrate, anche se per alcuni sono soltanto luci di aerei e fari di autovetture. Altri ancora hanno proposto spiegazioni più complesse: i chiarori sarebbero generati da aria calda esalante dalle valli o luci sismiche. E’ stato pure girato un episodio di “X-Files”, imperniato su questi enigmatici bagliori.

Fonti:

A. Forgione, Le sfere di luce del Drago, in X Times n. 53, marzo 2013
A. Marcianò, Apocalissi aliene, 2008
[bella fonte di 'sta fava, tu stesso...]
URECAT – U.F.O. related entities catalog


 

Tuesday, August 23, 2011

Perché approdarono?

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Perché approdarono?

George Adamski, nel volume “I dischi volanti torneranno”, scrive: “Nell’ottobre 1946 gli Stati Uniti inviarono il loro primo segnale radar in direzione della Luna. Il bersaglio era il centro della faccia visibile della Luna, poiché i nostri scienziati intendevano calcolare accuratamente la distanza tra il nostro pianeta ed il suo satellite per mezzo della misurazione del tempo impiegato dal segnale a percorrerla, attraversando lo spazio esterno ed a ritornare sulla Terra. … Secondo gli extraterrestri con i quali ebbi il piacere di discutere questo argomento, il segnale radar emesso colpi la Luna ai margini della faccia rivolta verso la Terra e fu riecheggiato nello spazio, mettendo in allarme le sentinelle che lo percepirono, attraverso i loro strumenti su Venere e su Marte. Per la sua stranezza esso fu interpretato come una richiesta di soccorso. Immediatamente furono trasmessi segnali in risposta e, quando a questi non seguì alcuna reazione, furono inviate alcune astronavi ad investigare che si diressero verso la parte del nostro pianeta da cui era partito il segnale originario. […]

Poiché gli astronauti non avevano familiarità con la conformazione del terreno e con la nostra atmosfera (i Terrestri avevano compiuto alcuni esperimenti con ordigni nucleari ed alcune bombe atomiche erano state fatte esplodere non molto tempo prima verso la fine della guerra, creando condizioni innaturali) o con l’intensità del campo magnetico terrestre, gli atterraggi conclusisi tragicamente furono più numerosi di quanto si possa immaginare. Frank Scully cita diversi di questi casi nel suo libro ‘Behind flying saucers’. … Nel 1946 i nostri scienziati cominciarono a captare strani segnali in codice che essi non furono in grado di interpretare. Dai calcoli emerse che le trasmissioni provenivano dai pianeti nostri vicini, a dispetto delle teorie scientifiche accettate fino a quel momento e che affermavano con dovizia di motivazioni che la vita vi era impossibile. Altri segnali parevano provenire dallo spazio aperto, uno stato di cose inspiegabile ed incredibile, a meno che non si prendesse in considerazione l’esistenza di veicoli spaziali. Questi segnali sono captati tuttora!”

L’informazione riportata dal controverso Adamski dovrebbe riferirsi alla prima registrazione termica della Luna risalente al 1946 ed eseguita dai radioastronomi Dicke e Beringer, alla frequenza di 24 GHz. Robert Henry Dicke (1916-1997) fu un fisico statunitense noto soprattutto per i suoi studi sulla radiazione cosmica di fondo. Durante la Seconda guerra mondiale lavorò allo sviluppo del radar al Massachusets Institute of Technology (M.I.T.). Quivi progettò uno strumento per misurare la radiazione nelle microonde. Lo strumento, noto come radiometro di Dicke, fu puntato verso il cielo alla ricerca di una radiazione proveniente dalle galassie: l’esito fu negativo e portò alla conclusione, poi rivelatasi corretta, che, se esisteva tale radiazione, essa doveva avere una temperatura inferiore a 20 gradi Kelvin.

Da quanto riferito, si evince che Adamski attribuisce l’ondata di avvistamenti U.F.O., peculiare degli anni ‘40 del XX secolo (specialmente dal 1945 al 1948) non alle esplosioni nucleari, che per le loro sconvolgenti conseguenze sugli equilibri fisici ed eterici del sistema solare, allarmarono, secondo altri contattisti, le civiltà dello spazio, ma al segnale irradiato nel 1946. Forse fu la concomitanza dei due eventi a determinare il fenomeno descritto dal celebre astrofilo, ossia la comparsa nei cieli statunitensi e di altre nazioni di navicelle provenienti da mondi lontani. Ad ogni modo una situazione di armonia era stata infranta; fu l’avvento di una nuova epoca, nel bene e nel male.[1]

L’informazione di Adamski non è da sottovalutare: “I dischi volanti torneranno” è un’opera ricca di notizie interessanti, lontana dal sensazionalismo che connota le frange esaltate del contattismo.[2] Sebbene alcune parti siano infirmate dall’ingenua fede nel progresso e nella scienza, uno studioso paziente potrà a distanza di circa mezzo secolo – il testo apparve nel 1959 – reperirvi anticipazioni, spunti e persino conferme. E’ vero che l’autore offre una visione probabilmente edulcorata ed unilaterale degli incontri con i "Fratelli dello spazio", ma non manca in lui la pur embrionale coscienza delle trame tessute da una struttura di potere segreta che egli chiama il “Gruppo del silenzio”.

Come è risaputo, Adamski, insieme con altri ricercatori e contattati, contribuì a definire, si accetti o si rifiuti la sua visione della questione extraterrestre in tutto o in parte, un’ufologia empirica e con ambizioni umanitarie. Oggi ci sembra che i suoi libri, oltre a rivestire un interesse antropologico, delineino, tra luci ed ombre, i capisaldi di una disciplina che si è poi arenata o ha subìto uno snaturamento. L’approccio strumentale, per quanto limitato, è preferibile alle elucubrazioni fantasiose e totalizzanti.

A tale proposito, osserva Angelo Ciccarella: “Oggi l'ufologo si cimenta in campi sdrucciolevoli, quelli dell'interpretazione del fenomeno, della sua natura e si appiattisce, senza uno straccio di verifica, sui racconti dei presunti rapiti sotto stato alterato di coscienza. Da qui reinventa una nuova cosmovisione dell'uomo e della vita, riempie il pantheon di antichi dèi e prevede disastri immani”.

Di fronte allo scadimento di un’ufologia ibrida con velleità filosofiche (si lasci la Filosofia ai pensatori) e persino onnicomprensive, si è tentati di rivisitare i classici degli anni ’50, ’60 e ‘70, per evitare di accodarsi ad esegesi demoniache o, di converso, salvifiche di sapore New age. Forse si riuscirà ad intravedere un barlume nei tenebrosi meandri di in cui ci aggiriamo.

[1] Carlo Barbera ricorda che le bombe nucleari del 1945 su Hiroshima e Nagasaki e tutti gli esperimenti nucleari successivi causarono uno strappo nell'aura del pianeta donde l'incidente di Roswell, i numerosi avvistamenti di U.F.O., le prime intrusioni aliene. Esistono ponti tra una dimensione ed un'altra, attraverso cui passano esseri, verso cui si accalcano creature imprigionate in un livello basso, anelanti ad entrare in questa realtà? Barbera ci ricorda che Aleister Crowley, con i suoi rituali, evocò inquietanti creature di altri piani dimensionali: tra queste Lam, un essere macrocefalo simile ai Grigi, protagonisti dell’ufologia a partire dagli anni '60 del XX secolo. Lo scienziato Jack Parsons e lo scrittore di fantascienza, Ron Hubbard, seguaci di Crowley, attuarono nel 1946 le Operazioni Babalon. La loro intenzione era quella di usare la magia sessuale per generare un figlio nei reami spirituali. Tali sinistri rituali furono compiuti nello stesso periodo in cui l’aura del pianeta era lacerata dalle esplosioni atomiche. Numerosi contattisti tra gli anni ‘50 e ‘60 del XX secolo, riportando le ammonizioni di presunti extraterrestri, insistettero sui pericoli connessi all’uso dell’energia nucleare non solo per Gaia, ma anche per i fragili equilibri del sistema solare e della nostra galassia.

[2] Tra le varie indicazioni rilevanti, accenno qui solo alla rarefazione delle nuvole cui Adamski attribuisce un accorciamento della vita media.


Fonti:

G. Adamski, I dischi volanti torneranno, Roma, 1978 pp. 21-23 e passim
Enciclopedia dell’Astronomia e della Cosmologia, Milano, 2005, s.v. Dicke



Sunday, July 31, 2011

Il “Caso Amicizia” approda negli Stati Uniti

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Il “Caso Amicizia” approda negli Stati Uniti

Il cosiddetto "Caso Amicizia" è una storia tanto controversa quanto interessante. Le vicende sono ricostruite nel libro dell'ingegner Stefano Breccia, "Contattismi di massa", in cui sono descritti presunti alieni, gli Akrij, approdati in Europa nel 1956 e, in seguito ad una sconfitta subìta per opera di extraterrestri a loro ostili, i Weiros, costretti a smobilitare ed ad abbandonare, nel 1978, le loro basi, di cui la più importante costruita nel Mar Adriatico. Gli Akrij o W56 avrebbero contattato decine di Italiani che collaborarono con i visitatori, intenti a promuovere il progresso spirituale dell'umanità. Il saggio di Breccia, oltre a fornire informazioni inedite sul celeberrimo "Caso Ummo", rivela le straordinarie vicende vissute da un gran numero di persone, in Italia, in Svizzera, Austria, Germania, Francia, Cile, Argentina, Unione Sovietica... Sebbene l’intera storia sia stata ritenuta una volgare montatura da alcuni ricercatori, come Carlo Sabadin - siamo dispiaciuti per la sua prematura scomparsa, ma saremmo ipocriti, se non lo definissimo il peggior ufologo del nostro paese - alcune connessioni ed anticipazioni ci inducono a reputare che le avventure di Bruno Sammaciccia e dei suoi sodali contengano esperienze ed informazioni degne di essere verificate ed approfondite. E' vero che il volume di Breccia ha ottenuto l'imprimatur di Roberto Pinotti, sommo pontefice della C.U.N., Chiesa ufologica nazionale, ma questo non è un buon motivo per ignorare gli scenari prospettati da "Amicizia".

Di recente il "Caso Amicizia", a lungo ignorato sia in Italia sia all'estero, è stato scoperto, grazie alla pubblicazione del documentario inerente su Tanker Enemy TV, negli Stati Uniti dal regista e ricercatore David Wilcock. Wilcock è da taluni reputato figura non molto affidabile, perché tende a sminuire oppure a trascurare la portata delle cospirazioni ordite dalla Cabal. Bisogna, però, riconoscere che, in questi anni, ha compiuto un lavoro monumentale nell'ambito della scienza di frontiera con cui si stanno aprendo nuove prospettive per tentare di comprendere il mondo fenomenico.

L'interesse in Wilcock per "Amicizia" è stato solleticato da alcune corrispondenze che egli ha rintracciato con analoghi aspetti e fatti occorsi altrove e in questi ultimi decenni: testimonianze di contattisti statunitensi (Adamski ed Angelucci in primis), il sabotaggio di ordigni nucleari per opera di presunti alieni, soprattutto l'opportunità di un salto evolutivo per l'umanità. E' pacifico che l'intera storia con i suoi addentellati nella casistica posteriore, dev'essere presa con le classiche pinze. Siamo anche lontani dai facili ed ingenui entusiasmi di Wilcock, ma la sua corposa ricerca non solo offre molti spunti, ma sottrae in parte il filone del contattismo dal retrobottega dell'Ufologia in cui è stato relegato per tanto tempo. In particolare, il riferimento agli extraterrestri di Orione, presumibilmente malevoli, è un leit-motiv di tanti incontri e messaggi, analizzati in “Apocalissi aliene”. Va sottolineato che Wilcock, le cui ricerche sono pressoché a senso unico, potrebbe essere, per quanto ne sappiamo, o un disinformatore o un guru della New age (ammesso che le due figure non coincidano). Qual è il problema? Egli prospetta un’elevazione dell’umanità, per così dire, a costo zero, per giunta, fingendo di non vedere tutte le atrocità del passato e del presente che hanno straziato e straziano la storia. Anche il cenno alla Legge dell’Uno ed al materiale di Ra accende molti dubbi, sapendo che si tratta di comunicazioni canalizzate di dubbia matrice e dalle finalità ancora più dubbie, senza dimenticare i contenuti discutibili, pur dietro una parvenza di “spiritualità”.

Propongo alcune parti del corposo articolo di Wilcock.

Samaciccia chiamò gli alieni W 56. Nel libro di Breccia, egli spiega che "W" sta per "doppia W di viva", il 1956 fu l'anno in cui tutto ebbe inizio. I W 56 erano un gruppo di extraterrestri provenienti da diverse parti dell'Universo. Avevano sembianze simili a quelle degli esseri umani della Terra, ma con una statura che variava da un metro di altezza sino a sei(!!!).

Il primo incontro ebbe luogo nel mese di aprile del 1956. Bruno Sammaciccia si trovava con due amici, Giancarlo e Giulio. Essi stavano perlustrando il castello di Rocca Pia di cui avevano acquisito una mappa misteriosa e sentivano che c'erano dei segreti da scoprire. Una notte a Rocca Pia, apparvero due persone che si rivolsero loro. Il “capo” del gruppo fu chiamato Dimpietro.[…] I visitatori installarono varie basi in Italia, una a Rocca Pia, un’altra sottomarina nell'Adriatico, quasi a contatto con la piattaforma continentale, tra Ortona e Rimini. […]

Gli “Amici” chiesero per le loro attività assistenza logistica: domandarono che fossero loro procurate quantità industriali di frutta e di metalli tra cui nitrato di bario e stronzio. I contattisti non avevano idea di quale potesse essere l’uso di questi metalli, ma ora sappiamo che sono comuni nell’elettronica (e nelle scie chimiche, n.d.t.)

Nel libro di Breccia è spiegato che i W 56 non mangiavano la frutta, ma che la usavano come materia prima per estrarne nutrienti necessari per il proprio sostentamento. […]

II gruppo dei W 56 descrisse un conflitto con altri esseri che essi chiamavano "Weiros", ma che Bruno Sammaciccia ribattezzò i CTR , ossia i Contrari.

Questi esseri non erano etici, ma materialisti, praticamente l'opposto dei W 56 che non evocarono una vera una propria guerra con i rivali, quanto un attrito. Uno dei motivi per cui gli AKrji erano approdati sulla Terra era quello di tenere sotto controllo i CTR.

Gli “Amici” li definirono "adoratori della scienza" e li dipinsero come del tutto privi di scrupoli. (Ricordano alcune razze di Grigi, sebbene qualche autore sia propenso ad identificarli con gli Ummiti, n.d.t.) La più grande paura dei W 56 era che gli esseri umani potessero seguire lo stesso percorso autodistruttivo su cui si erano incamminati i Weiros. È interessante notare che nel libro di Breccia è scritto che alcuni "bravi ragazzi" provenivano dalle Pleiadi, mentre i "cattivi" erano originari della costellazione di Orione.

Questa è stata un'ulteriore conferma della straordinaria serie della "Legge dell'Uno", in cui è indicato ripetutamente che gli ufonauti negativi, operanti nel nostro spazio aereo, hanno la loro sede nel sistema di Orione. Sono anche designati come "il gruppo di Orione" all’interno del documento noto come “Legge dell'Uno”.

I W 56 effettivamente intervennero per mezzo dei loro dischi volanti e della loro tecnologia, con l'ausilio di operatori terrestri previamente addestrati, per fermare una situazione che sembrava potesse portare a qualcosa di irreparabile. L'incidente avvenne nel 1967. Così fu attuata un'operazione gestita da esseri umani e che era stata progettata per disabilitare tutte le testate nucleari in Unione Sovietica e negli Stati Uniti, di fronte ad una situazione molto pericolosa e che sarebbe potuta degenerare da un momento all'altro.

Ci sono libri scritti da ufficiali della U.S. Air Force, ormai in pensione, (ad esempio “Faded giant” di Robert Salas e James Klotz) che raccontano la storia di come la loro batteria di missili Minuteman era stata resa inattiva da dischi volanti che erano penetrati nello spazio aereo sopra l'installazione. "Faded giant” contiene documenti militari ottenuti tramite il Freedom of Information Act (F.O.I.A.).

Nel documentario sul “Caso Amicizia” sono mostrate tre immagini di un test nucleare. La terza immagine sembra inquadrare un ricognitore molto simile a quelli fotografati da Adamski. Il velivolo è a sinistra dell’esplosione, anche se potrebbe essere facilmente un'ombra della deflagrazione.

Un altro scopo della presenza dei W 56 fu quello di aiutare il nostro processo evolutivo per spingerci ad un livello superiore di comprensione. Ecco perché erano stati sul nostro pianeta per un tempo tanto lungo, condividendo con noi alcune delle nostre sofferenze.

Breccia menziona alcune storie-chiave del contattismo negli Stati Uniti: sono episodi che stabiliscono chiaramente che i visitatori sono qui per la nostra evoluzione, per condurci in un’Età dell'Oro.

N.B. L’intera storia di “Amicizia” è dipanata qui. Il caso è stato studiato da Matteo Agosti, il quale, per quanto mi consta, è l’unico ricercatore ad aver compiuto, tra le altre stimolanti indagini, un’analisi etimologica del nome “Weiros”.

Fonte: divinecosmos


Sunday, June 12, 2011

Voltaire e gli Altri

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Voltaire e gli Altri

Voltaire, pseudonimo di Francois-Marie Arouet (Parigi, 1694 -1778), il celebre scrittore e filosofo francese, è autore, tra i molti scritti, di una lettera al Conte di San Germano. Tale epistola sarebbe stata donata da un nobile d’oltralpe ad Eugenio Siragusa, il contattista siciliano che il 30 aprile del 1962 incontrò, secondo la sua testimonianza, sul Monte Sona, massiccio dell’Etna, alcuni visitatori non terrestri, ricevendo un messaggio di pace e di amore universale.

Il Conte di San Germano, noto anche come Saint-Germain (1698? – Eckernförde, Schleswig, 27 febbraio 1784) fu avventuriero, alchimista e fascinoso personaggio, ospite alla corte di Francia nel XVIII secolo. Il suo nome è legato a molte leggende circa i suoi mirabili poteri. Nel 1763 conobbe il veneziano Giacomo Casanova.

Si supponeva avesse scoperto l’acqua della giovinezza e la “pietra filosofale” da lui impiegata per fabbricare l’oro ed i gioielli con cui amava adornarsi. Si diceva che avesse più di duemila anni e che fosse l’Ebreo errante o il figlio di una principessa araba o di una salamandra. Per qualche tempo fu in grande favore presso Luigi XV e Madame de Pompadour. Amava ricordare le nozze di Cana dove era stato uno degli ospiti quando Gesù trasformò l’acqua in vino. [1] Morì in Germania, ma i moderni gruppi rosacrociani, che lo dichiarano uno di loro, negano il suo decesso e lo identificano con un adepto immortale”.

Nel carteggio con il conte, Voltaire scrive: “6 giugno 1761. Vi rispondo alla lettera del mese di aprile. [...] La vostra lunga strada nel tempo sarà rischiarata dalla mia amicizia per voi anche nel momento in cui mi confidate i più terribili dei vostri segreti, rivelazioni sulla metà del XX secolo. Le immagini parlanti non avranno potuto conservarsi nel ricordo a causa del tempo. Possano le vostre meravigliose macchine volanti ricondurvi a me. Addio, amico mio. Voltaire, gentiluomo del re”.

A che cosa si riferiva Voltaire, menzionando le “immagini parlanti” e le “macchine volanti”? L’illuminista, tramite il suo corrispondente, era stato reso forse partecipe di alcuni arcani di cui il misterioso conte era depositario? Il valente ufologo messicano, Scott Corrales, considera i racconti su Saint Germain, sul contemporaneo Cagliostro e su altre enigmatiche figure, dall’antichità sino alla nostra epoca, al centro di tradizioni suggestive, collegate a temi di frontiera: le creature di altri mondi, le dimensioni parallele, i viaggi nel tempo, la ricerca dell’immortalità, la presenza di confraternite esoteriche dagli scopi indecifrabili...

E’ plausibile che il conte non fosse un impostore, ma un iniziato in grado di squarciare il velo del tempo e dello spazio, per gettare uno sguardo sul futuro? Troppo facilmente bolliamo come imbroglioni personaggi che, forse mescolando le carte per evitare di esporsi e di bruciarsi, erano, invece, degli uomini(?) le cui conoscenze travalicavano gli angusti confini del sapere ordinario. Con la loro condotta sfuggente e contraddittoria, vollero custodire delle cognizioni occulte per tramandarle ad eletti o rivelarle solo in modo parziale ed indiretto, poiché certi segreti sono come i fulmini: sono sfolgoranti, ma possono incenerire.


[1] Preciso che, sulla base di recenti studi, il Messia non tramutò, in occasione dello sposalizio di Cana, l’acqua in vino, ma viceversa. Ciò ha veramente senso, ricordando il milieu in cui probabilmente sbocciò il Cristianesimo.


Fonti:

R. Cavendish, Storia della magia dalle origini ai nostri giorni, Milano, 1985, p. 174. L’autore è uno scettico che irride tutte le conoscenze e le pratiche esoteriche, relegandole nel novero delle superstizioni e della ciarlataneria. Nondimeno il suo saggio è ricco di informazioni.
S. Corrales, Vicini invisibili, 2010, traduzione a cura di Zret
Il caso “Amicizia”, documentario video
R. Malini, U.F.O., il dizionario enciclopedico, Firenze, Milano, 2003, s.v. Siragusa Eugenio


Tuesday, July 20, 2010

Jim Sparks e l’ufologia ecologista

http://zret.blogspot.com/2010/07/jim-sparks-e-lufologia-ecologista.html

Jim Sparks e l’ufologia ecologista

"Jim Sparks è cresciuto in Florida.[...] I suoi rapimenti cominciarono nel 1988 ed hanno cambiato la sua vita per sempre. Oggi, Jim si è accorto che non è solo, poiché molti altri hanno vissuto e vivono esperienze simili. Il suo vissuto è diverso da quello della maggior parte dei sequestrati, in quanto egli ha un ricordo quasi totale delle sue avventure. Nei due decenni in cui egli si è incontrato con i visitatori, è venuto al corrente di sorprendenti tecnologie che potrebbero eliminare il nostro bisogno di combustibili fossili, creando energia gratuita. Jim vive nel deserto del Nevada. Nel 2007, principiò a lavorare a tempo pieno per educare il pubblico, per quanto riguarda lo scenario dei rapimenti alieni e dei loro scopi. Jim ha inoltre costituito la 'Fondazione Terra' per contribuire a salvare le foreste pluviali."

Jim Sparks è autore di un volume intitolato "The keepers". Nel testo egli racconta i numerosi sequestri di cui è stato vittima per opera di alieni e descrive i suoi incontri con esseri intelligenti dai quali ha ricevuto una mole imponente di informazioni, soprattutto a proposito di una forma di energia non inquinante. L'opera contiene un accorato messaggio per l'umanità: "il nostro pianeta sta morendo".

E' dunque questo il profilo bio-bibliografico di un rapito le cui "rivelazioni" non si discostano molto dagli strabilianti ragguagli ammanniti dalla pletora di contattisti e contattati. Sparks, però, al campionario di altri autori che, se non altro, pur nell'ambito di eventi ai confini della realtà, mantengono una certa logica interna, non si perita di contraddirsi. Così i suoi ufonauti, pur essendo degli ecologisti ("Il pianeta sta morendo" è lo sgomento monito ripetuto dai solleciti alieni... non ce n’eravamo accorti), non esitano a collaborare (!) con i militari terrestri, noti per il loro amore per la natura oltre che per il loro spirito umanitario. Non solo, questi angelici visitatori amano indossare uniformi: de gustibus. E' probabile che Sparks sia in buona fede e che non si sia avveduto di essere lo zimbello al centro di una cosmica turlupinatura. I suoi amici dello spazio poi sono tanto naives da rivolgersi, secondo il suo racconto, ai governanti della Terra per offrire loro tecnologie che emanciperebbero il pianeta dal petrolio e dell’uranio. Insomma, dei piazzisti che hanno scelto proprio i clienti più adatti.

Tralasciamo le clamorose incongruenze in cui incorre Sparks. Egli riferisce di Rettiliani, di Grigi e di esseri provenienti dal futuro che sbarcano nel nostro tempo per prelevare uomini da cui estrarre materiale genetico. In alcune occasioni, il ricordo dei suoi incontri è cancellato, in altri, secondo lui, no: con quali criteri e per quali ragioni recondite non è dato sapere. Si ha l'impressione che Sparks abbia shakerato i principali temi della vulgata ufologica per darci da trangugiare questo beverone.

L'aspetto più urtante del messaggio diffuso da Sparks è la dolciastra insistenza su temi ambientalisti. Nei dialoghi tra lui e gli extraterrestri, costoro esprimono preoccupazione per quanto sta accadendo sulla Terra: stiamo inquinando i fiumi, i laghi e persino l'aria che respiriamo. Aspettate: ne prendo nota. Per questo motivo i visitatori lo hanno incitato a manifestare la loro inquietudine all'umanità. Sarà il caso di iscriversi a Greenpeace. Sparks ha scritto un libro e da anni tiene conferenze. Si sa: i libri e le conferenze cambiano il mondo.

Sulle cause dell'inquinamento e del collasso ormai prossimo del pianeta, gli alieni di Sparks sono, more solito, generici. Non accennano neppure alle scie chimiche né all’uranio impoverito. Sarà forse tutta colpa del biossido di carbonio? Probabile che gli intrusi, con cui l'autore ha avuto moltissimi abboccamenti, siano in verità degli opportunisti interessati a preservare i loro "capi di bestiame" (non tutti, alcune mucche sono allevate per la produzione di latte, ma altre sono avviate al macello). Nel frattempo questi presunti alieni stringono patti segreti con la casta dei militari e raccontano fandonie all'"eletto" di turno.

Il volume di Sparks si intitola “The keepers”, ossia “I Guardiani”… certo, i guardiani del gregge umano.




6 commenti:

ginger ha detto...

Già, perchè mai i visitatori dovrebbero voler indossare proprio le vesti militari, visti i rapporti di questi ultimi con la difesa ambientale? E' duro credere che si tratti di alieni eccentrici...
Ciao

Zret ha detto...

Ginger, se sono alieni, sono del tutto inaffidabili. Avere commercio con i militari non è un bel biglietto da visita.

Ciao e grazie.

ginger ha detto...

Sono d'accordo: "alla larga". Ciao

ANGELO CICCARELLA ha detto...

Caro Zret, questi racconti di rapiti, sono puerili depistaggi, quando non addirittura mezzucci per sbarcare il lunario grazie ad un argomento che oggi tira. Tra canalizzatori, medium, rapiti, l'ufologia si sta imputtanendo. Convegni in cui partecipano tali personaggi, declassano tutto l'ambiente, ormai già al tubo del gas. Sarò nostalgico, ma l'ufologia negli anni settanta era un'altra cosa. Non mancavano mitomani e furbetti, ma erano minoritari rispetto ai seri ricercatori e appassionati con un minimo di discernimento. Oggi se non sei stato rapito almeno una volta, non ti invitano nemmeno ai convegni.
Vedi, io non pretendo di essere creduto per le esperienze che ho fatto, ma non potrò certo essere accusato di farci i soldi. La mia posizione come tu ben sai, non è certo quella di un riduzionista della realtà, anzi, quello che non sopporto è il mercimonio che si fa di un enigma ben lungi dall'essere svelato. Oramai, girano certi personaggi nel mondo ufologico internazionale, che non rientrano nemmeno più tra le strategie governative come agenti del discredito, ma semplicemente millantatori in cerca dei gonzi da spennare.
Usciamo dal pantano di Eleusi.

Zret ha detto...

Angelo, hai compiuto un'implacabile e doverosa analisi di questa pseudo-ufologia furbesca e mercenaria.

Ciao e grazie.

Zret ha detto...

Tuttavia la copertina del libro è discreta.