L'immensa sputtanata a Zelig

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Scopo del Blog

Raccolgo il suggerimento e metto qui ben visibile lo scopo di questo blog.

Questo e' un blog satirico ed e' una presa in giro dei vari complottisti (sciacomicari, undicisettembrini, pseudoscienziati e fuori di testa in genere che parlano di 2012, nuovo ordine mondiale e cavolate simili). Qui trovate (pochi) post originali e (molti) post ricopiati pari pari dai complottisti al fine di permettere liberamente quei commenti che loro in genere censurano.

Tutto quello che scrivo qui e' a titolo personale e in nessun modo legato o imputabile all'azienda per cui lavoro.

Ciao e grazie della visita.

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Monday, September 2, 2013

La legge dell’attrazione (terza parte)

http://zret.blogspot.co.uk/2013/08/la-legge-dellattrazione-terza-parte.html

La legge dell’attrazione (terza parte)

Leggi qui la prima parte.

Se il tempo è uno stratagemma affinché gli eventi non accadano tutti insieme, nello stesso istante; se, in altre parole, tutto è già accaduto, è palese che è impossibile incidere sui fatti.

Siamo attori che recitano una parte? Il copione è stato già scritto e la “libertà” è forse nel timbro di voce con cui possiamo pronunciare le battute? E’ difficile confutare che il tempo è un inganno, per quanto tenace. E’ sufficiente assopirsi per sovvertirne le coordinate e la sequenza passato-presente-futuro (nei sogni) o addirittura per annullarlo (nel sonno profondo).

Se dunque il tempo non esiste come ente assoluto, non esiste neppure la possibilità di dominarlo. Gli accadimenti sono fotogrammi di una pellicola girata da un regista ignoto. Come in una pellicola la rapida successione dei fotogrammi dà l’illusione del movimento, così l’avvicendamento delle vicende nella nostra esistenza crea l’apparenza del moto e del libero arbitrio.

Alcuni autori illustrano l’intenzione nel modo seguente: ”L’intenzione si associa al concetto proposto da Wayne Dyerquale, secondo cui essa sarebbe una forza universale che permette l’atto stesso della creazione, in tutti gli ambiti, ed alla quale abbiamo libero accesso grazie alla nostra caratteristica di essere parte olografica dell’universo stesso, dal quale anche l’intenzione trae origine. L’intenzione cosi intesa non è solo un atteggiamento personale che ci spinge ad agire individualmente, ma è piuttosto un’energia universale alla quale ricorriamo (anche in modo inconsapevole) per dare forma reale alla nostra fisicità”.

Per Deepak Chopra, “l’intenzione è il punto di partenza di ogni sogno. È il potere creativo che soddisfa tutte le nostre esigenze”.

L’aforisma di Chopra è bello, ma è una mera petizione di principio. Dyerquale evoca l’energia universale, l’universo olografico, la fisicità, senza nemmeno provare a spiegare che cosa intenda con queste parole. E’ un discorso del tutto privo di riferimenti chiari. Semmai può servire come consolazione. Il mondo ci appare molto diverso da questo luna park olografico. “Il mondo, brulicante di essere corruttibili, è un disastro inesplicabile”. (L. Bossi)

Che il pensiero individuale possa creare dal nulla la materia, quando più gli aggrada, è da escludere. Che possa in qualche modo influire sugli avvenimenti e sulle “cose” è controverso. Ammettiamo pure che il singolo possa controllare il tempo, quindi gli eventi, in contrasto con quanto sopra affermato. Resta comunque un ostacolo che pare insormontabile: la frattura tra pensiero e “realtà”.

Nota Boutroux che tra fisica e chimica, tra chimica e biologia, tra biologia e psicologia si aprono delle fratture. Le leggi fisiche mostrano discontinuità con quelle chimiche, le chimiche con quelle biologiche etc. E’ arduo comprendere come si possa saltare il fosso.

Il fisico Schrodinger si chiese come gruppi di atomi piccolissimi, troppo piccoli per aderire a leggi statistiche esatte possano rivestire un ruolo dominante negli avvenimenti ordinati di un organismo vivente. Vale a dire, in che maniera il mondo atomico e subatomico, con la sua anarchia e la sua incoscienza, può generare la vita organizzata (la sfera organica) e la coscienza? Manca – è evidente – qualcosa. Che cosa nessuno sa.

Se circoscriviamo il problema alla supposta azione del pensiero sulla corporeità, notiamo anche qui una distanza incolmabile: se res cogitans e res extensa sono ontologicamente diverse, allora la risoluzione migliore per comprendere come si possano collegare, è quella proposta dagli occasionalisti, per cui è Dio ogni volta ad agire. Tale ipotesi esclude il libero arbitrio umano. Se, invece, esiste solo il pensiero (Idealismo), esso opera su una “realtà” fittizia. Tuttavia questo pensiero trascendentale (Io trascendentale per Fichte) non coincide del tutto con ciascun individuo, anche se ciascun individuo partecipa di esso.

Ecco l’errore gigantesco dei new agers: credere che l’intenzione individuale combaci in toto con l’Intenzione universale. L’uomo è Dio. E’ un po’ come pensare che con una sola nota musicale sia possibile comporre un numero considerevole di melodie.

E’ possibile che una Coscienza cosmica produca un universo (un universo-sogno?) che noi percepiamo come tangibile e concreto, anche se potrebbe essere una mera illusione sensoriale. Se è così, però, questa Coscienza onnipotente ed onnisciente può lasciar mai spazio alla libertà dei singoli che, tra l’altro, sono soltanto ombre proiettate dalla Coscienza-luce? Se cedesse anche una minima frazione della sua potenza, non sarebbe più perfetta e quindi non sarebbe più Dio.

Se, invece, esiste solo la materia, allora il libero arbitrio non ha ragion d’essere, poiché alle quattro interazioni fondamentali ed alle loro propaggini chimico-biologiche soggiacciono leggi (modi di funzionamento dei processi energetici) che sono le radici delle esperienze intellettuali e spirituali. I positivisti ottocenteschi riassumevano l’idea in tal guisa: “Il cervello secerne il pensiero”.

Per ora ricapitoliamo. Vedremo in seguito altre implicazioni dell'abnorme problema.

Esiste solo lo Spirito (alias Coscienza, Dio, Mente cosmica, Energia immateriale etc.): il libero arbitrio ed il potere dell’intenzione creativa sono prerogative di Dio. La libera volizione del singolo è un’adesione perfetta alla volontà assoluta, inscalfibile di Dio: “E’ n sua voluntade è nostra pace”, (Par. III). Dio può avere una sola testa ed una sola volontà, altrimenti diventa schizofrenico.

Esistono sia lo Spirito sia la materia: il libero arbitrio si esplica nel momento in cui la coscienza individuale riesce ad agire sui fatti e sulle cose, ma questa azione è solo possibile mediante l’intervento della Coscienza universale (o comunque di un agente esterno) in cui tra l’altro sono stati decisi (sognati?) ab aeterno, fuori dal tempo, gli eventi che sembrano dipanarsi nel tempo. Ergo il libero arbitrio non esiste.

Esiste solo la materia: la libertà umana non esiste, giacché tutto dipende da ineluttabili leggi fisiche.


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Monday, August 27, 2012

Zeit und Geist (prima parte)

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Zeit und Geist (prima parte)

Saturday, March 12, 2011

Under the skin

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Under the skin

Nel Quarto vangelo (Giovanni 12,31) è scritto che “Il diavolo è il Principe di questo mondo” (per essere precisi, nel testo greco è usato il termine “Arconte”). Nella prima Epistola attribuita a Giovanni si legge: “Tutto il mondo giace sotto il potere del Maligno” (5,19).

Il concetto della Terra conculcata dal calcagno del demonio è pure in Matteo 4,8-9 dove il Messia è tentato: “Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: ‘Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai.’

Chi potrebbe negare che la Terra è retta da Arconti sanguinari? Chi potrebbe contestare che gli stati sono le incarnazioni di un potere iniquo e feroce? Le amare prove di codesta condizione non mancano. Dunque nel Nuovo testamento brillano delle profonde verità sull’abominevole natura dei principati terreni.

Purtuttavia, si ha quasi la sensazione che lo strato di questo senso copra un substrato il cui valore è inatteso. Sono elucubrazioni, ma, chissà, la prospettiva dei significati a volte si dilata. Se i dominii che il Seduttore offre a Cristo fossero i regni della natura? Se il mondo schiacciato dal Maligno fosse la dimensione materiale in cui siamo imprigionati, dopo esservi caduti? La materia, albergo della caducità e della dissoluzione, è matrice e matrigna.

Si intravede in filigrana nel Quarto vangelo una ripugnanza per il mondo che non è solo esecrazione dei sordidi poteri politici e sacerdotali, ma pure ribrezzo per la corporeità ed urgenza di liberarsene. Sono nel giusto gli esegeti che estraggono nel Quarto vangelo un originario nocciolo gnostico. Altri libretti dei primi secoli, simili a polle che sgorgano nelle oasi dei deserti medio-orientali, delineano il dissidio tra Spirito e materia. Sono stati bollati come “apocrifi”, ossia spuri per la chiesa vincente, la funesta chiesa nicena.

Forse la sfera in cui esistiamo (ex-sistiamo) è l’ultimo stadio di un’emanazione: vigorosi pensatori gnostici, quali Basilide e Valentino, misuravano l’incommensurabile distanza tra la greve hyle ed il Principio increato.

Sono speculazioni “eretiche” che, attraverso fiumi carsici, riaffiorarono nella dottrina del profeta persiano Mani, dei Bogomili e dei Catari: siamo scintille divine in un corpo in putrefazione. Sono pensieri estremi: eppure chi, per una malattia, si trovi in un soma ridotto a sarcofago (carne che divora la carne), avverte tutto il peso di una materia inerte, sorda. E’ come quando una lucciola è rinchiusa in un bicchiere. Pazza, sbatte invano contro il vetro.

Non sappiamo se, di là da questo universo di sangue e fango, si slarghino realtà dove finalmente la materia è scorporata, addirittura trascesa in uno Spirito che non conosce più né i confini né la decomposizione del mondo ilico (bello quanto si vuole, ma purulento sotto la sua splendida pelle). Credo sia possibile esistano “luoghi” fantastici che neppure la più fervida fantasia può immaginare … o forse oltre si estende solo un nulla infinito e silente.

E’ quello lo Spirito? E’ quella la beatitudine cui anelano il corpo piagato ed il cuore straziato?



Tuesday, November 2, 2010

Che cos'è la spiritualità?

http://zret.blogspot.com/2010/11/che-cose-la-spiritualita.html

Che cos'è la spiritualità?

Che cos’è la spiritualità? Qualcuno scrisse con sarcasmo che “lo Spirito è la reificazione del nulla”: ben venga codesta definizione, se intendiamo il nulla come l’invisibile sorgente del tutto. In verità, sfiorare un argomento come lo Spirito è audacia ed ingenuità, poiché è come se volessimo esplorare gli spazi siderali distanti anni-luce dalla Terra solo con gli occhi. Eppure abbiamo occhi per interrogare il mondo ed orecchi per ascoltare l’abissale silenzio delle risposte.

Lì, sulla soglia, il linguaggio si sgrana e le parole si arrendono di fronte all’enigma, ma una manciata di sillabe può ancora strappare all’incomprensibile un brandello di verità. Se i sensi sono quasi del tutto ottusi di fronte allo Spirito, lo sguardo interiore può, in casi eccezionali, che sono stati di grazia, coglierne una favilla.

E’ necessario trascendere la materia: siamo non tanto pesci in un acquario, condannati a vedere il cosmo da una sola angolazione, quanto libellule imprigionate in una goccia d’ambra. Se riteniamo che nulla esista oltre il mondo fisico, che tutto sia numero, ci sarà per sempre preclusa la possibilità di concepire un universo avulso da ferree leggi di disfacimento e di morte. Se crediamo che il pensiero sia una funzione del cervello e che, come affermava Hyppolite Taine, la virtù ed il vizio siano assimilabili rispettivamente allo zucchero ed al vetriolo, allora vedremo nell’Eneide o in una sinfonia di Beethoven, solo degli elaborati diagrammi. L’intelligenza che crea i capolavori non è nell’encefalo che è strumento: essa travalica le reazioni biochimiche per albergare in un luogo che è un non-luogo, provenendo da un tempo che è non-tempo.

Troveremo sempre lo strenuo assertore del meccanicismo e del materialismo e certi suoi argomenti sono pure persuasivi, se consideriamo il mondo fenomenico gravato dall’entropia, ma davvero il cosmo è solo un congegno per quanto sofisticato?

E’ impossibile dimostrare, ricorrendo alla ragione, che oltre (o sotto?) la materia, aleggia lo Spirito. "Mens agitat molem" è una bella metafora, non un teorema. La dimensione metafisica (talvolta sarei tentato di denominare la metafisica “subfisica”, in quanto substrato della materia, combustibile con cui si produce l’energia, fiume carsico) ha le sue radici nel mondo intelligibile, non si può esperire: così errano coloro che, tramite la matematica, credono di poter dedurre l’esistenza di sfere spirituali e persino di Dio, come sbagliano coloro che negano a priori qualsiasi orizzonte ulteriore.

La visione di questo orizzonte è riservata a pochi eletti: se tutti potessimo tuffarci nell’oceano sotto la realtà quotidiana, vivremmo esperienze magnifiche. Abraham Maslow le ha chiamate “esperienze di picco”. Purtroppo ai comuni mortali questi momenti assoluti non sono concessi o sono concessi in rarissime occasioni: né manuali né corsi accorceranno il lungo cammino che separa la notte dall'alba, benché possano essere usati a mo’ di grucce. Anche, qualora uno di noi riuscisse a vivere, ancora vivo, l’estasi, potrebbe poi comunicare il suo vissuto, per mezzo dei miseri mezzi linguistici di cui disponiamo? Il mistico è custodito nel silenzio.

E’ impossibile dimostrare come mostrare lo Spirito, quantunque talora se ne intraveda indistintamente un barlume e si intuisca il senso oltre la compatta campitura del non-senso, come il tenue disegno di una costellazione colto grazie ad un’intuizione percettiva (realtà? Illusione?). E’ necessario, più che credere, avventurarsi contro ogni logica: perderemo tutto, ma guadagneremo l’infinito.


Articolo correlato: F. Lamendola, Attimi di eternità, 2010