L'immensa sputtanata a Zelig

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Scopo del Blog

Raccolgo il suggerimento e metto qui ben visibile lo scopo di questo blog.

Questo e' un blog satirico ed e' una presa in giro dei vari complottisti (sciacomicari, undicisettembrini, pseudoscienziati e fuori di testa in genere che parlano di 2012, nuovo ordine mondiale e cavolate simili). Qui trovate (pochi) post originali e (molti) post ricopiati pari pari dai complottisti al fine di permettere liberamente quei commenti che loro in genere censurano.

Tutto quello che scrivo qui e' a titolo personale e in nessun modo legato o imputabile all'azienda per cui lavoro.

Ciao e grazie della visita.

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Tuesday, June 18, 2013

Black Sun (prima parte)

http://zret.blogspot.it/2013/06/black-sun-prima-parte.html

Black Sun (prima parte)


Accadde in Argentina

Disprezzato o negletto, il contattismo è, invece, una miniera di informazioni di notevole interesse. Nick Redfern ha dedicato al tema la prima monografia in inglese, “Contactees”, ma l’”archetipo” è “Apocalissi aliene”. Dimostrando intelligenza, i ricercatori, Liliana Flotta ed Eduardo Grosso, hanno operato una rilettura di un celebre caso, adottando la metodologia che più si addice ad un fenomeno tanto controverso: individuare analogie con altri episodi e soprattutto provare a confermare la veridicità delle dichiarazioni provenienti dai contattisti, attraverso l’enucleazione di elementi predittivi.

Il resoconto di Ferraudi mostra palesi similitudini con altri incontri indagati. Una notte d’agosto del 1956, l’argentino Orlando Jorge Ferraudi, (all’epoca aveva diciotto anni), mentre era intento a pescare sulla costa del Northern Resort, dove sorge Universe City, vicino alla capitale Buenos Aires, scorse un essere dalla pelle bianchissima e dagli occhi chiari, col viso incorniciato da capelli corti e lisci. Il visitatore invitò mentalmente Ferraudi a seguirlo; lo guidò quindi in un velivolo. L’uomo ebbe non solo l’opportunità di compiere un’escursione nello spazio, ma poté anche esplorare gli abissi oceanici dove notò “un’immensa cupola sottomarina, simile ad un gigantesco igloo eschimese”.

Sull’astronave, descritta come “una grossa scodella rovesciata”, il contattato incontrò una bambina, Elena, di undici anni che era stata prelevata poco prima dagli “stranieri”, nonché una creatura femminile, alta e bionda. La donna, inguainata in una tuta aderente, esortò Ferraudi a togliersi i vestiti affinché non contaminassero l’ambiente e ad indossare una tunica. Il giovane fu condotto sul ponte della nave in cui si apriva un’ampia finestra. In seguito l’U.F.O. si sollevò: durante il viaggio nello spazio, l’uomo ammirò la Terra che aveva l’aspetto di un globo blu, e la Luna, una sfera di colore grigio opaco. Quando l’oggetto volante si diresse verso il Sole, con sbalordimento il giovane constatò che “il Sole era nero”. Infine il vascello spaziale fece rotta verso la Terra a velocità mozzafiato per immergersi nel Mar delle Antille: sul fondale oceanico Orlando ed Elena videro una calotta trasparente che copriva un’area di cinque - sei ettari. Essi entrarono in una galleria che sboccava in una camera dove erano collocati dei lettini ed installati degli strani macchinari: qui agli ospiti fu dato da bere un liquore denso e piccante e da ingoiare alcune compresse. Fu spiegato loro che si sarebbero assopiti. Furono destati e condotti in stanze separate dove Orlando ed Elena poterono indossare di nuovo i loro abiti. Ad Orlando fu spiegato che era stato compiuto un lavoro sulla sua ghiandola pineale. L’experiencer ricorda il chiarimento che gli fu fornito dall’ufonauta: “La ghiandola pineale è l’ultima nostra eredità che rimanga qui… Le razze terrestri hanno subito mutazioni genetiche per loro stessa colpa e tutto ciò che rimane di quanto eravate è l’epifisi. Per questo motivo l’abbiamo risvegliata e, quando comunicheremo con te, sentirai una sorta di ronzio”.

Osservano gli autori succitati che il ronzio è un sintomo comune a molti contattisti: definito “segnale di aggiustamento”, è un suono percepito quasi sempre nell’orecchio destro e che preannuncia un messaggio telepatico.

Il caso Cerminara palesa delle similitudini con il racconto di Ferraudi: Luis Cerminara era il dirigente di una compagnia assicurativa a Pergamino (provincia meridionale di Buenos Aires). Le sue straordinarie esperienze risalgono all’infanzia, quando nella città natale, Arroyo Dulce, un “minuscolo essere grigio” lo portò su un “piccolo aereo bianco” con cui compì un viaggio all’interno del pianeta. Una volta adulto, Luis cominciò a ricevere messaggi mentali. Nel 1981 gli fu chiesto di recarsi a Caleta Olivia (Argentina meridionale): colà lo attendevano due ufonauti abbigliati con tute di colore chiaro. Gli extraterrestri portarono l’uomo su un’astronave: all’interno la luce promanava dall’intera superficie dell’ambiente. Luis raggiunse poi il ponte: attraverso le aperture nello scafo contemplò la sfera azzurra della Terra, la Luna ed il Sole che gli apparve... nero. Ritornata su Gaia, la nave stellare penetrò in una struttura sotterranea formata da diverse cupole. Luis Cerminara, dopo la sue avventure, sviluppò poteri terapeutici e facoltà speciali, come il figlio. Particolare interessante: l’uomo mostrava un marchio rosso dietro l’orecchio dove, a suo dire, gli era stato introdotto un impianto. Sia Orlando sia Luis, come altri rapiti, rammentano di aver veduto un’icona, un cerchio in cui è inscritto un triangolo: è un simbolo che contraddistingue una precisa civiltà aliena?



Monday, April 1, 2013

Ralph Lael e le sfere di luce e le immani idiozie di Zret


http://zret.blogspot.it/2013/04/ralph-lael-e-le-sfere-di-luce.html

Ralph Lael e le sfere di luce

La recente pubblicazione di un saggio a firma dell’ufologo britannico, Nick Redfern, offre il destro per indugiare su un’esperienza di contattismo risalente agli anni ‘60 del XX secolo. Il testo di Redfern si intitola “Conctatees” ed è appunto una monografia sul controverso e snobbato fenomeno del contattismo al quale in Italia è stato consacrato un solo studio specifico, “Apocalissi aliene”. Il caso cui ci si riferisce riguarda lo statunitense Ralph Lael (pseudonimo), protagonista di un’avventura su Venere: è un’avventura che ricorda certi racconti di Adamski e di Menger. Il vissuto di Lael snocciola un po’ tutto l’armamentario del cultismo ufologico (l’escursione su Venere, il monito circa i pericoli che si annidano nel “progresso” scientifico, persino l’abboccamento con un’avvenente venusiana che esibisce le sue grazie ad abiti succinti...). Tuttavia il resoconto in esame si discosta dagli stereotipi del contattismo, laddove è rievocata la comunicazione con sfere luminose che potrebbero essere, come ipotizza pure Adriano Forgione, esseri senzienti, forse – aggiungiamo noi – dotati di una mente di gruppo. Forgione nell'articolo “Le sfere di luce del Drago” ritrae dei globi fiammei da lui scorti in luoghi sacri della Thailandia e del Laos, in occasione di un suo viaggio nel sud est asiatico. Il direttore di “Fenix” scrive: “Ho sempre pensato che queste forme energetiche non siano U.F.O. dadi e bulloni, ma energie plasmatiche dotate di coscienza che da un livello di esistenza a vibrazione superiore si manifestano nel nostro”. Concordiamo e soggiungiamo un paio di interrogativi: perché questi globi bianchi o argentei o dorati “ronzano” non di rado nei pressi degli aerei chimici? E’ possibile che il loro habitat coincida con i cumuli, le nuvole contro cui sovente si accaniscono i velivoli della morte?

Nato nel 1909 negli Stati Uniti, Ralph Lael lavorò in una piccola fabbrica di mobili a Hickory. Nel 1948 si candidò per il Congresso nelle file del Partito progressista, senza, però, essere eletto. In seguito aprì l'Outer space rock shop museum sulla strada 181, alle pendici delle Brown Mountains, Carolina del Nord.

Nel 1965, Ralph Lael scrisse un libro, "The Brown Mountains lights" in cui sono investigate le misteriose luci notturne spesso scorte su quella dorsale montuosa, vicino a Morganton, Carolina del Nord.

Nella sua pubblicazione Lael asserisce di aver preso contatto con le luci cui poneva delle domande. Ai quesiti i globi splendenti rispondevano "sì", muovendosi verso l'alto ed il basso, e "no", spostandosi di lato. Un giorno, nel 1961, una delle luci lo guidò affinché si accostasse ad un ingresso dissimulato in una parete rocciosa. Lael entrò, la porta scomparve. L’uomo cominciò a camminare in una galleria con i muri di cristallo. Infine fu condotto in un piccolo ambiente con le pareti trasparenti come il vetro.

All'improvviso una voce disse: "Non temere: non sussiste alcun pericolo qui". La voce gli comunicò che era stato scelto onde chiarisse la vera genesi delle luci. Inoltre sostenne che l’umanità proveniva dal pianeta Pewam. Pewam esplose quando gli scienziati scissero l'elettrone. Ciò che rimane del corpo celeste è la fascia di asteroidi tra Marte e Giove.

Nel mese di ottobre 1961, di nuovo Lael varcò la porta e questa volta gli fu data l'opportunità di intraprendere un viaggio verso Venere. La “passeggiata” durò due giorni. Su Venere che, secondo la sua guida vocale, era composto di puro cristallo, incontrò i discendenti diretti degli abitanti di Pewam. Il loro abbigliamento e la mobilia erano singolari. Sul pianeta ciprigno conobbe pure una donna attraente chiamata Noma: era vestita solo con reggiseno e slip.

Su Venere gli furono mostrati “cinegiornali” inerenti alla distruzione di Pewam, insieme con immagini dei primi uomini sulla Terra. Naturalmente gli alieni gli affidarono un messaggio per l'umanità, incentrato, a quanto pare, sui pericoli insiti nella fissione dell'elettrone. Tale scissione potrebbe distruggere la Terra come era accaduto con Pewam.

Le cosiddette "luci delle Brown Mountains” furono osservate per la prima volta nel 1913 e sono ancora oggi un’attrazione turistica. Molti testimoni affermano di averle viste o videoregistrate, anche se per alcuni sono soltanto luci di aerei e fari di autovetture. Altri ancora hanno proposto spiegazioni più complesse: i chiarori sarebbero generati da aria calda esalante dalle valli o luci sismiche. E’ stato pure girato un episodio di “X-Files”, imperniato su questi enigmatici bagliori.

Fonti:

A. Forgione, Le sfere di luce del Drago, in X Times n. 53, marzo 2013
A. Marcianò, Apocalissi aliene, 2008
[bella fonte di 'sta fava, tu stesso...]
URECAT – U.F.O. related entities catalog


 

Thursday, October 11, 2012

Memoria del futuro


http://zret.blogspot.it/2012/10/memoria-del-futuro.html

Memoria del futuro

Nel saggio “Bufale spaziali” Nick Redfern esamina alcuni eventi ufologici in cui è coinvolta la N.A.S.A. con i suoi segreti, insabbiamenti e depistaggi. Il capitolo IV del libro, “Il caso dell’Area 51”, è imperniato sulle rivelazioni di tale John (nato a Bloomington, Minnesota ed in forza presso il New York Department tra il 1948 ed il 1959). L’autore incontrò John nel 2005 e ne ricevette informazioni inerenti alcuni piani occulti dell’ente spaziale statunitense incentrati sugli U.F.O. Questi progetti erano stati elaborati all’interno dell’installazione nota come “Area 51”, sita nel deserto del Nevada.[1]

John, che era stato agente dell’F.B.I, cominciò a lavorare nella base nell’aprile del 1971. Destinato al complesso denominato “Dipartimento storico”, l’uomo venne a sapere da tre tecnici della N.A.S.A. che il settore, cui era stato assegnato, si occupava dello sviluppo del prototipo di un aereo avveniristico, della creazione di composti per la guerra chimica, di armi speciali e di “qualcos’altro”. Quel qualcos’altro – lasciarono intuire i tre – verteva su ricerche riferite ad accadimenti occorsi negli anni ’40 del XX secolo.

Un rapporto in particolare destò interesse ed apprensione in John: era un corposo documento intitolato “Analisi di una muta 48 Armageddon”. L’incartamento conteneva l’analisi scientifica di capi indossati da creature i cui corpi erano stati recuperati nel New Mexico nel 1947, in seguito allo schianto di un oggetto volante. Una volta eseguiti gli esami, fu accertato che le tute parevano confezionate con quello che oggi definiremmo una specie di velcro. Inoltre esse sembravano dotate di vita propria e di una forma di memoria incorporata. Uno dei componenti l’équipe scientifica, un tipo mingherlino, si offerse di indossare una delle mute. L’indumento aderì perfettamente al corpo del malcapitato che, subito dopo esserselo infilato, cominciò a manifestare sintomi di claustrofobia ed a captare inquietanti immagini mentali di un tetro e spaventoso futuro per la Terra e per la vita sul pianeta. Era uno scenario di un mondo avvelenato dalle radiazioni, con città in rovina ed enormi funghi atomici che s’innalzavano sullo sfondo di un cielo perennemente cupo, mentre dischi volanti sfrecciavano su territori devastati. Aspetto ancora più terribile: l’umanità era stata decimata dal contagio provocato da un virus mortale che attaccava e distruggeva il sistema immunitario. L’uomo che aveva indossato la “calzamaglia” ebbe l’impressione distinta e conturbante (CONTURBANTE?) che gli esseri alieni odiassero la razza umana ed avessero congegnato un progetto per innescare un olocausto nucleare.

Come interpretare i ragguagli provenienti dal succitato whistleblower? Sono rivelazioni, come sempre, da prendere con le pinze, ma che non si possono ignorare del tutto. Non ci dilunghiamo circa questioni metodologiche ed ermeneutiche in relazione a temi delicati che travalicano i confortevoli confini della scienza accademica. Sono, infatti, problemi già affrontati.

Dunque ci limitiamo a sottolineare alcune invarianti e convergenze del caso in esame: la “profezia” aliena qui ottenuta in modo stravagante, per mezzo di un abito (biotecnologico?) in grado di conservare e trasmettere il vissuto mnemonico di un presunto ufonauta, l’azione nascosta di una genia malevola, il firmamento offuscato, la delineazione di un avvenire spaventevole in cui la Terra è ridotta ad una waste land, simile a quella descritta da T.S. Eliot…

Il tutto valga per esorcizzare.

[1] Il testo di Redfern è diseguale (A CHE COSA, ignorante?): a prescindere dall’infelice titolo italiano, dal… cattivissimo sapore (bellissimo calembour, straccione) (il titolo originale è, invece, il quanto mai opportuno “The N.A.S.A. conspiracies”), si alternano nel libro parti superficiali e persino forvianti a segmenti di grande interesse, ma dove è palese il debito dell’autore nei confronti del valente ufologo Mac Tonnies, scomparso prematuramente all’età di trentaquattro anni.

Fonte: N. Redfern, Bufale spaziali, Milano, 2011, pp. 63-80 
e Mario Maria Mario