Scopo del Blog
Raccolgo il suggerimento e metto qui ben visibile lo scopo di questo blog.
Questo e' un blog satirico ed e' una presa in giro dei vari complottisti (sciacomicari, undicisettembrini, pseudoscienziati e fuori di testa in genere che parlano di 2012, nuovo ordine mondiale e cavolate simili). Qui trovate (pochi) post originali e (molti) post ricopiati pari pari dai complottisti al fine di permettere liberamente quei commenti che loro in genere censurano.
Tutto quello che scrivo qui e' a titolo personale e in nessun modo legato o imputabile all'azienda per cui lavoro.
Ciao e grazie della visita.
Il contenuto di questo blog non viene piu' aggiornato regolarmente. Per le ultime notizie potete andare su:
http://indipezzenti.blogspot.ch/
https://www.facebook.com/Task-Force-Butler-868476723163799/
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Tuesday, January 26, 2016
Artigli
http://zret.blogspot.it/2016/01/artigli.html
Ma come mai nelle sue rosicate lo Zretino riesce ad essere così straordinariamente preciso nel descrivere se stesso ed il suo nullafacente fratellino diversamente imparato?
https://archive.is/gPQeV
Thursday, October 23, 2014
Corto circuito (neuronale)
http://zret.blogspot.ch/2014/10/corto-circuito.html
Corto circuito

Il giudizio di uno stolto è un titolo da re. (W. Blake)
Alcuni lettori ed amici ci domandano come reagiamo alle diuturne calunnie ed aggressioni dei negazionisti. Siamo sinceri: i disinformatori sono molesti come tafani e forieri di non pochi problemi, ma, alla fine, la loro azione è poco più di un solletico.
Sono due visioni della vita inconciliabili: da un lato si trova chi impernia tutto sul denaro e sulla frode; dall’altro chi riesce a vivere con un certo distacco gli eventi anche quelli critici. Non è forse tutto effimero, destinato a sbiadire nell’ombra finale? A che serve incaponirsi? Sia la speranza sia la disperazione si inceneriscono alla fiamma dell’altrove.
Non è necessariamente saggezza, ma sentimento del tempo. E’ tutto un altro modo di pensare, radicato nell’abitudine alla coerenza. In questo modo il pensiero, anche quando non approda ad alcuna meta, può spaziare libero da catene, dalle pastoie della doppiezza e della doppia “verità”. I persecutori restano vittime di un corto circuito logico, obbligati come sono a costruire concetti che subito entrano in contraddizione con sé stessi. Essi sperimentano la lacerazione di chi mente sempre e comunque per erigere un mondo falsamente “reale”. E’ una realtà appiattita in un’esistenza bidimensionale, inutile. E’ un grattacielo eccelso, ma con le fondamenta sull’orlo di un dirupo.
La profondità dell’idea ha il suo scotto: l’esplorazione dell’abisso. Tuttavia essa intravede gli spazi invisibili, congiunge le distanze e dirime i paradossi.
Ogni azione ed ogni avvenimento gettano la loro ombra: non osiamo pensare quali tetre proiezioni creeranno i gesti di chi ha eretto l’errore a sistema, invece di viverlo come aberrazione.
La violenza, soprattutto quella gratuita, è una scheggia affilata che si configge nel cuore dell’universo. Il cuore si spacca, ma la sua potente diastole è destinata a demolire i poderosi pilastri delle tenebre.
Alcuni lettori ed amici ci domandano come reagiamo alle diuturne calunnie ed aggressioni dei negazionisti. Siamo sinceri: i disinformatori sono molesti come tafani e forieri di non pochi problemi, ma, alla fine, la loro azione è poco più di un solletico.
Sono due visioni della vita inconciliabili: da un lato si trova chi impernia tutto sul denaro e sulla frode; dall’altro chi riesce a vivere con un certo distacco gli eventi anche quelli critici. Non è forse tutto effimero, destinato a sbiadire nell’ombra finale? A che serve incaponirsi? Sia la speranza sia la disperazione si inceneriscono alla fiamma dell’altrove.
Non è necessariamente saggezza, ma sentimento del tempo. E’ tutto un altro modo di pensare, radicato nell’abitudine alla coerenza. In questo modo il pensiero, anche quando non approda ad alcuna meta, può spaziare libero da catene, dalle pastoie della doppiezza e della doppia “verità”. I persecutori restano vittime di un corto circuito logico, obbligati come sono a costruire concetti che subito entrano in contraddizione con sé stessi. Essi sperimentano la lacerazione di chi mente sempre e comunque per erigere un mondo falsamente “reale”. E’ una realtà appiattita in un’esistenza bidimensionale, inutile. E’ un grattacielo eccelso, ma con le fondamenta sull’orlo di un dirupo.
La profondità dell’idea ha il suo scotto: l’esplorazione dell’abisso. Tuttavia essa intravede gli spazi invisibili, congiunge le distanze e dirime i paradossi.
Ogni azione ed ogni avvenimento gettano la loro ombra: non osiamo pensare quali tetre proiezioni creeranno i gesti di chi ha eretto l’errore a sistema, invece di viverlo come aberrazione.
La violenza, soprattutto quella gratuita, è una scheggia affilata che si configge nel cuore dell’universo. Il cuore si spacca, ma la sua potente diastole è destinata a demolire i poderosi pilastri delle tenebre.
Vietata la riproduzione - Tutti i diritti riservati
Pubblicato da
Zret
Wednesday, November 6, 2013
Onore: parola sconosciuta in casa Marcianò
http://zret.blogspot.it/2013/11/onore.html
Onore
Libertà va cercando, ch'è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta. (Dante, Purg. vv. 70-72)
Che significato assumono onore, rispettabilità, reputazione? In primo luogo, sono concetti borghesi nel senso deteriore del termine. Spesso la rispettabilità incarna una mentalità filistea tutta tesa ad esaltare le pubbliche virtù per nascondere i vizi privati, volta ad ostentare false apparenze dietro le quali si nascondono le più abominevoli turpitudini.
In una società dominata dalla corruzione e dall’ingiustizia più sfacciata, quale quella attuale, chi è in una posizione di potere, chi ha le aderenze giuste, subito sporge querela per diffamazione per atterrare un avversario e per dissanguarlo. Ci chiediamo: costui è stato veramente disonorato? Se ci inoltriamo nello specifico, ci domandiamo se aver criticato i negazionisti si possa considerare denigrazione. Chiariamo il quadro. Se X, stuprando la scienza e la verità non solo afferma che la geoingegneria illegale non esiste, ma soggiunge che i ricercatori impegnati nella divulgazione circa la guerra climatica sono dei ciarlatani, dei bugiardi, dei deficienti, dei paranoici etc., come si può considerare la sua azione? Innanzi tutto X depaupera la scienza e calpesta la verità. Inoltre egli oltraggia sé stesso, poiché diventa indegno del titolo di studio che ha ottenuto o delle competenze che dovrebbe dimostrare. Infine offende i cittadini e gli studiosi che, in assoluta buona fede, denunciano la biogeoingegneria clandestina. Queste offese tuttavia, pur gravissime, sono “giudizi di uno stolto”, per dirla con William Blake, quindi “titoli da re” per i destinatari che certamente sono aggrediti, ma la cui reputazione cresce tra le persone oneste, quanto più sono colpiti da strali proditori.
In verità le disapprovazioni rivolte agli occultatori sono ammonimenti e persino attestati di stima, poiché ci si appella alla loro residua intelligenza. Non possiamo, infatti, credere che i disinformatori siano tanto ottusi da non ammettere la realtà irrefragabile delle cosiddette “scie chimiche”. Se essi non la ammettono, è per ragioni di convenienza, per pragmatismo, non certo per totale incapacità di intendere e di volere. Dunque le eventuali critiche nei rispetti dei negazionisti sono di fatto elogi di cui devono ritenersi onorati. Non comprendiamo quindi in che cosa consista la diffamazione di cui si è accusati, dal momento che, non appena si afferma una verità, non appena si censurano le distorsioni dei depistatori, essi, come tanti satelliti, brillano di luce riflessa, una luce che s’irradia dal Sole.
Non ripeteremo con Dante, “cortesia fu a lui esser villano”, piuttosto siamo cortesi con loro anche quando sembriamo aspri e sprezzanti.
In un sistema giuridico serio, il delitto di diffamazione dovrebbe essere considerato alla luce della buona o cattiva fede, dovrebbe essere posposto al perseguimento di reati pesanti, dovrebbe prevedere una totale simmetria tra chi ritiene di essere stato oltraggiato e chi oltraggia. Tutto ciò non accade, quindi l’accanimento nei confronti degli esperti e dei cittadini che segnalano la mortale geoingegneria si spiega solo nel quadro di una sperequazione inammissibile, nell’ambito di un perverso piano volto a soffocare le voci del dissenso. Le eventuali motivazioni che si possono addurre per giustificare le denunce, i sequestri, le iniziative "legali", i quotidiani, vili attacchi sono pretesti, sofismi, cavilli da causidici. Non abbiamo nulla di cui pentirci né di cui vergognarci. Attendiamo solo le scuse ed il plauso dei querelanti nonché delle istituzioni tutte, in primis la Magistratura, per l’operato fin qui da noi svolto.
Che significato assumono onore, rispettabilità, reputazione? In primo luogo, sono concetti borghesi nel senso deteriore del termine. Spesso la rispettabilità incarna una mentalità filistea tutta tesa ad esaltare le pubbliche virtù per nascondere i vizi privati, volta ad ostentare false apparenze dietro le quali si nascondono le più abominevoli turpitudini.
In una società dominata dalla corruzione e dall’ingiustizia più sfacciata, quale quella attuale, chi è in una posizione di potere, chi ha le aderenze giuste, subito sporge querela per diffamazione per atterrare un avversario e per dissanguarlo. Ci chiediamo: costui è stato veramente disonorato? Se ci inoltriamo nello specifico, ci domandiamo se aver criticato i negazionisti si possa considerare denigrazione. Chiariamo il quadro. Se X, stuprando la scienza e la verità non solo afferma che la geoingegneria illegale non esiste, ma soggiunge che i ricercatori impegnati nella divulgazione circa la guerra climatica sono dei ciarlatani, dei bugiardi, dei deficienti, dei paranoici etc., come si può considerare la sua azione? Innanzi tutto X depaupera la scienza e calpesta la verità. Inoltre egli oltraggia sé stesso, poiché diventa indegno del titolo di studio che ha ottenuto o delle competenze che dovrebbe dimostrare. Infine offende i cittadini e gli studiosi che, in assoluta buona fede, denunciano la biogeoingegneria clandestina. Queste offese tuttavia, pur gravissime, sono “giudizi di uno stolto”, per dirla con William Blake, quindi “titoli da re” per i destinatari che certamente sono aggrediti, ma la cui reputazione cresce tra le persone oneste, quanto più sono colpiti da strali proditori.
In verità le disapprovazioni rivolte agli occultatori sono ammonimenti e persino attestati di stima, poiché ci si appella alla loro residua intelligenza. Non possiamo, infatti, credere che i disinformatori siano tanto ottusi da non ammettere la realtà irrefragabile delle cosiddette “scie chimiche”. Se essi non la ammettono, è per ragioni di convenienza, per pragmatismo, non certo per totale incapacità di intendere e di volere. Dunque le eventuali critiche nei rispetti dei negazionisti sono di fatto elogi di cui devono ritenersi onorati. Non comprendiamo quindi in che cosa consista la diffamazione di cui si è accusati, dal momento che, non appena si afferma una verità, non appena si censurano le distorsioni dei depistatori, essi, come tanti satelliti, brillano di luce riflessa, una luce che s’irradia dal Sole.
Non ripeteremo con Dante, “cortesia fu a lui esser villano”, piuttosto siamo cortesi con loro anche quando sembriamo aspri e sprezzanti.
In un sistema giuridico serio, il delitto di diffamazione dovrebbe essere considerato alla luce della buona o cattiva fede, dovrebbe essere posposto al perseguimento di reati pesanti, dovrebbe prevedere una totale simmetria tra chi ritiene di essere stato oltraggiato e chi oltraggia. Tutto ciò non accade, quindi l’accanimento nei confronti degli esperti e dei cittadini che segnalano la mortale geoingegneria si spiega solo nel quadro di una sperequazione inammissibile, nell’ambito di un perverso piano volto a soffocare le voci del dissenso. Le eventuali motivazioni che si possono addurre per giustificare le denunce, i sequestri, le iniziative "legali", i quotidiani, vili attacchi sono pretesti, sofismi, cavilli da causidici. Non abbiamo nulla di cui pentirci né di cui vergognarci. Attendiamo solo le scuse ed il plauso dei querelanti nonché delle istituzioni tutte, in primis la Magistratura, per l’operato fin qui da noi svolto.
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Zret
tanto cornigero che non riesce a entrare manco al Colosseo
Saturday, June 22, 2013
Ipotassi, paratassi e coglionassi (e sticassi (C) TdM)
http://zret.blogspot.it/2013/06/ipotassi-paratassi.html
Ipotassi, paratassi

Qualcuno
un paio di settimane addietro volle consigliarmi di privilegiare la
paratassi rispetto all’ipotassi. Al suo suggerimento allegò un breve
testo scritto (molto male) da un gazzettiere. L’ignoranza impera: vero è
che la coordinazione è sovente più icastica della subordinazione, ma la
scelta tra l’una e l’altra dipende da esigenze espressive e persino
dalla Weltanschauung.
Accuseremo scrittori come Cicerone o Livio, che optano per un periodare ampio, gerarchico, di non saper scrivere? Si è che autori come quelli sullodati esprimono con il loro modus scribendi una precisa concezione del reale, improntata a prospettiva ed ordine. Cicerone e Livio sono dei classici e “classico” vale in primo luogo regolare, armonico.
Un altro esempio: Giovanni Boccaccio, come è noto, predilige costruzioni linguistiche molto complesse dove attorno al “pianeta” della principale ruotano i numerosi “satelliti” delle complementari. Anche qui si rintraccia una visione del mondo, quella pre-umanistica destinata a culminare nell’interpretazione rinascimentale che colloca l’Uomo al centro della Storia e della Natura.[1]
Quando il concetto di realtà muta, cambia anche la lingua che insieme lo traduce e lo plasma. Così, verbigrazia, un poeta come Pascoli frantuma l’architettura del periodo, disarticola la frase, la scompone nei suoi atomi fonici, poiché l’universo che egli trasfigura è disgregato, privo di un baricentro.
Oggigiorno il gusto ci induce ad anteporre uno stile paratattico ad uno ipotattico. Tuttavia, in talune circostanze, solo un impianto linguistico complesso può rendere una stratificazione concettuale. La lingua è embricata al pensiero e viceversa: non comprenderlo significa non saper né scrivere né pensare. Di tale abissale ignoranza abbiamo, ahinoi, molti e sintomatici saggi.
La padronanza della subordinazione denota la capacità di ragionare, di sviluppare argomentazioni. In verità, chi oggi propugna una prosa esclusivamente paratattica, non ha alcuna dimestichezza con la lingua e, mentre crede di essere à la page, verga testi sconnessi e scorretti, dove le secondarie spesso non sono rette da alcunché.
Vediamo un campione. Vomita Heidi: “Sono in tanti, nel mondo scientifico italiano, a essere stufi delle cretinate pseudoscientifiche pubblicate sui giornali e trasmesse alla radio e in televisione (sì, Roberto Giacobbo, sto parlando con te) e del modo in cui il giornalismo sensazionalizza il lavoro paziente di chi fa ricerca scientifica: entrambi rimbambiscono la gente, spaventano inutilmente, affossano la ricerca italiana e causano sprechi e decisioni idiote (e a volte letali) da parte dei politici.
Così per domani (8 giugno) è stato organizzato l'evento “Italia unita per la corretta informazione scientifica”: una serie di incontri, in varie città d'Italia, per fare divulgazione scientifica e fare chiarezza su alcuni temi (pseudo)scientifici controversi.
Io contribuirò nel mio piccolo partecipando alla sessione di Pavia (dalle 14:30) con una relazione sulle cosiddette “scie chimiche”, ma ci saranno relatori esperti anche per parlare di piante geneticamente modificate, di vaccini, di cellule staminali e di modelli animali nella ricerca biomedica. Siateci: è un modo per far vedere che non tutti si sono rimbambiti e che c'è ancora voglia di fare scienza per il bene di tutti. Anche dei ciarlatani e dei catastrofisti”.
Si censurino almeno la vomitevole ripetizione del verbo “fare”, l’uso di termini del registro familiare (stufi, cretinate), "pseudo-scientifiche" scritto senza il trattino, l’impiego di orridi neologismi (sensazionalizza), l’immancabile ma molesto verbo “esserci”, le cadute a rompicollo nella sintassi popolare (trasmesse alla radio)… Dulcis in fundo, si deplori la proposizione conclusiva ellittica del verbo, enunciato che resta lì impiccato. E’ indubbio che taluni Autori amano talvolta suggellare un discorso con un’ellissi, ma in primo luogo non ne abusano, inoltre la loro scelta rientra in una ricerca di efficacia e non è sintomo di analfabetismo, a differenza di quanto succede nel caso della “guardia svizzera”.
Si potrebbero soggiungere altre osservazioni, ma non intendo sviscerare un tema comunque analizzato all’interno di altri articoli. Ho tratto spunto da una balzana “critica” di negazionisti la cui tracotanza è pari solo alla loro infinita sprovvedutezza. Costoro, Attivissimo in primis, producono scritti che, nella loro pacchiana pretenziosità, sono simili alle riproduzioni in plastica del Colosseo. L’analogia con l’Anfiteatro Flavio è pressoché assente, giacché il monumento di plastica sembra una dentiera.
[1] E' una semplificazione esegetica che riporto per comodità comunicativa, sebbene il discorso sia molto più sfaccettato.
Accuseremo scrittori come Cicerone o Livio, che optano per un periodare ampio, gerarchico, di non saper scrivere? Si è che autori come quelli sullodati esprimono con il loro modus scribendi una precisa concezione del reale, improntata a prospettiva ed ordine. Cicerone e Livio sono dei classici e “classico” vale in primo luogo regolare, armonico.
Un altro esempio: Giovanni Boccaccio, come è noto, predilige costruzioni linguistiche molto complesse dove attorno al “pianeta” della principale ruotano i numerosi “satelliti” delle complementari. Anche qui si rintraccia una visione del mondo, quella pre-umanistica destinata a culminare nell’interpretazione rinascimentale che colloca l’Uomo al centro della Storia e della Natura.[1]
Quando il concetto di realtà muta, cambia anche la lingua che insieme lo traduce e lo plasma. Così, verbigrazia, un poeta come Pascoli frantuma l’architettura del periodo, disarticola la frase, la scompone nei suoi atomi fonici, poiché l’universo che egli trasfigura è disgregato, privo di un baricentro.
Oggigiorno il gusto ci induce ad anteporre uno stile paratattico ad uno ipotattico. Tuttavia, in talune circostanze, solo un impianto linguistico complesso può rendere una stratificazione concettuale. La lingua è embricata al pensiero e viceversa: non comprenderlo significa non saper né scrivere né pensare. Di tale abissale ignoranza abbiamo, ahinoi, molti e sintomatici saggi.
La padronanza della subordinazione denota la capacità di ragionare, di sviluppare argomentazioni. In verità, chi oggi propugna una prosa esclusivamente paratattica, non ha alcuna dimestichezza con la lingua e, mentre crede di essere à la page, verga testi sconnessi e scorretti, dove le secondarie spesso non sono rette da alcunché.
Vediamo un campione. Vomita Heidi: “Sono in tanti, nel mondo scientifico italiano, a essere stufi delle cretinate pseudoscientifiche pubblicate sui giornali e trasmesse alla radio e in televisione (sì, Roberto Giacobbo, sto parlando con te) e del modo in cui il giornalismo sensazionalizza il lavoro paziente di chi fa ricerca scientifica: entrambi rimbambiscono la gente, spaventano inutilmente, affossano la ricerca italiana e causano sprechi e decisioni idiote (e a volte letali) da parte dei politici.
Così per domani (8 giugno) è stato organizzato l'evento “Italia unita per la corretta informazione scientifica”: una serie di incontri, in varie città d'Italia, per fare divulgazione scientifica e fare chiarezza su alcuni temi (pseudo)scientifici controversi.
Io contribuirò nel mio piccolo partecipando alla sessione di Pavia (dalle 14:30) con una relazione sulle cosiddette “scie chimiche”, ma ci saranno relatori esperti anche per parlare di piante geneticamente modificate, di vaccini, di cellule staminali e di modelli animali nella ricerca biomedica. Siateci: è un modo per far vedere che non tutti si sono rimbambiti e che c'è ancora voglia di fare scienza per il bene di tutti. Anche dei ciarlatani e dei catastrofisti”.
Si censurino almeno la vomitevole ripetizione del verbo “fare”, l’uso di termini del registro familiare (stufi, cretinate), "pseudo-scientifiche" scritto senza il trattino, l’impiego di orridi neologismi (sensazionalizza), l’immancabile ma molesto verbo “esserci”, le cadute a rompicollo nella sintassi popolare (trasmesse alla radio)… Dulcis in fundo, si deplori la proposizione conclusiva ellittica del verbo, enunciato che resta lì impiccato. E’ indubbio che taluni Autori amano talvolta suggellare un discorso con un’ellissi, ma in primo luogo non ne abusano, inoltre la loro scelta rientra in una ricerca di efficacia e non è sintomo di analfabetismo, a differenza di quanto succede nel caso della “guardia svizzera”.
Si potrebbero soggiungere altre osservazioni, ma non intendo sviscerare un tema comunque analizzato all’interno di altri articoli. Ho tratto spunto da una balzana “critica” di negazionisti la cui tracotanza è pari solo alla loro infinita sprovvedutezza. Costoro, Attivissimo in primis, producono scritti che, nella loro pacchiana pretenziosità, sono simili alle riproduzioni in plastica del Colosseo. L’analogia con l’Anfiteatro Flavio è pressoché assente, giacché il monumento di plastica sembra una dentiera.
[1] E' una semplificazione esegetica che riporto per comodità comunicativa, sebbene il discorso sia molto più sfaccettato.
Pubblicato da
Zret
ipotattico, paratattico e anche un po' cornigero
Friday, May 10, 2013
Gesù o Barabba? No, Gesù è Bar Abba
http://zret.blogspot.co.uk/2013/05/gesu-o-barabba-no-gesu-e-bar-abba.html
Gesù o Barabba? No, Gesù è Bar Abba

“Gesù o Barabba?”
è un recente articolo del Professor Francesco Lamendola. Il titolo
dilemmatico del testo preannuncia una riflessione sulla dicotomia tra
bene e male. Confesso che gli argomenti dell’autore e soprattutto lo
spunto evangelico per l'esposizione delle idee mi lasciano dubbioso.
Come ho scritto in altri occasioni, la Storia ha la sua dignità e si
rischia di incorrere in luoghi comuni, allorquando una riflessione
morale, pur profonda, eclissa il rigore metodologico.
L’antitesi tra Gesù e Barabba e l’attribuzione agli Ebrei della crocifissione di Cristo sono da un punto di vista storico destituiti di fondamento: non ripeterò quanto già osservato in parecchi articoli, tra cui segnatamente “Uno o due Messia?”, limitandomi a rammentare che, se Bar Abba fu un uomo che davvero visse nella Palestina del I secolo, fu il Messia di Aronne, non un malfattore.
Né è necessario ribadire che il processo di Gesù fu celebrato dai Romani per volontà dei Romani, come ha dimostrato, tra gli altri, Samuel Brandon, in un suo eccellente saggio, "Il processo di Gesù", il cui errore consiste nella mancata individuazione dei due Messia. E’ tuttavia un malinteso che solo negli ultimi decenni è stato superato, grazie ad esegeti che sono riusciti a sbrogliare l’intricata matassa evangelica. Questi biblisti hanno afferrato il filo sottile che ha permesso loro, pur tra mille difficoltà, di scovare le tracce del Messia sacerdotale, contraffatto nelle sembianze di un assassino.
Fra questi ricercatori il più meticoloso mi pare Giancarlo Tranfo al cui saggio “La croce di spine” rinvio per ogni ragguaglio in merito. Davvero commendevole l’operato di questo novello Teseo che, non perdendosi nel dedalo delle ricostruzioni, analisi, fonti, polemiche…, ha ricostruito uno scenario plausibile della Palestina nel I secolo, dilaniata da discordie, tumulti e guerre.
Comprendo l’istanza etica e l’afflato spirituale che animano la pur bella pagina del Professor Lamendola, ma se intendiamo stigmatizzare la vocazione per il male, credo sia più consono riferirsi alle potenti famiglie non tutte ebraiche (meglio khazare) che oggi, nel silenzio complice dei media istituzionali, martoriano l’umanità ed il pianeta. Gli Ebrei descritti nei Vangeli furono ora dei rivoluzionari, ora dei collaboratori di Roma, ora degli iniziati (gli Esseni?) etc., ma non gli accusatori che incriminarono Cristo e lo condannarono a morte.
Restano – è naturale – le abissali domande sulla presenza del male e sul motivo per cui molti uomini decidano(?) di pervertire la propria natura, dando l’assenso alla più ignominiosa scelleratezza. Si può aprire una digressione qui circa la spaventevole degradazione che hanno subìto gli stessi malvagi: infatti, se nei secoli passati, i pravi o erano dei delinquenti comuni o degli uomini nella cui malizia brillava tuttavia una grandezza, oggi molti individui sembrano indulgere ai più luridi vizi e delitti (la calunnia, l’aggressione squallida e gratuita, l’invidia più livida, l’incontinenza più sfacciata…). Il male che essi incarnano è meschino, miserabile, infimo. Un esempio: Alessandro il Macedone fu uomo impulsivo, lussurioso e crudele, ma capace di sognare in grande, intrepido e mosso talora da nobili passioni. Oggigiorno una figura come Barack Obama (al secolo Barry Soetoro) è una nullità che trasuda laidezza, ipocrisia e codardia da ogni poro. Un tempo sulle strade i viandanti erano assaliti dai briganti; oggi si è aggrediti da ribrezzosi personaggi che si compiacciono del turpiloquio e della loro irredimibile bassezza.
Si accennava ai quesiti cruciali che si pone l’ottimo Professor Lamendola: egli reputa che l’opzione per il male dipenda dall’ignoranza di sé stessi, da un’elusione del gnòti sautòn. Non saprei: il tema, più che complesso, mi pare inestricabile. Nondimeno, ben vengano gli interrogativi che l’autore lancia, a guisa di dardi rapidissimi di cui non si sa se centreranno il bersaglio o no. Come sempre, sono preferibili le domande acuminate alle nostre spuntate risposte.
L’antitesi tra Gesù e Barabba e l’attribuzione agli Ebrei della crocifissione di Cristo sono da un punto di vista storico destituiti di fondamento: non ripeterò quanto già osservato in parecchi articoli, tra cui segnatamente “Uno o due Messia?”, limitandomi a rammentare che, se Bar Abba fu un uomo che davvero visse nella Palestina del I secolo, fu il Messia di Aronne, non un malfattore.
Né è necessario ribadire che il processo di Gesù fu celebrato dai Romani per volontà dei Romani, come ha dimostrato, tra gli altri, Samuel Brandon, in un suo eccellente saggio, "Il processo di Gesù", il cui errore consiste nella mancata individuazione dei due Messia. E’ tuttavia un malinteso che solo negli ultimi decenni è stato superato, grazie ad esegeti che sono riusciti a sbrogliare l’intricata matassa evangelica. Questi biblisti hanno afferrato il filo sottile che ha permesso loro, pur tra mille difficoltà, di scovare le tracce del Messia sacerdotale, contraffatto nelle sembianze di un assassino.
Fra questi ricercatori il più meticoloso mi pare Giancarlo Tranfo al cui saggio “La croce di spine” rinvio per ogni ragguaglio in merito. Davvero commendevole l’operato di questo novello Teseo che, non perdendosi nel dedalo delle ricostruzioni, analisi, fonti, polemiche…, ha ricostruito uno scenario plausibile della Palestina nel I secolo, dilaniata da discordie, tumulti e guerre.
Comprendo l’istanza etica e l’afflato spirituale che animano la pur bella pagina del Professor Lamendola, ma se intendiamo stigmatizzare la vocazione per il male, credo sia più consono riferirsi alle potenti famiglie non tutte ebraiche (meglio khazare) che oggi, nel silenzio complice dei media istituzionali, martoriano l’umanità ed il pianeta. Gli Ebrei descritti nei Vangeli furono ora dei rivoluzionari, ora dei collaboratori di Roma, ora degli iniziati (gli Esseni?) etc., ma non gli accusatori che incriminarono Cristo e lo condannarono a morte.
Restano – è naturale – le abissali domande sulla presenza del male e sul motivo per cui molti uomini decidano(?) di pervertire la propria natura, dando l’assenso alla più ignominiosa scelleratezza. Si può aprire una digressione qui circa la spaventevole degradazione che hanno subìto gli stessi malvagi: infatti, se nei secoli passati, i pravi o erano dei delinquenti comuni o degli uomini nella cui malizia brillava tuttavia una grandezza, oggi molti individui sembrano indulgere ai più luridi vizi e delitti (la calunnia, l’aggressione squallida e gratuita, l’invidia più livida, l’incontinenza più sfacciata…). Il male che essi incarnano è meschino, miserabile, infimo. Un esempio: Alessandro il Macedone fu uomo impulsivo, lussurioso e crudele, ma capace di sognare in grande, intrepido e mosso talora da nobili passioni. Oggigiorno una figura come Barack Obama (al secolo Barry Soetoro) è una nullità che trasuda laidezza, ipocrisia e codardia da ogni poro. Un tempo sulle strade i viandanti erano assaliti dai briganti; oggi si è aggrediti da ribrezzosi personaggi che si compiacciono del turpiloquio e della loro irredimibile bassezza.
Si accennava ai quesiti cruciali che si pone l’ottimo Professor Lamendola: egli reputa che l’opzione per il male dipenda dall’ignoranza di sé stessi, da un’elusione del gnòti sautòn. Non saprei: il tema, più che complesso, mi pare inestricabile. Nondimeno, ben vengano gli interrogativi che l’autore lancia, a guisa di dardi rapidissimi di cui non si sa se centreranno il bersaglio o no. Come sempre, sono preferibili le domande acuminate alle nostre spuntate risposte.
Pubblicato da
Zret
Saturday, March 2, 2013
Simone... è vero che non ci sono le prove? Certo, perché le facciamo sparire. Noi siamo scienziati!
http://tankerenemymeteo.blogspot.it/2013/03/simone-e-vero-che-non-ci-sono-le-prove.html
Simone... è vero che non ci sono le prove? Certo, perché le facciamo sparire. Noi siamo scienziati!
Il video "Scie chimiche: la disinformazione di ClassMeteo e di Simone Angioni (C.I.C.A.P.)" è stato rimosso da You-Tube su richiesta degli... "scienziati" Simone Angioni e Serena Giacomin.
ll potente C.I.C.A.P., noto per essere il principale "addestratore" dei cosiddetti "informers" (agenti finanziati dall'Unione europea), si cimenta questa volta nel disinformare via digitale terrestre, con la stretta collaborazione di Class Meteo, il canale video definito "The weather channel". Ovviamente la scelta di intervistare il "volto presentabile", il chimico Simone Angioni, non è casuale, giacché costui è già avvezzo a queste iniziative organizzate dal Comitato suddetto. Fatto è che il teatrino costruito con la sodale, Serena Giacomin, presentatrice del format di Class Meteo, pur risultando ridicolo per chi conosce l'argomento "geoingegneria clandestina", è da ritenersi un'altra iniziativa pericolosa ad opera del regime che, in tutti i modi, cerca disperatamente di tranquillizzare i cittadini preoccupati. Un breve nostro contributo, con il quale abbiamo enucleato solo alcune delle facezie e falsità mandate in onda da Class Meteo e dal C.I.C.A.P., non è evidentemente piaciuto e così, in men che non si dica, il nostro video è stato rimosso dal portale You-Tube. Peraltro questo è il ventunesimo contenuto che attacca il C.I.C.A.P. ad essere stato oscurato. Ebbene, se questi figuri pensano di avere ragione, per quale motivo si adoperano affinché spariscano le prove che attestano il contrario?
Lettera inviata alla redazione di Class TV msnbc:
"Egregi, Vi scrivo poiché finalmente sono riuscito a vedere il servizio sulle scie chimiche, all'interno del format di ClassTv canale 27 "Limit Storie dai confini". Devo dire che immaginavo come sarebbe stato confezionato il servizio ed ho avuto conferma di come sia stato realizzato in modo del tutto fazioso, incompleto, forviante, ingannevole, superficiale. Ad ogni modo la questione è complessa e non intendo in questa sede perdere tempo in spiegazioni scientifiche, in quanto comprendo bene che un servizio così raffazzonato, con la stretta collaborazione e direzione del C.I.C.A.P. (vera autorità?!!?), non può essere il risultato di ignoranza sul tema, ma la dimostrazione di una perfetta e criminale intenzione di ingannare il pubblico.
"La scelta di intervistare proprio Simone Angioni, già noto alle cronache per aver impiegato discutibili metodi di disinformazione ( http://www.tankerenemy.com/2009/11/le-menzogne-di-sinone-angioni.html ), è già indicativa della Vostra posizione. Innanzitutto il C.I.C.A.P. non ha confutato un bel niente ( http://www.tanker-enemy.com/PDF/SCIE-CHIMICHE_Confutazioni_alle_FAQ_del_CICAP.pdf ). In seconda istanza, non è assolutamente corretto riprendere sequenze in un montaggio capzioso di documentari dal sottoscritto realizzati (ad esempio proprio il video "Il progetto R.F.M.P. V.R.T.P.E. e le attività di aerosol clandestine": http://www.tanker-enemy.tv/rfmp-vrtpe-project.htm). Paradossale l'ardire di riprendere alcune sequenze del detto documentario, che, in tutta evidenza, dati alla mano, dimostra l'impiego abituale di elementi elettroconduttivi aviodispersi, basati su sistemi elettronici 3D in uso sugli AWACS. Avete fatto bene a tagliare le sequenze con immagini tridimensionali ricavate da bordo dell'AWACS! Chissà mai che qualcuno collegasse le due cose...
Il Vostro... "lavoro" è quindi vergognoso ed è quanto meno deprecabile l'aver prodotto un servizio pseudo-scientifico interamente orientato secondo i dettami del potente C.I.C.A.P., senza dar voce ai ricercatori che DIMOSTRANO come il problema della geoingegneria clandestina sia drammaticamente reale.
Per finire... Gli aerei di linea non sono distinguibili nei dettagli da terra ( https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgqZuFPyyX1gGsTQQE7iNgXlZVzOC11XBX8EnfXcrxexvhFba-TK5m_hCwG0hwLMULsd4zXrCwnmOihQkVVI2_K7EKXtLuIiHjtJYr73s5bOjtwV32aB8cXIAXKK2cGdL7mTQTMomSElrA/s1600/kennet.jpg ) e le scie di cui parliamo noi sono diffuse a quote molto basse (non idonee per fenomeni di condensa - http://www.tanker-enemy.tv/the-cumuli-proof.htm), motivo per cui sono tutto tranne che scie di condensazione, ma voi sapete ciò molto bene! Ridicolo poi affermare che le scie di condensazione "sono nate con i primi voli dei fratelli Wright"! Per non parlare poi della becera spiegazione sui turbofan... "Se sono vecchi, producono particolato, se sono nuovi, producono acqua...". SUBLIME!
Vi segnalo alcuni link, anche se presumo che li conosciate già bene ed infatti il servizio sulle "scie chimiche" nasce dalla Vostra (e di altri...) preoccupazione di ridimensionare la questione, attraverso la menzogna e l'imbroglio spacciati per scienza. A prescindere dai contenuti falsi e bugiardi, il prodotto è pessimo sotto ogni profilo: testo, montaggio, conduzione. Auspichiamo un servizio di rettifica per il quale restiamo a disposizione.
- http://www.tanker-enemy.tv/cicap-report.htm
- http://scienzamarcia.altervista.org/
- http://www.tanker-enemy.com/PDF/SCIE-CHIMICHE_Confutazioni_alle_FAQ_del_CICAP.pdf
- http://www.tankerenemy.com/2008/06/le-prove.html
- http://www.tanker-enemy.tv/nano-chemtrails.htm
- http://www.tanker-enemy.tv/the-cumuli-proof.htm
Distinti saluti
Rosario Marcianò"
La guerra climatica in pillole
Per una maggiore comprensione dei fenomeni legati alla guerra ambientale in corso, abbiamo realizzato l'Atlante dei cieli chimici.
NOTA: Le condizioni meteo e le attività di aerosol clandestine sono previste in base alle informazioni indirettamente fornite dal Servizio Meteorologico dell'Aeronautica Militare. Dati a loro volta incrociati con le previsioni fornite dai portali meteo che sono debitamente informati delle operazioni di geoingegneria clandestina sul territorio italiano ad opera dei militari.

ll potente C.I.C.A.P., noto per essere il principale "addestratore" dei cosiddetti "informers" (agenti finanziati dall'Unione europea), si cimenta questa volta nel disinformare via digitale terrestre, con la stretta collaborazione di Class Meteo, il canale video definito "The weather channel". Ovviamente la scelta di intervistare il "volto presentabile", il chimico Simone Angioni, non è casuale, giacché costui è già avvezzo a queste iniziative organizzate dal Comitato suddetto. Fatto è che il teatrino costruito con la sodale, Serena Giacomin, presentatrice del format di Class Meteo, pur risultando ridicolo per chi conosce l'argomento "geoingegneria clandestina", è da ritenersi un'altra iniziativa pericolosa ad opera del regime che, in tutti i modi, cerca disperatamente di tranquillizzare i cittadini preoccupati. Un breve nostro contributo, con il quale abbiamo enucleato solo alcune delle facezie e falsità mandate in onda da Class Meteo e dal C.I.C.A.P., non è evidentemente piaciuto e così, in men che non si dica, il nostro video è stato rimosso dal portale You-Tube. Peraltro questo è il ventunesimo contenuto che attacca il C.I.C.A.P. ad essere stato oscurato. Ebbene, se questi figuri pensano di avere ragione, per quale motivo si adoperano affinché spariscano le prove che attestano il contrario?
Lettera inviata alla redazione di Class TV msnbc:
"Egregi, Vi scrivo poiché finalmente sono riuscito a vedere il servizio sulle scie chimiche, all'interno del format di ClassTv canale 27 "Limit Storie dai confini". Devo dire che immaginavo come sarebbe stato confezionato il servizio ed ho avuto conferma di come sia stato realizzato in modo del tutto fazioso, incompleto, forviante, ingannevole, superficiale. Ad ogni modo la questione è complessa e non intendo in questa sede perdere tempo in spiegazioni scientifiche, in quanto comprendo bene che un servizio così raffazzonato, con la stretta collaborazione e direzione del C.I.C.A.P. (vera autorità?!!?), non può essere il risultato di ignoranza sul tema, ma la dimostrazione di una perfetta e criminale intenzione di ingannare il pubblico.
"La scelta di intervistare proprio Simone Angioni, già noto alle cronache per aver impiegato discutibili metodi di disinformazione ( http://www.tankerenemy.com/2009/11/le-menzogne-di-sinone-angioni.html ), è già indicativa della Vostra posizione. Innanzitutto il C.I.C.A.P. non ha confutato un bel niente ( http://www.tanker-enemy.com/PDF/SCIE-CHIMICHE_Confutazioni_alle_FAQ_del_CICAP.pdf ). In seconda istanza, non è assolutamente corretto riprendere sequenze in un montaggio capzioso di documentari dal sottoscritto realizzati (ad esempio proprio il video "Il progetto R.F.M.P. V.R.T.P.E. e le attività di aerosol clandestine": http://www.tanker-enemy.tv/rfmp-vrtpe-project.htm). Paradossale l'ardire di riprendere alcune sequenze del detto documentario, che, in tutta evidenza, dati alla mano, dimostra l'impiego abituale di elementi elettroconduttivi aviodispersi, basati su sistemi elettronici 3D in uso sugli AWACS. Avete fatto bene a tagliare le sequenze con immagini tridimensionali ricavate da bordo dell'AWACS! Chissà mai che qualcuno collegasse le due cose...
Il Vostro... "lavoro" è quindi vergognoso ed è quanto meno deprecabile l'aver prodotto un servizio pseudo-scientifico interamente orientato secondo i dettami del potente C.I.C.A.P., senza dar voce ai ricercatori che DIMOSTRANO come il problema della geoingegneria clandestina sia drammaticamente reale.
Per finire... Gli aerei di linea non sono distinguibili nei dettagli da terra ( https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgqZuFPyyX1gGsTQQE7iNgXlZVzOC11XBX8EnfXcrxexvhFba-TK5m_hCwG0hwLMULsd4zXrCwnmOihQkVVI2_K7EKXtLuIiHjtJYr73s5bOjtwV32aB8cXIAXKK2cGdL7mTQTMomSElrA/s1600/kennet.jpg ) e le scie di cui parliamo noi sono diffuse a quote molto basse (non idonee per fenomeni di condensa - http://www.tanker-enemy.tv/the-cumuli-proof.htm), motivo per cui sono tutto tranne che scie di condensazione, ma voi sapete ciò molto bene! Ridicolo poi affermare che le scie di condensazione "sono nate con i primi voli dei fratelli Wright"! Per non parlare poi della becera spiegazione sui turbofan... "Se sono vecchi, producono particolato, se sono nuovi, producono acqua...". SUBLIME!
Vi segnalo alcuni link, anche se presumo che li conosciate già bene ed infatti il servizio sulle "scie chimiche" nasce dalla Vostra (e di altri...) preoccupazione di ridimensionare la questione, attraverso la menzogna e l'imbroglio spacciati per scienza. A prescindere dai contenuti falsi e bugiardi, il prodotto è pessimo sotto ogni profilo: testo, montaggio, conduzione. Auspichiamo un servizio di rettifica per il quale restiamo a disposizione.
- http://www.tanker-enemy.tv/cicap-report.htm
- http://scienzamarcia.altervista.org/
- http://www.tanker-enemy.com/PDF/SCIE-CHIMICHE_Confutazioni_alle_FAQ_del_CICAP.pdf
- http://www.tankerenemy.com/2008/06/le-prove.html
- http://www.tanker-enemy.tv/nano-chemtrails.htm
- http://www.tanker-enemy.tv/the-cumuli-proof.htm
Distinti saluti
Rosario Marcianò"
La guerra climatica in pillole
Per una maggiore comprensione dei fenomeni legati alla guerra ambientale in corso, abbiamo realizzato l'Atlante dei cieli chimici.
NOTA: Le condizioni meteo e le attività di aerosol clandestine sono previste in base alle informazioni indirettamente fornite dal Servizio Meteorologico dell'Aeronautica Militare. Dati a loro volta incrociati con le previsioni fornite dai portali meteo che sono debitamente informati delle operazioni di geoingegneria clandestina sul territorio italiano ad opera dei militari.
Monday, July 25, 2011
Senza Rete
http://www.tankerenemy.com/2011/07/senza-rete.html
Senza Rete

In un recente articolo, “Segni di incipiente nausea cibernetica” , 2011, Freeanimals svolge delle intelligenti riflessioni circa i prodromi di una presunta disaffezione nei confronti della Rete. E’ un fenomeno che si può reputare fisiologico: ogni medium conosce una sua parabola. Dubito, però, che chi ha annunciato il suo abbandono della Rete, manterrà tale proposito. Forse è snobismo.
Bisogna ammettere che, in questi anni, si è diventati in una certa misura dipendenti da Internet, ma nel contempo la televisione ha conosciuto una drastica regressione sicché, a conti fatti, la componente tecnologica nella nostra vita non è aumentata a dismisura.
Occorre poi distinguere tra chi usa il mezzo telematico per informare o con fini culturali e chi, invece, lo impiega per calunniare e denigrare ventiquattro ore su ventiquattro. I primi ritengono che la goccia scavi la roccia, sebbene io abbia l’impressione si siano scavate delle trincee. I disinformatori ed i loro accoliti sono, invece, veramente ormai invischiati nella Ragnatela. A volte, leggendo i loro interventi, ci costruiamo un’immagine del tutto errata. Non sono individui baldanzosi e preparati, per quanto immorali. Tempo fa, ne vidi uno: restai basito. Mi trovai al cospetto di una specie di Harry Potter per i poveri: dimesso, occhialuto, di una timidezza patologica.
I disinformatori non sono palloni gonfiati, ma palloncini sgonfi. Sono vittime di un’ipertrofia tecnologica: il loro stesso organismo ha subìto una metamorfosi sì da renderli simili a moncherini meccanici. Qualcuno istintivamente li immagina aitanti, ma sbaglia: sono quasi sempre figuri flaccidi, corpulenti, con gli occhi pesantemente cerchiati, a causa di interminabili, ma ben remunerati turni davanti allo schermo. Non pochi di loro hanno lo sguardo allucinato. Credono di essere spiritosi, ma sono spiritati. Falliti, frustrati, psicopatici, ignoranti ed inetti – l’unico ambito in cui eccellono è l’insulto scurrile – per loro l’uso o l’abuso della tecnologia è, in modo paradossale, più irrilevante che decisivo. Se non offendessero sulla Rete, formerebbero branchi di facinorosi avvezzi ad aggredire i deboli ed i derelitti. Dimostrano, infatti, una mentalità da branco: uniti sono dei gradassi, da soli sono vigliacchi e rimpiccioliscono sino a scomparire. Nel caso di questi disgraziati, per cui si può provare solo compassione, certi media sono stati il colpo di grazia.
L’avvento della Rete ha condizionato un po’ tutti, ma, mentre molti sono convinti che è destinata ad espandersi, altri sanno che, come tutte le protesi tecniche, appartiene ad una fase effimera della storia umana. Per ora, seguendo il motto habere, non haberi, ne sfruttano le potenzialità, senza dimenticare che, oltre il mondo virtuale, ne esistono altri dove la tecnica non riveste alcun ruolo.
In parte ha ragione Mc Luhan, quando identifica medium e messaggio. Tuttavia è possibile ancora privilegiare la comunicazione ed i contenuti rispetto al mezzo e, per quanto appaia inverosimile, persino, in qualche caso, valorizzare gli aspetti umani attraverso Internet. La solitudine che affligge l’uomo, soprattutto l’uomo contemporaneo, le sue esigenze di interagire, trovano talora un interlocutore. I dissidi, le incomprensioni si manifestano anche in altri ambienti non digitali: basti pensare alle associazioni ed alle compagnie.
Nonostante quindi l’aridità digitale per chi possiede un barlume di coscienza, la Rete è simile al toro di Falaride, in cui, secondo gli Stoici, il saggio avrebbe mantenuto la sua imperturbabilità. Non è sufficiente la tecnologia per corrompere, sebbene il suo deleterio influsso sia grande. L’intelligenza, l’autonomia di giudizio, la sensibilità, se sono veramente tali, non temono la tecnica che è “utensile” più o meno utile, non idolo o, peggio, arma per colpire in maniera proditoria. Gli stolti lo sono in ogni circostanza: la Rete ha catalizzato e specialmente diffuso la loro stoltezza che altrimenti sarebbe rimasta circoscritta tra i tavolini di un bar.
Sia come sia, credo che presto rinunceremo, obtorto collo, ad Internet e ad altre mirabilia. Ne sentiremo la mancanza, ma per poco. Semmai rimpiangeremo le amenità di gg (alias rioseba) come questa, veramente spassosa: “Io sono geologo dall’età di tre anni.” Un geologo precoce, forse grazie ai buoni uffici del Mentore, Bario Tozzi. Impagabile, mitico gg!
Bisogna ammettere che, in questi anni, si è diventati in una certa misura dipendenti da Internet, ma nel contempo la televisione ha conosciuto una drastica regressione sicché, a conti fatti, la componente tecnologica nella nostra vita non è aumentata a dismisura.
Occorre poi distinguere tra chi usa il mezzo telematico per informare o con fini culturali e chi, invece, lo impiega per calunniare e denigrare ventiquattro ore su ventiquattro. I primi ritengono che la goccia scavi la roccia, sebbene io abbia l’impressione si siano scavate delle trincee. I disinformatori ed i loro accoliti sono, invece, veramente ormai invischiati nella Ragnatela. A volte, leggendo i loro interventi, ci costruiamo un’immagine del tutto errata. Non sono individui baldanzosi e preparati, per quanto immorali. Tempo fa, ne vidi uno: restai basito. Mi trovai al cospetto di una specie di Harry Potter per i poveri: dimesso, occhialuto, di una timidezza patologica.
I disinformatori non sono palloni gonfiati, ma palloncini sgonfi. Sono vittime di un’ipertrofia tecnologica: il loro stesso organismo ha subìto una metamorfosi sì da renderli simili a moncherini meccanici. Qualcuno istintivamente li immagina aitanti, ma sbaglia: sono quasi sempre figuri flaccidi, corpulenti, con gli occhi pesantemente cerchiati, a causa di interminabili, ma ben remunerati turni davanti allo schermo. Non pochi di loro hanno lo sguardo allucinato. Credono di essere spiritosi, ma sono spiritati. Falliti, frustrati, psicopatici, ignoranti ed inetti – l’unico ambito in cui eccellono è l’insulto scurrile – per loro l’uso o l’abuso della tecnologia è, in modo paradossale, più irrilevante che decisivo. Se non offendessero sulla Rete, formerebbero branchi di facinorosi avvezzi ad aggredire i deboli ed i derelitti. Dimostrano, infatti, una mentalità da branco: uniti sono dei gradassi, da soli sono vigliacchi e rimpiccioliscono sino a scomparire. Nel caso di questi disgraziati, per cui si può provare solo compassione, certi media sono stati il colpo di grazia.
L’avvento della Rete ha condizionato un po’ tutti, ma, mentre molti sono convinti che è destinata ad espandersi, altri sanno che, come tutte le protesi tecniche, appartiene ad una fase effimera della storia umana. Per ora, seguendo il motto habere, non haberi, ne sfruttano le potenzialità, senza dimenticare che, oltre il mondo virtuale, ne esistono altri dove la tecnica non riveste alcun ruolo.
In parte ha ragione Mc Luhan, quando identifica medium e messaggio. Tuttavia è possibile ancora privilegiare la comunicazione ed i contenuti rispetto al mezzo e, per quanto appaia inverosimile, persino, in qualche caso, valorizzare gli aspetti umani attraverso Internet. La solitudine che affligge l’uomo, soprattutto l’uomo contemporaneo, le sue esigenze di interagire, trovano talora un interlocutore. I dissidi, le incomprensioni si manifestano anche in altri ambienti non digitali: basti pensare alle associazioni ed alle compagnie.
Nonostante quindi l’aridità digitale per chi possiede un barlume di coscienza, la Rete è simile al toro di Falaride, in cui, secondo gli Stoici, il saggio avrebbe mantenuto la sua imperturbabilità. Non è sufficiente la tecnologia per corrompere, sebbene il suo deleterio influsso sia grande. L’intelligenza, l’autonomia di giudizio, la sensibilità, se sono veramente tali, non temono la tecnica che è “utensile” più o meno utile, non idolo o, peggio, arma per colpire in maniera proditoria. Gli stolti lo sono in ogni circostanza: la Rete ha catalizzato e specialmente diffuso la loro stoltezza che altrimenti sarebbe rimasta circoscritta tra i tavolini di un bar.
Sia come sia, credo che presto rinunceremo, obtorto collo, ad Internet e ad altre mirabilia. Ne sentiremo la mancanza, ma per poco. Semmai rimpiangeremo le amenità di gg (alias rioseba) come questa, veramente spassosa: “Io sono geologo dall’età di tre anni.” Un geologo precoce, forse grazie ai buoni uffici del Mentore, Bario Tozzi. Impagabile, mitico gg!
Pubblicato da Zret
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