http://zret.blogspot.com/2010/02/errore-dellevoluzionismo.html
Errore dell'Evoluzionismo
Nel voluminoso saggio intitolato "Giordano Bruno e la tradizione ermetica", Frances A. Yates, all'interno del capitolo conclusivo scrive: "Per quanto concerne la mente, la capacità di riflettere in sé la natura e di agire su di essa in maniera meravigliosa, i progressi non sono stati molto consistenti. Certe nozioni ermetiche sulla mente e la materia non sono così lontane da alcune concezioni del nostro tempo. L'uomo moderno perse molti elementi di quel magnum miraculum in cui abitavano magia, religione, arte e scienza."
La studiosa, pur più versata nelle disquisizioni erudite che nelle indagini di ampio respiro, comprende che lo splendido e malinconico tramonto della tradizione esoterica scalzata dal pensiero razionalista e scientifico, agli inizi del XVII secolo, fu una perdita. Né ella dimentica che qualche fiammella ermetica continuò a riscaldare la fredda logica ormai imperante: si suppone che lo stesso Descartes fu in contatto con l'ambiente dei Rosacroce. Sappiamo quanto sia debitore il sistema scientifico attuale del dualismo cartesiano, un dualismo diretto verso il materialismo, dacché l'anima fu collocata nella ghiandola pineale o identificata con essa.
Se sfrondiamo il retaggio iniziatico dagli aspetti velleitari ed oscuri - il mondo interiore è a volte inferiore - ci accorgiamo di come veramente l'attitudine a scrutare oltre il visibile ed a cogliere le corrispondenze, sia il tesoro prezioso di cui oggi ignoriamo il nascondiglio. E' indubbio: è meglio uno scienziato serio (ne troveremo pochissimi, anche usando la nota lanterna) che un esoterista da strapazzo. Tuttavia l'imprigionamento dell'umanità entro i confini dell'empiria consuona con un'angustia di orizzonti davvero sconfortante. In questo recinto, pascolano gli uomini e chi intende oltrepassare lo steccato è additato al pubblico ludibrio, nonostante qualche timida apertura.
Così "la capacità di riflettere in sé la natura e di agire su di essa in maniera meravigliosa" è per lo più un sogno, mentre oggi giorno non si agisce sulla natura, ma la si aggredisce. L'azione mirabile cui aspiravano gli ermetici, benché, in qualche caso, fosse simile ad un dominio delle sue leggi con fini tecnici (la magia rinascimentale è una delle fonti del sapere scientifico) era soprattutto una visione del mondo in cui per natura si intende qualcosa di molto più ampio e profondo rispetto al mondo studiato dalla scienza: la natura ermetica include la sfera celeste e quella intelligibile, mentre la stessa dimensione fenomenica è animata da una circolazione vitale, non essendo un mero insieme di "fatti". Ecco perché, a mio avviso, errano Pauwels e Bergier che, nel diseguale saggio intitolato "Il mattino dei maghi", vedono nelle correnti sapienziali dei filoni scientifici sotto mentite spoglie, in cui il misticismo ed il simbolismo sono un mascheramento di contenuti tecnici. Se così fosse, le regioni non percettibili e le correlazioni sincroniche sarebbero escluse dal vasto Liber mundi: l'astrologia, l'alchimia, la magia… diverrebbero diagrammi simbolici di manifestazioni empiriche, per quanto misteriose ed in gran parte ignote, per ora.
Tuttavia, poiché non si sa rinunciare ad un pensiero che sia soltanto di tipo scientista sotto mutate forme, si recita sovente un peana in onore di Teilhard de Chardin che, in un delirio tecno-"mistico", riflettendo sul ruolo degli scienziati nella società contemporanea, li definisce "operai della Terra". Lo scienziato e teologo francese, anche se volle opporsi al darwinismo deterministico, ne mutuò il pregiudizio evoluzionistico, ad esempio affermando: "Credo che l'universo è (sic) un'evoluzione. Credo che l'evoluzione va (sic) verso lo Spirito..." E', come si vede, una commistione tra Evoluzionismo ed Idealismo, come se lo Spirito avesse bisogno di manifestarsi progressivamente nelle magnifiche realizzazioni della storia e della civiltà umana, laddove in ogni epoca nascono degli oltre-uomini, ma nella nostra il loro numero è veramente esiguo, sintomo di un processo degenerativo che data da epoche remote.
Dunque, accantonando il concetto di entropia che pur appartiene al manifesto, si dimentica, anzi si inverte di segno il processo che porta dal non-tempo al tempo, dall'essere privo di determinazioni all'esistenza (la materia come patologia dell'essere?), per alimentare l’ingenua fede in un'età migliore che se mai giungerà, non sarà il risultato di un cambiamento tecno-scientifico o biologico, ma la conseguenza di uno scarto repentino e metastorico, grazie ad una frattura con il passato, del tutto trasceso e privato delle sue scorie.
La studiosa, pur più versata nelle disquisizioni erudite che nelle indagini di ampio respiro, comprende che lo splendido e malinconico tramonto della tradizione esoterica scalzata dal pensiero razionalista e scientifico, agli inizi del XVII secolo, fu una perdita. Né ella dimentica che qualche fiammella ermetica continuò a riscaldare la fredda logica ormai imperante: si suppone che lo stesso Descartes fu in contatto con l'ambiente dei Rosacroce. Sappiamo quanto sia debitore il sistema scientifico attuale del dualismo cartesiano, un dualismo diretto verso il materialismo, dacché l'anima fu collocata nella ghiandola pineale o identificata con essa.
Se sfrondiamo il retaggio iniziatico dagli aspetti velleitari ed oscuri - il mondo interiore è a volte inferiore - ci accorgiamo di come veramente l'attitudine a scrutare oltre il visibile ed a cogliere le corrispondenze, sia il tesoro prezioso di cui oggi ignoriamo il nascondiglio. E' indubbio: è meglio uno scienziato serio (ne troveremo pochissimi, anche usando la nota lanterna) che un esoterista da strapazzo. Tuttavia l'imprigionamento dell'umanità entro i confini dell'empiria consuona con un'angustia di orizzonti davvero sconfortante. In questo recinto, pascolano gli uomini e chi intende oltrepassare lo steccato è additato al pubblico ludibrio, nonostante qualche timida apertura.
Così "la capacità di riflettere in sé la natura e di agire su di essa in maniera meravigliosa" è per lo più un sogno, mentre oggi giorno non si agisce sulla natura, ma la si aggredisce. L'azione mirabile cui aspiravano gli ermetici, benché, in qualche caso, fosse simile ad un dominio delle sue leggi con fini tecnici (la magia rinascimentale è una delle fonti del sapere scientifico) era soprattutto una visione del mondo in cui per natura si intende qualcosa di molto più ampio e profondo rispetto al mondo studiato dalla scienza: la natura ermetica include la sfera celeste e quella intelligibile, mentre la stessa dimensione fenomenica è animata da una circolazione vitale, non essendo un mero insieme di "fatti". Ecco perché, a mio avviso, errano Pauwels e Bergier che, nel diseguale saggio intitolato "Il mattino dei maghi", vedono nelle correnti sapienziali dei filoni scientifici sotto mentite spoglie, in cui il misticismo ed il simbolismo sono un mascheramento di contenuti tecnici. Se così fosse, le regioni non percettibili e le correlazioni sincroniche sarebbero escluse dal vasto Liber mundi: l'astrologia, l'alchimia, la magia… diverrebbero diagrammi simbolici di manifestazioni empiriche, per quanto misteriose ed in gran parte ignote, per ora.
Tuttavia, poiché non si sa rinunciare ad un pensiero che sia soltanto di tipo scientista sotto mutate forme, si recita sovente un peana in onore di Teilhard de Chardin che, in un delirio tecno-"mistico", riflettendo sul ruolo degli scienziati nella società contemporanea, li definisce "operai della Terra". Lo scienziato e teologo francese, anche se volle opporsi al darwinismo deterministico, ne mutuò il pregiudizio evoluzionistico, ad esempio affermando: "Credo che l'universo è (sic) un'evoluzione. Credo che l'evoluzione va (sic) verso lo Spirito..." E', come si vede, una commistione tra Evoluzionismo ed Idealismo, come se lo Spirito avesse bisogno di manifestarsi progressivamente nelle magnifiche realizzazioni della storia e della civiltà umana, laddove in ogni epoca nascono degli oltre-uomini, ma nella nostra il loro numero è veramente esiguo, sintomo di un processo degenerativo che data da epoche remote.
Dunque, accantonando il concetto di entropia che pur appartiene al manifesto, si dimentica, anzi si inverte di segno il processo che porta dal non-tempo al tempo, dall'essere privo di determinazioni all'esistenza (la materia come patologia dell'essere?), per alimentare l’ingenua fede in un'età migliore che se mai giungerà, non sarà il risultato di un cambiamento tecno-scientifico o biologico, ma la conseguenza di uno scarto repentino e metastorico, grazie ad una frattura con il passato, del tutto trasceso e privato delle sue scorie.
Certo che a vedere tizi come zret e strakkino capisci che non c'è stato un errore nell'evoluzionismo: ha proprio fallito.
ReplyDeleteScimmie eravamo e scimmie siamo tornati.
Tra breve (2012) rientreremo nelle caverne col bastone e il cappellino di stagnola!
Il comitato nazionale sciemmie ed antropoidi si è offeso per il paragone con i due fratelli e i loro leccapiedi...
ReplyDeletehttp://www.youtube.com/watch?v=AP7x2Dtqdoo#t=260
ReplyDeleteEh? O_o
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ReplyDeleteDunque, accantonando il concetto di entropia
ReplyDeleteAccantona, accantona che di entropia non ne capisci proprio un accidente !!!
Ma cosa ha scritto? Chi mi fa un sunto?
ReplyDeleteMa perché si ostina a parlare di argomenti che non comprende? Io non mi metto a disquisire di rugby, ricette di pasticceria o giardinaggio.
ReplyDeleteEcco il sunto (anche se le ultime tre parole forse sono pleonastiche) Iron: minchiate di magnitudo intergalattica.
ReplyDeleteilpeyote dono della sintesi