L'immensa sputtanata a Zelig

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Scopo del Blog

Raccolgo il suggerimento e metto qui ben visibile lo scopo di questo blog.

Questo e' un blog satirico ed e' una presa in giro dei vari complottisti (sciacomicari, undicisettembrini, pseudoscienziati e fuori di testa in genere che parlano di 2012, nuovo ordine mondiale e cavolate simili). Qui trovate (pochi) post originali e (molti) post ricopiati pari pari dai complottisti al fine di permettere liberamente quei commenti che loro in genere censurano.

Tutto quello che scrivo qui e' a titolo personale e in nessun modo legato o imputabile all'azienda per cui lavoro.

Ciao e grazie della visita.

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Saturday, November 30, 2013

La Bibbia non è un libro sacro

http://zret.blogspot.it/2013/11/la-bibbia-non-e-un-libro-sacro.html

La Bibbia non è un libro sacro

“La Bibbia non è un libro sacro” è l’ultima fatica del Professor Mauro Biglino. Il titolo e la tesi sono perentori: se la Bibbia non è un testo di fede, che cos’è? E’ in buona misura un’opera storiografica o, meglio, l’epopea, dalle forti coloriture ideologiche, di un antico ed oscuro popolo medio-orientale. Il Genesi poi è un manuale di biologia molecolare ante-litteram.



Il saggio di Biglino porta la tradizione biblica dal Cielo alla Terra, dimostrando attraverso esplorazioni filologiche ed archeologiche che millenni di costruzioni religiose e spirituali sono un inganno, un grande inganno. L’autore non è il primo e probabilmente non sarà l’ultimo a compiere questo lavoro di critica biblica. Tuttavia egli si segnala per la chiarezza nell’esposizione, lontana dai bizantinismi di certi filologi. D’altronde una lettura oggettiva di molti capitoli contenuti nel Pentateuco permette a chiunque sia dotato di normale intelligenza di accorgersi che di sublime la Torah ha poco o nulla. Ciò, nonostante le traduzioni edulcorate che sono ammannite dai catechisti e dal clero.

E’ proprio la traduzione il campo in cui il Nostro si impegna con maggiore tenacia: conscio che l’ultima roccaforte da espugnare è quella dei sedicenti esperti che si ostinano a tradurre Elohim con il singolare, Biglino allestisce un’artiglieria formidabile con cui smura la rocca e la conquista. Nel momento in cui si dimostra, oltre ogni ragionevole dubbio, che Elohim è un plurale, si sovvertono inveterati pregiudizi, radicate ricostruzioni. Gli Ebrei (Shasu), una delle tante etnie che pullulavano in Palestina dove si contendevano pascoli e sorgenti, sono ricollocati nel loro preciso contesto storico; YHWH è ridimensionato ad uno dei tanti “dei” che, tra II e I millennio a.C., si affannò per ritagliarsi la sua sfera d’influenza; il “peccato originale” è negato ipso facto…

E’ evidente che le conseguenze delle indagini condotte da Biglino e da altri specialisti sono colossali, perché il Vecchio Testamento crolla sull’edificio già pericolante del Nuovo. Non è solo la religione ebraica a sgretolarsi, ma pure il Cristianesimo, insieme con la sua estrema, strana metamorfosi, l’Islam.

Sia chiaro: altri, prima del Professor Biglino, avevano inferto colpi micidiali alle tre fedi monoteiste, ma qui l’analisi è condotta oltre i confini della critica biblica e della storia antica per tratteggiare il quadro di una dominazione plurimillenaria. Auspichiamo che l’autore proceda lungo questa direzione per denunciare il legame tra poteri forti e mistificazioni ideologiche: non è un caso se gli specialisti del forum “Consulenza ebraica” sono dei negazionisti…

Ci si chiederà: “Se la Bibbia non è un libro sacro, che cosa resta?” Rassegniamoci: se cerchiamo dei valori mistici ed esoterici, dobbiamo rivolgerci altrove. Leggiamo o rileggiamo dei classici, in primis la Commedia e il nostro appetito sarà soddisfatto. E’ vero: la Bibbia contiene qualche bella pagina, spesso creata da abili arrangiatori del testo “originale”, ma nel complesso, è cosa noiosa e pragmatica, un po’ come i Commentarii di Cesare dove la pazienza del lettore è messa a dura prova da una ridda di scaramucce, battaglie, spedizioni, assedi… Se intendiamo trovare risposte al mistero dell’essere e del male, dovremo compulsare altri volumi ed interrogare la nostra reticente coscienza.

Che cosa resta dunque? Si ha l’impressione che rimanga una distesa incenerita da un incendio, ma è una terra su cui un po’ alla volta spuntano germogli verdissimi destinati a crescere in vigorosi arbusti ed imponenti alberi.

Lo sappiamo: molti reputeranno questo libro un'opera iconoclasta, anzi blasfema, ma riflettiamo... anche un bambino che frequenta, suo malgrado, i corsi di catechismo, si accorge che qualcosa nella Bibbia non quadra. Se approfondirà, se imparerà a porsi domande, con il tempo comprenderà che, mentre una strada è sbarrata, se ne aprono molte altre. Inoltre anche le indagini dell’ottimo Garbini, per citare solo uno dei tanti biblisti, approdano a conclusioni simili a quelle di Biglino. Se egli è “sacrilego”, è in buona compagnia.

Come sempre, invitiamo i lettori ad accostarsi al saggio in oggetto con spirito critico e serenità: la fede in Dio non è neppure scalfita dalla ricerca, una ricerca che è ancora in fieri a tal punto che non sappiamo di preciso dove potrà portarci. L’erta è stata indicata: avremo la lena per percorrerla sino a toccare la vetta?


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Tuesday, September 28, 2010

Johnny Saints ed i Siriani

http://zret.blogspot.com/2010/09/johnny-saints-ed-i-siriani.html

Johnny Saints ed i Siriani

Era il 1976. Johnny Saints, cantante country, stava viaggiando con la sua auto verso Las Vegas, quando vide nel cielo un raggio ed un oggetto a forma di sigaro. Di botto il motore della vettura si spense, mentre due figure (Saints nei suoi racconti li definì "alieni) si avvicinarono all’auto. Spaventato, l'uomo tentò di rimettere in moto la vettura per allontanarsi, ma invano. I due esseri, dagli occhi luminosi, la bocca rugosa, il naso grosso e con strane protuberanze ai lati del viso, comunicarono con Saints, ma senza muovere le labbra. Gli rivelarono di venire da lassù. Infine le creature sparirono in un bagliore.

Qualche giorno dopo, il testimone, in occasione di una conferenza al Sahara Hotel, ebbe l'opportunità di commissionare ad un artista il ritratto degli ufonauti scorti nel deserto attorno a Las Vegas: il disegnatore ritrasse, seguendo le indicazioni di Saints, un essere con il naso e le branchie. Il disegnatore chiese per quale motivo avesse dovuto fissare nella ricostruzione lo strano particolare delle branchie: in quella un individuo rispose che gli extraterrestri provenivano da un pianeta del sistema di Sirio. Su quel pianeta, infatti, vivevano essere "anfibi". Lo sconosciuto che aveva dato la spiegazione, in compagnia di un altro uomo vestito di nero come lui, era un tipo goffo nei movimenti, legnoso, con gli occhi strabici, il naso camuso ed il mento un po' sporgente. Era il classico man in black.

Il caso di Saints suscitò non poco scalpore: se ne occupò la stampa ed il testimone acconsentì a sottoporsi all'esame del poligrafo nonché all’analisi dello stress vocale. Entrambi i test dimostrarono che Saints era sincero.

L’incontro ravvicinato del terzo tipo, di cui fu protagonista Saints, manifesta molti aspetti notevoli: i cosmonauti dalle singolari sembianze, la visita dei Men in black che – affermò il cantante – continuarono a pedinarlo per molti anni dopo l’avvistamento. Il tratto più interessante riguarda la descrizione dei presunti alieni di Sirio, le cui caratteristiche anatomiche ricordano quelle riportate dai Dogon circa i Nommo.

I Dogon, popolazione africana del Mali, raccontano che i Nommo approdarono sulla Terra con un’arca accompagnata da un rumore di tuono. Dal veicolo uscirono strani esseri anfibi con tre occhi e chele da granchio.

I Dogon, riportando antiche tradizioni, asseriscono che i Nommo nel loro pianeta, ruotante attorno a Sirio, vivono nell’acqua. E’ inevitabile un collegamento con il mito precolombiano di Orejona, la creatura anfibia di origine celeste apparsa nel lago Titicaca e caratterizzata da mani palmate. Più recentemente in Giappone, nell’era Heian (IX –IX sec. d.C.) si manifestarono i misteriosi Kappa, gli “uomini dei canneti”: erano esseri anfibi usciti da mezzi “simili a grosse conchiglie, capaci di muoversi a grande velocità sia sulle acque sia in cielo.”

Forse non hanno torto gli studiosi di Paleoastronautica e quegli ufologi che individuano un legame tra Sirio e la Terra.

Fonti:

Investigazione condotta da Bill Birnes, Kevin Cook, Pat Uskert
R. Malini, U.F.O. il dizionario enciclopedico, Firenze, Milano, 2002, s.v. Men in black.
R. Temple, Il mistero di Sirio, Casale Monferrato, 2001



Monday, February 22, 2010

Prospettive dell'Ufologia

Che dire della Prospettiva di Urzi, preso per il culo a livello nazionale anche da Striscia la Notizia qui?

http://zret.blogspot.com/2010/02/prospettive-dellufologia.html

Prospettive dell'Ufologia

L'Ufologia, disciplina disdegnata dagli accademici o oggetto di scherno per opera dell'uomo della strada, si rivela, invece decisiva in questi tempi cruciali. Si consideri l'acronimo U.F.O. atto a designare non già gli "oggetti volanti non identificati", bensì gli "oggetti volanti non terrestri" (unterrestrial) insieme con i loro occupanti: l'Ufologia diverrà allora studio di un'aviazione non appartenente al nostro pianeta e pure l'investigazione di una fenomenologia che si affaccia da altre dimensioni.

Scartate tutte le posizioni attardate di tipo “scettico” e sociologico, si possono individuare, semplificando, alcune correnti ufologiche che si confrontano con un problema destinato a conflagrare nei prossimi anni.

Il filone strumentale, i cui alfieri operano all'interno dei centri tradizionali, si ostina a cercare prove scientifiche e documentali, nell'ipotesi che il fenomeno U.F.O. sia inscrivibile in uno quadro tecnologico ed oggettivo. Merito che si può ascrivere agli ufologi di questa scuola è l’ancoraggio a situazioni concrete che maggiormente esercitano la loro presa su un’opinione pubblica impreparata e viziata da pregiudizi scientisti. I principali limiti risiedono in una visione angusta del tema, chiusa alle dimensioni ulteriori, e nella collaborazione, anche involontaria, con le istituzioni “scientifiche” del sistema satanico.

L'orientamento parafisico, ridotta ai minimi termini l'indagine sui dischi volanti, esplora territori di frontiera, collegando le manifestazioni esogene ad ambiti interdimensionali ed occulti. I confini dell'Ufologia sono spostati, nei casi estremi, verso la demonologia. Il difetto precipuo, rintracciabile per lo meno nelle frange estreme di questo indirizzo, è l’avventato sconfinamento nel dominio della metafisica, con gli strumenti delle scienze empiriche.

Un'altra tendenza, sviluppatasi sempre più negli ultimi anni, alimentata da ricerche clipeologiche, aggancia il lontano passato con il futuro, investigando il tema delle manipolazioni genetiche e dell'intervento esterno. Lodevole l’impegno che questi studiosi dimostrano per tentare di chiudere il cerchio, ma il rischio è di restare imprigionati nel biologismo.[1]

I vari orientamenti, pur nell'eterogeneità dei princìpi ispiratori e dei metodi d'indagine, sono accomunati dalla convinzione che è ormai prossima una svolta: si tratti della rivelazione per opera dai governi del contatto con civiltà dello spazio, sia, invece, un'invasione (falsa o reale?) o una subdola, ma letale intrusione o piuttosto un pacifico avvento degli extraterrestri.

Se i differenti scenari fossero inseriti in un contesto mondiale più o meno ordinario, si potrebbero accantonare le prospettive inquietanti che inquadrano un futuro di conflitti, seguito da una dominazione "altra". Giacché, però, il governo ombra trama contro la popolazione mondiale e cela verità inconfessabili, si paventa che l'avvenire sarà un incubo ad occhi aperti. Se pensiamo poi alla sinistra e, in fondo, enigmatica operazione "scie chimiche" (tra l'altro la classica punta dell'iceberg di quanto la Cabal macchina da decenni), ne arguiamo che, se non interverrà un fattore X, la storia umana sarà presto risucchiata nel buio dell'inferno.

[1] E' stato pubblicato recentemente un saggio intitolato in modo eloquente Schiavi degli dei. L'autore, Biagio Russo, opina che homo sapiens sapiens sia il risultato di una manipolazione genetica compiuta da esseri di un altro pianeta. E' congettura non nuova, ma sarebbe interessante stabilire se tale ipotesi interpretativa sia stata formulata, percorrendo le stesse strade battute da altri ricercatori o se sia la conclusione di un differente itinerario di ricerca.




Tuesday, September 22, 2009

I Dogon e la presunta ingegneria genetica

A quanto pare anche o'professore ha guardato Boyager.
E a quanto pare ci ha creduto...

http://zret.blogspot.com/2009/09/i-dogon-e-la-presunta-ingegneria.html

I Dogon e la presunta ingegneria genetica

Sono molto istruttivi i miti dei Dogon. I Dogon, popolazione africana del Mali, raccontano che i Nommo arrivarono sulla Terra con un’arca accompagnata da un rumore di tuono. Dall'ordigno uscirono strani esseri anfibi con tre occhi e chele da granchio.

Oltre a Robert Temple, anche Marcel Griaule, nel suo più celebre titolo, Dio d'acqua, si interessò dei Dogon e delle loro tradizioni. Egli ricorda l'antefatto degli eventi raccontati da Temple, ossia che il dio Amma, Creatore del cosmo, per riparare l'errore compiuto da uno dei suoi figli della prima generazione, appartenente alla stirpe semi-anfibia dei Nommo, decise di dar vita ad una coppia primordiale di uomini, da cui nacquero otto capostipiti dell'etnia: quattro maschi e quattro femmine che, per autogenerazione, procrearono il successivo lignaggio degli uomini. Quando i Nommo approdarono sulla Terra, il mondo era già popolato da uomini, da alcune piante ed animali, ma solo quando il demiurgo tradusse le idee in esseri, il pianeta pullulò di vita. In seguito il più vecchio degli uomini, di nome Lebè, morì e fu inumato con il capo rivolto verso settentrione, in un campo. Nel frattempo, uno dei Nommo fu ucciso ed il suo corpo offerto agli uomini, affinché essi se ne potessero cibare. La sua testa fu sepolta sotto il sedile del fabbro primigenio. Costui cominciò a percuotere il martello sull'incudine. La testa decapitata del Nommo si rianimò ed assunse un nuovo corpo, serpentiforme dalla cintola in giù. Poi il Nommo resuscitato si accostò al cadavere di Lebè per ingerirlo.

Questa antichissima leggenda è stata interpretata, evidenziando i valori simbolici e cosmogonici di cifre e personaggi, nell’ambito di un mito di fondazione. Ora, senza dubbio tale esegesi è più che legittima, ma credo che un'ermeneutica siffatta, se esclude in toto altre spiegazioni, sia riduttiva non meno delle interpretazioni esclusivamente clipeologiche. A ben vedere, infatti, il mito sopra riportato pare trasfigurare l'arrivo di visitatori celesti ed anche un'ancestrale ingegneria genetica.

Lo scenario delineato nel mito Dogon non è poi così differente dalle saghe dei Sumeri che potrebbero custodire delle tracce riconducibili, in qualche caso, a manipolazioni genetiche volte alla creazione di una specie, il Sapiens, per opera di scienziati extraterrestri, gli Anunnaki. Nel racconto africano, tra i vari aspetti che si possono riferire a tale quadro biologico ed esobiologico, in particolare sono interessanti la commistione tra il Nommo ed il Lebè e le sembianze serpentiformi del Nommo dalla vita in giù. L’unione tra i due esseri è forse un riferimento ad un D.N.A. umano che contiene sia i geni dei visitatori (gli "dèi") sia quelli dell'Erectus o di un altro ominide, come delineato in certe tavolette sumeriche. La natura serpentina del Nommo allude alla doppia spirale della macromolecola, alla kundalini o ad esseri rettiliani? Il tema della testa decollata, che evoca il mito di Orfeo, il cui capo spiccato dal tronco, continuò a cantare, è adombramento del pensiero e dell'intelligenza.

Questi ed altri motivi sembrano condensare in sé sia valenze emblematiche sia avvenimenti studiati dalla paleoastronautica. Spesso il confine tra gli eventi e le loro molteplici interpretazioni è labile. Anche nel caso della civiltà che creò i grandiosi templi di Ankgor Wat, in Cambogia, testimonianze clipeologiche e valori simbolici si sovrappongono. Leggende khmer narrano di una scintillante luce azzurra che tagliava in due il cielo da cui discese il dio Indra. Dal dio piovvero dei fiori sulla regina che poi partorì un figlio cui fu dato il nome di Preah Ketomealea. Egli ascese al trono nel 78 d.C. ed il suo regno durò quattrocento anni. A questa saga si collega il racconto di Preah Pisnokar, essere metà divino e metà umano. Figlio di Sota Chan, dea lunare decaduta, e Loem Seng, un terrestre. Preah fu portato su un carro di fuoco nella dimora celeste di Indra, da cui fu istruito in molte branche del sapere.

Si è tentati di leggere anche in queste narrazioni khmer l’unione tra una progenie esterna ed una stirpe della Terra. Forse veramente, come è scritto in certi documenti mesopotamici, l’Homo sapiens è un lulu, un mescolato.


Fonti:

R. Eckardt, Le navi celesti di Angkor, 2009
M. Griaule, Dio d'acqua, 1996
C. Rossetti, La croce, il cranio, la maschera, 2009
R. Temple, Il mistero di Sirio, Casale Monferrato, 2001