L'immensa sputtanata a Zelig

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Scopo del Blog

Raccolgo il suggerimento e metto qui ben visibile lo scopo di questo blog.

Questo e' un blog satirico ed e' una presa in giro dei vari complottisti (sciacomicari, undicisettembrini, pseudoscienziati e fuori di testa in genere che parlano di 2012, nuovo ordine mondiale e cavolate simili). Qui trovate (pochi) post originali e (molti) post ricopiati pari pari dai complottisti al fine di permettere liberamente quei commenti che loro in genere censurano.

Tutto quello che scrivo qui e' a titolo personale e in nessun modo legato o imputabile all'azienda per cui lavoro.

Ciao e grazie della visita.

Il contenuto di questo blog non viene piu' aggiornato regolarmente. Per le ultime notizie potete andare su:

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Friday, March 25, 2016

Bruxelles: puzza di bruciato

direi piuttosto puzza di merda complottista

strakky, ti sei dimenticato the-"orario-di-wikipedia"-proof

comunque, imbecille, andiamo a Bruxelles a raccontare le tesi tue e di quell'altro demente di ghigo battaglia? pago i oil viaggio a tutti e due.

@strakoenig il link non funziona

https://archive.is/LOx3a

Tuesday, January 13, 2015

Preludio (alle cazzate)

Task, qui ci starebbe bene una segnalazione alla scuola dello zretino. Non credi?


http://zret.blogspot.ch/2015/01/preludio.html

Preludio


L’intreccio parigino tra fatti e grottesche finzioni televisive è stato complessivamente districato: restano da delucidare gli scopi. L’evento si inscrive in una strategia della tensione non dissimile da quella adottata in Italia soprattutto negli anni ‘70 del XX secolo, ma di respiro internazionale con il fine precipuo di esacerbare lo scontro ideologico tra Occidente e mondo musulmano, attrito foriero di un sanguinario conflitto.

Vediamo, però, uno per uno gli obiettivi dell’inside job.

• Distogliere l’attenzione dei cittadini dai problemi economici e sociali: la Francia ed altri paesi sono attanagliati da una crisi artificiale che nei prossimi anni rischia di culminare in uno spaventoso tracollo. Da quando il mondo è mondo, i regimi ricorrono allo spauracchio del “nemico esterno” affinché si dimentichino le questioni che affliggono ampi strati della società. Tra l’altro, le operazioni di “guerra climatica” si sono intensificate in maniera parossistica in questo primo scorcio di gennaio, a dimostrare che immense energie e risorse sono profuse a danno dei popoli e non a loro tutela, se non in dichiarazioni retoriche ed insincere.
• Trovare il pretesto per promulgare leggi coercitive simili al liberticida “patriot act” emanato negli Stati Uniti dopo il 9 11. Si mira specialmente a censurare, con la scusa della “sicurezza nazionale”, i pochi siti di informazione indipendente. La Rete da tempo è descritta dall’establishment come pericolosa e sovversiva: per Rete i congiurati intendono le fonti non allineate. Ci dobbiamo attendere un ulteriore giro di vite.
• Seminare la paura che è sempre un efficace strumento di controllo.
• Ammonire il governo francese incline a rivedere le sanzioni decretate contro la Federazione russa.
• I seminatori di discordia si prefiggono di inasprire i conflitti sociali interni tra comunità cristiane, musulmane ed ebraiche, secondo il solito metodo del “divide et impera”.
• Come si accennava, l’obiettivo primario, sebbene non il più vicino nel tempo, è, fomentando l’odio anti-islamico e più in generale la xenofobia, quello di scatenare una guerra mondiale. La conflagrazione porterà enormi profitti economici alla feccia sanguinaria e – fine ben più importante – consentirà di erigere il Novus ordo sulle ceneri di un assetto internazionale stravolto, irriconoscibile. La Realpolitik è sempre in auge.

Due riflessioni a margine di questo “pronostico”: siti cattolici integralisti affermano che il sistema, con le sua aberrante politica demografica, intende islamizzare il pianeta. Essi paventano che la religione del Profeta, magari in una versione fondamentalista, diventerà la più professata sulla Terra anche in nazioni in cui oggi è minoritaria; se si considerano, però, il carteggio Pike-Mazzini ed altri documenti, sembra che il credo mondiale sarà l’empio culto degli Oscurati, non l’Islam, oggetto – come avvisò Werner Von Braun – di una strumentale campagna di diffamazione. Cristiani, Ebrei e Musulmani dovrebbero essere aizzati a sterminarsi tra loro, complici i partiti che gettano benzina sul fuoco del più ignorante e becero sciovinismo.

Gli innumerevoli errori nella sceneggiatura del vaudeville parigino, siano essi il risultato di faciloneria o sfide o esperimenti per saggiare il grado di comprensione ancora presente in una frangia dell’opinione pubblica, sono un’opportunità forse unica per smascherare gli apparati e per portare alla luce i loro piani di distruzione e di morte. E’ una chance che ci è offerta: di fronte alle innumerevoli incongruenze e bizzarrie della balzana tesi ufficiale, anche persone abituate a sfamarsi nel trogolo televisivo cominciano ad essere sfiorate da qualche dubbio. E’ necessario più che mai favorire una presa di coscienza, una delegittimazione dei media ufficiali, puntando ad esautorare i cosiddetti potenti.

Se non prendiamo questo treno, rischiamo di dover salire sul convoglio che ci porterà all’inferno.

Saturday, November 30, 2013

La Bibbia non è un libro sacro

http://zret.blogspot.it/2013/11/la-bibbia-non-e-un-libro-sacro.html

La Bibbia non è un libro sacro

“La Bibbia non è un libro sacro” è l’ultima fatica del Professor Mauro Biglino. Il titolo e la tesi sono perentori: se la Bibbia non è un testo di fede, che cos’è? E’ in buona misura un’opera storiografica o, meglio, l’epopea, dalle forti coloriture ideologiche, di un antico ed oscuro popolo medio-orientale. Il Genesi poi è un manuale di biologia molecolare ante-litteram.



Il saggio di Biglino porta la tradizione biblica dal Cielo alla Terra, dimostrando attraverso esplorazioni filologiche ed archeologiche che millenni di costruzioni religiose e spirituali sono un inganno, un grande inganno. L’autore non è il primo e probabilmente non sarà l’ultimo a compiere questo lavoro di critica biblica. Tuttavia egli si segnala per la chiarezza nell’esposizione, lontana dai bizantinismi di certi filologi. D’altronde una lettura oggettiva di molti capitoli contenuti nel Pentateuco permette a chiunque sia dotato di normale intelligenza di accorgersi che di sublime la Torah ha poco o nulla. Ciò, nonostante le traduzioni edulcorate che sono ammannite dai catechisti e dal clero.

E’ proprio la traduzione il campo in cui il Nostro si impegna con maggiore tenacia: conscio che l’ultima roccaforte da espugnare è quella dei sedicenti esperti che si ostinano a tradurre Elohim con il singolare, Biglino allestisce un’artiglieria formidabile con cui smura la rocca e la conquista. Nel momento in cui si dimostra, oltre ogni ragionevole dubbio, che Elohim è un plurale, si sovvertono inveterati pregiudizi, radicate ricostruzioni. Gli Ebrei (Shasu), una delle tante etnie che pullulavano in Palestina dove si contendevano pascoli e sorgenti, sono ricollocati nel loro preciso contesto storico; YHWH è ridimensionato ad uno dei tanti “dei” che, tra II e I millennio a.C., si affannò per ritagliarsi la sua sfera d’influenza; il “peccato originale” è negato ipso facto…

E’ evidente che le conseguenze delle indagini condotte da Biglino e da altri specialisti sono colossali, perché il Vecchio Testamento crolla sull’edificio già pericolante del Nuovo. Non è solo la religione ebraica a sgretolarsi, ma pure il Cristianesimo, insieme con la sua estrema, strana metamorfosi, l’Islam.

Sia chiaro: altri, prima del Professor Biglino, avevano inferto colpi micidiali alle tre fedi monoteiste, ma qui l’analisi è condotta oltre i confini della critica biblica e della storia antica per tratteggiare il quadro di una dominazione plurimillenaria. Auspichiamo che l’autore proceda lungo questa direzione per denunciare il legame tra poteri forti e mistificazioni ideologiche: non è un caso se gli specialisti del forum “Consulenza ebraica” sono dei negazionisti…

Ci si chiederà: “Se la Bibbia non è un libro sacro, che cosa resta?” Rassegniamoci: se cerchiamo dei valori mistici ed esoterici, dobbiamo rivolgerci altrove. Leggiamo o rileggiamo dei classici, in primis la Commedia e il nostro appetito sarà soddisfatto. E’ vero: la Bibbia contiene qualche bella pagina, spesso creata da abili arrangiatori del testo “originale”, ma nel complesso, è cosa noiosa e pragmatica, un po’ come i Commentarii di Cesare dove la pazienza del lettore è messa a dura prova da una ridda di scaramucce, battaglie, spedizioni, assedi… Se intendiamo trovare risposte al mistero dell’essere e del male, dovremo compulsare altri volumi ed interrogare la nostra reticente coscienza.

Che cosa resta dunque? Si ha l’impressione che rimanga una distesa incenerita da un incendio, ma è una terra su cui un po’ alla volta spuntano germogli verdissimi destinati a crescere in vigorosi arbusti ed imponenti alberi.

Lo sappiamo: molti reputeranno questo libro un'opera iconoclasta, anzi blasfema, ma riflettiamo... anche un bambino che frequenta, suo malgrado, i corsi di catechismo, si accorge che qualcosa nella Bibbia non quadra. Se approfondirà, se imparerà a porsi domande, con il tempo comprenderà che, mentre una strada è sbarrata, se ne aprono molte altre. Inoltre anche le indagini dell’ottimo Garbini, per citare solo uno dei tanti biblisti, approdano a conclusioni simili a quelle di Biglino. Se egli è “sacrilego”, è in buona compagnia.

Come sempre, invitiamo i lettori ad accostarsi al saggio in oggetto con spirito critico e serenità: la fede in Dio non è neppure scalfita dalla ricerca, una ricerca che è ancora in fieri a tal punto che non sappiamo di preciso dove potrà portarci. L’erta è stata indicata: avremo la lena per percorrerla sino a toccare la vetta?


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Saturday, September 7, 2013

Le religioni ed il Nuovo ordine mondiale

http://zret.blogspot.it/2013/09/le-religioni-ed-il-nuovo-ordine-mondiale.html

Le religioni ed il Nuovo ordine mondiale

Che io debba essere governato: ecco da dove inizia lo scandalo della politica. (M. Sgalambro)

Qualche giorno addietro ho ascoltato un intervento di un ricercatore a proposito di alcune contraddizioni che possono incrinare la credibilità degli attivisti. Tralasciando molte questioni toccate nel contributo, mi soffermerei su due aspetti: il pericolo che, nel contrastare l’edificazione di una compagine planetaria, si promuova il nazionalismo; il rischio che, combattendo la nefanda religione legata al Nuovo ordine mondiale, si perpetui l’influsso delle religioni e delle chiese tradizionali.

Per quanto attiene al primo tema, bisogna riconoscere che è errato difendere gli stati nazionali. Essi sono un male, anche se minore rispetto ad un brutale apparato ecumenico. Lo Stato è sempre e comunque una costruzione aberrante ed ha ragione il filosofo tedesco Max Horkheimer quando auspica (utopia?) che le strutture di potere si diluiscano, nell’interesse dei cittadini, il più possibile in un’amministrazione leggera, quasi impercettibile. Lo sciovinismo va combattuto a favore del patriottismo, inteso come valorizzazione di un patrimonio culturale che spazia dalla lingua agli usi, dall’arte alla gastronomia, dalla letteratura al territorio…

A proposito del problema inerente alla religione, è vero che, mentre si denuncia il credo empio dei mondialisti, alcuni stringono sempre più le catene delle fedi abramitiche. Circoscrivendo il discorso alle tre religioni monoteiste sbocciate in Medio Oriente, si constata che, se si esclude una sorgente esoterica e simbolica oggi quasi del tutto inaridita, Ebraismo, Cristianesimo ed Islam sono espressioni di decadenza. Con il passare del tempo, sono degenerate in culti carnivori, mentre sia i Messia sia il Profeta erano vegetariani.

I milioni di animali che sono sacrificati per celebrare ricorrenze nonché la compromissione con il potere politico dimostrano che, come nota Guido Gozzano, le religioni, se non sono vivificate da un afflato spirituale, presto scadono in idolatria ed in strumenti di dominio. E’ quello che purtroppo è successo.

In modo paradossale, certi settori cattolici, sostenendo la Chiesa di Roma, considerata, a torto, un baluardo contro il Nuovo ordine planetario, ne agevolano i piani delle élites, spesso anche dichiarati e stabiliti con altri potentati. [1]

Se si concorda sul fatto che opporsi al “nuovo” non significa rafforzare un decrepito e criminale status quo, allora il fronte dell’informazione non allineata potrà acquisire la compattezza necessaria ad affrontare terribili sfide.

Non abbiamo davvero bisogno del vecchio fanatismo né di nuove sette, di stati o superstati, ma di trovare in noi stessi, nella ricerca libera, nelle Tradizioni alte le possibili risoluzioni ai problemi concreti e le risposte alle domande abissali... se ne saremo capaci.

[1] "Il mondo è pronto per raggiungere un governo mondiale. La sovranità sovranazionale di un’élite intellettuale e di banchieri mondiali è sicuramente preferibile all’autodeterminazione nazionale praticata nei secoli passati”. (David Rockefeller)
"Lasciati prendere per mano dal bambino di Betlemme, non temere, fidati di lui: la forza vivificante della sua luce ti incoraggia ad impegnarti nell’edificazione di un Nuovo ordine mondiale”. (Papa Benedetto XVI)


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Sunday, December 19, 2010

Grondaie ostruite

http://zret.blogspot.com/2010/12/grondaie-ostruite.html

Grondaie ostruite

Che cosa accomuna credenze tanto diverse tra loro: la fede nella rinascita, nella resurrezione e nella sopravvivenza dopo la morte? La proiezione del presente nel futuro. E’ una forma di alienazione: dacché il bene latita in questo mondo, deve esistere una prospettiva in un altro spazio, in un altro tempo.

La dottrina della metempsicosi o, meglio, della metensomatosi, come di solito è intesa, è verosimilmente un radicale travisamento di un’idea originaria. Le inconseguenze della metempsicosi non hanno impedito che tale opinione si diffondesse in modo straordinario, con tutte le idee inerenti, anch’esse sovente volgarizzate, di karma, samsara, nirvana

Circa la fede nella resurrezione della carne ci erudiscono gli storici delle religioni, ricordandone la probabile scaturigine persiano-mazdea. Si infiltrò poi in alcuni correnti ebraiche, nel Cristianesimo e nell’Islam. Non sarà certo il soma imperfetto a risorgere, bensì il corpo glorioso, incorruttibile animato dal soffio divino.

Promette Paolo: “Ora, invece, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti. Poiché, se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti; e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo. Ciascuno, però, nel suo ordine: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo; poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo aver ridotto al nulla ogni principato ed ogni potestà e potenza. Bisogna, infatti, che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L'ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte”. (1 Corinzi 15,20-26)

Il concetto di una sopravvivenza dopo il decesso è, pur nelle diverse accezioni, l’idea di un quid che, compiutosi il trapasso individuale, séguita ad esistere in un’altra realtà. Confortata da una tradizione molto antica e lambita da tenaci studi sulle “near death experiences”, la fede nella sopravvivenza dell’anima pare connaturata nell’uomo, in quanto essere senziente e sofferente, malgrado i proclami nichilisti di scienziati atei e di algidi agnostici.

Come fosse un filosofo, anche l’uomo comune è talvolta accecato dall’idea della morte e se, a differenza di Albert Camus non crede sia necessario dedicare ogni riflessione al suicidio, lo sfiora la sensazione che il gioco, sollazzevole o feroce che sia, debba un giorno finire.

Così, svalutato l’adesso, premuto dal macigno di un’esistenza torturante, gli uomini si pascono di queste amare ed avare speranze, consci che escluso il male, va, anzi andrà tutto bene. Come grondaie ostruite, attendono la pioggia celeste. Bisogna solo saper aspettare: intanto, mentre rimaniamo qui, incollati a ricordi dolorosi o crocifissi all’assurdo, alcuni savants non si peritano di spiegare il Male. Costoro, sempre pronti ad illustrare le loro grandiose teodicee, sono gli stessi che dal Male sono stati al massimo fugacemente sfiorati. Si sa: “Siamo tutti capaci a sopportare le sofferenze altrui” (W. Shakespeare)[1]. Molti non solo le sopportano: ne comprendono i più reconditi significati e risalgono alla loro origine.

Le spiegazioni per ogni malattia, guerra, tragedia, incidente, iniquità… sono lì, già belle e confezionate. L’industria delle risoluzioni non ha nulla da invidiare al mercato dei cellulari.

La porta della felicità è innanzi a noi, ma è sprangata. Tuttavia “domani è un altro giorno” e, chissà perché, si pensa che il futuro sarà migliore.

In questo modo la vita si protende, fidente e malcerta, sull’abisso dell’avvenire, del quale non si sa nulla, ma da cui tutto si spera.

[1] Su William Shakespeare, il cui vero nome fu quasi certamente Guglielmo Crollalanza, si legga l’articolo del Professor Francesco Lamendola, Quel grande punto interrogativo di nome William Shakespeare, 2010



Wednesday, November 24, 2010

Gog e Magog (prima parte)

http://zret.blogspot.com/2010/11/gog-e-magog-prima-parte.html

Gog e Magog (prima parte)

Gog e Magog sono leggendarie popolazioni dell'Asia centrale, citate nella tradizione biblica e poi in quella coranica, quali genti selvagge e sanguinarie, fonte di incombente e terribile minaccia.

In varie epoche furono identificati con Sciti, Goti, Mongoli, Tartari, Ungari o Khazari.

La tradizione di Gog e Magog (ebraico גוג ומגוג; arabo يأجوج و مأجوج) trova la sua scaturigine nella Bibbia ebraica (Genesi 10: qui Magog è il capostipite di un popolo, ma può anche essere il nome della nazione oppure la terra di Gog) con riferimento a Magog, figlio di Jafet, e prosegue con una serie di oscure profezie nel Libro di Ezechiele, i cui echi si avvertono nell'Apocalisse detta di Giovanni e nel Corano. La tradizione è fumosa e l'identità dei personaggi differisce da una fonte all'altra. Essi vengono descritti ora come uomini, ora come esseri soprannaturali, giganti o demoni, gruppi etnici o abbinati a territori. In modo piuttosto strano, Gog e Magog approdano in Britannia, nella mitologia tardo antica e medievale: in terra d’Albione essi diventano due giganti, unici sopravvissuti di una mostruosa figliolanza nata dalle trentatré figlie dell’imperatore Diocleziano.

Giovanni Pascoli, nei “Poemi conviviali”, rispolvera il mito di Gog e Magog, fondendo diverse leggende. L’antico racconto biblico, per un curioso sincretismo s’intreccia con le saghe fiorite sulle imprese di Alessandro Magno: il particolare della porta di bronzo fatta erigere dal Macedone per sbarrare il passo ai popoli selvaggi del Caucaso deriva dalla “Storia favolosa” dello Pseudo-Callistene, dalle Revelationes dette di Metodio e dal Corano, nel quale si narra che Zul Karmein (ossia il Bicorne, nome con cui il libro sacro dell’Islam designa Alessandro, identificato nel figlio di Olimpia e di Ammone, raffigurato con corna d’ariete) per bloccare la furia belluina degli immondi popoli antropofagi di Gog e Magog, eresse una grande porta. Secondo il Corano, la porta sarà scardinata solo alla fine dei tempi.

Nel Medioevo la leggenda si arricchì grazie a poeti islamici per prendere “nuova vita nel secolo XII, quando la sùbita irruzione dei Mongoli commosse ed atterrì violentemente il mondo. Era facile pensare che si trattasse proprio delle genti di Gog e Magog il cui traboccare sul mondo era tanto temuto. Il nome di Magog suonava abbastanza vicino a quello di Mongoli” (Valli). Giovanni Villani nella sua Cronica (V, 29) accolse una versione secondo cui Alessandro Magno aveva rinchiuso nei monti di Belgen una tribù ebraica dai turpi costumi. Questa tribù, mischiatasi con altre popolazioni, rimase colà confinata perché credeva che l’esercito del Macedone fosse acquartierato lì vicino all’interno di una roccaforte imprendibile. Alessandro, infatti, era ricorso ad un artificio per simulare il suono di trombe, traendolo dalla terra concava. Gog e Magog dilagheranno, una volta in cui si saranno accorti dello stratagemma.

Il Pascoli compone un poemetto di respiro epico, animato da immagini grandiose ed apocalittiche: le steppe imbevute di porpora al tramonto e calcinate dalla luce lunare, sono percorse da echi sinistri: grida di nomadi, scalpitii di branchi, fischi di tormente, soffi di gufi… Ancora più inquietanti sono i nomi dei popoli che impazienti s’ammassano presso la porta bronzea. Metodio ne cita ventidue ed il poeta affastella quei nomi simili a lugubri formule di un grimorio: Alan, Aneg, Ageg, Assur, Thubal, Cephar, Mong, Mosach, Pothim, Thubal.



Monday, August 16, 2010

Ground Zero. Perché costruirci una moschea?

http://tuttouno.blogspot.com/2010/08/ground-zero-perche-costruirci-una.html

Ground Zero. Perché costruirci una moschea?


Niente è lasciato al caso ... specialmente in politica.
Nuova polemica negli USA a causa della costruzione di una moschea a due passi del Ground Zero.

Qual tornaconto, il governo USA, avrebbe nel favorire la costruzione di una moschea vicino ad un luogo in cui é stato stigmatizzato l'Islam come autore dell'attentato più devastante per il popolo americano?

Prima di tutto (l'anniversario del 11settembre è vicino) questa costruzione permetterà di ricordare il ruolo attribuito all'Islam in quest'attentato. Questa costruzione suonerà come un'eterna ammissione e (nb. difficilmente) svierà l'attenzione di coloro che sospettano altre piste più abbiette.
Possiamo, facilmente immaginare che fra qualche anno, la costruzione di questo centro religioso, su 13 (!?) livelli, avrà permesso di ben mettere nella testa degli americani l'innegabile colpevolezza dei mussulmani.

Inoltre, favorendo questo Islam compatibile con la mondializzazione, l'oligarchia USA regala a se stessa l'ottimo ruolo di moderatore religioso. Nel favorire quest'Islam moderato vengono minate le basi dell'Islam stesso.
Il Corano non è compatibile con questa mondializzazione liberale. Bisogna dunque colpirlo alla base e mostrare che si puo' costruire un altro Islam più adatto, più « tollerante » verso gli usi e costumi delle nostre società. Possiamo agevolmente immaginare, ad esempio, che questa nuova visione dell'Islam permetterà di ammettere finalmente che l'usura non è cosi' diabolica come sembra, ecc. Chissà?
In qualsiasi caso questa nuova dottrina islamica piacerà ai banchieri e sarà per loro un gran passo in avanti, no?

Obama sarà il garante della pace tra le religioni.
Nessuno dubita che durante un prossimo possibile conflitto con l'Iran egli potrà dire ai musulmani del mondo: "Noi tolleriamo l'Islam nel mondo ma non l'Islam dei vostri imam e la vostra interpretazione del Corano, preferite piuttosto la nostra, entrate nel XXI° secolo con noi, siate compatibili con i nostri valori e noi vi proteggeremo, ecc... unitevi all'Asse del Bene e smettetela di sostenere le religioni che appellano all'odio contro l'Occidente, ecc..."
La battaglia della futura propaganda religiosa verso l'Islam è iniziata.

Infine questo affare divide profondamente il paese. E' interessante constatare che i più accaniti propagandisti contro i musulmani, tipo Bloomberg, sono altamente favorevoli a questa edificazione provvocatoria. Questo permetterà di dividere ancora di più il paese e di esacerbare l'odio al momento voluto. Una tattica sempre utile, soprattutto se bisogna attaccare un paese musulmano. Nessuno dubita che l'imam sufi (della moschea del Ground Zero) implorerà l'Iran di abbandonare qualsiasi speranza di sovranità militare e sottomettersi all'Ordine Atlanto-Sionista.

Ecco quello che mi sembra essere gli obiettivi nascosti di questa costruzione provvocatoria! L'ultimo bastione della resistenza ideologica contro l'ordine fascista mondiale è l'Islam che rifiuta i valori dello sviluppo occidentale. Bisognerà dunque attaccarlo su tutti i fronti. Questo edificio religioso (13 piani, insisto!) permetterà di lanciare la sua propria dottrina islamica favorevole all'impero. La lotta finale è iniziata.

Titolo originale:

Tuesday, April 20, 2010

Il giardino, il cielo (e il terrazzino???)

http://zret.blogspot.com/2010/04/il-giardino-il-cielo.html

Il giardino, il cielo

Raggi d'oro tra le fronde
Freschi brividi
Splendore nell'ombra
(Kobayashi Issa)

Si è smarrito oggi del tutto o quasi il significato esoterico del giardino. Nelle nostre tetre città, le aree verdi sono patetiche sopravvivenze di alberi e cespugli assediati dal cemento, sfigurati da cartelli, pali, antenne.

Il giardino tradizionale era, invece era una creazione in cui le geometrie delle aiuole e la bellezza delle essenze vegetali rispecchiavano l'armonia del cosmo. Il giardino, il cui mistico silenzio si impregna di soffi e si increspa di cinguettii, è in primis un paesaggio dell'anima: le linee rette si ammorbidiscono nelle curve delle chiome, trasfigurando le esperienze caduche della vita nell'avvolgente concordanza della pace interiore. L'aria, l'acqua, la luce e la terra permeano il giardino in cui la natura e la cultura si compenetrano, fino a fondersi.

E' noto che il verziere, soprattutto nella tradizione islamica, è metafora del Paradiso che appunto significa "giardino" in greco, luminoso adombramento della condizione ineffabile di unione con il divino. I primi capitoli del Genesi sono ambientati in un luogo verdeggiante ed ameno in cui spira una piacevole brezza: è la dimora perfetta per i progenitori, prima della loro caduta.

Il frutteto delimitato dal chiostro è uno spazio della contemplazione il cui chiarore si attenua nella mistica penombra dei portici. Ancora più spirituale è il giardino Zen in cui le rocce e la ghiaia, un una grisaille appena svariata di verde tenue, sfiorano la consistenza del vuoto.

Il giardino e l'orto (i due vocaboli sono collegati sul piano etimologico) uniscono quindi il basso e l'alto: le quadripartizione di molti giardini con al centro una scintillante fontana è simbolo della terra con al centro la sua scaturigine. I poligoni delle aiuole ed il cerchio della fontana, in cui gli zampilli assumono movenze e riflessi sempre mutevoli, evocano la compresenza di finito ed infinito. I sentieri che conducono al centro sono percorsi iniziatici.

Anche suggestivi sono i giardini all'inglese, ove le siepi sinuose e le masse di alberi distribuite con studiata naturalezza, paiono profilare la forma sempre cangiante delle nuvole e dei fiumi azzurri che le lambiscono. Talvolta, come in uno specchio, i cumuli si coagulano sopra i gruppi degli alberi, tingendo di cupe sfumature lo smeraldo del fogliame.

Salendo ancora, ammiriamo il giardino del firmamento: gli astri sono boccioli, le costellazioni siepi raggianti, le galassie e le nebulose argentei ammassi di vegetazione. La linea delle coste sui pianeti, per una corrispondenza sottile, si svolge lungo il filo invisibile che lega le stelle.



Saturday, September 12, 2009

Zarathustra parlò e Siddharta tacque

Ma secondo voi perche' questa volta nei tag non ha messo "disinformatori, disinformazione, Paolo Attivissimo"?

http://zret.blogspot.com/2009/09/zarathustra-parlo-e-siddharta-tacque.html

Zarathustra parlò e Siddharta tacque

L'Avesta è il libro sacro della religione zoroastriana. Il fondamento di questo credo è il dualismo. Esistono due divinità opposte ed in conflitto tra loro nell'universo: la prima della Luce e del Bene, Ahura Mazda, la seconda delle Tenebre e del Male, Angra Manyu o Ahriman. Prima di loro, era un principio indeterminato, il Tempo illimitato.

L'oscuro profeta persiano, cui si attribuisce la nascita della religione mazdea, concepì il mondo come il teatro di una colossale guerra tra Bene e Male. Che il mondo sia dominato dal Principio della distruzione e del nulla contro cui l'uomo è chiamato a lottare, è un'idea lontanissima da concezioni orientali dove lo Yin e lo Yang sono energie cosmiche, complementari. Con Zarathustra l'etica assunse, rispetto ad altri campi, un aggetto notevole, persino eccessivo: ne risentirono alcune correnti dell'Ebraismo ed il Cristianesimo, fino alla radicalizzazione manichea, catara e dell'Islam, specialmente sciita. Pochi passi e la morale scade nel moralismo, proprio come "La bontà è una deformazione del Bene" (T. Adorno).

Di fronte alla constatazione che le legioni di Ahriman portano in ogni dove distruzione e rovina (fu forse Zarathustra ad alimentare un egregora?), al cospetto di un hic et nunc compromesso in modo irredimibile, il profeta poteva solo promettere un futuro ultraterreno di beatitudine per i probi. Per fortuna, il capolinea per lo ierofante iranico, è vicino.

Un'altra credenza zoroastriana che, attraverso qualche canale giudaico, penetrò nel cristianesimo è la fede nella resurrezione dei corpi: anche questo miracolo appartiene al futuro, sebbene i tempi incredibilmente brevi del cosmo mazdeo, non costringano ad un'attesa logorante.

Insomma, per questa ed altre religioni simili, la vita non è mai adesso. Il corso del tempo lineare, finito, tipico dello Zoroaastrismo, risucchia il presente, scaraventando l'uomo nella speranza di un futuro perfetto o nella più razionale nostalgia del non essere originario. Se il presente è l'attimo inafferrabile e sempre deludente, anche l'avvenire ed il passato sono gli abissi di proiezioni informi, di miraggi distorti. Sono ologrammi inconsistenti e grigi, ma, di volta in volta, avvivati dall'avvento di uno Saoshyant, il Salvatore.

Resta la diuturna ed epica battaglia contro il Male, combattuta sulla base di un fondamento senza fondamento (l'etica si disintegra, non appena se ne definiscono caratteri e scopi, sicché l'unico suo habitat è il silenzio), con la prospettiva della vittoria finale. Un'escatologia credibile (prima o dopo l'errore sarà corretto), ma consolatoria e forse un po' limitata: l'eroismo appartiene a chi, come Siddharta, indica, con solenne disincanto, corpo e mente, apparenza e sostanza, terra e cielo come Nulla.