L'immensa sputtanata a Zelig

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Scopo del Blog

Raccolgo il suggerimento e metto qui ben visibile lo scopo di questo blog.

Questo e' un blog satirico ed e' una presa in giro dei vari complottisti (sciacomicari, undicisettembrini, pseudoscienziati e fuori di testa in genere che parlano di 2012, nuovo ordine mondiale e cavolate simili). Qui trovate (pochi) post originali e (molti) post ricopiati pari pari dai complottisti al fine di permettere liberamente quei commenti che loro in genere censurano.

Tutto quello che scrivo qui e' a titolo personale e in nessun modo legato o imputabile all'azienda per cui lavoro.

Ciao e grazie della visita.

Il contenuto di questo blog non viene piu' aggiornato regolarmente. Per le ultime notizie potete andare su:

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Tuesday, January 13, 2015

Preludio (alle cazzate)

Task, qui ci starebbe bene una segnalazione alla scuola dello zretino. Non credi?


http://zret.blogspot.ch/2015/01/preludio.html

Preludio


L’intreccio parigino tra fatti e grottesche finzioni televisive è stato complessivamente districato: restano da delucidare gli scopi. L’evento si inscrive in una strategia della tensione non dissimile da quella adottata in Italia soprattutto negli anni ‘70 del XX secolo, ma di respiro internazionale con il fine precipuo di esacerbare lo scontro ideologico tra Occidente e mondo musulmano, attrito foriero di un sanguinario conflitto.

Vediamo, però, uno per uno gli obiettivi dell’inside job.

• Distogliere l’attenzione dei cittadini dai problemi economici e sociali: la Francia ed altri paesi sono attanagliati da una crisi artificiale che nei prossimi anni rischia di culminare in uno spaventoso tracollo. Da quando il mondo è mondo, i regimi ricorrono allo spauracchio del “nemico esterno” affinché si dimentichino le questioni che affliggono ampi strati della società. Tra l’altro, le operazioni di “guerra climatica” si sono intensificate in maniera parossistica in questo primo scorcio di gennaio, a dimostrare che immense energie e risorse sono profuse a danno dei popoli e non a loro tutela, se non in dichiarazioni retoriche ed insincere.
• Trovare il pretesto per promulgare leggi coercitive simili al liberticida “patriot act” emanato negli Stati Uniti dopo il 9 11. Si mira specialmente a censurare, con la scusa della “sicurezza nazionale”, i pochi siti di informazione indipendente. La Rete da tempo è descritta dall’establishment come pericolosa e sovversiva: per Rete i congiurati intendono le fonti non allineate. Ci dobbiamo attendere un ulteriore giro di vite.
• Seminare la paura che è sempre un efficace strumento di controllo.
• Ammonire il governo francese incline a rivedere le sanzioni decretate contro la Federazione russa.
• I seminatori di discordia si prefiggono di inasprire i conflitti sociali interni tra comunità cristiane, musulmane ed ebraiche, secondo il solito metodo del “divide et impera”.
• Come si accennava, l’obiettivo primario, sebbene non il più vicino nel tempo, è, fomentando l’odio anti-islamico e più in generale la xenofobia, quello di scatenare una guerra mondiale. La conflagrazione porterà enormi profitti economici alla feccia sanguinaria e – fine ben più importante – consentirà di erigere il Novus ordo sulle ceneri di un assetto internazionale stravolto, irriconoscibile. La Realpolitik è sempre in auge.

Due riflessioni a margine di questo “pronostico”: siti cattolici integralisti affermano che il sistema, con le sua aberrante politica demografica, intende islamizzare il pianeta. Essi paventano che la religione del Profeta, magari in una versione fondamentalista, diventerà la più professata sulla Terra anche in nazioni in cui oggi è minoritaria; se si considerano, però, il carteggio Pike-Mazzini ed altri documenti, sembra che il credo mondiale sarà l’empio culto degli Oscurati, non l’Islam, oggetto – come avvisò Werner Von Braun – di una strumentale campagna di diffamazione. Cristiani, Ebrei e Musulmani dovrebbero essere aizzati a sterminarsi tra loro, complici i partiti che gettano benzina sul fuoco del più ignorante e becero sciovinismo.

Gli innumerevoli errori nella sceneggiatura del vaudeville parigino, siano essi il risultato di faciloneria o sfide o esperimenti per saggiare il grado di comprensione ancora presente in una frangia dell’opinione pubblica, sono un’opportunità forse unica per smascherare gli apparati e per portare alla luce i loro piani di distruzione e di morte. E’ una chance che ci è offerta: di fronte alle innumerevoli incongruenze e bizzarrie della balzana tesi ufficiale, anche persone abituate a sfamarsi nel trogolo televisivo cominciano ad essere sfiorate da qualche dubbio. E’ necessario più che mai favorire una presa di coscienza, una delegittimazione dei media ufficiali, puntando ad esautorare i cosiddetti potenti.

Se non prendiamo questo treno, rischiamo di dover salire sul convoglio che ci porterà all’inferno.

Thursday, October 30, 2014

Paralogismi

http://zret.blogspot.ch/2014/10/paralogismi.html

Paralogismi


Chi accetta senza porsi domande le versioni ufficiali degli eventi è definito “convenzionalista”. E’ un termine che ci sembra inadeguato: non si tratta, infatti, di aderire ad un’interpretazione convenzionale, ordinaria del mondo, ma di introiettare le menzogne del sistema per creare il proprio sistema di vita. Meglio sarebbe designare le persone che accettano le “verità” di regime con l’epiteto di “sprovveduti” o “babbei”.

I tratti psicologici di costoro sono pochi e facilmente individuabili, mentre sono numerose le categorie cui appartengono i grulli: si spazia dagli pseudo-intellettuali convinti che il 9 11 è un attentato dei “terroristi islamici” ai peones che si emozionano solo per il calcio e due poppe televisive, passando per la zona grigia di chi a volte è pure sfiorato da qualche dubbio o pungolato da una curiosità, ma che alla fine sprofonda nelle solite idiozie governative e nel soffice divano davanti allo schermo.

Il carattere distintivo di quest’accozzaglia è la pigrizia mentale associata talora ad arrogante sicumera.

L’establishment ha escogitato mille espedienti per tenere a bada i polli che si credono aquile reali: uno dei più efficaci è l’uso del paralogismo, in luogo del sillogismo. Com’è noto, il paralogismo è un procedimento deduttivo dall’apparenza logica, in cui, però, un’antinomia, una lacuna concettuale, una generalizzazione portano ad un esito errato [cioe' se ho capito bene e' come il discorso degli arcobaleni con i colori invertiti?]. Il paralogismo è percepito come un argomento solido ed irrefragabile. Il gonzo è gabbato a suon di logica pseudo-aristotelica.

La retorica è davvero arma potente, sia pure la dialettica strapaesana e rionale di un Matteo Renzi qualunque che sa come abbindolare il popolino, a colpi di anafore, di paragoni plebei e, appunto, di paralogismi. Sono poche le persone corazzate di fronte agli strali dell’ars dicendi: decodificare i messaggi impliciti, intuire i fini occulti della comunicazione, cogliere il paratesto e l’incidenza del rumore non è agevole, ma chi non è ne è capace è destinato ad essere invischiato nella colla della disinformazione e della pseudo-scienza... angelicata.

E’ incredibile quanti cittadini istruiti, spesso laureati si lascino ipnotizzare da codesti incantatori di... deficienti.

Possedere una laurea, persino insegnare all’università non è una garanzia contro la credulità e l’ignoranza. Gli atenei pullulano di cattedratici che vivono in un universo cartaceo, fittizio, all’oscuro dei veri processi che attraversano (e dilaniano) la storia. Sono gli stessi che poi sciamano nei simposi dove, quando non si prefiggono fini di propaganda, tediano un pubblico fatuo con le dissertazioni più improbabili e bislacche. Fuori il mondo crolla, ma la conferenza è stata “molto interessante”.

Insomma, siamo assediati da paralogismi e da para...

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Sunday, August 17, 2014

The objective

 
http://zret.blogspot.ch/2014/08/the-objective.html

The objective

Sunday, June 22, 2014

Il ruolo di Putin e della Russia all’interno dello scacchiere internazionale

http://zret.blogspot.it/2014/06/il-ruolo-di-putin-e-della-russia.html

Il ruolo di Putin e della Russia all’interno dello scacchiere internazionale


Si sta sempre più diffondendo l’idea che la Russia di Putin possa agire da forza utile a contrastare i piani dell’élites che intendono portare a compimento l’edificazione del Nuovo ordine mondiale. [1]

Se Machiavelli fosse vivo, ammirerebbe Putin poiché egli è statista gagliardo ed accorto, una sorta di Valentino del XXI secolo, su scala planetaria. Se dimentichiamo il probabile significato del suo cognome e se intendiamo cullare delle illusioni, possiamo pure vedere nel nuovo Cesare Borgia il paladino dei paesi che non vogliono sottomettersi alla prepotenza atlantica.

La politica vera, però, non si svolge sul proscenio delle relazioni tra alleati e delle tensioni fra antagonisti, bensì dietro le quinte. Per questo motivo ci sembra chimerico vagheggiare una denuncia per opera di Putin del 9 11 come inside job, coram populo. Se ciò accadesse, gli Stati Uniti sarebbero annichilati all’istante, ma il presidente russo non gioca la carta che lo porterebbe a vincere la partita. Perché? Perché egli presumibilmente non è, malgrado l’immagine di uomo energico ed intemerato, il fautore della libertà contro la tirannide occidentale, ma l’attore di un dramma, il cui regista è nerovestito.

Certo, se confrontato con la squallida inettitudine di fantocci come Obama o Renzi, colui spicca per la sua statura, ma sia l’esperienza delle cose metapolitiche sia certe profezie bibliche e coraniche (si intendano pure le profezie come annunci che Essi dirigono verso l’adempimento) ci invitano alla prudenza. La Russia è pur sempre Magog. E’, insieme con la Cina e l’India, la macroregione che pare destinata a sopraffare le nazioni occidentali dopo un feroce conflitto. L’assetto internazionale è sul punto di essere ridefinito secondo i piani occulti di chi, manovrando tutti i contendenti, usa rivalità reali e fittizie per conseguire i suoi fini, come il timoniere esperto sa sfruttare la corrente contraria per mantenere la rotta e condurre la nave in porto.

Rileggere “1984” di George Orwell può essere di giovamento per intuire gli sviluppi degli accadimenti attuali.

Un altro argomento smorza facili entusiasmi. La Russia è antesignana nella guerra climatica ed i suoi vertici dichiarano la necessità di combattere il riscaldamento globale provocato dal biossido di carbonio attraverso interventi di geoingegneria ufficiale. Il global warming, comunemente inteso, è una menzogna e dove alberga una menzogna ne pullulano presto altre. Questi possono sembrare solo piccoli indizi, ma rivelano l’adesione della Federazione russa ad un disegno inconfessabile, denotano il fatto che essa obbedisce ad ordini provenienti dall’alto, anzi obbedisce ad un... Ordine.

Abbiamo torto o ragione, se non facciamo assegnamento sul ruolo salvifico di Putin? Il tempo ci darà la risposta, anche se i posteri rischiano di non sopravvivere al flagello per stabilire chi fu più lungimirante.

[1] Tale interpretazione è sostenuta ed argomentata, tra gli altri, da Francesco Amodeo, nell’editoriale intitolato "Il loro piano sta fallendo: benvenuti nel nuovo disordine mondiale. Ora tutto dipende da noi", 2014

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Saturday, January 4, 2014

La Repubblica delle stragi impunite

http://zret.blogspot.it/2014/01/la-repubblica-delle-stragi-impunite.html

La Repubblica delle stragi impunite

Ferdinando Imposimato, giudice onorario della Corte di Cassazione, è autore del volume “La repubblica delle stragi impunite”. Opera fitta di testimonianze, Imposimato vi dipana un fil rouge che percorre la storia italiana (e non solo) dalla strage di Portella della Ginestra (Palermo), 1 maggio 1947, quando durante la celebrazione della festa dei lavoratori, furono uccisi 11 manifestanti, sino all’assassinio dei magistrati Falcone e Borsellino.

Al libro-denuncia, premio Roma 2013 per la saggistica, sono stati tributati omaggi formali dalla stampa mainstream che non può e specialmente non vuole riconoscere la portata rivoluzionaria, dirompente del dossier.

L’autore non formula ipotesi, non elabora ricostruzioni, se non in modo molto marginale, ma offre una documentazione imponente ed inoppugnabile circa gli eccidi di Stato. Sono carneficine in cui sono coinvolti gruppi eversivi e servizi segreti collegati alla famigerata organizzazione para-militare nota come Gladio-Stay behind. Anche la criminalità organizzata ha il suo ruolo, ma – non è un paradosso – tale ruolo non è preponderante.

Non si pensi ad un’inchiesta che si fissa su mafiosi cattivi contro cui combattono i buoni delle istituzioni, in stile reportage edulcorato di Carlo Lucarelli. Qui il quadro è molto più complesso, molto più impietoso: tra le altre cose, Imposimato riporta un resoconto di Guido Giannettini alla requisitoria di Emilio Alessandrini su Piazza Fontana, in cui è dichiarato apertis verbis: “La radice di questa trama internazionale si trova a Washington, molti dei tramiti maggiori si trovano a Roma, in Vaticano... Terreno di incontro erano le N.E.I. (Nouvelles équipes internationales), con sede a Bruxelles, una sorta di ufficio di collegamento cattolico-massonico”.[1]

Ne consegue che, come si legge tra le righe del testo, lo stesso papa Giovanni Paolo II fu, se non un agente della C.I.A., un suo solerte collaboratore.

L'ex magistrato, grazie alle prove raccolte e ad un buon intuito, si avvicina al cuore nero del potere, pur non inoltrandosi nel campo minato della vera e propria storia occulta. [2] Gladio, artefice della sanguinaria strategia della tensione, è solo il tentacolo di una piovra mondiale: non sorprende se Imposimato giunge a sospettare che anche l’attentato alla scuola “Falcone Morvillo” a Brindisi nel 2012 sia da attribuire a strutture “deviate” dello Stato; non sorprende che sia incline a vedere nel 9 11 un inside job.

La pista è quella giusta: dietro i colossali interessi economici in cui hanno parte attiva la delinquenza comune e la casta dei “politici” (va bene che la differenza è quasi impercettibile... ), si celano le trame di un’influente organizzazione internazionale. Commenta l’autore nel capitolo conclusivo: “Vorrei porre in evidenza che i terroristi, i servizi, gli apparati, i mafiosi e, ad un più alto livello, i massoni, sono stati solo esecutori di ordini provenienti da altre entità, assolutamente insospettabili”. Difficile non convenire.

Lo scenario è sconfortante: innumerevoli vittime innocenti sono state e sono immolate sull’altare di scopi inconfessabili. Balugina, però, un barlume di speranza: qualche uomo ha sacrificato la sua vita per la verità, tra cui il giudice Vittorio Occorsio, ucciso il giorno 11 luglio 1976 (anche il fratello del giudice Imposimato fu assassinato, in una vendetta trasversale, il giorno 11, nell’ottobre del 1983. Fu colpito da 11 proiettili…), Falcone, Borsellino ed altri.

Anzi, leggere “La Repubblica delle stragi impunite” ci spinge quasi a rimpiangere quei pur tragici decenni passati in cui comunque qualcuno si opponeva alla criminalità istituzionale anche tra funzionari e ministri. Oggi il panorama è desolante: sopravvive oggi qualche uomo integerrimo e coraggioso all’interno della magistratura, delle forze dell’ordine, dei dicasteri? Qualche giudice intende avviare un’indagine per perseguire gli artefici del biocidio noto come "geoingegneria clandestina" ed i numerosi Quisling?

Se ci siete, battete un colpo.

[1] E' un rapporto che risale al 1967.

[2] Sul tema si veda Gerarchia, 2013.


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Friday, August 16, 2013

Recenti studi stabiliscono che i gonzi sono coloro che sostengono le menzognere versioni ufficiali, non i cosiddetti “teorici della cospirazione” (articolo del Dottor Kevin Barrett)

http://www.tankerenemy.com/2013/08/recenti-studi-stabiliscono-che-i-gonzi.html

Recenti studi stabiliscono che i gonzi sono coloro che sostengono le menzognere versioni ufficiali, non i cosiddetti “teorici della cospirazione” (articolo del Dottor Kevin Barrett)

Uno studio referato [e anche un po' acconguagliato] conferma che i negazionisti ed i loro portavoce sono i veri psicopatici e sociopatici. [mentre questo post conferma che rosario marciano' non capisce un cazzo di quello che legge]

In breve, il nuovo studio di Wood e Douglas suggerisce che lo stereotipo negativo del “teorico della cospirazione”, un fanatico che aderisce alle interpretazioni di una frangia, descrive, invece, con precisione le persone che difendono la versione ufficiale del 9 11, non quelli che la contestano.

Recenti studi di psicologi e sociologi negli Stati Uniti e nel Regno Unito suggeriscono che, contrariamente agli stereotipi dei media tradizionali, quelli etichettati come "teorici della cospirazione", sono più razionali di coloro che accettano aprioristicamente la versione ufficiale dei fatti contestati. Inoltre, lo studio ha appurato che i cosiddetti “cospirazionisti” discutono il contesto storico (ad esempio, l’assassinio di John Fitzgerald Kennedy come un precedente per il 911) più dei negazionisti. […]

Entrambi questi risultati sono amplificati nel nuovo libro “Conspiracy theory in America” del politologo Lance DeHaven-Smith, pubblicato all'inizio di quest'anno dalla University of Texas. Il Professor DeHaven-Smith spiega il motivo per cui ai ricercatori ed ai cittadini non piace essere definiti "teorici della cospirazione". La dicitura fu coniata e promossa dalla C.I.A. per calunniare e diffamare le persone che non accettavano la 'verità' della Commissione Warren circa l’omicdio di John Fitzgerald Kennedy! "La campagna della C.I.A. per diffondere l'espressione 'teoria del complotto' nonché per rendere il tema della congiura un motivo di scherno e di ostilità deve essere riconosciuta, purtroppo, conme una delle più riuscite forme di propaganda di tutti i tempi".

In altre parole, i negazionisti che usano i sintagmi "teoria del complotto" e "teorico della cospirazione" come un insulto sono la dimostrazione di una ben documentata, indiscussa, storicamente vera cospirazione per opera della C.I.A. atta a coprire i veri responsabili della morte di J.F.K. Quella campagna, tra l'altro, era completamente illegale e gli agenti dell’Intelligence coinvolti erano criminali. La C.I.A., ordinariamente infrange le leggi federali per condurre operazioni che spaziano dalla disinformazione agli assassini.

DeHaven-Smith chiarisce anche perché coloro che dubitano delle “spiegazioni” ufficiali a proposito di gravi crimini sono desiderosi di discutere il contesto storico. Egli osserva che un gran numero di "ipotesi di cospirazione" si è rivelato fondato e che sembrano esistere evidenti concatenazioni tra gli innumerevoli "delitti di Stato contro la democrazia". Un esempio palese è il legame tra l’assassinio di John Kennedy e quello del fratello Robert. Secondo DeHaven-Smith, dobbiamo sempre discutere di "omicidi Kennedy", al plurale, perché le due uccisioni appaiono essere eventi drammatici di uno stesso disegno scellerato.

La psicologa Laurie Manwell della University of Guelph afferma che l’etichetta "teoria della cospirazione" ostacola la funzione cognitiva. Ella conclude, in un articolo pubblicato dalla rivista “American behavioural scientist” (2010), che i sostenitori delle versioni governative non sono in grado di pensare con chiarezza a causa della loro incapacità di elaborare le informazioni in conflitto con una preesistente convinzione. (E’ un esempio di dissonanza cognitiva, n.d.t.)

Nello stesso numero di A.B.S., Università di Buffalo, il Professor Steven Hoffman aggiunge: "Le persone che rifiutano l’idea delle scelleratezze governative sono tipicamente vittime di un forte 'bias di conferma', cioè essi cercano le informazioni che ratificano i loro preconcetti, ricorrendo a meccanismi psicologici irrazionali per evitare un collasso psicologico dipendente da informazioni che entrano in contrasto con pregiudizi radicati".

L'estrema irrazionalità di coloro che attaccano le cosiddette "teorie del complotto" è stata sapientemente esposta dai Professori Ginna Husting e Martin Orr della Boise State University. In un articolo referato dal titolo "Dangerous machinery: ‘conspiracy theorist’ as a transpersonal strategy of exclusion,” scrivono: "Se ti bollo come ‘teorico della cospirazione’, poco importa se sostieni che esiste una macchinazione o se hai semplicemente sollevato una questione che avrei preferito evitare. A causa dell’espressione ghettizzante, sei a priori esluso dal dibattito”.

Ora, però, grazie anche ad Internet, le persone che mettono in dubbio le storie ufficiali non sono più escluse dalla conversazione pubblica. La campagna della C.I.A. per soffocare il dibattito e la ricerca con l’espressione "teoria del complotto" è al capolinea. Gli studi accademici dimostrano che logica e razionalità sono caratteristiche di chi dubita delle ricostruzioni di regime.

Non deve quindi meravigliare che i negazionisti si rivelino sempre più come uno stuolo di paranoici, incapaci di distinguere la realtà dalle imposture governative.


Articolo originale: PressTv.ir

Thursday, July 4, 2013

Into darkness

http://zret.blogspot.co.uk/2013/07/into-darkness.html

Into darkness


Era difficile oltrepassare le brutture del primo episodio appartenente alla saga rifatta e stracotta di "Star Trek", eppure il capocomico ed i guitti della pellicola "Into darkness" ci sono riusciti in pieno. Questo non è cinema naturalmente - non si può definire cinema una specie di infantile videogioco – ma non è neppure narrazione.

Il regista, J. J. Abrams, e gli sceneggiatori insultano la residua intelligenza del pubblico con questa cosa sconclusionata ed enfatica, dalla “trama torbida, che è tanto sciocca quanto arbitraria”(Lumenick). Gli scalcinati attori cercano di scimmiottare i personaggi di Star Trek - prima serie, esibendosi in gigionesche performances. Il peggiore è proprio il glaucopide Chris Pine, un “veramente falso” dell’inimitabile capitano James Kirk-William Shatner. Pine e gli altri mestieranti credono di esseri intensi, perché corrugano la fronte e guardano vitrei nella camera. La sceneggiatura è tanto vuota quanto reboante, la recitazione spiaccicata, la colonna sonora barocca.

Succede di tutto ed alla fine non accade niente in questo “Into darkness” e lo schifo nel vederlo non dipende solo dalla puerilità dei colpi di scena, dalla banalità con cui è ostentata la violenza. J.J. Abrams e i suoi cosceneggiatori sanno solo far zampettare delle marionette, cercando di riempire il vuoto pneumatico delle idee con una gragnola di effetti speciali.

Film più pericoloso che inutile, “Into darkness” è un’operazione ideologica tipicamente hollywoodiana volta ad incensare gli “eroi” che, sotto strati di viscido cerone, sono i soliti Yankees in versione ciurma dell’astronave “Enterprise” che per giunta genera "scie di condensazione", anche quando attraversa gli spazi siderali.

Non mancano i messaggi obliqui (neanche tanto): i nostri paladini si battono contro il “terrorismo”. Velate, ma non troppo, le allusioni alla campagna pubblicitaria post 11 settembre con il suo volgare e sfacciato stravolgimento della realtà: i veri terroristi (George Bush jr e tutti gli altri) accusano degli innocenti di aver distrutto le Torri gemelle, trovando così il pretesto per scatenare l’inferno sulla terra. A questa lurida mistificazione contribuisce la pellicola di Abrams con l’aggravante che strizza l’occhio, tramite le sue avventure fumettistiche, agli spettatori giovani e giovanissimi, più esposti al lavaggio del cervello dei media.

Tra un dialogo smozzicato e l’altro, tra una scena pulp e l’altra, viene incastrato pure un cenno a Nibiru... Polpettone indigesto, chewing gum al finto gusto di fragola, bambola gonfiabile... : questo e molto peggio è “Into darkness”, espressione di un cinema turgido e falso, come le labbra siliconate di una prostituta di basso bordo.

La propaganda ha sostituito il cinema... anzi l'ha prostituito.



Thursday, May 9, 2013

Attentato davanti a Palazzo Chigi: falso anche il frame della telecamera di sorveglianza

http://straker-61.blogspot.co.uk/2013/05/attentato-davanti-palazzo-chigi-falso.html

Attentato davanti a Palazzo Chigi: falso anche il frame della telecamera di sorveglianza



L'indagine sui "fatti" occorsi a Roma il 28 aprile scorso prosegue, enucleando altre incongruenze inerenti alla versione ufficiale. In particolare sono state analizzate le stranezze riguardanti il fotogramma che immortalerebbe il momento cui Preiti spara a bruciabelo al Carabiniere Giuseppe Giangrande. Le contraddizioni degli eventi, secondo la ricostruzione dei media di regime, nonché il cui prodest sono sviscerati nel recente articolo "Attentato davanti a Palazzo Chigi: un false flag all'italiana", 2013, cui si rimanda per maggiori informazioni.

LE AUTO

a) Le auto sulla destra appaiono come modellini bidimensionali. Infatti manca il lunotto posteriore che, data l'angolazione prospettica, si dovrebbe vedere. Inoltre se ne scorgono molte di più di quanto ci aspetteremmo. Semplicemente colui che ha realizzato il falso ne ha replicato i profili, dimenticandosi di riportare le vetture come avrebbero dovuto vedersi in prospettiva.
b) Il modello è inesistente (si noti la curvatura del profilo posteriore e l'enorme finestrino laterale posteriore). Si è cercato di realizzare una Audi 8 da rappresentanza, ma con poco successo.

LE OMBRE

a) Sono nella direzione sbagliata, se si confrontano con le immagini fornite dai TG nazionali pochi istanti dopo gli spari. Si noti, infatti, come nei fotogrammi di RAI News 24 le ombre si allunghino verso la garitta, mentre nel frame in esame divergono da essa. In pratica, se nelle immagini di RAI News 24 le ombre corrispondono alle 11:30 circa, nelle immagini contraffatte della telecamera di sorveglianza esse si riferiscono ad almeno due ore prima.
b) Il paletto sulla sinistra nell'inquadratura non proietta alcuna ombra. Il falsario ha semplicemente dimenticato di disegnarla.
c) L''uomo in fondo alla scena getta un'ombra appena accennata.

I TURISTI

a) L'omino con la maglietta bianca (cerchiato di verde) appare avere un braccio con due gomiti ed una mano senza dita lunga come un avambraccio.
b) In base alle sequenze di RAI News 24 e del TG COM, si evince che i turisti presenti nelle immagini falsificate della telecamera di sorveglianza, si trovano proprio sulla posizione del blindato dei Carabinieri, il che è dimostrazione palese che, anche in questo caso, si tratta di mero fotomontaggio.

I CARABINIERI DI GUARDIA

a) Giuseppe Giangrande, stando alla ricostruzione fornita da questo frame, è stato colpito a bruciapelo dal Preiti, mentre si trovava davanti alle barriere di protezione, ma nelle immagini televisive egli appare steso a terra dietro alle transenne medesime, a circa sette metri dalla garitta e fuori dal campo visivo della telecamera di sorveglianza.
b) Il militare che si nota di spalle appare tranquillo e rilassato, con le braccia incrociate dietro la schiena, nello stesso istante in cui Preiti punta la pistola contro Giangrande. E' un modo davvero strano di reagire ad un'azione di quel genere...

LE TELECAMERE DI SORVEGLIANZA

a) Le telecamere di sicurezza attuali hanno una definizione video ben superiore a quella che mostra il fotogramma fornito ai media dalle autorità.
b) In base alle verifiche svolte, non risulta siano installati impianti di video sorveglianza nel punto compatibile con l'angolazione di inquadratura del frame esaminato.


Thursday, May 2, 2013

Attentato davanti a Palazzo Chigi: un false flag all'italiana

http://straker-61.blogspot.it/2013/05/attentato-davanti-palazzo-chigi-un.html

Attentato davanti a Palazzo Chigi: un false flag all'italiana

Nell’era dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario. (G. Orwell)

E' la tarda mattinata del 25 aprile 2013: le televisioni nazionali stanno trasmettendo la diretta del giuramento per opera dei ministri del nuovo governo del Presidente. E’ un governo nato secondo il Diktat di organismi sovranazionali che controllano questo paese, ormai da tempo esautorato di qualsivoglia potere da Stato sovrano. Questo 25 aprile rappresenta, per coloro che hanno deciso l'ennesimo golpe, un punto di svolta decisivo che, però, necessita di un'ulteriore legittimazione agli occhi dei cittadini e soprattutto esige un nuovo casus belli, al fine di restringere ulteriormente le libertà dei singoli, con l’introduzione di nuove norme coercitive atte a vietare assembramenti e manifestazioni in luoghi “sensibili”. E' il giorno migliore per un "attentato in diretta televisiva", per cui qualcuno, negli apparati, decide di architettare e mettere in atto una scena da Far West, con tanto di vittime sacrificali in divisa, mentre l'attentatore deve risultare un cittadino esasperato, perché disoccupato e bramoso di eliminare fisicamente qualche politico. Così, mentre i principali networks mostrano le immagini in diretta dell'insediamento del nuovo esecutivo, emuli della cinematografia false flag statunitense, ecco che il collegamento con la Sala di Montecitorio viene interrotto per dare immediatamente spazio ad una... "diretta" della sparatoria in corso proprio dinnanzi al Palazzo.

Sono le 11:40 e RAI News 24 trasmette le confuse e traballanti immagini di un attentatore sconosciuto che apre il fuoco contro i Carabinieri di servizio in Piazza Colonna, a Roma. Per la verità si comprende ben poco di quanto sta avvenendo, poiché l'operatore, nonostante la sua supposta professionalità, porta la sua telecamera da un obiettivo all'altro, zooma avanti ed indietro, punta in alto, punta a terra... Insomma, si tratta delle peggiori riprese eseguite da un cameraman RAI in tutta la storia della televisione di Stato. Questo elemento subito suscita dei dubbi su quanto sta accadendo in quegli istanti e le perplessità aumentano nel momento in cui si menzionano tre feriti: due Carabinieri ed una donna incinta. Dei due militari – si riferisce – uno è gravemente ferito al collo, mentre l'altro ad una gamba. L'attentatore sembra aver esploso ben 7 colpi dalla sua Beretta calibro 7,65, senza che i militari abbiano risposto al fuoco con uno solo proiettile! Davvero strano...

Le stranezze, però, aumentano, giacché dei due feriti meno gravi non si vede alcuna traccia sulla scena, mentre lo sconosciuto è già a terra, ai piedi del blindato dei Carabinieri, oltre le barriere di protezione.

L'inviata di RAI News 24, con tono da attrice poco convincente, descrive al direttore del TG, una scena "terrificante" che non corrisponde assolutamente a quanto evidenziano le poche riprese trasmesse nella... diretta. Le sequenze mostrano un uomo in pantaloni corti e maglietta intento a far cenno a qualcuno di spostarsi un po' più a destra (è il regista?), mentre, tra le urla ed il fuggi fuggi generale dei pochi turisti presenti, alcuni fotoreporters (uno con camera a spalla, altri due con macchina fotografica tradizionale, ma delle loro riprese non si trova neanche un fotogramma) con estrema tranquillità si avvicinano a pochissimi metri dalla scena del crimine ed eseguono le loro riprese, ben eretti e stabili, come se tutto quel trambusto intorno non li riguardasse. Questo atteggiamento è in netto contrasto con quello manifestato dall'operatore RAI che, pur essendo distante decine di metri, trema a guisa di una foglia, come se, in realtà, la sua intenzione fosse proprio quella di non mostrare alcunché di quanto avviene in quegli istanti cruciali.

Lo scopo desiderato è presto ottenuto ed immediatamente il Governo appena insediatosi, ripristina la scorta a chi non l'aveva e rafforza quella dei politici che già ne avevano diritto.

Analizzando il filmato di RAI News 24 ci si avvede che alcuni fotogrammi sono stati sottoposti a manipolazione. Casualmente sono i pochi istanti in cui si può osservare il volto del Carabiniere, Giuseppe Giangrande, ma il viso è stato in modo maldestro oscurato in post-produzione. E’ un oscuramento che, malauguratamente per chi ha operato per nasconderci qualcosa, occupa anche parte del palo che si trova davanti al viso del militare. Poco prima che il cameraman sposti ancora con movimento repentino l'obiettivo dal Carabiniere "ferito", si può notare che egli non mostra tracce di sangue sul collo.

Abbiamo accennato alla post-produzione... Come è possibile, se le immagini, da quanto a noi raccontato, erano in diretta? Evidentemente non lo erano e ciò è dimostrato dall'ora mostrata da un agente che, di lì a poco, pare soccorrere il Giangrande a terra. Il suo orologio da polso mostra le 11:30, mentre la diretta del TG di RAI News 24 (come anche quella del TGCOM24) segna a schermo le 11:40. Dieci minuti sono più che sufficienti per preparare una finta diretta, così come avvenne il giorno 11 settembre 2001, durante l'”attacco” alle Torri gemelle.

Inoltre un nostro testimone, esperto di armi, presente casualmente durante il parapiglia, non solo conferma che potevano essere le 11:30 circa, ma ricorda che le deflagrazioni degli spari esplosi apparivano essere originati da cartucce a salve!

E' interessante notare che, il video in questione, riproposto sul canale You-Tube della testata "Il fatto quotidiano", è stato subito rimosso, pochi minuti dopo la nostra segnalazione, su Face book, di dette anomalie. Per quale motivo?

Un secondo filmato, proposto sempre da RAI News 24 e realizzato qualche minuto dopo, in prossimità del militare a terra, colpito al collo, contiene una serie di tracce audio sovrapposte. Si sentono le sirene, sullo sfondo, mentre al secondo 10 ed al secondo 24 (sul video originale) si odono due persone gridare: "Dio!" e "Che stamo a scherza’?" ed un'altra voce sembra dire: "Che... non vedi?". Poi l'audio risulta troncato e si sente l'inviata ansimare, mentre un agente della sicurezza intima a tutti di allontanarsi.

Che cosa intende dire quel personaggio che esclama: "Che stamo a scherza’?" Forse si è reso conto che si tratta di una pantomima? Una messa in scena? In modo incauto il regista che ha sovrapposto le sequenze audio, con l'intenzione di inserire l'esclamazione "Dio!", ha pure introdotto due volte "Che stamo a scherza?"... il che dimostra che la traccia audio è stata manipolata.

Quindi, riepilogando, abbiamo due filmati trasmessi come "diretta TV" che, invece, non lo sono. Non possono esserlo, giacché sia parti di sequenze video sia tracce audio sono state contraffatte. Ciò porta ad una sola conclusione e cioé che quella diretta televisiva è una montatura che rientra nella strategia della tensione. Quale migliore occasione di un attentato in diretta, mentre il Governo Letta (del gruppo Bilderberg) si insedia?

Questo aspetto chiarisce, senza ombra di dubbio, che il false flag all'italiana è stato messo in atto con la piena complicità dei principali networks italiani, come accadde con l'inganno del 9 11, allorquando le poche sequenze in grafica 3D, realizzate per mostrare il secondo aereo che si schiantava sulla torre Sud (secondo la versione ufficiale), furono distribuite, con qualche modifica, a tutti i canali televisivi statunitensi e nel mondo e ritrasmesse come fatto reale.

Proseguiamo. Anche TG-COM trasmette la sua “diretta” da Palazzo Chigi ed interrompe il collegamento dalla Sala del giuramento per collegarsi... in diretta, con la piazza dell'attentato, salvo poi scoprire che, anche in questo caso, si trattava di riprese video mandate in play con qualche minuto di ritardo. Infatti, non solo anche qui l'ora a video mostra che sono le 11:40, ma, per qualche frazione di secondo, appaiono a schermo le icone della telecamera Panasonic che le ha inviate alla redazione. Quelle stesse sequenze video, dopo la breve interruzione che mostra le icone della Panasonic, ricominciano dal principio, sempre spacciate per diretta televisiva, dopo un improvvido fermo immagine. Curiosa è l'esitazione dell'inviata che ripete tre volte la sua introduzione, dopo aver notato che le immagini si erano fermate e che quindi la farsa della diretta era saltata.

Oltretutto, si nota benissimo che i video disponibili sui fatti di Piazza Colonna sono almeno sei o sette! Ripetiamo: anche questa non è una diretta, se confrontata con l'ora indicata (le 11:30) da uno dei Carabinieri che soccorrono Giangrande a terra in una pozza di sangue. Già... il sangue.

Osserviamo le chiare incongruenze presenti negli scatti pubblicati in Rete e sui media nazionali.

Stando alla versione ufficiale l'attentatore, Luigi Preiti, ha sparato al Carabiniere Giuseppe Giangrande da distanza ravvicinata (meno di mezzo metro), puntando l'arma alla testa del multare, mentre questo si trovava in piedi di fronte a lui in prossimità della garitta. In tale frangente le anomalie sono tante, ma ne elenchiamo solo alcune.

a) L'agente ferito al collo, sul lato sinistro, è stato colpito mentre era in piedi, di conseguenza la linea di sangue sarebbe dovuta colare verso il petto. Nelle foto il rivolo scende solo a lato del collo.
b) Nelle sequenze trasmesse da RAI News 24 si intravvede chiaramente il volto di Giangrande, senza sangue, mentre a fianco della sua mano destra si scorge un cilindro, dal quale scorre un liquido rosso.
c) Normalmente in una ferita al collo il sangue schizza copiosamente, ma non si vedono tracce di sangue sulla divisa né sotto al mento ed intorno al collo del Giangrande.
d) Non ci sono tracce di polvere da sparo, tipiche delle ferite subìte da distanza ravvicinata ed inoltre il foro di entrata è minuscolo ed incompatibile con quello procurato da un calibro 7,65 da distanza ravvicinata.
e) Il militare a terra si trova a circa dieci metri di distanza dalla posizione in cui si trovava, secondo la versione ufficiale, quando è stato colpito dal Preiti.
f) Il bollettino medico diramato dai chirurghi che avrebbero operato d'urgenza il Giangrande menziona un proiettile che, entrando dal lato sx del collo, si è poi conficcato nella scapola, passando attraverso la colonna vertebrale. Ciò implicherebbe una traiettoria curvilinea nonché dall'alto verso il basso (una finestra...) e non ad altezza uomo!
g) I medici descrivono difficoltà respiratorie, ma il militare a terra, a giudicare dalle foto e dalle seppur confuse riprese video, non appare boccheggiante e non gli è stata procurata, dai soccorritori, alcuna tracheotomia per aiutarlo a respirare. Se davvero il Giangrande avesse subìto i danni dichiarati dai chirurghi, sarebbe comunque morto per asfissia, in quelle condizioni, giacché, stando sempre alla versione ufficiale, la prima ambulanza è sopraggiunta ben dieci (10) minuti dopo il fatto.
h) A proposito delle ambulanze, non si comprende da dove provenissero le sirene presenti nell'audio del servizio RAI, se, come dichiarato, i primi soccorsi sono giunti diversi minuti dopo.

Tra l'altro tutti gli agenti intorno al Giangrande sembrano più voler oscurare la vista a cameramen e fotografi non autorizzati a riprendere la fiction, piuttosto che agire per soccorrere il loro collega. In effetti in nessun fotogramma si scorge un paramedico intorno al Carabiniere apparentemente ferito e disteso a terra. Uno degli agenti in borghese sembra operare con una flebo, ma questa, dalle foto successive, rilasciate a giornali ed emittenti televisive, non risulta inserita in un braccio ed anzi, durante le riprese del TGCOM, l'uomo in borghese alza per un attimo il flacone (ad uso delle telecamere), poi, pochi istanti dopo, coperto dai colleghi, lo riappoggia a terra. Ovviamente nessuna flebo può operare correttamente se non posta in alto e soprattutto se questa non ha l'ago presente in vena!

Inoltre... dove sono il militare ferito ad una gamba e la donna incinta? Nessuna sequenza video o fotografia ne mostra la presenza sulla scena del delitto... o meglio... sul set cinematografico.

Occupiamoci ora dell'attentatore. Costui arriva in Piazza Colonna in giacca e cravatta, con abito firmato e scarpe da 150 euro. Ha l'aspetto ben curato e non sembra di certo un muratore disoccupato da tempo. Sembra un sicario, piuttosto che un povero disperato. L'attentatore voleva colpire i politici, tuttavia nessun politico era presente al momento della sparatoria. Al Preiti sarebbe bastato attendere una manciata di minuti ed avrebbe potuto perpetrare una strage di parassiti, invece...

Passiamo in rassegna alcuni punti degni di nota.

1) L'attentatore "squilibrato" presenta capelli corti semi rasati: è il classico taglio delle forze dell'ordine o dei militari. Inoltre è perfettamente sbarbato.
2) Il completo che indossa il Preiti è identico a quelli usati dagli addetti alla sicurezza delle sedi istituzionali.
3) Dalle sequenze di RAINews 24, l’uomo si intravede già dai primi momenti dietro le transenne ed in pochi istanti appare placcato ed atterrato. Strano, visto che la versione ufficiale lo colloca a poca distanza dalla garitta, ma dall'altra parte della piazzetta a circa 6 metri dalla camionetta e dalle barriere. Un qualsiasi deficiente che volesse scappare dopo aver sparato, non si getterebbe tra le braccia dei Carabinieri, scavalcando le transenne di protezione ed infilandosi tra queste ed il blindato dei militari.

4) La pistola ed il caricatore dell'attentatore sono state posate a terra con precisione (si veda la foto del quotidiano “La Repubblica”), nonostante nessuno potesse toccare l'arma prima dell'arrivo della polizia scientifica e l'attentatore, lasciandole cadere a terra, non avrebbe mai potuto allineare pistola e caricatore cosi vicini tra loro. Inoltre la Beretta 7,65, una volta esplosi tutti i colpi si blocca e rimane come nella foto sopra.
5) Il Preiti, immortalato nelle fotografie, mentre esce dalla questura, pur essendo stato ferito al capo durante la colluttazione con gli agenti, non ha alcuna ferita né tumefazione né cerotto o benda sulla testa.


6) Il giallo della punta di trapano che il Preiti aveva in una borsa. Oltre ai proiettili (una cinquantina) che l’attentatore portava con sé, gli inquirenti hanno trovato - così viene riportato - nella sua borsa anche la punta di trapano: a che cosa serviva? Perché l’ha portata con sé? La prima ipotesi è che abbia adoperato l’utensile per cancellare il numero di matricola dalla pistola che ha usato per sparare ai due Carabinieri. Il fatto è che il Preiti ha riferito ai magistrati di aver acquistato l’arma già con la matricola abrasa, al mercato clandestino di Genova, quattro anni addietro.
7) Poco chiara è anche la ricostruzione degli spostamenti del Preiti. L’attentatore sarebbe partito da Gioia Tauro alle 9.35 di sabato. All’altezza di Praia a Mare la Polizia ferroviaria gli chiede una verifica dei documenti. È un controllo di routine, l’uomo non si scompone. Ha probabilmente l’arma nella borsa, però non ha precedenti penali ed è difficile che possa subire una perquisizione. Arriva alla stazione Termini alle 15.00. Poco dopo entra all’Hotel Concorde, appena dietro piazza dei Cinquecento. Prende l’ultima stanza disponibile. Esce dopo poco. Racconta il portiere dell’albergo: “È uscito verso le 17.00. Tra le 18.00 e le 19.00 è entrato nella stanza, senza uscirne più”.
8) Quando viene fermato dopo la sparatoria, il Preiti ha con sé una borsa. Dentro, oltre alla punta del trapano, viene trovata una cartina di Roma, segnata in più punti, non solo su Palazzo Chigi dove ha appena compiuto il suo folle gesto. Il dubbio è il seguente: è stato lui a segnare la cartina, indicando il percorso che l’avrebbe condotto fino a Palazzo Chigi, o qualcuno l’ha fatto per lui? Infatti non è ancora perspicuo come abbia agito il Preiti nel lasso di tempo che intercorre tra l’uscita dall’albergo e la sparatoria.
9) I vestiti. Il Preiti indossa un abito identico a quelli portati dagli addetti alla sicurezza di Palazzo Chigi e delle altri sedi istituzionali della politica. E’ un elemento che spinge a pensare che l’attentatore non abbia affatto agito d’impeto, perché disperato. La sua azione è stata meditata, lucida, organizzata. Senza contare che il Preiti, secondo la versione ufficiale, ha sparato con precisione millimetrica, cercando di colpire dove i Carabinieri non erano protetti dal giubbotto antiproiettile.
10) Sempre dalle sequenze RAI si scorge il Giangrande distendersi a terra, (più che stramazzare) a dieci metri dal blindato dei Carabinieri, dietro le transenne e distante almeno sette metri dal punto dove, secondo la versione ufficiale, sarebbe stato colpito dal Preiti.

Riassumendo, dal momento dell'unico sparo udito nelle riprese RAI, si vedono due o tre militari chinarsi con calma a terra, di fronte al furgone blindato e dietro le barriere, insieme con il presunto attentatore, già a terra. Contemporaneamente, dal lato opposto, il Carabiniere Giuseppe Giangrande si adagia sul selciato, sempre dietro le transenne di protezione. La posizione dei protagonisti di questa messa in scena è del tutto incongruente con le dichiarazioni di media ed istituzioni e già solo questo aspetto metterebbe in seria discussione l'autenticità di quanto verificatosi, ma l'enorme mole di dati sin qui raccolti, senza nemmeno approfondirli tutti, dimostra chiaramente che siamo al cospetto di un false flag in piena regola, attuato con la piena collaborazione e complicità di mezzi di comunicazione, sanitari, magistratura inquirente etc. Non è un caso se, come negli episodi del 9-11-2001, i testimoni oculari sentiti sono quasi sempre giornalisti.

E' alquanto curioso il fatto che la nota enciclopedia Wikipedia, dopo aver, in un primo momento, creato una pagina ad hoc per raccontare la versione del regime, ora abbia sottoposto a blocco quella stessa pagina, rimuovendo inoltre tutto il precedente contenuto e non rendendolo disponibile nemmeno attraverso la cache di Google. Chi ha la coscienza sporca e perché?

Infine qualche indizio “esoterico”. Il presunto attentatore è originario di Rosarno. La firma dei Rosacroce deviati?

L'ex moglie di Luigi Preiti si chiama Ivana Dan. Dan è un raro cognome di origine ebraica e si richiama ad una delle tribù perdute d'Israele, di solito evocata in riti ed in trame occulte. Il figlio di Preiti e della consorte... ha undici (11) anni. Il numero 11 è, per gli "illuminati", il numero dell'inganno, ricorrente in auto-attentati nel mondo.

La giornalista conduttrice al TG2: "Il governo si è appena insediato con pieni poteri di sparatoria". Un lapsus freudiano di grande importanza.

I tre filmati in esame sono visionabili qui, qui e qui. Se per qualche motivo non riusciste a visionare i filmati in esame, è possibile accedere a questa pagina, nella quale i tre video sono riuniti assieme.


Rosario Marcianò - TUTTI I DIRITTI RISERVATI

Tuesday, April 23, 2013

Maratona di Boston: quando il governo è il tuo peggiore nemico

http://zret.blogspot.it/2013/04/maratona-di-boston-quando-il-governo-e.html

Maratona di Boston: quando il governo è il tuo peggiore nemico

In memoria delle innumerevoli vittime perite nelle stragi di stato.

Boston, 15 aprile 2013, “attentato” durante la maratona. Alexander Light, nell’articolo “The Boston bombing is an inside job: evidence!”, individua un comune denominatore tra i fatti (false flag) di Boston ed altre azioni efferate che i vergognosi 'media' di regime attribuiscono 'ipso facto' a fanatici quasi sempre musulmani. Il tratto che accomuna questi eventi è la concomitanza con esercitazioni compiute da reparti militari o para-militari, anche privati. Inoltre, come nel caso dell’eccidio alla Sandy Hook School, molti particolari non quadrano: contraddizioni nelle testimonianze oculari, testimoni che si scopre essere attori, produzioni televisive e fumetti che prefigurano con il loro intreccio gli accadimenti, capri espiatori sùbito uccisi dalla polizia per evitare che parlino, immagini contraffatte, individui con zainetti ed auricolari che bazzicano sul teatro della strage per dileguarsi dopo le esplosioni... Non è questa la sede per approfondire la dinamica degli avvenimenti occorsi a Boston, ma è necessario denunciare la strategia della tensione di matrice governativa, strategia in cui anche i servizi segreti (deviati?) italiani sono maestri...

Per approfondimenti ed aggiornamenti si visiti il blog Freeskies.


Riferisce Mike Adams di “Natural News” che gli ordigni alla maratona di Boston sono detonati nel corso di un’esercitazione che prevedeva un’esplosione controllata per opera di artificieri. Come ha scritto il Boston Globe: “Ci sarà un'esplosione controllata di fronte alla biblioteca, come parte delle attività che saranno compiute dagli artificieri." (Questa notizia si riferisce, però, ad un'operazione successiva all'inside job, n.d.t.] Questo è l'esatto modus operandi della confraternita segreta che governa il mondo dal regno delle ombre! Elencherò una serie di “attacchi terroristici” che hanno avuto luogo nello stesso tempo e nello stesso modo nel corso di esercitazioni condotte da agenzie governative o da società affiliate al governo.

1. Durante gli attacchi del 9 11, la U.S. Air Force stava conducendo una simulazione in cui dei terroristi dirottavano degli aerei per dirigerli contro alcuni grattacieli. Inoltre, per diversi anni prima degli eventi del 9 11, l'Agenzia per la difesa degli Stati Uniti ha compiuto esercitazioni con aerei reali, simulando attacchi terroristici con velivoli che si schiantano contro edifici, tra cui le Torri gemelle ed il Pentagono. La mattina del 9 11, diverse agenzie della “difesa” si dilettarono in cinque giochi di guerra. Era anche contemplata la trasmissione di falsi segnali radar sugli schermi dei controllori di volo.

2. Erano in corso simulazioni di un attentato terroristico il 7 luglio del 2005 a Londra, quando ebbero luogo gli attacchi reali. Una società privata stava eseguendo un’operazione di addestramento contro il terrorismo, quando le vere esplosioni squassarono la rete di trasporto della metropolitana. Queste informazioni non provengono da una fonte anonima, ma da Peter Power, il dirigente della ditta che svolse l’esercitazione.

Peter Power dichiarò: "Ieri eravamo effettivamente in città a lavorare in un addestramento che comprendeva trasmissioni radio finte quando è successo per davvero. Quando i telegiornali hanno cominciato a diffondere la notizia dell’attentato, la gente ha riconosciuto che l’esercitazione era stata molto realistica, senza rendersi conto che era stato veramente perpetrato un atto terroristico”.

Non so quanti di voi lo ricordino, ma quasi un'ora dopo gli attacchi alla metropolitana di Londra, una quarta bomba esplose sul piano superiore di un autobus. Peter Power aggiunse: "Abbiamo simulato uno scenario che prevedeva l’esplosione di più bombe, di cui una su un autobus di interscambio. Ciò per sperimentare al meglio le nostre capacità”.

3. Durante il massacro di Sandy Hook, il Dipartimento per la sicurezza nazionale e la F.E.M.A. condussero un addestramento denominato "Needs for children in disasters” nello stesso giorno, 14 dicembre 2012, e nello stesso stato degli accadimenti occorsi alla Sandy Hook School.

4. Una "simulazione" di un terremoto di 7.9 gradi della scala Richter fu pianificata il 20 marzo 2012 in Messico. Nel medesimo giorno un sisma di magnitudo 7,9 si verificò realmente.

5. Il medesimo giorno del cosiddetto “massacro di Batman” ad Aurora si svolse un’esercitazione alla Colorado University.

6. Attentati di Oslo, Norvegia, 22 luglio 2011. Ad Oslo una potente bomba detonò dentro o vicino all'edificio che ospitava l'ufficio del Primo Ministro. Esattamente come ci aspetteremmo, speciali reparti di polizia anti-terrorismo si erano addestrati collocando degli ordigni proprio in quel sito, in particolare nel corso del 2010. L'opinione pubblica non era stata informata in anticipo, ma scoperse che cosa stava accadendo quando cominciò ad udire le deflagrazioni nel quartiere dove sorge il Teatro dell'Opera, a meno di un chilometro di distanza dall'ufficio del primo ministro che fu attaccato venerdì 22 luglio. Ecco una cronaca dal quotidiano “Aftenposten”.

'Sono stati visti agenti nella zona intorno al Teatro dell'Opera di Oslo e si sono udite violente deflagrazioni in alcuni quartieri della città. Nessuno sapeva che era in atto un’esercitazione. La Sezione informazione della polizia di Oslo si rammarica profondamente che i cittadini non siano stati resi edotti circa l’addestramento. Era all’opera la squadra di emergenza, l'unità speciale della polizia nazionale contro il terrorismo (sic): essa stava compiendo un'esercitazione nella zona transennata del molo Bjørvika”. [...]

L’attentato alla maratona di Boston è stato subito etichettato dai funzionari come un "attacco terroristico". Si tratta in effetti di un attacco terroristico, ma i terroristi appartengono alla cosiddetta élite che trae cospicui vantaggi da questi atti sanguinari.

E’ ancora un altro inganno: per favore, non cadete nella trappola! Come conseguenza si perderanno ulteriori libertà. Dobbiamo aspettare e vedere chi sarà falsamente accusato dalla Fratellanza babilonese. Rimanete con la mente aperta e, per piacere, condividete l'articolo. E’ fondamentale per diffondere la consapevolezza.

Fonte: humansarefree.com

Sunday, January 27, 2013

Mondo cerebrale d'o professò sommerso da immondizia


http://zret.blogspot.it/2013/01/mondo-sommerso.html

Mondo sommerso

La storia è la versione dei fatti di chi detiene il potere. (G. W. F. Hegel)

E’ del tutto sostenibile l’idea che il corso della storia sia guidato e, ancor più, determinato da forze occulte, tutte tese alla realizzazione di progetti eversivi, a guisa di burattinai che, invisibili, tirano i fili della storia, sottoponendola ad un piano diabolicamente orchestrato. (G. Damiano, parafrasi)

Esiste un mondo sommerso di cui gli uomini comuni ignorano l’esistenza. E’ come se essi vivessero su un’immensa isola, pensando che il mare attorno, dalla superficie sino agli abissi più bui, sia del tutto privo di vita.

Basterebbe un romanzo come “1984” di George Orwell per denunciare e svelare le trame di un’élite occulta, ma purtroppo il capolavoro di Orwell, insieme con altre opere distopiche – si pensi a “Brave new world” di Aldous Huxley – è letto solo come una feroce critica dello stalinismo. E’ comunque interpretato come una condanna dei regimi totalitari del passato, laddove “1984” è proiettato, anzi scaraventato, con profetica lungimiranza, sul futuro che è il nostro tragico presente. Tale interpretazione è assecondata dal sistema che concentra tutto l’orrore nel nazionalsocialismo e nel “terrorismo islamico”: al di fuori di questi lager si estende il dorato, incantevole paradiso della libertà, della democrazia, dell’eguaglianza.

Non bastano le prove, i documenti, i fatti per convincere l’opinione pubblica che è raggirata, posta di fronte a parvenze evanescenti, scambiate per oggetti concreti. Si riproduce una condizione simile a quella descritta nel “mito della caverna”: lo schiavo, liberatosi dalle catene, scopre che la vera realtà è costituita dal mondo delle idee, mentre le cose sono pallide ombre. Invano, però, chi ha scoperto il vero lo addita ad un volgo incredulo ed ostinato nella sua cecità. Il pensiero di Platone, trasferito ad àmbito differente ma contiguo, ci è di insegnamento. Insegna soprattutto che l’umanità non è fecondata dalla cultura.

Così, mentre si vive ignari sulla superficie, gli Invisibili scavano gallerie ed erodono le fondamenta di una società destinata a crollare, ma del pericolo ci si accorgerà, solo quando sarà troppo tardi.

I perversi princìpi su cui si basa il potere sono espressamente indicati nel libro di Orwell, ma continuiamo a credere che sia letteratura, finzione. [1] La storiografia ufficiale, anche con i suoi intelletti più acuti, può soltanto strappare qualche brandello di verità, poiché la storia vera, almeno dall’età contemporanea in poi, non è quella ufficiale, ad usum Delphini, ma la sequenza di avvenimenti diretti e realizzati da una banda di tagliagole. Simile ad un convoglio che corre in una galleria a notevole profondità, la storia segreta è invisibile e parallela a quella che è raccontata e dichiarata nei testi scolastici.

La storia segreta è insaguinata: rigurgita di stragi efferate, di sacrifici umani, di sparizioni inspiegate, di genocidi, di torture... Essa è anche il tempio nefando adornato di lugubri simboli, di tetre panoplie.

Olimpiadi estive del 1972, 5-6 settembre, Monaco di Baviera (Germania Ovest): un commando di terroristi dell'organizzazione “Settembre nero” irrompe negli alloggi israeliani del villaggio olimpico. Due atleti, che hanno tentato di opporre resistenza, sono uccisi. Altri nove componenti della squadra olimpica sono presi in ostaggio. Alla fine un tentativo di liberazione (?), compiuto dalla polizia tedesca, causa la morte di tutti gli olimpionici sequestrati, di cinque fedayyin (?) e di un agente germanico.

Dubitiamo che l’eccidio fu perpetrato da Palestinesi: “Settembre nero” fu il Mossad sotto copertura? A prescindere da ciò, la carneficina di Monaco ci ammannisce il consueto pasto numerologico: 11 atleti israeliani trucidati, 5 fedayyn (?), un agente, per un totale di 17 vittime! Sul massacro infine l’ombra tenebrosa di quel nome, “Settembre nero”, come un preludio al settembre che avrebbe impresso al corso degli eventi una formidabile accelerazione verso il Nuovo ordine mondiale, il 9 11, con gli autoattentati dei servizi segreti internazionali alle Torri gemelle ed al Pentagono. I lavori per la costruzione dell’edificio atto ad ospitare il quartier generale del Dipartimento della “difesa”, erano stati avviati il giorno 11 settembre (9 11) del 1941... [Già, la strage di Monaco del 1972 e la costruzione del Pentagono preludi dell'11 settembre 2001... sei un poveretto, con quale faccia ti presenterai domani ai tuoi alunni, maledetto straccione?]

18 novembre 1978, Guyana. Il folle reverendo Jim Jones convince i proseliti della sua congregazione, il People’s temple, ad uccidersi assieme a lui, assumendo del cianuro. Il predicatore è trovato esanime con un colpo di proiettile in testa; attorno a lui giacciono i cadaveri di 911 adepti.

La storia occulta è simile al sangue bollente in cui sono puniti i violenti nell’inferno dantesco. Il paradosso è questo: l’inferno viene decantato come eden. Leggiadri veli di menzogne coprono le più immonde turpitudini, le atrocità più mostruose.

E’ incredibile, ma tutto vero: fu, tra gli altri, un gruppo di Ebrei, in cooperazione con banchieri statunitensi ed europei, a decidere di sacrificare un considerevole numero di loro connazionali per perseguire gli obiettivi coincidenti con la destabilizzante creazione dello stato di Israele in Medio Oriente e l’istituzione dell’O.N.U., un “rimedio” peggiore dei mali, in quanto premessa alla truce tirannia planetaria. [2] [ci vedi bene? si? vedi d'annà aff...]

Quelli della cricca mondialista non badano a patrie, etnie, nazioni: schiacciano i popoli e se ne servono per i loro mefistofelici fini, ma - suprema ipocrisia e sfacciata inversione - amano presentarsi come custodi dei più venerandi valori. Non esitano a provocare calamità di ogni genere pur di trarne profitto o spesso solo per un crudele divertimento, per mero sadismo.

Asseriscono che bisogna ricordare il passato, celebrare la “giornata della memoria”, ma dimenticano – come sono sbadati – che Hitler era ebreo per parte di madre. Obliano tutte le altre vittime di ieri e di oggi della loro Realpolitik.

Affermano che è necessario proteggere la natura, ma avvelenano il pianeta senza un istante di requie.

Proclamano che è d’uopo promuovere la cultura, ma sanno soltanto inculcare l’ignoranza e la disinformazione.

Gridano ai quattro venti che occorre debellare la povertà e le malattie, ma affamano intere popolazioni e le ammorbano.

Giurano e spergiurano che vogliono la pace, ma accecano, straziano ed amputano corpi con le loro armi micidiali, nelle loro “missioni umanitarie”.

Sono gli stessi che si commuovono e cui sgorga una lacrima, dopo aver dato il loro plauso all’ideazione ed attuazione dell’ennesima ecatombe in una scuola o in cinema. Si troverà poi il solito capro espiatorio: un adolescente disadattato, subito tolto di mezzo affinché non sopravviva alcun testimone.

Falsi, bugiardi incalliti, ma attori consumati, i governanti sanno simulare e dissimulare.

Fabrizio De André scrisse che “non esistono poteri buoni”. Perfetto! Non esistono ovviamente neppure poteri sinceri.

[1] “La libertà è schiavitù. L’ignoranza è forza. La guerra è pace”.

[2] Si consideri anche la curiosa “coincidenza”, il vaticinio incastonato nell’episodio spin-off della serie televisiva “The lone gunmen”, una produzione poi confluita nel celebre telefilm “X Files”. Il primo episodio, trasmesso il 4 marzo 2001, mette in scena una fazione segreta all'interno del governo degli Stati Uniti. Questa frangia cospira per dirottare a distanza un Boeing 727 in modo che si schianti contro il World Trade Center. Il fine precipuo è quello di ottenere che sia rimpinguato il bilancio del Dipartimento della “difesa”, accusando alcuni paesi stranieri di essere i mandanti dell'attentato. Nell'episodio, l'attacco è sventato dai protagonisti che, a bordo dell'aereo, disattivano il pilota automatico, pochi secondi prima che il velivolo raggiunga il bersaglio.

[3] Sul tema si legga almeno M. Pizzuti, Rivelazioni non autorizzate, Il sentiero occulto del potere, 2008. Ci si riferisca pure alla corposa bibliografia ivi contenuta.