La zretinata del giorno
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Scopo del Blog
Raccolgo il suggerimento e metto qui ben visibile lo scopo di questo blog.
Questo e' un blog satirico ed e' una presa in giro dei vari complottisti (sciacomicari, undicisettembrini, pseudoscienziati e fuori di testa in genere che parlano di 2012, nuovo ordine mondiale e cavolate simili). Qui trovate (pochi) post originali e (molti) post ricopiati pari pari dai complottisti al fine di permettere liberamente quei commenti che loro in genere censurano.
Tutto quello che scrivo qui e' a titolo personale e in nessun modo legato o imputabile all'azienda per cui lavoro.
Ciao e grazie della visita.
Il contenuto di questo blog non viene piu' aggiornato regolarmente. Per le ultime notizie potete andare su:
http://indipezzenti.blogspot.ch/
https://www.facebook.com/Task-Force-Butler-868476723163799/
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Wednesday, March 23, 2016
Sunday, March 15, 2015
L'estinzione della Scienza
Puntuale come la sfiga, ecco a voi la rosicata domenicale d'o'professore
http://zret.blogspot.ch/2015/03/lestinzione-della-scienza.html

http://zret.blogspot.ch/2015/03/lestinzione-della-scienza.html
L'estinzione della Scienza

Si estinguono le specie animali e vegetali; si estinguono le lingue. In questi ultimi tempi è sparita anche la Scienza.
Di recente Simone Angioni, la disinformazione dal volto umano, in un’ennesima, bolsa intervista sul tema della geoingegneria clandestina, ha asserito che la “scienza è una e che all'interno della comunità scientifica non c'è un dibattito, ma c'è una posizione unica dettata dai fatti e dalle evidenze”. Questa affermazione, che è sconvolgente per rozzezza ed autoritarismo intellettuale, denota l’abissale ignoranza epistemologica di Simonetto: è una concezione che sarebbe stata ritenuta angusta, riduttiva e persino ridicola anche dai Positivisti ottocenteschi, figuriamoci nei nostri tempi dopo la rivoluzione della Fisica quantistica. E’ una posizione ancora più arretrata di quella tenuta dai peripatetici sbeffeggiati da Galileo. E' come se il nostro chimico non avesse mai letto una riga di Feyerabend... Forse non sa nemmeno chi sia.
Il proclama del cicappino, novello Simplicio, si addice alla religione più che alla Scienza: essa progredisce attraverso il dibattito, la curiosità, l’attitudine a sperimentare, il confronto delle idee, l’intuizione, la formulazione di nuove teorie, l’atteggiamento euristico, il cambiamento di paradigma… Nulla di ciò affiora nella retrograda ed assiomatica visione di Simonetto: è un pregiudizio che si potrebbe accettare da uno studente di scuola media, non da un sedicente scienziato. Il richiamo “ad una posizione unica, ai fatti ed alle evidenze” è disarmante nel suo dogmatismo, nella sua incrollabile fede nei cosiddetti “fatti”.
Tra l’altro, nei pistolotti degli occultatori non si comprende bene dove finisca l’incompetenza epistemologica e dove cominci l’insincerità verso sé stessi: infatti, se almeno gli influencers fossero coerenti ed onesti, non negherebbero la geoingegneria illegale che è appunto ancorata ad una serie di dati incontrovertibili e di evidenze.
In realtà, l’attuale “scienza” è solo propaganda, plagio, pensiero unico. Le università sono per lo più "comitati d'affari". E' significativo nella predica del piccolo chimico il riferimento ad una “posizione unica”, come se ci si dovesse attenere ad una sorta di “dottrina rivelata” da una classe sacerdotale depositaria della Verità. Tale dottrina è bandita da gente che manifesta un contegno reazionario, dispotico, discriminatorio, oscurantista: la vera scienza dovrebbe essere avulsa del tutto o quasi dall’ideologia, mentre una Ideenkleid settaria ed inquisitoria ha soppiantato la ricerca ed il metodo empirico. E’ un’ideologia che è stampella del potere, organica ad un sistema corrotto, alla più sfacciata distorsione della realtà.
Primo Levi scrisse “Se questo è un uomo”; noi siamo costretti a suggellare la riflessione con “Se questo è un chimico”.
Di recente Simone Angioni, la disinformazione dal volto umano, in un’ennesima, bolsa intervista sul tema della geoingegneria clandestina, ha asserito che la “scienza è una e che all'interno della comunità scientifica non c'è un dibattito, ma c'è una posizione unica dettata dai fatti e dalle evidenze”. Questa affermazione, che è sconvolgente per rozzezza ed autoritarismo intellettuale, denota l’abissale ignoranza epistemologica di Simonetto: è una concezione che sarebbe stata ritenuta angusta, riduttiva e persino ridicola anche dai Positivisti ottocenteschi, figuriamoci nei nostri tempi dopo la rivoluzione della Fisica quantistica. E’ una posizione ancora più arretrata di quella tenuta dai peripatetici sbeffeggiati da Galileo. E' come se il nostro chimico non avesse mai letto una riga di Feyerabend... Forse non sa nemmeno chi sia.
Il proclama del cicappino, novello Simplicio, si addice alla religione più che alla Scienza: essa progredisce attraverso il dibattito, la curiosità, l’attitudine a sperimentare, il confronto delle idee, l’intuizione, la formulazione di nuove teorie, l’atteggiamento euristico, il cambiamento di paradigma… Nulla di ciò affiora nella retrograda ed assiomatica visione di Simonetto: è un pregiudizio che si potrebbe accettare da uno studente di scuola media, non da un sedicente scienziato. Il richiamo “ad una posizione unica, ai fatti ed alle evidenze” è disarmante nel suo dogmatismo, nella sua incrollabile fede nei cosiddetti “fatti”.
Tra l’altro, nei pistolotti degli occultatori non si comprende bene dove finisca l’incompetenza epistemologica e dove cominci l’insincerità verso sé stessi: infatti, se almeno gli influencers fossero coerenti ed onesti, non negherebbero la geoingegneria illegale che è appunto ancorata ad una serie di dati incontrovertibili e di evidenze.
In realtà, l’attuale “scienza” è solo propaganda, plagio, pensiero unico. Le università sono per lo più "comitati d'affari". E' significativo nella predica del piccolo chimico il riferimento ad una “posizione unica”, come se ci si dovesse attenere ad una sorta di “dottrina rivelata” da una classe sacerdotale depositaria della Verità. Tale dottrina è bandita da gente che manifesta un contegno reazionario, dispotico, discriminatorio, oscurantista: la vera scienza dovrebbe essere avulsa del tutto o quasi dall’ideologia, mentre una Ideenkleid settaria ed inquisitoria ha soppiantato la ricerca ed il metodo empirico. E’ un’ideologia che è stampella del potere, organica ad un sistema corrotto, alla più sfacciata distorsione della realtà.
Primo Levi scrisse “Se questo è un uomo”; noi siamo costretti a suggellare la riflessione con “Se questo è un chimico”.
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Zret
Saturday, August 3, 2013
Il Nulla è Tutto: paradigmi e paradossi della cosmologia
http://zret.blogspot.it/2013/08/il-nulla-e-tutto-paradigmi-e-paradossi.html
Il Nulla è Tutto: paradigmi e paradossi della cosmologia

Si sta sgretolando un altro idolo: oggi non pochi cosmologi cominciano a dubitare che la teoria del Big bang sia plausibile; alcuni la rigettano in toto. Siamo prossimi al superamento – Kuhn docet
– di un paradigma scientifico. Così si cerca di comprendere che cosa
esistesse prima del principio. Gli scienziati, incapaci di scrollarsi di
dosso la logica aristotelica, rifiutano in genere l’idea che il Tutto
possa essere scaturito dal Nulla, sebbene alla fine questa sia l’unica
conclusione ammissibile, pur nel suo carattere paradossale. Perciò
certuni ipotizzano che questo universo sia stato generato da un altro
universo, a sua volta prodotto da un altro e così all’infinito. Il
problema non è risolto, ma solamente spostato.
Altri cosmologi stanno elaborando diversi sistemi più o meno complessi, persuasi che un giorno o l’altro formuleranno l’equazione tale da spiegare la genesi del cosmo. E’ palese che sono elucubrazioni talora eleganti, ma sterili. Nessuno mai, soprattutto attraverso la matematica e la logica, strumenti razionali, potrà dar conto di ciò che razionale non è.
Forse pochi pensatori come Leopardi si sono accostati ad una possibile verità: il poeta recanatese sentì che la realtà è un “solido nulla”. Se cancelliamo la venatura esistenziale di questa intuizione, possiamo isolare una potente idea: l’universo è nulla e, nel contempo, tutto. Esso origina dalla negazione di sé stesso. La solidità si abbraccia all’inconsistenza. Leopardi avvertì la sostanziale illogicità dell’essere e, rinunciando a chiarirla, preferì ostentarla con la sua arte interrogativa e tetramente umoristica.
Che pensare allora dei conati concettuali con cui qualcuno tenta di ottenere la quadratura del cerchio? Il fisico Mikio Kaku riconosce che il nulla assoluto è inconcepibile per cui abdica, accontentandosi di un nulla relativo, il vuoto in cui aleggia l’energia prima di tramutarsi in materia (massa). E’ un arretramento speculativo, neppure al riparo da sfide teoriche abnormi.
E’ evidente che, quando ci si imbatte in questioni refrattarie alla logica, è insensato ostinarsi ad usarla. Sarebbe più onesto ammettere che il cosmo è autocontradittorio, “enigma a sé stesso” per riprendere una celebre espressione di Agostino d’Ippona. Invece assistiamo all’apoteosi della logica e della matematica, le discipline che, quanto più sono congruenti in sé stesse, tanto più si allontanano dalla realtà. Non saranno i rompicapo dialettici a motivare il mondo, a consentirci di conoscere anche solo un’ombra della sua elusiva, evanescente essenza.
Mi lasciano dunque perplesso quei sistemi con cui si decifra l’essere con i soliti ingredienti: una spruzzata di matrici, un briciolo di formule, una buona dose degli immancabili capisaldi appartenenti alla fisica quantistica. Mi pare che il libro “Godman”, pur pregevole, rientri in codesto orientamento. E’ una tendenza che si gloria di offrire una visione esaustiva del Reale. In verità, quando si spiega tutto, non si spiega alcunché.
Concediamo pure che qualcuno un giorno riesca a conciliare la fisica del macrocosmo con quella del microcosmo: bisognerà poi non solo illustrare come e perché lo zero diventi uno, ma pure esporre per quale ragione in questo enigmatico, sconfinato universo, popolato da miliardi di galassie erranti nelle tenebre, sia sorta la vita. La vedo molto, molto grama. Non basta! Bisognerà pure definire per quale ragione ed in che maniera si sia insinuato il male, l’ingiustizia primigenia che intrappola le cose nel loro incomprensibile destino di nascita, dolore, decadenza e morte.
Di fronte a tali quesiti vertiginosi, stordenti, tace la “nostra povera ragione”. Resta solo il silenzio, ancora più nudo e gelido di quello che schiaccia una notte vuota e buia.
Altri cosmologi stanno elaborando diversi sistemi più o meno complessi, persuasi che un giorno o l’altro formuleranno l’equazione tale da spiegare la genesi del cosmo. E’ palese che sono elucubrazioni talora eleganti, ma sterili. Nessuno mai, soprattutto attraverso la matematica e la logica, strumenti razionali, potrà dar conto di ciò che razionale non è.
Forse pochi pensatori come Leopardi si sono accostati ad una possibile verità: il poeta recanatese sentì che la realtà è un “solido nulla”. Se cancelliamo la venatura esistenziale di questa intuizione, possiamo isolare una potente idea: l’universo è nulla e, nel contempo, tutto. Esso origina dalla negazione di sé stesso. La solidità si abbraccia all’inconsistenza. Leopardi avvertì la sostanziale illogicità dell’essere e, rinunciando a chiarirla, preferì ostentarla con la sua arte interrogativa e tetramente umoristica.
Che pensare allora dei conati concettuali con cui qualcuno tenta di ottenere la quadratura del cerchio? Il fisico Mikio Kaku riconosce che il nulla assoluto è inconcepibile per cui abdica, accontentandosi di un nulla relativo, il vuoto in cui aleggia l’energia prima di tramutarsi in materia (massa). E’ un arretramento speculativo, neppure al riparo da sfide teoriche abnormi.
E’ evidente che, quando ci si imbatte in questioni refrattarie alla logica, è insensato ostinarsi ad usarla. Sarebbe più onesto ammettere che il cosmo è autocontradittorio, “enigma a sé stesso” per riprendere una celebre espressione di Agostino d’Ippona. Invece assistiamo all’apoteosi della logica e della matematica, le discipline che, quanto più sono congruenti in sé stesse, tanto più si allontanano dalla realtà. Non saranno i rompicapo dialettici a motivare il mondo, a consentirci di conoscere anche solo un’ombra della sua elusiva, evanescente essenza.
Mi lasciano dunque perplesso quei sistemi con cui si decifra l’essere con i soliti ingredienti: una spruzzata di matrici, un briciolo di formule, una buona dose degli immancabili capisaldi appartenenti alla fisica quantistica. Mi pare che il libro “Godman”, pur pregevole, rientri in codesto orientamento. E’ una tendenza che si gloria di offrire una visione esaustiva del Reale. In verità, quando si spiega tutto, non si spiega alcunché.
Concediamo pure che qualcuno un giorno riesca a conciliare la fisica del macrocosmo con quella del microcosmo: bisognerà poi non solo illustrare come e perché lo zero diventi uno, ma pure esporre per quale ragione in questo enigmatico, sconfinato universo, popolato da miliardi di galassie erranti nelle tenebre, sia sorta la vita. La vedo molto, molto grama. Non basta! Bisognerà pure definire per quale ragione ed in che maniera si sia insinuato il male, l’ingiustizia primigenia che intrappola le cose nel loro incomprensibile destino di nascita, dolore, decadenza e morte.
Di fronte a tali quesiti vertiginosi, stordenti, tace la “nostra povera ragione”. Resta solo il silenzio, ancora più nudo e gelido di quello che schiaccia una notte vuota e buia.
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Zret
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Sunday, November 25, 2012
The American Armageddon
http://zret.blogspot.com/2012/11/the-american-armageddon.html
The American Armageddon
Watch therefore, for ye know neither the day nor the hour wherein the Son of man cometh. ("John", 25, 1) [AHAHAHAHAHAHAHAHAH POVERETTO: il passo NON PROVIENE dal Vangelo di Giovanni, ma da quello di Matteo, 25,13 leggi qui http://kingjbible.com/matthew/25.htm pagliaccio straccione triste che non sei altro]‘The American Armageddon’ è un saggio di Luca Scantamburlo, pubblicato nel 2009. Vorrei spendere qualche parola sull’autore, prima di
‘The American Armageddon’ è uno spaccato sull’enigma Nibiru e sul ‘Jesuit footage’. [2] Lo scrittore, raccogliendo un ampio repertorio di testimonianze (Robert O. Dean in primis), ricerche, ipotesi, cerca di comprendere se siano prossimi dei cambiamenti cosmici insabbiati dal governo ombra. Che qualcosa stia cambiando e sia cambiato nel sistema solare è indubbio: arduo è stabilire se Nibiru esista. Se esiste, è un pianeta, una nana bruna, una cometa, un simbolo, un portale o ancora… un avamposto? Qualora fosse un varco interdimensionale o un avamposto abitato da una razza bellicosa, come suppone qualcuno, si potrebbe capire lo scopo del selvaggio Terraforming [sì, terraformami 'sta fava] cui è sottoposto il pianeta: creare un ambiente adatto ad una stirpe esterna. Ad ogni modo non è neppure così importante definire la vera natura di Nibiru, quanto imparare ad aprire gli occhi, ad osservare il cielo e le sue inquietanti presenze.
Per quanto ci riguarda, riteniamo [NOI CHI??? Il sindacato dei clown ciarlatani, forse?] che proprio dallo spazio arriverà la risposta nel bene o nel male. Non siamo inclini ad a sposare la posizione di Scantamburlo secondo cui l’esecutivo segreto non fornisce ragguagli scabrosi a proposito degli eventi venturi per non causare anomia, ossia il caos sociale ed economico. Anche se può apparire paradossale, le classi dirigenti preservano lo status quo proprio fomentando l’instabilità ed il disordine.
Merito dell’autore è aver subodorato l’inganno dietro le versioni ufficiali, aver sfiorato i tentacoli di una piovra ben annidata negli anfratti della retropolitica. Tuttavia continuare a nutrire fiducia in figure come Gorbacev e Giovanni Paolo II è, a modesto parere di chi scrive, contraddittorio e rischioso.
Nonostante questo aspetto, la fatica [FATICA??? AHAHAHAHAHAHAHAH andatelo a dire a un minatore del Sulcis, straccioni fannulloni che non siete altro, TU - Zret - IN PRIMIS] di Scantamburlo è degna di attenzione, poiché offre una panoramica suggestiva che si muove dall’astronomia accademica, al tempo stesso ammiccante e reticente sul Pianeta X, alla storia antica (con Zecharia Sitchin ed Immabuel Velikovsky che sono punti di riferimento), dalla politica all’ufologia.
Nell’alveo scavato da Cristoforo Barbato, misteriosamente scomparso dalla Rete, l’analisi chiama in causa i servizi segreti italiani, la N.A.S.A., il Vaticano… È pure valorizzata l’investigazione di Burak Eldem, outsider turco le cui conclusioni sono pressoché sconosciute al pubblico. Eldem identifica nel 666 dell’Apocalisse lo shar sumero corrispondente, stando al ricercatore, a 3661 anni e vede nell’Ab.zu lo spazio cosmico, suffragando le congetture circa un incipiente perielio di Nibiru, causa di aberrazioni nel sistema solare.
Che il Sole ed i pianeti siano da alcuni decenni interessati da anomalie e che la Terra sia colpita da fenomeni in alcuni casi di origine naturale, ma esacerbati dalla Geoingegneria, è indiscutibile.
Occorre tentare di scoprire la vera matrice e le conseguenze per l’umanità di tali mutamenti: per conoscerle non dovremo forse aspettare a lungo. E’ solo questione di tempo… poco tempo.
[1] Il sito di Luca Scantamburlo è www.angelismarriti.it. Di recente è stato dato alle stampe il seguito del libro in oggetto, ossia “Apocalisse dallo spazio. L’avvento di Nibiru e dei Vigilanti”, 2011. Sarà opportuno commentarlo quanto prima.
[2] Sul tema si legga il datato ma corposo “Nibiru tra verità e disinformazione”.
[3] Avemmo l’onore ed il piacere di conoscere di persona il freelance Cristoforo Barbato, in occasione di un congresso tenutosi alcuni anni addietro ad Occhiobello (Ravenna). Acuto indagatore di fatti scottanti e brillante conferenziere, Barbato ha aperto la “pista gesuita”, [aggiornamento: 'LA PISTA GESUITA'??? Ma vattene...] foriera di tanti enigmi e di tante trame. Il suo sito è stato chiuso: il giornalista ha lambito qualche verità inconfessabile? Fortunatamente molti reportages sono ancora disponibili in Rete.
Ringrazio il collaboratore ed amico G. per la preziosa segnalazione.
Saturday, June 25, 2011
Bufala
http://complottisti.blogspot.com/2011/06/bufala.html
Bufala

Nell'attuale società, il disfacimento del linguaggio è al tempo stesso causa e conseguenza del declino generale, comunque ne è uno specchio fedele. Tra i tanti esempi che denunciano una crisi irreversibile del pensiero è l'uso improprio di vocaboli il cui valore è completamente stravolto in una commistione di saccenteria ed ignoranza.
Pensiamo al termine "teoria": la "teoria" è un modello interpretativo della realtà. Purtroppo è invalso di adoperare tale parola come sinonimo di "opinione", "idea", ma siamo in presenza di un uso dozzinale, per lo meno inidoneo, poiché una teoria, essendo una formulazione e sistemazione di principi generali di una scienza o di una sua parte, o di una dottrina filosofica, implica un'esegesi della realtà, una peculiare visione del mondo. Infatti il lessema in questione discende dal verbo greco "theoreo" che vale "guardare", "osservare". [n.d.eSSSe - da wiki: Il termine teoria (dal greco θεωρέω theoréo "guardo, osservo", composto da θεά theà, "dea" e ὁράω horào, "vedo") indica, nel linguaggio comune, un'idea nata in base ad una qualche ipotesi, congettura, speculazione o supposizione, anche astratte rispetto alla realtà.]
Tralasciamo i problemi spinosi dell'antitesi e talora intersezione tra modelli e "fatti, tra teoria e prassi, dobbiamo ribadire che la prima è una concezione, un tentativo di organizzare dati e fenomeni per includerli in un corpus. E' evidente che tale organizzazione è selettiva, ossia alcuni aspetti della realtà vengono scartati, affinché non minino la coerenza del quadro di riferimento. Inoltre, come ci insegnano Feyerabend e Kuhn, le teorie sono paradigmi, non scevri di declinazioni (e derive) ideologiche, paradigmi che possono essere superati o addirittura negati, attraverso salti che generano discontinuità.
E' chiaro che le teorie sono astrazioni con cui si tenta di razionalizzare la realtà, di estrapolare un disegno da una congerie di elementi disparati ed eterogenei. Non ci si avvalga dunque del termine teoria per indicare un'ipotesi che è, invece, una proposizione, un dato iniziale ammesso provvisoriamente per servire di base ad un ragionamento, ad una dimostrazione, ad una spiegazione e che sarà giustificato dalle conseguenze, dall'esperienza.
Si eviti di riferirsi ad un complesso di fenomeni osservati come ad una teoria: è così del tutto errata la dicitura "teoria delle scie chimiche", poiché le attività chimico-biologiche confluiscono in un contesto empirico, coincidono con un riscontro, avulsi da una visione del mondo, sebbene possano fornire indizi per l’interpretazione di particolari eventi.
Quanto più una teoria è generale e tenta di dar conto di un amplissimo settore dell'universo, tanto più essa è astratta e filosofica, laddove l'empiria è situata agli antipodi delle strutture concettuali. Dunque al vertice dei sistemi teorici troviamo gli impianti deduttivi della matematica, contrapposta alle discipline ancorate alla percezione, all'analisi ed alla classificazione dei fenomeni. In modo opportuno il matematico e pensatore britannico, Alfred North Whitehead (1861-1947), nota che la filosofia prende le mosse dalla complessa e multiforme esperienza della vita per tentarne una generalizzazione teorica, consapevole che ogni teoria è un “azzardo” ed una semplificazione ideale ed inadeguata, bisognosa di continui aggiustamenti.
Si apprezzi l’atteggiamento anti-dogmatico e dinamico della concezione dovuta a Whitehead.
Chi confonde teoria, ipotesi, dottrina, osservazioni, esperienze, pareri... in un unico calderone, non ha compreso alcunché di temi epistemologici e linguistici ed è d'uopo che si dedichi, se ne è capace, ad allevare bufale. Almeno acquisirà dimestichezza con bufale reali e ci risparmierà le sue sgrammaticate elucubrazioni.
Pensiamo al termine "teoria": la "teoria" è un modello interpretativo della realtà. Purtroppo è invalso di adoperare tale parola come sinonimo di "opinione", "idea", ma siamo in presenza di un uso dozzinale, per lo meno inidoneo, poiché una teoria, essendo una formulazione e sistemazione di principi generali di una scienza o di una sua parte, o di una dottrina filosofica, implica un'esegesi della realtà, una peculiare visione del mondo. Infatti il lessema in questione discende dal verbo greco "theoreo" che vale "guardare", "osservare". [n.d.eSSSe - da wiki: Il termine teoria (dal greco θεωρέω theoréo "guardo, osservo", composto da θεά theà, "dea" e ὁράω horào, "vedo") indica, nel linguaggio comune, un'idea nata in base ad una qualche ipotesi, congettura, speculazione o supposizione, anche astratte rispetto alla realtà.]
Tralasciamo i problemi spinosi dell'antitesi e talora intersezione tra modelli e "fatti, tra teoria e prassi, dobbiamo ribadire che la prima è una concezione, un tentativo di organizzare dati e fenomeni per includerli in un corpus. E' evidente che tale organizzazione è selettiva, ossia alcuni aspetti della realtà vengono scartati, affinché non minino la coerenza del quadro di riferimento. Inoltre, come ci insegnano Feyerabend e Kuhn, le teorie sono paradigmi, non scevri di declinazioni (e derive) ideologiche, paradigmi che possono essere superati o addirittura negati, attraverso salti che generano discontinuità.
E' chiaro che le teorie sono astrazioni con cui si tenta di razionalizzare la realtà, di estrapolare un disegno da una congerie di elementi disparati ed eterogenei. Non ci si avvalga dunque del termine teoria per indicare un'ipotesi che è, invece, una proposizione, un dato iniziale ammesso provvisoriamente per servire di base ad un ragionamento, ad una dimostrazione, ad una spiegazione e che sarà giustificato dalle conseguenze, dall'esperienza.
Si eviti di riferirsi ad un complesso di fenomeni osservati come ad una teoria: è così del tutto errata la dicitura "teoria delle scie chimiche", poiché le attività chimico-biologiche confluiscono in un contesto empirico, coincidono con un riscontro, avulsi da una visione del mondo, sebbene possano fornire indizi per l’interpretazione di particolari eventi.
Quanto più una teoria è generale e tenta di dar conto di un amplissimo settore dell'universo, tanto più essa è astratta e filosofica, laddove l'empiria è situata agli antipodi delle strutture concettuali. Dunque al vertice dei sistemi teorici troviamo gli impianti deduttivi della matematica, contrapposta alle discipline ancorate alla percezione, all'analisi ed alla classificazione dei fenomeni. In modo opportuno il matematico e pensatore britannico, Alfred North Whitehead (1861-1947), nota che la filosofia prende le mosse dalla complessa e multiforme esperienza della vita per tentarne una generalizzazione teorica, consapevole che ogni teoria è un “azzardo” ed una semplificazione ideale ed inadeguata, bisognosa di continui aggiustamenti.
Si apprezzi l’atteggiamento anti-dogmatico e dinamico della concezione dovuta a Whitehead.
Chi confonde teoria, ipotesi, dottrina, osservazioni, esperienze, pareri... in un unico calderone, non ha compreso alcunché di temi epistemologici e linguistici ed è d'uopo che si dedichi, se ne è capace, ad allevare bufale. Almeno acquisirà dimestichezza con bufale reali e ci risparmierà le sue sgrammaticate elucubrazioni.
Pubblicato da Straker rosicone che non si occupa dei "disinformatori"
Wednesday, June 1, 2011
Teoria
http://zret.blogspot.com/2011/06/teoria.html
Teoria

Nell'attuale società, il disfacimento del linguaggio è al tempo stesso causa e conseguenza del declino generale, comunque ne è uno specchio fedele. Tra i tanti esempi che denunciano una crisi irreversibile del pensiero è l'uso improprio di vocaboli il cui valore è completamente stravolto in una commistione di saccenteria ed ignoranza.
Pensiamo al termine "teoria": la "teoria" è un modello interpretativo della realtà. Purtroppo è invalso di adoperare tale parola come sinonimo di "opinione", "idea", ma siamo in presenza di un uso dozzinale, per lo meno inidoneo, poiché una teoria, essendo una formulazione e sistemazione di principi generali di una scienza o di una sua parte, o di una dottrina filosofica, implica un'esegesi della realtà, una peculiare visione del mondo. Infatti il lessema in questione discende dal verbo greco "theoreo" che vale "guardare", "osservare".
Tralasciamo i problemi spinosi dell'antitesi e talora intersezione tra modelli e "fatti, tra teoria e prassi, dobbiamo ribadire che la prima è una concezione, un tentativo di organizzare dati e fenomeni per includerli in un corpus. E' evidente che tale organizzazione è selettiva, ossia alcuni aspetti della realtà vengono scartati, affinché non minino la coerenza del quadro di riferimento. Inoltre, come ci insegnano Feyerabend e Kuhn, le teorie sono paradigmi, non scevri di declinazioni (e derive) ideologiche, paradigmi che possono essere superati o addirittura negati, attraverso salti che generano discontinuità.
E' chiaro che le teorie sono astrazioni con cui si tenta di razionalizzare la realtà, di estrapolare un disegno da una congerie di elementi disparati ed eterogenei. Non ci si avvalga dunque del termine teoria per indicare un'ipotesi che è, invece, una proposizione, un dato iniziale ammesso provvisoriamente per servire di base ad un ragionamento, ad una dimostrazione, ad una spiegazione e che sarà giustificato dalle conseguenze, dall'esperienza.
Si eviti di riferirsi ad un complesso di fenomeni osservati come ad una teoria: è così del tutto errata la dicitura "teoria delle scie chimiche", poiché le attività chimico-biologiche confluiscono in un contesto empirico, coincidono con un riscontro, avulsi da una visione del mondo, sebbene possano fornire indizi per l’interpretazione di particolari eventi.
Quanto più una teoria è generale e tenta di dar conto di un amplissimo settore dell'universo, tanto più essa è astratta e filosofica, laddove l'empiria è situata agli antipodi delle strutture concettuali. Dunque al vertice dei sistemi teorici troviamo gli impianti deduttivi della matematica, contrapposta alle discipline ancorate alla percezione, all'analisi ed alla classificazione dei fenomeni. In modo opportuno il matematico e pensatore britannico, Alfred North Whitehead (1861-1947), nota che la filosofia prende le mosse dalla complessa e multiforme esperienza della vita per tentarne una generalizzazione teorica, consapevole che ogni teoria è un “azzardo” ed una semplificazione ideale ed inadeguata, bisognosa di continui aggiustamenti.
Si apprezzi l’atteggiamento anti-dogmatico e dinamico della concezione dovuta a Whitehead.
Chi confonde teoria, ipotesi, dottrina, osservazioni, esperienze, pareri... in un unico calderone, non ha compreso alcunché di temi epistemologici e linguistici ed è d'uopo che si dedichi, se ne è capace, ad allevare bufale. Almeno acquisirà dimestichezza con bufale reali e ci risparmierà le sue sgrammaticate elucubrazioni.
Pensiamo al termine "teoria": la "teoria" è un modello interpretativo della realtà. Purtroppo è invalso di adoperare tale parola come sinonimo di "opinione", "idea", ma siamo in presenza di un uso dozzinale, per lo meno inidoneo, poiché una teoria, essendo una formulazione e sistemazione di principi generali di una scienza o di una sua parte, o di una dottrina filosofica, implica un'esegesi della realtà, una peculiare visione del mondo. Infatti il lessema in questione discende dal verbo greco "theoreo" che vale "guardare", "osservare".
Tralasciamo i problemi spinosi dell'antitesi e talora intersezione tra modelli e "fatti, tra teoria e prassi, dobbiamo ribadire che la prima è una concezione, un tentativo di organizzare dati e fenomeni per includerli in un corpus. E' evidente che tale organizzazione è selettiva, ossia alcuni aspetti della realtà vengono scartati, affinché non minino la coerenza del quadro di riferimento. Inoltre, come ci insegnano Feyerabend e Kuhn, le teorie sono paradigmi, non scevri di declinazioni (e derive) ideologiche, paradigmi che possono essere superati o addirittura negati, attraverso salti che generano discontinuità.
E' chiaro che le teorie sono astrazioni con cui si tenta di razionalizzare la realtà, di estrapolare un disegno da una congerie di elementi disparati ed eterogenei. Non ci si avvalga dunque del termine teoria per indicare un'ipotesi che è, invece, una proposizione, un dato iniziale ammesso provvisoriamente per servire di base ad un ragionamento, ad una dimostrazione, ad una spiegazione e che sarà giustificato dalle conseguenze, dall'esperienza.
Si eviti di riferirsi ad un complesso di fenomeni osservati come ad una teoria: è così del tutto errata la dicitura "teoria delle scie chimiche", poiché le attività chimico-biologiche confluiscono in un contesto empirico, coincidono con un riscontro, avulsi da una visione del mondo, sebbene possano fornire indizi per l’interpretazione di particolari eventi.
Quanto più una teoria è generale e tenta di dar conto di un amplissimo settore dell'universo, tanto più essa è astratta e filosofica, laddove l'empiria è situata agli antipodi delle strutture concettuali. Dunque al vertice dei sistemi teorici troviamo gli impianti deduttivi della matematica, contrapposta alle discipline ancorate alla percezione, all'analisi ed alla classificazione dei fenomeni. In modo opportuno il matematico e pensatore britannico, Alfred North Whitehead (1861-1947), nota che la filosofia prende le mosse dalla complessa e multiforme esperienza della vita per tentarne una generalizzazione teorica, consapevole che ogni teoria è un “azzardo” ed una semplificazione ideale ed inadeguata, bisognosa di continui aggiustamenti.
Si apprezzi l’atteggiamento anti-dogmatico e dinamico della concezione dovuta a Whitehead.
Chi confonde teoria, ipotesi, dottrina, osservazioni, esperienze, pareri... in un unico calderone, non ha compreso alcunché di temi epistemologici e linguistici ed è d'uopo che si dedichi, se ne è capace, ad allevare bufale. Almeno acquisirà dimestichezza con bufale reali e ci risparmierà le sue sgrammaticate elucubrazioni.
Pubblicato da Zret
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