http://zret.blogspot.com/2010/02/h.html
H
H, lettera sui generis, poiché, a differenza delle altre, è al confine tra il suono ed il silenzio: nella lingua italiana il suo soffio si è spento ed è rimasto solo il grafema simile ad un relitto su una spiaggia, ad un rudere abbandonato. Eppure è in quella aspirazione (che pare anche un'aspirazione verso qualcosa), in quell'alito che, scivolando sulle sillabe, si perde nell'etere, che l'H svela una natura liminale. E' l'ultimo suono, prima del silenzio, il brivido di vento che cade nella quiete. Anche la forma evoca (astuzia del caso) una situazione intermedia, con il tratto orizzontale che congiunge le due linee verticali, come se si trattasse di unire due dimensioni per mezzo di una pericolante passerella che scavalca un abisso.
Il riferimento al confine, ma in senso concreto, è nella figura che in fenicio la heth (tradotto con la heta in greco) rappresenta, ossia uno staccionata. Talvolta la concretezza si smaterializza in inimmaginabili orizzonti.
Viene in mente il ponte che, nella tradizione prima mazdea, poi islamica, l'anima del defunto deve attraversare prima di raggiungere l'aldilà: se le azioni del trapassato sono state malvagie, il ponte si assottiglierà fino a quando l'anima precipiterà nell'inferno. Diversamente il ponte si allargherà sino a condurre l'anima in paradiso.
Lettera quindi, per così dire, avventurosa: ricorda le perigliose esperienze della vita, il cammino verso la meta, sempre in bilico sul vuoto del non-senso e sul baratro della disperazione. E' anche lettera vitale, il cui respiro è "spirito" nella lingua greca, per la precisione "spirito aspro": l'aspirazione è anche l'affanno dell'uomo affranto, la fatica per dare voce al pensiero.
Nella sua simmetria, l'H pare connettere in un'unità primigenia il silenzio ed il suono, la vita e la morte, la luce ed il buio. Questo nesso è adombrato con un fonema che è solo l'ombra di un suono, ma talvolta le ombre sono più reali delle cose.
Il riferimento al confine, ma in senso concreto, è nella figura che in fenicio la heth (tradotto con la heta in greco) rappresenta, ossia uno staccionata. Talvolta la concretezza si smaterializza in inimmaginabili orizzonti.
Viene in mente il ponte che, nella tradizione prima mazdea, poi islamica, l'anima del defunto deve attraversare prima di raggiungere l'aldilà: se le azioni del trapassato sono state malvagie, il ponte si assottiglierà fino a quando l'anima precipiterà nell'inferno. Diversamente il ponte si allargherà sino a condurre l'anima in paradiso.
Lettera quindi, per così dire, avventurosa: ricorda le perigliose esperienze della vita, il cammino verso la meta, sempre in bilico sul vuoto del non-senso e sul baratro della disperazione. E' anche lettera vitale, il cui respiro è "spirito" nella lingua greca, per la precisione "spirito aspro": l'aspirazione è anche l'affanno dell'uomo affranto, la fatica per dare voce al pensiero.
Nella sua simmetria, l'H pare connettere in un'unità primigenia il silenzio ed il suono, la vita e la morte, la luce ed il buio. Questo nesso è adombrato con un fonema che è solo l'ombra di un suono, ma talvolta le ombre sono più reali delle cose.
Zret ha scritto:
ReplyDeleteH, lettera sui generis, poiché, a differenza delle altre, è al confine tra il suono ed il silenzio: nella lingua italiana il suo soffio si è spento ed è rimasto solo il grafema simile ad un relitto su una spiaggia, ad un rudere abbandonato
Autobiografia.
mc
H, una lettera che mi suggerisce VA ACCA CARE
ReplyDeleteLetto tenendo aptropaicamente la mano sinistra sulle gonadi. :P
ReplyDeleteSaluti
Michele
Zret sei frustrato perché i tuoi allievi, capendo quanto sei idiota, ti prendono sempre in giro?
ReplyDeleteCAZZI TUOI, ma non infangare il web con il tuo vomito
La H in alcune lingue ha un suono simile alla scatarrata... in quelle lingue la H significa Zret.
ReplyDelete