http://zret.blogspot.ch/2015/10/i-numeri-in-un-mondo-capovolto.html
https://archive.is/L1ep2
Anni fa conobbi uno
studente universitario che, ritenendo il numero la quintessenza della
realtà, si era persino convinto che le sequenze alfanumeriche delle
targhe automobilistiche contenevano messaggi reconditi.
zretino, pensa che c'e' anche chi pensa che i codici a barre nascondano significati demoniaci.
Scopo del Blog
Raccolgo il suggerimento e metto qui ben visibile lo scopo di questo blog.
Questo e' un blog satirico ed e' una presa in giro dei vari complottisti (sciacomicari, undicisettembrini, pseudoscienziati e fuori di testa in genere che parlano di 2012, nuovo ordine mondiale e cavolate simili). Qui trovate (pochi) post originali e (molti) post ricopiati pari pari dai complottisti al fine di permettere liberamente quei commenti che loro in genere censurano.
Tutto quello che scrivo qui e' a titolo personale e in nessun modo legato o imputabile all'azienda per cui lavoro.
Ciao e grazie della visita.
Il contenuto di questo blog non viene piu' aggiornato regolarmente. Per le ultime notizie potete andare su:
http://indipezzenti.blogspot.ch/
https://www.facebook.com/Task-Force-Butler-868476723163799/
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Tuesday, October 20, 2015
Sunday, January 26, 2014
Coscienza senza materia
http://zret.blogspot.it/2014/01/coscienza-senza-materia.html
Coscienza senza materia
Nel
momento in cui il nostro cervello perde le sue peculiari funzionalità,
la coscienza non è più in grado di interagire con questa dimensione,
stabilendo un contatto con altri piani di realtà.
Più mi accosto alla materia, più essa si allontana; più interrogo l’anima, più essa tace.
Dopo la morte attendono gli uomini cose che non sperano e neppure immaginano.(Eraclito)

Il bel libro di Eben Alexander, “Milioni di farfalle” (titolo infelice nell'edizione italiana), narra un’esperienza di pre-morte. Il volume del neurochirurgo aggiunge alla letteratura sulle N.D.E. risvolti filosofici di notevole interesse. L’avventura in un mondo inesplorato spinge, infatti, l’autore a domandarsi se la coscienza individuale possa prescindere del tutto dalla materia-energia. Egli ritiene di sì, andando in rotta di collisione non solo con la maggior parte dei neuro-scienziati che, invece, vedono nella coscienza un epifenomeno del cervello, ma pure con chi cerca di elaborare teorie secondo cui la materia e la coscienza sarebbero pressoché consustanziali o interdipendenti.
La domanda di Alexander è cruciale e se ne trascina dietro altre non meno decisive. E’ necessario per la coscienza acquisire un corpo? In caso affermativo, l’assunzione di un corpo che cosa implica? Una caduta o un’evoluzione? Che ruolo ha la dimensione temporale nell’incarnazione della psiche?
Ha ragione l’autore: la sopravvivenza dell’anima, intesa come principio spirituale, contiene in sé l’esistenza di Dio e viceversa, anche se Dio va inteso in maniera molto differente da come lo descrivono le religioni positive. Comunque l’Essere è staccato dalla materia.
Mutatis mutandis, è una rivincita di Cartesio e del suo tanto esecrato dualismo, poiché la res cogitans è totalmente altra rispetto alla res extensa. Possiede, infatti, una differente natura ontologica. E’ una sostanza le cui caratteristiche fondamentali non coincidono con i tratti peculiari del mondo ilico.
Sull’altro versante ha ragione Stephen Hawking, che pur con argomentazioni più imbarazzanti che capziose, negando l’esistenza di Dio, rigetta ipso facto l’idea di un’anima in grado di sopravvivere alla disgregazione del soma. Le due affermazioni sono intercambiabili o, per lo meno, la seconda è un corollario dell’assunto.
Se, come scrive il Nostro, davvero “la coscienza è alla base di tutto”, è necessaria una rivoluzione copernicana, cambiare radicalmente il punto di osservazione ed adottare nuovi paradigmi interpretativi. In questo inedito contesto, paradossalmente emerge l’enigma della materia più del mistero riguardante la coscienza stessa. Il mito del Dio che si incarna, a questo punto, assumerebbe il significato cosmologico di una coscienza che resta inchiodata all’universo tangibile o per scelta o per un errore.
Rimangono, tra gli altri, il nodo di Gordio a proposito dell’azione dello spirito sulla materia e viceversa (sempre che non si escluda uno dei due termini), il tema abissale del libero arbitrio e la vexata quaestio del male (può il male dipendere dal libero arbitrio?). Se, però, sia pure come mera ipotesi di lavoro, accogliamo l’eventualità di una coscienza del tutto avulsa dalle restrizioni della corporeità, si apre uno spiraglio su una realtà finalmente reale.
Più mi accosto alla materia, più essa si allontana; più interrogo l’anima, più essa tace.
Dopo la morte attendono gli uomini cose che non sperano e neppure immaginano.(Eraclito)

Il bel libro di Eben Alexander, “Milioni di farfalle” (titolo infelice nell'edizione italiana), narra un’esperienza di pre-morte. Il volume del neurochirurgo aggiunge alla letteratura sulle N.D.E. risvolti filosofici di notevole interesse. L’avventura in un mondo inesplorato spinge, infatti, l’autore a domandarsi se la coscienza individuale possa prescindere del tutto dalla materia-energia. Egli ritiene di sì, andando in rotta di collisione non solo con la maggior parte dei neuro-scienziati che, invece, vedono nella coscienza un epifenomeno del cervello, ma pure con chi cerca di elaborare teorie secondo cui la materia e la coscienza sarebbero pressoché consustanziali o interdipendenti.
La domanda di Alexander è cruciale e se ne trascina dietro altre non meno decisive. E’ necessario per la coscienza acquisire un corpo? In caso affermativo, l’assunzione di un corpo che cosa implica? Una caduta o un’evoluzione? Che ruolo ha la dimensione temporale nell’incarnazione della psiche?
Ha ragione l’autore: la sopravvivenza dell’anima, intesa come principio spirituale, contiene in sé l’esistenza di Dio e viceversa, anche se Dio va inteso in maniera molto differente da come lo descrivono le religioni positive. Comunque l’Essere è staccato dalla materia.
Mutatis mutandis, è una rivincita di Cartesio e del suo tanto esecrato dualismo, poiché la res cogitans è totalmente altra rispetto alla res extensa. Possiede, infatti, una differente natura ontologica. E’ una sostanza le cui caratteristiche fondamentali non coincidono con i tratti peculiari del mondo ilico.
Sull’altro versante ha ragione Stephen Hawking, che pur con argomentazioni più imbarazzanti che capziose, negando l’esistenza di Dio, rigetta ipso facto l’idea di un’anima in grado di sopravvivere alla disgregazione del soma. Le due affermazioni sono intercambiabili o, per lo meno, la seconda è un corollario dell’assunto.
Se, come scrive il Nostro, davvero “la coscienza è alla base di tutto”, è necessaria una rivoluzione copernicana, cambiare radicalmente il punto di osservazione ed adottare nuovi paradigmi interpretativi. In questo inedito contesto, paradossalmente emerge l’enigma della materia più del mistero riguardante la coscienza stessa. Il mito del Dio che si incarna, a questo punto, assumerebbe il significato cosmologico di una coscienza che resta inchiodata all’universo tangibile o per scelta o per un errore.
Rimangono, tra gli altri, il nodo di Gordio a proposito dell’azione dello spirito sulla materia e viceversa (sempre che non si escluda uno dei due termini), il tema abissale del libero arbitrio e la vexata quaestio del male (può il male dipendere dal libero arbitrio?). Se, però, sia pure come mera ipotesi di lavoro, accogliamo l’eventualità di una coscienza del tutto avulsa dalle restrizioni della corporeità, si apre uno spiraglio su una realtà finalmente reale.
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Zret
Monday, September 2, 2013
La legge dell’attrazione (terza parte)
http://zret.blogspot.co.uk/2013/08/la-legge-dellattrazione-terza-parte.html
La legge dell’attrazione (terza parte)

Leggi qui la prima parte.
Se il tempo è uno stratagemma affinché gli eventi non accadano tutti insieme, nello stesso istante; se, in altre parole, tutto è già accaduto, è palese che è impossibile incidere sui fatti.
Siamo attori che recitano una parte? Il copione è stato già scritto e la “libertà” è forse nel timbro di voce con cui possiamo pronunciare le battute? E’ difficile confutare che il tempo è un inganno, per quanto tenace. E’ sufficiente assopirsi per sovvertirne le coordinate e la sequenza passato-presente-futuro (nei sogni) o addirittura per annullarlo (nel sonno profondo).
Se dunque il tempo non esiste come ente assoluto, non esiste neppure la possibilità di dominarlo. Gli accadimenti sono fotogrammi di una pellicola girata da un regista ignoto. Come in una pellicola la rapida successione dei fotogrammi dà l’illusione del movimento, così l’avvicendamento delle vicende nella nostra esistenza crea l’apparenza del moto e del libero arbitrio.
Alcuni autori illustrano l’intenzione nel modo seguente: ”L’intenzione si associa al concetto proposto da Wayne Dyerquale, secondo cui essa sarebbe una forza universale che permette l’atto stesso della creazione, in tutti gli ambiti, ed alla quale abbiamo libero accesso grazie alla nostra caratteristica di essere parte olografica dell’universo stesso, dal quale anche l’intenzione trae origine. L’intenzione cosi intesa non è solo un atteggiamento personale che ci spinge ad agire individualmente, ma è piuttosto un’energia universale alla quale ricorriamo (anche in modo inconsapevole) per dare forma reale alla nostra fisicità”.
Per Deepak Chopra, “l’intenzione è il punto di partenza di ogni sogno. È il potere creativo che soddisfa tutte le nostre esigenze”.
L’aforisma di Chopra è bello, ma è una mera petizione di principio. Dyerquale evoca l’energia universale, l’universo olografico, la fisicità, senza nemmeno provare a spiegare che cosa intenda con queste parole. E’ un discorso del tutto privo di riferimenti chiari. Semmai può servire come consolazione. Il mondo ci appare molto diverso da questo luna park olografico. “Il mondo, brulicante di essere corruttibili, è un disastro inesplicabile”. (L. Bossi)
Che il pensiero individuale possa creare dal nulla la materia, quando più gli aggrada, è da escludere. Che possa in qualche modo influire sugli avvenimenti e sulle “cose” è controverso. Ammettiamo pure che il singolo possa controllare il tempo, quindi gli eventi, in contrasto con quanto sopra affermato. Resta comunque un ostacolo che pare insormontabile: la frattura tra pensiero e “realtà”.
Nota Boutroux che tra fisica e chimica, tra chimica e biologia, tra biologia e psicologia si aprono delle fratture. Le leggi fisiche mostrano discontinuità con quelle chimiche, le chimiche con quelle biologiche etc. E’ arduo comprendere come si possa saltare il fosso.
Il fisico Schrodinger si chiese come gruppi di atomi piccolissimi, troppo piccoli per aderire a leggi statistiche esatte possano rivestire un ruolo dominante negli avvenimenti ordinati di un organismo vivente. Vale a dire, in che maniera il mondo atomico e subatomico, con la sua anarchia e la sua incoscienza, può generare la vita organizzata (la sfera organica) e la coscienza? Manca – è evidente – qualcosa. Che cosa nessuno sa.
Se circoscriviamo il problema alla supposta azione del pensiero sulla corporeità, notiamo anche qui una distanza incolmabile: se res cogitans e res extensa sono ontologicamente diverse, allora la risoluzione migliore per comprendere come si possano collegare, è quella proposta dagli occasionalisti, per cui è Dio ogni volta ad agire. Tale ipotesi esclude il libero arbitrio umano. Se, invece, esiste solo il pensiero (Idealismo), esso opera su una “realtà” fittizia. Tuttavia questo pensiero trascendentale (Io trascendentale per Fichte) non coincide del tutto con ciascun individuo, anche se ciascun individuo partecipa di esso.
Ecco l’errore gigantesco dei new agers: credere che l’intenzione individuale combaci in toto con l’Intenzione universale. L’uomo è Dio. E’ un po’ come pensare che con una sola nota musicale sia possibile comporre un numero considerevole di melodie.
E’ possibile che una Coscienza cosmica produca un universo (un universo-sogno?) che noi percepiamo come tangibile e concreto, anche se potrebbe essere una mera illusione sensoriale. Se è così, però, questa Coscienza onnipotente ed onnisciente può lasciar mai spazio alla libertà dei singoli che, tra l’altro, sono soltanto ombre proiettate dalla Coscienza-luce? Se cedesse anche una minima frazione della sua potenza, non sarebbe più perfetta e quindi non sarebbe più Dio.
Se, invece, esiste solo la materia, allora il libero arbitrio non ha ragion d’essere, poiché alle quattro interazioni fondamentali ed alle loro propaggini chimico-biologiche soggiacciono leggi (modi di funzionamento dei processi energetici) che sono le radici delle esperienze intellettuali e spirituali. I positivisti ottocenteschi riassumevano l’idea in tal guisa: “Il cervello secerne il pensiero”.
Per ora ricapitoliamo. Vedremo in seguito altre implicazioni dell'abnorme problema.
Esiste solo lo Spirito (alias Coscienza, Dio, Mente cosmica, Energia immateriale etc.): il libero arbitrio ed il potere dell’intenzione creativa sono prerogative di Dio. La libera volizione del singolo è un’adesione perfetta alla volontà assoluta, inscalfibile di Dio: “E’ n sua voluntade è nostra pace”, (Par. III). Dio può avere una sola testa ed una sola volontà, altrimenti diventa schizofrenico.
Esistono sia lo Spirito sia la materia: il libero arbitrio si esplica nel momento in cui la coscienza individuale riesce ad agire sui fatti e sulle cose, ma questa azione è solo possibile mediante l’intervento della Coscienza universale (o comunque di un agente esterno) in cui tra l’altro sono stati decisi (sognati?) ab aeterno, fuori dal tempo, gli eventi che sembrano dipanarsi nel tempo. Ergo il libero arbitrio non esiste.
Esiste solo la materia: la libertà umana non esiste, giacché tutto dipende da ineluttabili leggi fisiche.
Se il tempo è uno stratagemma affinché gli eventi non accadano tutti insieme, nello stesso istante; se, in altre parole, tutto è già accaduto, è palese che è impossibile incidere sui fatti.
Siamo attori che recitano una parte? Il copione è stato già scritto e la “libertà” è forse nel timbro di voce con cui possiamo pronunciare le battute? E’ difficile confutare che il tempo è un inganno, per quanto tenace. E’ sufficiente assopirsi per sovvertirne le coordinate e la sequenza passato-presente-futuro (nei sogni) o addirittura per annullarlo (nel sonno profondo).
Se dunque il tempo non esiste come ente assoluto, non esiste neppure la possibilità di dominarlo. Gli accadimenti sono fotogrammi di una pellicola girata da un regista ignoto. Come in una pellicola la rapida successione dei fotogrammi dà l’illusione del movimento, così l’avvicendamento delle vicende nella nostra esistenza crea l’apparenza del moto e del libero arbitrio.
Alcuni autori illustrano l’intenzione nel modo seguente: ”L’intenzione si associa al concetto proposto da Wayne Dyerquale, secondo cui essa sarebbe una forza universale che permette l’atto stesso della creazione, in tutti gli ambiti, ed alla quale abbiamo libero accesso grazie alla nostra caratteristica di essere parte olografica dell’universo stesso, dal quale anche l’intenzione trae origine. L’intenzione cosi intesa non è solo un atteggiamento personale che ci spinge ad agire individualmente, ma è piuttosto un’energia universale alla quale ricorriamo (anche in modo inconsapevole) per dare forma reale alla nostra fisicità”.
Per Deepak Chopra, “l’intenzione è il punto di partenza di ogni sogno. È il potere creativo che soddisfa tutte le nostre esigenze”.
L’aforisma di Chopra è bello, ma è una mera petizione di principio. Dyerquale evoca l’energia universale, l’universo olografico, la fisicità, senza nemmeno provare a spiegare che cosa intenda con queste parole. E’ un discorso del tutto privo di riferimenti chiari. Semmai può servire come consolazione. Il mondo ci appare molto diverso da questo luna park olografico. “Il mondo, brulicante di essere corruttibili, è un disastro inesplicabile”. (L. Bossi)
Che il pensiero individuale possa creare dal nulla la materia, quando più gli aggrada, è da escludere. Che possa in qualche modo influire sugli avvenimenti e sulle “cose” è controverso. Ammettiamo pure che il singolo possa controllare il tempo, quindi gli eventi, in contrasto con quanto sopra affermato. Resta comunque un ostacolo che pare insormontabile: la frattura tra pensiero e “realtà”.
Nota Boutroux che tra fisica e chimica, tra chimica e biologia, tra biologia e psicologia si aprono delle fratture. Le leggi fisiche mostrano discontinuità con quelle chimiche, le chimiche con quelle biologiche etc. E’ arduo comprendere come si possa saltare il fosso.
Il fisico Schrodinger si chiese come gruppi di atomi piccolissimi, troppo piccoli per aderire a leggi statistiche esatte possano rivestire un ruolo dominante negli avvenimenti ordinati di un organismo vivente. Vale a dire, in che maniera il mondo atomico e subatomico, con la sua anarchia e la sua incoscienza, può generare la vita organizzata (la sfera organica) e la coscienza? Manca – è evidente – qualcosa. Che cosa nessuno sa.
Se circoscriviamo il problema alla supposta azione del pensiero sulla corporeità, notiamo anche qui una distanza incolmabile: se res cogitans e res extensa sono ontologicamente diverse, allora la risoluzione migliore per comprendere come si possano collegare, è quella proposta dagli occasionalisti, per cui è Dio ogni volta ad agire. Tale ipotesi esclude il libero arbitrio umano. Se, invece, esiste solo il pensiero (Idealismo), esso opera su una “realtà” fittizia. Tuttavia questo pensiero trascendentale (Io trascendentale per Fichte) non coincide del tutto con ciascun individuo, anche se ciascun individuo partecipa di esso.
Ecco l’errore gigantesco dei new agers: credere che l’intenzione individuale combaci in toto con l’Intenzione universale. L’uomo è Dio. E’ un po’ come pensare che con una sola nota musicale sia possibile comporre un numero considerevole di melodie.
E’ possibile che una Coscienza cosmica produca un universo (un universo-sogno?) che noi percepiamo come tangibile e concreto, anche se potrebbe essere una mera illusione sensoriale. Se è così, però, questa Coscienza onnipotente ed onnisciente può lasciar mai spazio alla libertà dei singoli che, tra l’altro, sono soltanto ombre proiettate dalla Coscienza-luce? Se cedesse anche una minima frazione della sua potenza, non sarebbe più perfetta e quindi non sarebbe più Dio.
Se, invece, esiste solo la materia, allora il libero arbitrio non ha ragion d’essere, poiché alle quattro interazioni fondamentali ed alle loro propaggini chimico-biologiche soggiacciono leggi (modi di funzionamento dei processi energetici) che sono le radici delle esperienze intellettuali e spirituali. I positivisti ottocenteschi riassumevano l’idea in tal guisa: “Il cervello secerne il pensiero”.
Per ora ricapitoliamo. Vedremo in seguito altre implicazioni dell'abnorme problema.
Esiste solo lo Spirito (alias Coscienza, Dio, Mente cosmica, Energia immateriale etc.): il libero arbitrio ed il potere dell’intenzione creativa sono prerogative di Dio. La libera volizione del singolo è un’adesione perfetta alla volontà assoluta, inscalfibile di Dio: “E’ n sua voluntade è nostra pace”, (Par. III). Dio può avere una sola testa ed una sola volontà, altrimenti diventa schizofrenico.
Esistono sia lo Spirito sia la materia: il libero arbitrio si esplica nel momento in cui la coscienza individuale riesce ad agire sui fatti e sulle cose, ma questa azione è solo possibile mediante l’intervento della Coscienza universale (o comunque di un agente esterno) in cui tra l’altro sono stati decisi (sognati?) ab aeterno, fuori dal tempo, gli eventi che sembrano dipanarsi nel tempo. Ergo il libero arbitrio non esiste.
Esiste solo la materia: la libertà umana non esiste, giacché tutto dipende da ineluttabili leggi fisiche.
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Zret
Friday, May 18, 2012
Ghiandola pineale e scie chimiche
Prossimamente: "penne all'arrabbiata e scie chimiche".
http://www.tankerenemy.com/2012/05/ghiandola-pineale-e-scie-chimiche.html
Ghiandola pineale e scie chimiche
L'epifisi
è una struttura diencefalica impari e mediana (straccione: se è UNA sola - e sta "in mezzo" al cervello - è ovvio che è dispari, di impari c'è solo la lotta tra la tua colossale ignoranza e quella di un termosifone per entrare nel Guinness per "il QI più basso del mondo"), di forma ovoidale,
situata in corrispondenza della volta del terzo ventricolo. Nell’adulto
raggiunge circa 120 mg. Rivestita dalla pia madre, è suddivisa in lobuli
da setti di tessuto connettivo, le cui cellule parenchimatose
(pinealociti) sintetizzano la melatonina, un ormone derivato
dall'amminoacido triptofano. Questo ormone è prodotto ritmicamente in
funzione dell'alternanza luce-buio, con concentrazioni nel plasma più
elevate nelle ore notturne. La melatonina è quindi un sincronizzatore
dei bioritmi e limita gli effetti negativi associati al cambiamento del
fuso orario, in seguito a viaggi aerei molto lunghi (il disturbo noto
come jet lag). E' stato dimostrato che la melatonina svolge una
funzione protettiva nei confronti dei radicali liberi. Essa possiede
anche altre proprietà terapeutiche: è efficace contro certe forme di
insonnia e contro alcuni tumori.
Nella tradizione esoterica l’epifisi, chiamata, per la sua forma simile a quella di una pigna (come quelle che affollano il tuo cervello e hanno espulso i tuoi due neuroni), anche ghiandola pineale, è abbinata al terzo occhio, ossia alla percezione extrasensoriale, alla visione di dimensioni normalmente invisibili. Alcuni ricercatori hanno pure osservato che, intorno ai sei anni di età, la secrezione di melatonina diminuisce in modo notevole. Non è forse un caso se è pressappoco l'età in cui i bambini cominciano la scuola primaria dove quasi ex abrupto si devono confrontare col pensiero raziocinante, suscettibile di aprire in parte nuovi orizzonti cognitivi, ma soprattutto di chiudere il terzo occhio che è intuizione, letteralmente "guardare dentro" (tueor e in).
Descartes ritiene l'epifisi sede dell'anima. Per il filosofo e matematico francese, la ghiandola pineale è il punto privilegiato dove anima (res cogitans) e corpo (res extensa) interagiscono, in quanto unica parte dell’encefalo a non essere doppia. Si potrebbe ritenere dunque che l’epifisi, come il D.N.A. , sia un medium tra enti ontologicamente diversi.
Nell’articolo intitolato “L’occhio che tutto vede”, Gianluca Gualtiero si sofferma sulla pineale, rivisitando le concezioni tradizionali che vi vedono il cosiddetto “Terzo occhio”. A tale proposito, l’autore riporta le asserzioni della Dottoressa Saskia Bosman, secondo cui “in un lontano passato la ghiandola pineale era conosciuta come il terzo occhio, nonostante fosse molto di più: era un ricevitore cosmico e veniva considerata come l’emittente ed il destinatario di informazioni multidimensionali provenienti dalla Sorgente. Attraverso gli altri sensi, l’epifisi comunica con il mondo esterno tramite l’invio e la ricezione di impulsi.[…] Il terzo occhio partecipa ad attività fisiologiche in sinergia con la pituitaria che è il ricevitore del pensiero, mentre la pineale, spesso chiamata ghiandola maestra, è il trasmettitore-mediatore del pensiero, la vera chiave per l’elevazione della coscienza”. E’ molto probabile che il simbolo della pigna, reperibile in molte culture passate, adombri proprio la pineale e le sue facoltà.
A proposito delle implicazioni psico-biologiche riguardanti tale ghiandola, meritano attenzione gli studi di Rick Strassman che ha indagato le caratteristiche della dimetil-triptamina (DMT), molecola secreta dall’epifisi in concomitanza con situazioni critiche, estreme e di coscienza alterata: l’inizio e la fine della vita di un individuo, la meditazione, le esperienze oniriche, l’estasi… Annota Strassman: “Quanto accade nella pineale sembrerebbe molto simile al fenomeno di risonanza che si ottiene con un calice di cristallo sottoposto a certe lunghezze d’onda. Il corpo pineale comincerebbe a vibrare in risposta a determinate frequenze cerebrali che indebolirebbero le barriere multiple deputate ad impedire la naturale sintesi di DMT: lo scudo cellulare della ghiandola, i livelli enzimatici e la quantità di anti-DMT. Tale indebolimento provocherebbe quindi un flusso abbondante di molecola dello spirito che a sua volta faciliterebbe l’accesso della coscienza a specifici stati mistici o psichedelici a carattere soggettivo”.
Dopo quella di Strassman, le ricerche sul tema si sono moltiplicate: R. N. Lolley osserva: "Il meccanismo di fototrasduzione (attraverso cui le cellule recettrici della retina trattengono fotoni che poi inviano al cervello) nei foto-recettori cellulari retinici è diventato più comprensibile: allo stesso modo è stato acquisito che i pinealociti (cellule della pineale) posseggono uno specifico insieme di proteine retiniche che prendono parte alla cascata fototrasduttrice”. Resta da comprendere come il terzo occhio possa ricevere i segnali luminosi (fotoni): potrebbero essere i cristalli di calcite, contenuti nella pineale, a consentire il flusso di informazioni fotoniche. Secondo S.S. Bacconier, i microcristalli inclusi nella ghiandola, possedendo proprietà piezoelettriche e piezoluminescenti, sono correlati con la capacità di emettere e trattenere messaggi luminosi. Nick Sand ritiene che la stessa DMT abbia proprietà di piezoluminescenza. [1]
Il chimico Corrado Malanga asserisce che nella pineale si trovano microcristalli di quarzo, le cui caratteristiche piezoelettriche sono note: inoltre – ipotizza il ricercatore (indipezzente) - i composti delle chemtrails potrebbero essere dispersi proprio per inibire le potenzialità dell’epifisi. Un tempo grossa come un bulbo oculare, ora le sue dimensioni sono notevolmente ridotte, mentre il fluoro, nocivo ingrediente di dentifrici, gomme, bibite gassate, acqua “potabile” etc. ne ha provocato e ne sta provocando il malfunzionamento, a causa della decalcificazione.
Le operazioni chimiche sono dunque volte, tra gli altri numerosi e sinistri scopi, a sigillare il terzo occhio, affinché agli uomini sia preclusa la possibilità di scorgere la realtà oltre il velo di Maya? La risposta forse non tarderà a venire. (Eccola qui in tempo reale: NO. Sono immani troiate.)
[1] L’effetto di piezoelettricità è presente in un gran numero di cristalli ed avviene sottoponendo due facce del cristallo a pressione o trazione: si ottiene così sulle facce trasversalmente opposte una differenza di potenziale anche elevata da cui origina una scarica elettrica. La piezoluminescenza è, invece, il fenomeno per cui certi cristalli producono scariche elettriche di differente colorazione.
Fonti:
G. Gualtiero, L’occhio che tutto vede, in X Times, n. 41, marzo 2012 con bibliografia ivi contenuta
Enciclopedia delle Scienze, Milano, 2005, s.v. epifisi, piezoelettricità
Nella tradizione esoterica l’epifisi, chiamata, per la sua forma simile a quella di una pigna (come quelle che affollano il tuo cervello e hanno espulso i tuoi due neuroni), anche ghiandola pineale, è abbinata al terzo occhio, ossia alla percezione extrasensoriale, alla visione di dimensioni normalmente invisibili. Alcuni ricercatori hanno pure osservato che, intorno ai sei anni di età, la secrezione di melatonina diminuisce in modo notevole. Non è forse un caso se è pressappoco l'età in cui i bambini cominciano la scuola primaria dove quasi ex abrupto si devono confrontare col pensiero raziocinante, suscettibile di aprire in parte nuovi orizzonti cognitivi, ma soprattutto di chiudere il terzo occhio che è intuizione, letteralmente "guardare dentro" (tueor e in).
Descartes ritiene l'epifisi sede dell'anima. Per il filosofo e matematico francese, la ghiandola pineale è il punto privilegiato dove anima (res cogitans) e corpo (res extensa) interagiscono, in quanto unica parte dell’encefalo a non essere doppia. Si potrebbe ritenere dunque che l’epifisi, come il D.N.A. , sia un medium tra enti ontologicamente diversi.
Nell’articolo intitolato “L’occhio che tutto vede”, Gianluca Gualtiero si sofferma sulla pineale, rivisitando le concezioni tradizionali che vi vedono il cosiddetto “Terzo occhio”. A tale proposito, l’autore riporta le asserzioni della Dottoressa Saskia Bosman, secondo cui “in un lontano passato la ghiandola pineale era conosciuta come il terzo occhio, nonostante fosse molto di più: era un ricevitore cosmico e veniva considerata come l’emittente ed il destinatario di informazioni multidimensionali provenienti dalla Sorgente. Attraverso gli altri sensi, l’epifisi comunica con il mondo esterno tramite l’invio e la ricezione di impulsi.[…] Il terzo occhio partecipa ad attività fisiologiche in sinergia con la pituitaria che è il ricevitore del pensiero, mentre la pineale, spesso chiamata ghiandola maestra, è il trasmettitore-mediatore del pensiero, la vera chiave per l’elevazione della coscienza”. E’ molto probabile che il simbolo della pigna, reperibile in molte culture passate, adombri proprio la pineale e le sue facoltà.
A proposito delle implicazioni psico-biologiche riguardanti tale ghiandola, meritano attenzione gli studi di Rick Strassman che ha indagato le caratteristiche della dimetil-triptamina (DMT), molecola secreta dall’epifisi in concomitanza con situazioni critiche, estreme e di coscienza alterata: l’inizio e la fine della vita di un individuo, la meditazione, le esperienze oniriche, l’estasi… Annota Strassman: “Quanto accade nella pineale sembrerebbe molto simile al fenomeno di risonanza che si ottiene con un calice di cristallo sottoposto a certe lunghezze d’onda. Il corpo pineale comincerebbe a vibrare in risposta a determinate frequenze cerebrali che indebolirebbero le barriere multiple deputate ad impedire la naturale sintesi di DMT: lo scudo cellulare della ghiandola, i livelli enzimatici e la quantità di anti-DMT. Tale indebolimento provocherebbe quindi un flusso abbondante di molecola dello spirito che a sua volta faciliterebbe l’accesso della coscienza a specifici stati mistici o psichedelici a carattere soggettivo”.
Dopo quella di Strassman, le ricerche sul tema si sono moltiplicate: R. N. Lolley osserva: "Il meccanismo di fototrasduzione (attraverso cui le cellule recettrici della retina trattengono fotoni che poi inviano al cervello) nei foto-recettori cellulari retinici è diventato più comprensibile: allo stesso modo è stato acquisito che i pinealociti (cellule della pineale) posseggono uno specifico insieme di proteine retiniche che prendono parte alla cascata fototrasduttrice”. Resta da comprendere come il terzo occhio possa ricevere i segnali luminosi (fotoni): potrebbero essere i cristalli di calcite, contenuti nella pineale, a consentire il flusso di informazioni fotoniche. Secondo S.S. Bacconier, i microcristalli inclusi nella ghiandola, possedendo proprietà piezoelettriche e piezoluminescenti, sono correlati con la capacità di emettere e trattenere messaggi luminosi. Nick Sand ritiene che la stessa DMT abbia proprietà di piezoluminescenza. [1]
Il chimico Corrado Malanga asserisce che nella pineale si trovano microcristalli di quarzo, le cui caratteristiche piezoelettriche sono note: inoltre – ipotizza il ricercatore (indipezzente) - i composti delle chemtrails potrebbero essere dispersi proprio per inibire le potenzialità dell’epifisi. Un tempo grossa come un bulbo oculare, ora le sue dimensioni sono notevolmente ridotte, mentre il fluoro, nocivo ingrediente di dentifrici, gomme, bibite gassate, acqua “potabile” etc. ne ha provocato e ne sta provocando il malfunzionamento, a causa della decalcificazione.
Le operazioni chimiche sono dunque volte, tra gli altri numerosi e sinistri scopi, a sigillare il terzo occhio, affinché agli uomini sia preclusa la possibilità di scorgere la realtà oltre il velo di Maya? La risposta forse non tarderà a venire. (Eccola qui in tempo reale: NO. Sono immani troiate.)
[1] L’effetto di piezoelettricità è presente in un gran numero di cristalli ed avviene sottoponendo due facce del cristallo a pressione o trazione: si ottiene così sulle facce trasversalmente opposte una differenza di potenziale anche elevata da cui origina una scarica elettrica. La piezoluminescenza è, invece, il fenomeno per cui certi cristalli producono scariche elettriche di differente colorazione.
Fonti:
G. Gualtiero, L’occhio che tutto vede, in X Times, n. 41, marzo 2012 con bibliografia ivi contenuta
Enciclopedia delle Scienze, Milano, 2005, s.v. epifisi, piezoelettricità
Copia e incolla senza capire una minchia
Cazzari vari
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Zret con le pigne in testa
Tuesday, March 20, 2012
Il problema del libero arbitrio in Searle (seconda ed ultima parte)
http://zret.blogspot.co.uk/2012/03/il-problema-del-libero-arbitrio-in.html
Il problema del libero arbitrio in Searle (seconda ed ultima parte)
Leggi qui la prima parte.
Come
si vede, il problema rimane. Si deve osservare che il filosofo pone la
questione in termini essenziali, bilaterali, evitando di ricorrere a
categorie ed enti non indispensabili. Qui intendo seguire il suo esempio
di ragionamento, pur con il rischio di qualche schematismo. Mi chiedo
se il modello del cervello quantistico possa essere il presupposto del
libero arbitrio: ci troviamo di fronte alla solita frattura tra il
microcosmo ed il macrocosmo. Le particelle subnucleari, intrinsecamente
anarchiche, dovrebbero, attraverso una serie di processi che ci sono
ignoti, organizzarsi in modo da generare situazioni razionali e
requisiti adatti all’esplicazione della libera volontà. Come ciò possa
avvenire, ammesso che possa accadere, è un enigma. Si potrebbe
congetturare che le suddette particelle siano dotate di libero arbitrio,
come gli uomini: questa supposizione, però, non chiarisce, tra le altre
cose, per quale motivo il cosiddetto mondo fisico sia inquadrato in
“leggi” inderogabili. Quando un grave cade, precise condizioni ne
determinano velocità, accelerazione, direzione. Non mi risulta che una
pietra possa decidere di deviare il percorso di caduta o addirittura di
salire, anziché di precipitare. Si dovrebbe postulare che, per una
ragione misteriosa, il libero arbitrio si manifesta insieme con la
coscienza: purtroppo non solo non sappiamo che cosa sia la coscienza né
come e perché emerga, ma dovremmo poi assegnare la volizione non
determinata almeno agli animali superiori, con inevitabili ripercussioni
filosofiche.
Non è bastevole invocare la persuasione della libertà per fondarla: se così fosse, dovremmo affermare che i colori hanno un’esistenza reale, perché siamo sicuri che esistono nel mondo là fuori, attaccati agli oggetti. Il libero arbitrio potrebbe essere un’illusione della mente, come le illusioni ottiche generate da certe figure. Appellarsi al senso comune è ingannevole: il common sense ci induce a sentirci liberi, come ci spinge a credere che la materia sia una “cosa” esterna, concreta, oggettiva, mentre di ciò non si può essere certi. Molte credenze sono assimilate a verità, ma non è così. Se il libero arbitrio esiste, lo si potrebbe giudicare una deviazione rispetto ai processi naturali del macrocosmo che, per quanto ne sappiamo, presentano una sostanziale regolarità. L’origine ed il fine della deviazione, però, risultano oscuri, invece la coscienza (l’identità, l’io) e la fede nella volizione non condizionata potrebbero costituire una concomitanza, un’illusione nell’illusione. Questa credenza è simile a quella che ci stimola a vivere, come se fossimo immortali (e non lo siamo) o alle ingenue idee dei bambini che pensano di poter spostare gli oggetti con il pensiero.
Searle, pur assai severo con molti orientamenti materialistici, per non tradire il monismo di cui è assertore, reputa che gli stati cerebrali siano alla base degli stati mentali. Se non ci si discosta da questa interpretazione, riesce arduo spiegare come un substrato biologico possa estrinsecare una condizione che, se non è immateriale, appare comunque irriducibile, sul piano ontologico, alla sua essenza organica. Lo scotto che si deve pagare è, però, il dualismo, con tutte le disastrose dicotomie tra res cogitans e res extensa che la dualità cartesiana comporta. Di converso, abbiamo già visto quante e quali siano le antinomie e le incongruenze che infirmano i sistemi, di stampo monista, idealistici e para-idealistici. Veramente, come chiosa Searle, “il problema del libero arbitrio ci accompagnerà ancora per molto tempo. I vari tentativi di aggirarlo, come il compatibilismo, ottengono solo di farlo riemergere in un’altra forma”. Per quanto mi riguarda, sarei incline, da un punto di vista meramente teorico, a non ammettere l’esistenza del libero arbitrio. E’ impossibile dimostrarne l’esistenza e quindi costruire un’etica per di più apodittica. Né si può derivare la libera volizione da un decreto di Dio, poiché bisognerebbe introdurre un’ipostasi non accertabile per giustificare un’idea non accertabile. Sarebbe come aggiungere un anello ad una catena per tener legato un cane, ma senza attaccare la catena ad un palo.
Ammetto comunque che è arduo pronunciare l’ultima parola circa tale vexata quaestio, di fatto indecidibile, sebbene sia più facile addurre argomenti contro il libero arbitrio che a favore.

Non è bastevole invocare la persuasione della libertà per fondarla: se così fosse, dovremmo affermare che i colori hanno un’esistenza reale, perché siamo sicuri che esistono nel mondo là fuori, attaccati agli oggetti. Il libero arbitrio potrebbe essere un’illusione della mente, come le illusioni ottiche generate da certe figure. Appellarsi al senso comune è ingannevole: il common sense ci induce a sentirci liberi, come ci spinge a credere che la materia sia una “cosa” esterna, concreta, oggettiva, mentre di ciò non si può essere certi. Molte credenze sono assimilate a verità, ma non è così. Se il libero arbitrio esiste, lo si potrebbe giudicare una deviazione rispetto ai processi naturali del macrocosmo che, per quanto ne sappiamo, presentano una sostanziale regolarità. L’origine ed il fine della deviazione, però, risultano oscuri, invece la coscienza (l’identità, l’io) e la fede nella volizione non condizionata potrebbero costituire una concomitanza, un’illusione nell’illusione. Questa credenza è simile a quella che ci stimola a vivere, come se fossimo immortali (e non lo siamo) o alle ingenue idee dei bambini che pensano di poter spostare gli oggetti con il pensiero.
Searle, pur assai severo con molti orientamenti materialistici, per non tradire il monismo di cui è assertore, reputa che gli stati cerebrali siano alla base degli stati mentali. Se non ci si discosta da questa interpretazione, riesce arduo spiegare come un substrato biologico possa estrinsecare una condizione che, se non è immateriale, appare comunque irriducibile, sul piano ontologico, alla sua essenza organica. Lo scotto che si deve pagare è, però, il dualismo, con tutte le disastrose dicotomie tra res cogitans e res extensa che la dualità cartesiana comporta. Di converso, abbiamo già visto quante e quali siano le antinomie e le incongruenze che infirmano i sistemi, di stampo monista, idealistici e para-idealistici. Veramente, come chiosa Searle, “il problema del libero arbitrio ci accompagnerà ancora per molto tempo. I vari tentativi di aggirarlo, come il compatibilismo, ottengono solo di farlo riemergere in un’altra forma”. Per quanto mi riguarda, sarei incline, da un punto di vista meramente teorico, a non ammettere l’esistenza del libero arbitrio. E’ impossibile dimostrarne l’esistenza e quindi costruire un’etica per di più apodittica. Né si può derivare la libera volizione da un decreto di Dio, poiché bisognerebbe introdurre un’ipostasi non accertabile per giustificare un’idea non accertabile. Sarebbe come aggiungere un anello ad una catena per tener legato un cane, ma senza attaccare la catena ad un palo.
Ammetto comunque che è arduo pronunciare l’ultima parola circa tale vexata quaestio, di fatto indecidibile, sebbene sia più facile addurre argomenti contro il libero arbitrio che a favore.
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Tuesday, August 3, 2010
Esprit de finesse
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Esprit de finesse

Absit iniuria verbis
Da Fini alla fine...
Com'era prevedibile, sta per sorgere il fulgido astro di Fini, l'incorruttibile, il Robespierre dell'Italia post-industriale. E' facile preconizzare una grande ammucchiata con immondi connubi tra l'integerrimo Fini, i tromboni del Partito "democratico", gli ondivaghi dell'U.D.C. e spezzatini vari. L'agonizzante Belzebusconi non si rassegnerà tanto facilmente a rinunciare al suo lurido dominio. Il potere non corrompe: il potere è corruzione.
Alle prossime elezioni, saranno presentate le liste del "Movimento cinque stalle", la formazione "politica" fondata dal Grillo che abbindola i grulli. Nel simbolo del partito campeggia una V rossa e diabolica: che singolare coincidenza! E' uno scenario davvero esaltante, in virtù anche di Di Pietro, un altro tribuno della plebaglia, pronto a raccattare una manciata di voti tra i delusi e gli sprovveduti.
Fini ha, nel suo cognome, la sopraffina scaltrezza di un demonio e l'evocazione della fine. Non occorrono analisi: è tutto mortalmente disgustoso. Gli sviluppi della situazione economica, sociale ed istituzionale sono stati programmati con trascurata precisione, con meticolosa negligenza.
Quando uno solo di questi tagliagole si adopererà davvero per por fine immediatamente alle missioni "umanitarie", alle operazioni illegali volte alla contaminazione della biosfera, alla costruzione di centrali nucleari e di inceneritori, all'introduzione di organismi geneticamente modificati, all'euro, ai plutocrati internazionali, alla corruzione endemica in tutte le istituzioni..., allora si potrà prendere in esame l'idea non certo di votarlo, ma di non espellerlo su Plutone.
Intanto gli Italiani sono pronti per essere ancora una volta cucinati da questi raffinati cuochi: è fatale che Fini, dopo aver intortato gli elettori, li trasformi in altrettanti tortellini.
Dall'ammucchiata all'abbuffata... per loro.
Da Fini alla fine...
Com'era prevedibile, sta per sorgere il fulgido astro di Fini, l'incorruttibile, il Robespierre dell'Italia post-industriale. E' facile preconizzare una grande ammucchiata con immondi connubi tra l'integerrimo Fini, i tromboni del Partito "democratico", gli ondivaghi dell'U.D.C. e spezzatini vari. L'agonizzante Belzebusconi non si rassegnerà tanto facilmente a rinunciare al suo lurido dominio. Il potere non corrompe: il potere è corruzione.
Alle prossime elezioni, saranno presentate le liste del "Movimento cinque stalle", la formazione "politica" fondata dal Grillo che abbindola i grulli. Nel simbolo del partito campeggia una V rossa e diabolica: che singolare coincidenza! E' uno scenario davvero esaltante, in virtù anche di Di Pietro, un altro tribuno della plebaglia, pronto a raccattare una manciata di voti tra i delusi e gli sprovveduti.
Fini ha, nel suo cognome, la sopraffina scaltrezza di un demonio e l'evocazione della fine. Non occorrono analisi: è tutto mortalmente disgustoso. Gli sviluppi della situazione economica, sociale ed istituzionale sono stati programmati con trascurata precisione, con meticolosa negligenza.
Quando uno solo di questi tagliagole si adopererà davvero per por fine immediatamente alle missioni "umanitarie", alle operazioni illegali volte alla contaminazione della biosfera, alla costruzione di centrali nucleari e di inceneritori, all'introduzione di organismi geneticamente modificati, all'euro, ai plutocrati internazionali, alla corruzione endemica in tutte le istituzioni..., allora si potrà prendere in esame l'idea non certo di votarlo, ma di non espellerlo su Plutone.
Intanto gli Italiani sono pronti per essere ancora una volta cucinati da questi raffinati cuochi: è fatale che Fini, dopo aver intortato gli elettori, li trasformi in altrettanti tortellini.
Dall'ammucchiata all'abbuffata... per loro.
Pubblicato da Zret politologo umorista
Wednesday, February 24, 2010
Errore dell'Evoluzionismo
http://zret.blogspot.com/2010/02/errore-dellevoluzionismo.html
Errore dell'Evoluzionismo

Nel voluminoso saggio intitolato "Giordano Bruno e la tradizione ermetica", Frances A. Yates, all'interno del capitolo conclusivo scrive: "Per quanto concerne la mente, la capacità di riflettere in sé la natura e di agire su di essa in maniera meravigliosa, i progressi non sono stati molto consistenti. Certe nozioni ermetiche sulla mente e la materia non sono così lontane da alcune concezioni del nostro tempo. L'uomo moderno perse molti elementi di quel magnum miraculum in cui abitavano magia, religione, arte e scienza."
La studiosa, pur più versata nelle disquisizioni erudite che nelle indagini di ampio respiro, comprende che lo splendido e malinconico tramonto della tradizione esoterica scalzata dal pensiero razionalista e scientifico, agli inizi del XVII secolo, fu una perdita. Né ella dimentica che qualche fiammella ermetica continuò a riscaldare la fredda logica ormai imperante: si suppone che lo stesso Descartes fu in contatto con l'ambiente dei Rosacroce. Sappiamo quanto sia debitore il sistema scientifico attuale del dualismo cartesiano, un dualismo diretto verso il materialismo, dacché l'anima fu collocata nella ghiandola pineale o identificata con essa.
Se sfrondiamo il retaggio iniziatico dagli aspetti velleitari ed oscuri - il mondo interiore è a volte inferiore - ci accorgiamo di come veramente l'attitudine a scrutare oltre il visibile ed a cogliere le corrispondenze, sia il tesoro prezioso di cui oggi ignoriamo il nascondiglio. E' indubbio: è meglio uno scienziato serio (ne troveremo pochissimi, anche usando la nota lanterna) che un esoterista da strapazzo. Tuttavia l'imprigionamento dell'umanità entro i confini dell'empiria consuona con un'angustia di orizzonti davvero sconfortante. In questo recinto, pascolano gli uomini e chi intende oltrepassare lo steccato è additato al pubblico ludibrio, nonostante qualche timida apertura.
Così "la capacità di riflettere in sé la natura e di agire su di essa in maniera meravigliosa" è per lo più un sogno, mentre oggi giorno non si agisce sulla natura, ma la si aggredisce. L'azione mirabile cui aspiravano gli ermetici, benché, in qualche caso, fosse simile ad un dominio delle sue leggi con fini tecnici (la magia rinascimentale è una delle fonti del sapere scientifico) era soprattutto una visione del mondo in cui per natura si intende qualcosa di molto più ampio e profondo rispetto al mondo studiato dalla scienza: la natura ermetica include la sfera celeste e quella intelligibile, mentre la stessa dimensione fenomenica è animata da una circolazione vitale, non essendo un mero insieme di "fatti". Ecco perché, a mio avviso, errano Pauwels e Bergier che, nel diseguale saggio intitolato "Il mattino dei maghi", vedono nelle correnti sapienziali dei filoni scientifici sotto mentite spoglie, in cui il misticismo ed il simbolismo sono un mascheramento di contenuti tecnici. Se così fosse, le regioni non percettibili e le correlazioni sincroniche sarebbero escluse dal vasto Liber mundi: l'astrologia, l'alchimia, la magia… diverrebbero diagrammi simbolici di manifestazioni empiriche, per quanto misteriose ed in gran parte ignote, per ora.
Tuttavia, poiché non si sa rinunciare ad un pensiero che sia soltanto di tipo scientista sotto mutate forme, si recita sovente un peana in onore di Teilhard de Chardin che, in un delirio tecno-"mistico", riflettendo sul ruolo degli scienziati nella società contemporanea, li definisce "operai della Terra". Lo scienziato e teologo francese, anche se volle opporsi al darwinismo deterministico, ne mutuò il pregiudizio evoluzionistico, ad esempio affermando: "Credo che l'universo è (sic) un'evoluzione. Credo che l'evoluzione va (sic) verso lo Spirito..." E', come si vede, una commistione tra Evoluzionismo ed Idealismo, come se lo Spirito avesse bisogno di manifestarsi progressivamente nelle magnifiche realizzazioni della storia e della civiltà umana, laddove in ogni epoca nascono degli oltre-uomini, ma nella nostra il loro numero è veramente esiguo, sintomo di un processo degenerativo che data da epoche remote.
Dunque, accantonando il concetto di entropia che pur appartiene al manifesto, si dimentica, anzi si inverte di segno il processo che porta dal non-tempo al tempo, dall'essere privo di determinazioni all'esistenza (la materia come patologia dell'essere?), per alimentare l’ingenua fede in un'età migliore che se mai giungerà, non sarà il risultato di un cambiamento tecno-scientifico o biologico, ma la conseguenza di uno scarto repentino e metastorico, grazie ad una frattura con il passato, del tutto trasceso e privato delle sue scorie.
La studiosa, pur più versata nelle disquisizioni erudite che nelle indagini di ampio respiro, comprende che lo splendido e malinconico tramonto della tradizione esoterica scalzata dal pensiero razionalista e scientifico, agli inizi del XVII secolo, fu una perdita. Né ella dimentica che qualche fiammella ermetica continuò a riscaldare la fredda logica ormai imperante: si suppone che lo stesso Descartes fu in contatto con l'ambiente dei Rosacroce. Sappiamo quanto sia debitore il sistema scientifico attuale del dualismo cartesiano, un dualismo diretto verso il materialismo, dacché l'anima fu collocata nella ghiandola pineale o identificata con essa.
Se sfrondiamo il retaggio iniziatico dagli aspetti velleitari ed oscuri - il mondo interiore è a volte inferiore - ci accorgiamo di come veramente l'attitudine a scrutare oltre il visibile ed a cogliere le corrispondenze, sia il tesoro prezioso di cui oggi ignoriamo il nascondiglio. E' indubbio: è meglio uno scienziato serio (ne troveremo pochissimi, anche usando la nota lanterna) che un esoterista da strapazzo. Tuttavia l'imprigionamento dell'umanità entro i confini dell'empiria consuona con un'angustia di orizzonti davvero sconfortante. In questo recinto, pascolano gli uomini e chi intende oltrepassare lo steccato è additato al pubblico ludibrio, nonostante qualche timida apertura.
Così "la capacità di riflettere in sé la natura e di agire su di essa in maniera meravigliosa" è per lo più un sogno, mentre oggi giorno non si agisce sulla natura, ma la si aggredisce. L'azione mirabile cui aspiravano gli ermetici, benché, in qualche caso, fosse simile ad un dominio delle sue leggi con fini tecnici (la magia rinascimentale è una delle fonti del sapere scientifico) era soprattutto una visione del mondo in cui per natura si intende qualcosa di molto più ampio e profondo rispetto al mondo studiato dalla scienza: la natura ermetica include la sfera celeste e quella intelligibile, mentre la stessa dimensione fenomenica è animata da una circolazione vitale, non essendo un mero insieme di "fatti". Ecco perché, a mio avviso, errano Pauwels e Bergier che, nel diseguale saggio intitolato "Il mattino dei maghi", vedono nelle correnti sapienziali dei filoni scientifici sotto mentite spoglie, in cui il misticismo ed il simbolismo sono un mascheramento di contenuti tecnici. Se così fosse, le regioni non percettibili e le correlazioni sincroniche sarebbero escluse dal vasto Liber mundi: l'astrologia, l'alchimia, la magia… diverrebbero diagrammi simbolici di manifestazioni empiriche, per quanto misteriose ed in gran parte ignote, per ora.
Tuttavia, poiché non si sa rinunciare ad un pensiero che sia soltanto di tipo scientista sotto mutate forme, si recita sovente un peana in onore di Teilhard de Chardin che, in un delirio tecno-"mistico", riflettendo sul ruolo degli scienziati nella società contemporanea, li definisce "operai della Terra". Lo scienziato e teologo francese, anche se volle opporsi al darwinismo deterministico, ne mutuò il pregiudizio evoluzionistico, ad esempio affermando: "Credo che l'universo è (sic) un'evoluzione. Credo che l'evoluzione va (sic) verso lo Spirito..." E', come si vede, una commistione tra Evoluzionismo ed Idealismo, come se lo Spirito avesse bisogno di manifestarsi progressivamente nelle magnifiche realizzazioni della storia e della civiltà umana, laddove in ogni epoca nascono degli oltre-uomini, ma nella nostra il loro numero è veramente esiguo, sintomo di un processo degenerativo che data da epoche remote.
Dunque, accantonando il concetto di entropia che pur appartiene al manifesto, si dimentica, anzi si inverte di segno il processo che porta dal non-tempo al tempo, dall'essere privo di determinazioni all'esistenza (la materia come patologia dell'essere?), per alimentare l’ingenua fede in un'età migliore che se mai giungerà, non sarà il risultato di un cambiamento tecno-scientifico o biologico, ma la conseguenza di uno scarto repentino e metastorico, grazie ad una frattura con il passato, del tutto trasceso e privato delle sue scorie.
Pubblicato da Zret
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