L'immensa sputtanata a Zelig

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Scopo del Blog

Raccolgo il suggerimento e metto qui ben visibile lo scopo di questo blog.

Questo e' un blog satirico ed e' una presa in giro dei vari complottisti (sciacomicari, undicisettembrini, pseudoscienziati e fuori di testa in genere che parlano di 2012, nuovo ordine mondiale e cavolate simili). Qui trovate (pochi) post originali e (molti) post ricopiati pari pari dai complottisti al fine di permettere liberamente quei commenti che loro in genere censurano.

Tutto quello che scrivo qui e' a titolo personale e in nessun modo legato o imputabile all'azienda per cui lavoro.

Ciao e grazie della visita.

Il contenuto di questo blog non viene piu' aggiornato regolarmente. Per le ultime notizie potete andare su:

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Thursday, November 10, 2011

Psicologia

http://zret.blogspot.com/2011/11/psicologia.html

Psicologia

Ma che sa il cuore? Appena un poco di quello che è già accaduto. (A. Manzoni)

Hermann Hesse evidenzia che “la psicologia serve a scrivere libri, non a risolvere i problemi delle persone”. E’ nel giusto. In verità, la psicologia non è certo una scienza, ammesso che esistano oggigiorno delle scienze, ma un approccio empirico ed estemporaneo a situazioni umane eterogenee e difficilmente classificabili. Ho sempre rifuggito da quei discorsi in cui si prendono in esame gli esseri umani per inscriverli in categorie, in schemi. Si disquisisce sui pregi ed i limiti delle donne, sulle qualità ed i difetti dei giovani e via discorrendo, ma si ripetono solo luoghi comuni. Si pronunciano giudizi sulle relazioni interpersonali e persino si dispensano consigli su come interagire con il prossimo. Le banalità, anche se enunciate ex cathedra, restano banalità.

L’essere umano sfugge a facili modelli interpretativi, ad etichette: la complessità della dimensione psicologica sfida anche la più acuta analisi. Anzi, un’analisi vera sarà dialettica, paradossale, negatrice delle conclusioni cui, dopo un percorso accidentato, è addivenuta. I tipi psicologici sono tipizzazioni, simili ad immagini araldiche, semplificate di oggetti tridimensionali.

Per conoscere gli altri, bisognerebbe conoscere in primo luogo sé stessi. Il “gnòti sautòn” delfico e socratico non è tanto un invito all’introspezione, quanto una terribile sfida. Conoscere sé stessi significa impegnarsi in un’audace ricerca, in un viaggio non solo periglioso, ma la cui meta potrebbe essere simile ad un baratro spaventevole. A volte è meglio ignorare la propria natura più profonda. Superato l’istmo della coscienza, in quale regione tenebrosa e popolata di demoni, ci addentreremmo? O forse scopriremmo una terra radiosa, ma nella nostra condizione di caducità e di incompletezza, quella luce ci abbacinerebbe.

Sono riluttante dunque ad esprimermi, anche solo in modo interlocutorio, sugli altri, a definirli, a costringerli in “forme”. L’indole dell’individuo è insofferente di categorizzazioni e semmai, nella sua abissale sublimità, le si addice un’antitesi chiastica di Arrigo Boito che definì l’uomo “angelica farfalla e verme immondo”. Pure in questo caso, però, siamo al cospetto di una dicotomia che non rende la poliedricità della natura umana, con tutte le sfumature cromatiche dall’azzurro del Cielo al nero dell’Inferno. Con enorme sorpresa, forse un giorno scopriremo la generosità di un egoista o, vice versa, l’aridità di un filantropo.

Siamo nati sotto il segno della contraddizione e, per di più, in questi tempi finali, siamo intimamente scissi e disintegrati. Qualsiasi tentativo di catalogare e di chiarire è destinato ad arenarsi, a fallire.

Le tessere taglienti del singolo (un singolo che è pluralità) non si possono ordinare per ricostruirne l’immagine complessiva, senza ferirsi le mani.

P.s. Naturalmente la presente riflessione non riguarda gli automi.

Monday, August 29, 2011

Rosicata 3: Tom e Pablo, amici per le palle

http://zret.blogspot.com/2011/08/tom-e-pablo-amici-per-le-palle.html

Tom e Pablo, amici per le palle

Mi chiedo quale sia la relazione tra i disinformatori classici ed i negazionisti mascherati, ossia, per proporre un esempio: P.A. sa che *** lavora per lo stesso padrone? Ritengo di sì. Se il mondo della disinformazione, appendice dei servizi segreti, si fonda sulla segretezza, è anche vero che la complicità e la collusione possono agire da collante efficace.

Così un “contraddittorio” tra P.A. (sempre lui, il tuttologo del nulla) ed il nerovestito T.B., non è un dibattito tra il banditore delle false “verità” di regime e la ricerca indipendente, ma una tragica farsa. Bisogna riconoscerlo: ***, T.B., G.C. etc. sono personaggi di una certa caratura. Accattivanti, dotati di buona dialettica, non sono certo degli sprovveduti come la masnada di geologi “dall’età di tre anni”, ma non sono meno pericolosi e nocivi, anzi.

***, T.B. fingono di essere contro il sistema, ma nei forum dei loro siti pullulano i disinformatori più abietti ed infami. Questi forum sono bolge dantesche. Sembra di internarsi nei gironi più profondi dell’inferno, là dove sono puniti i fraudolenti: seduttori ed adulatori, barattieri, ipocriti, seminatori di discordia, falsari della parola, traditori.

Eppure, di quando in quando, vediamo i sopra non menzionati in televisione o leggiamo le loro interviste: suadenti, accorti, pacati, discettano di 911, di banchieri, di free energy e talvolta accennano pure alle scie chimiche. Che persone amabili e preparate! Che differenza rispetto agli sgherri della Rete, feroci, ignoranti, avventati, mentecatti, volgari sino alla coprofilia!

Rincresce che molti lettori rimangano impigliati nella ragna tesa da codesti scaltri e doppi personaggi, ma anche un ipocrita come Gino Strada cattura la simpatia dei cittadini: l’ipocrisia è la... strada per il successo, oltre che per l’inferno.

Un’altra domanda va posta: gli scherani obbediscono sempre agli ordini degli agenti di controllo o, più realisti del re, a volte, strafanno, aprendo delle brecce nel poderoso muro delle menzogne istituzionali? Talora si ha l’impressione che, simili a cani mordaci ed aggressivi, tendano il guinzaglio del padrone sino a svincolarsene.

La struttura è probabilmente, nel livello inferiore, un compartimento stagno: così, mentre P.A. e ***, nemici in pubblico, sono sodali dietro le quinte, i bravi sono veramente convinti che i due combattono dall’altra parte della barricata. Affinché la sceneggiata regga, viene affidato loro il compito di sbeffeggiare, ma non troppo e non in modo ossessivo, i vari T.B.,***, G.C., di stilare le loro penose classifiche per assegnare riconoscimenti burleschi, mentre i disinformatori di “alto” livello ed i gatekeepers fingono di beccarsi.

In questo losco giro di calunniatori, spioni, doppiogiochisti, delatori a cottimo, occhiuti informatori... tutto si confonde, tutto appare il contrario di tutto: T.B. assurge ad idolo, nonostante la sua rivista d’accatto e specialmente malgrado la sua ridicola controfigura, A.R. *** crea un sito “indipendente” tra i più visitati, ma che è la fossa comune di ogni residua libertà.

Qual è il destino che attende gli scagnozzi? E’ facile immaginarlo: improduttivi, incapaci, grulli, saranno presto esposti al pubblico ludibrio e congedati con disonore. Se saranno fortunati, poiché i sicari rischiano di finire in qualche pilastro di cemento.

La beffa più clamorosa e sconcertante sarà ricevere il benservito da chi credevano di contrastare, non di servire.

Monday, July 25, 2011

Senza Rete

http://www.tankerenemy.com/2011/07/senza-rete.html

Senza Rete

In un recente articolo, “Segni di incipiente nausea cibernetica” , 2011, Freeanimals svolge delle intelligenti riflessioni circa i prodromi di una presunta disaffezione nei confronti della Rete. E’ un fenomeno che si può reputare fisiologico: ogni medium conosce una sua parabola. Dubito, però, che chi ha annunciato il suo abbandono della Rete, manterrà tale proposito. Forse è snobismo.

Bisogna ammettere che, in questi anni, si è diventati in una certa misura dipendenti da Internet, ma nel contempo la televisione ha conosciuto una drastica regressione sicché, a conti fatti, la componente tecnologica nella nostra vita non è aumentata a dismisura.

Occorre poi distinguere tra chi usa il mezzo telematico per informare o con fini culturali e chi, invece, lo impiega per calunniare e denigrare ventiquattro ore su ventiquattro. I primi ritengono che la goccia scavi la roccia, sebbene io abbia l’impressione si siano scavate delle trincee. I disinformatori ed i loro accoliti sono, invece, veramente ormai invischiati nella Ragnatela. A volte, leggendo i loro interventi, ci costruiamo un’immagine del tutto errata. Non sono individui baldanzosi e preparati, per quanto immorali. Tempo fa, ne vidi uno: restai basito. Mi trovai al cospetto di una specie di Harry Potter per i poveri: dimesso, occhialuto, di una timidezza patologica.

I disinformatori non sono palloni gonfiati, ma palloncini sgonfi. Sono vittime di un’ipertrofia tecnologica: il loro stesso organismo ha subìto una metamorfosi sì da renderli simili a moncherini meccanici. Qualcuno istintivamente li immagina aitanti, ma sbaglia: sono quasi sempre figuri flaccidi, corpulenti, con gli occhi pesantemente cerchiati, a causa di interminabili, ma ben remunerati turni davanti allo schermo. Non pochi di loro hanno lo sguardo allucinato. Credono di essere spiritosi, ma sono spiritati. Falliti, frustrati, psicopatici, ignoranti ed inetti – l’unico ambito in cui eccellono è l’insulto scurrile – per loro l’uso o l’abuso della tecnologia è, in modo paradossale, più irrilevante che decisivo. Se non offendessero sulla Rete, formerebbero branchi di facinorosi avvezzi ad aggredire i deboli ed i derelitti. Dimostrano, infatti, una mentalità da branco: uniti sono dei gradassi, da soli sono vigliacchi e rimpiccioliscono sino a scomparire. Nel caso di questi disgraziati, per cui si può provare solo compassione, certi media sono stati il colpo di grazia.

L’avvento della Rete ha condizionato un po’ tutti, ma, mentre molti sono convinti che è destinata ad espandersi, altri sanno che, come tutte le protesi tecniche, appartiene ad una fase effimera della storia umana. Per ora, seguendo il motto habere, non haberi, ne sfruttano le potenzialità, senza dimenticare che, oltre il mondo virtuale, ne esistono altri dove la tecnica non riveste alcun ruolo.

In parte ha ragione Mc Luhan, quando identifica medium e messaggio. Tuttavia è possibile ancora privilegiare la comunicazione ed i contenuti rispetto al mezzo e, per quanto appaia inverosimile, persino, in qualche caso, valorizzare gli aspetti umani attraverso Internet. La solitudine che affligge l’uomo, soprattutto l’uomo contemporaneo, le sue esigenze di interagire, trovano talora un interlocutore. I dissidi, le incomprensioni si manifestano anche in altri ambienti non digitali: basti pensare alle associazioni ed alle compagnie.

Nonostante quindi l’aridità digitale per chi possiede un barlume di coscienza, la Rete è simile al toro di Falaride, in cui, secondo gli Stoici, il saggio avrebbe mantenuto la sua imperturbabilità. Non è sufficiente la tecnologia per corrompere, sebbene il suo deleterio influsso sia grande. L’intelligenza, l’autonomia di giudizio, la sensibilità, se sono veramente tali, non temono la tecnica che è “utensile” più o meno utile, non idolo o, peggio, arma per colpire in maniera proditoria. Gli stolti lo sono in ogni circostanza: la Rete ha catalizzato e specialmente diffuso la loro stoltezza che altrimenti sarebbe rimasta circoscritta tra i tavolini di un bar.

Sia come sia, credo che presto rinunceremo, obtorto collo, ad Internet e ad altre mirabilia. Ne sentiremo la mancanza, ma per poco. Semmai rimpiangeremo le amenità di gg (alias rioseba) come questa, veramente spassosa: “Io sono geologo dall’età di tre anni.” Un geologo precoce, forse grazie ai buoni uffici del Mentore, Bario Tozzi. Impagabile, mitico gg!