L'immensa sputtanata a Zelig

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Thursday, February 25, 2010

Dal Molin, in pericolo la falda acquifera vicentina

http://capitanharlock78.blogspot.com/2010/02/dal-molin-in-pericolo-la-falda.html

Dal Molin, in pericolo la falda acquifera vicentina



Secondo la documentazione prodotta dal Cnr e dall’Enea, l’Italia è il quarto Paese al mondo per risorse idriche dopo Canada, Stati Uniti e Norvegia e Vicenza è una delle città italiane più ricche di acqua.
A sua volta, l’area sulla quale sorgerà la nuova base statunitense, ubicata sul confine tra i comuni di Vicenza e Caldogno e attraversata dal fiume Bacchiglione, è una zona ricchissima in questo senso: nel suo sottosuolo è presente una delle maggiori falde acquifere di tutto il nord Italia.
Si tratta di un bacino da oltre 3 miliardi di metri cubi che fornisce acqua potabile a Vicenza e ad una trentina di comuni limitrofi, per un totale di circa 270.000 abitanti e di 28 milioni di metri cubi d’acqua erogati all’anno.
La Regione Veneto, inoltre, nell’ambito della pianificazione degli acquedotti regionali, ha deciso che parte dell’acqua vicentina va destinata anche a parte delle provincie di Rovigo, Padova e Venezia. La costruzione della nuova base militare, però, costituirebbe un altissimo fattore di rischio per le falde sotterranee vicentine, già minacciate dall’inquinamento causato dalle industrie e dall’agricoltura locali.
Fin dal 2007 alcuni tecnici indipendenti e il Comitato No Dal Molin hanno individuato diversi fattori di rischio che potrebbero creare danni strutturali alla falda acquifera e compromettere in modo irreversibile le riserve d'acqua presenti nel sottosuolo.
Il primo fattore è dato dalla piezometria del terreno: in una relazione del prof. Ricciardi, consulente di Paolo Costa (il Commissario straordinario del Governo per la realizzazione degli interventi necessari all’ampliamento dell’insediamento militare U.S.A.) si legge che l’area Dal Molin raggiunge una quota media di 1 metro sotto il piano campagna.
Questo cosa significa? In parole semplici: che scavando poco più di 1 metro sotto terra, si trova l’acqua. Anche nella Relazione Descrittiva del Progetto della nuova base la piezometria viene indicata a circa 2 metri sotto il piano campagna, ma, al tempo stesso, si dichiara che per i fabbricati multipiano (alti più di 20 mt) verranno adottate fondazioni su pali a scostamento, in cemento armato, di una lunghezza tale da attestarsi a circa 25 metri sotto il piano campagna.
Gli edifici di nuova costruzione poggerebbero su migliaia di pali impermeabili all’acqua conficcati nella falda, formando così una “diga” che impedirebbe all’acqua di defluire in modo naturale, costringendola a risalire verso la superficie.

Altro fattore di rischio è la permeabilità del terreno, che è ben evidenziata dalle mappe del Cnr. L’insediamento militare sta sorgendo proprio su una delle aree a maggiore penetrabilità e, quindi, qualsiasi perdita all’interno della base, anche di semplice combustibile, potrebbe costituire un danno irreversibile per la falda acquifera.
Secondo Eugenio Viviani, ingegnere civile, “nella zona delle officine sono previsti due separatori acqua-olio, senza specificare dove finisca l’olio. E non si può non considerare l’ipotesi di incidenti con materiali pericolosi".
Grande preoccupazione desta anche l’enorme richiesta di acqua fatta dalla SETAF (South European Task Force) alla AIM-Aziende Industriali Municipali Vicenza S.p.A di 60 litri al secondo e, per il periodo di picco, addirittura di 260 litri al secondo.
Richiesta, quest’ultima, respinta dalla AIM perché equivalente al consumo di acqua pari ad un quarto di quello della città. Secondo il Comitato No Dal Molin, all’enorme richiesta di acqua si aggiunge il fatto che nulla impedirebbe ai militari americani di scavare un pozzo autonomo all’interno della base, come peraltro sarebbe già stato fatto per la Caserma Ederle.
Da un’interrogazione fatta a gennaio 2009 al sindaco di Vicenza, Achille Variati, emerge anche il rischio di esondazione del fiume Bacchiglione. Pare che il Genio Civile abbia alzato l'argine sinistro del Bacchiglione (cioè verso l'area Dal Molin), lasciando più basso quello destro (oltre il quale si trova una zona residenziale).
A Variati viene chiesto di fare chiarezza sui lavori in corso lungo l'argine sinistro del fiume Bacchiglione, a ridosso della nuova base U.S.A. e di attivarsi al fine di scongiurare l’alto rischio di allagamento. In caso di piena, infatti, il fiume esonderebbe solamente dalla riva destra del fiume, allagando le case dei vicentini.
Ma il timore dei comitati cittadini e degli esperti, però, è che alcuni di questi rischi si siano già verificati e che la falda acquifera vicentina sia in serio pericolo. Il Comitato No Dal Molin ha documentato come il cantiere sia diventato un acquitrino e come l’acqua che emerge in superficie venga scaricata nel Bacchiglione insieme alle acque reflue del cantiere, quando le prescrizioni prevedono che le acque reflue debbano essere trattate e scaricate nella fognatura.
Domenica 31 gennaio 2009 gli attivisti hanno anche fotografato la presenza di particolari idrovore che la V.INC.A. (la Valutazione d’Incidenza Ambientale) aveva tassativamente vietato per i danni che potrebbero provocare al delicato assetto idrogeologico dell’area.


Contemporaneamente, dai pozzi artesiani dei residenti sta uscendo acqua di colore scuro e il Comitato dichiara: “Abbiamo fondati sospetti che i pericoli da noi paventati stiano diventando realtà”.
L’ipotesi degli esperti è che i pali per le fondamenta stiano facendo da diga e che abbiano provocato il fenomeno del drenaggio, come sottolinea l’ingegnere Guglielmo Vernau “la palificazione realizzata per le fondamenta degli edifici sta impedendo il regolare deflusso dell’acqua”.
Anche Lorenzo Altissimo, direttore del Consorzio Idrico Novoledo (che ha il compito di rilevare i parametri del sistema idrologico "Astico-Bacchiglione", utilizzato per l'approvvigionamento idropotabile dagli acquedotti di Vicenza e Padova) conferma, in qualità di tecnico, le preoccupazioni dei vicentini: “Se è stata colpita la falda i danni saranno irreparabili”.
Da mesi i vicentini chiedono delucidazioni sullo stato della loro falda acquifera e, finalmente, il prossimo 26 febbraio, per la prima volta dall’inizio dei lavori, è stato predisposto un tavolo tecnico sull’andamento del cantiere, al quale saranno presenti il commissario Costa, il sindaco Variati e i tecnici che stanno seguendo i lavori.
Oltre a chiedere un aggiornamento sull’evoluzione del cantiere e sulle tappe previste per il prossimo trimestre, il sindaco rivolgerà ai committenti della base una serie di domande formulate sia dai comitati cittadini che dalle istituzioni locali e alle quali nessuno ha ancora dato risposte.
Da parte loro, i committenti della base si sono impegnati ad aprire le porte del cantiere una volta al mese ad una commissione di tecnici indipendenti. Dall’altra, il giorno prima del tavolo tecnico, il Comitato NO Dal Molin terrà un convegno pubblico nel quale presenterà le foto e i dati tecnici raccolti in queste settimane e che portano qualsiasi tecnico indipendente ad un’unica conclusione oggettiva: la falda è a rischio.
Ma le preoccupazioni dei vicentini non si fermano qui. Oltre al prezioso bacino di acqua potabile, ci sono forti preoccupazioni su altri potenziali effetti collaterali del cantiere.


Innanzitutto quelli sulle due aree protette che si trovano a meno di 5 km dall’area in costruzione: la SIC (Sito di Interesse Comunitario) “Bosco di Dueville e Risorgive Limitrofe”, che confina con il limite ovest dell’area Dal Molin, e la ZPS (Zona Speciale Protetta) “Bosco di Dueville” che si trova a circa 3 Km di distanza.
Poi c’è l’impatto visivo che gli edifici militari, soprattutto quelli alti più di 20 mt, avranno sulle viste panoramiche e prospettiche della zona e che difficilmente si potranno integrare in un contesto di case rurali sparse e di edilizia residenziale.
E, infine, vanno considerati i potenziali effetti negativi sul patrimonio archeologico vicentino, dal momento che il cantiere insiste sui resti dell’acquedotto romano e di un’importante struttura insediativa dello stesso periodo, e su di un villaggio paleo veneto databile all’ 8.000 a.C. - scoperta quest’ultima di grande interesse, che farebbe retrodatare di molti secoli le origini della città.
Se a giugno 2009 la Soprintendenza aveva scavato delle trincee e iniziato ad indagare la zona senza problemi, a dicembre 2009 ha dovuto sospendere i lavori perché le trincee si sono allagate. Anche questo sarebbe dovuto ad un pericoloso innalzamento della falda acquifera, che, a causa della palificazione in cemento, sarebbe arrivata a 50 cm. sotto il piano campagna in soli 6 mesi.
Da tutto ciò si evince che l’area interessata dal cantiere militare è un territorio di valore inestimabile per la comunità locale e che i vicentini hanno diritto a risposte immediate, chiare ed esaurienti a tutte le loro richieste. Si tratta di domande che non possono rimanere inascoltate, perché da esse dipendono il presente e il futuro di 270.00 vicentini e di altre migliaia di residenti nelle provincie di Rovigo, Padova e Venezia.
Fonte:Terranauta

12 comments:

  1. Quando la gente parla senza sapere... Il Dal Molin è un aeroporto militare dalla prima guerra mondiale. Carburante ce n'è stato dal secolo scorso fino alla chiusura. Ora vogliono farci palazzine per uffici. Quindi bonificando tutta la zona anche dalle cisterne interrate ancora presenti da decenni (e chissà con che risultati).

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  2. Oh bhe, cavalcare l'antiamericanismo non è reato. Ma trovare scuse per non dire che si è razzisti, fa un po' ridere.
    Facciamo andare via gli americani? Va bene.. e quell'aerea se la spartiscono i palazzinari. Risultato? Sarà comunque un disastro. Ma di quelli belli, tutti italiani. E ci saranno 3500 posti di lavoro in meno per italiani a Vicenza. Oh, son scelte...

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  3. Per disastro tutto italiano intendevo quello del Lambro e ora del Po.

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  4. Secondo la documentazione prodotta dal Cnr e dall’Enea, l’Italia è il quarto Paese al mondo per risorse idriche dopo Canada, Stati Uniti e Norvegia e Vicenza è una delle città italiane più ricche di acqua.

    Ora, tutto può essere, per carità, non ho dati a disposizione (e 'o capitano farlocche non dà né link né fonti, ovviamente). Però mi pare quantomeno azzardata un'affermazione del genere: insomma, mi vengono in mente paesi tipo la Finlandia, o il Brasile, o la Russia eccetera, a naso ne han di più di risorse idriche. Cioè: a parte i grandi sprechi e la nostra rete idrica che è un colabrodo e che ad es. in vari luoghi in Sicilia (esperienza diretta) l'acqua è razionata, mi pare una vaccata. Se qualcuno ne sa più di me, benvenuto, dispostissimo a correggermi.

    ilpeyote acqua un giorno sì e uno no

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  5. Ma stan finendo le scie che ci si dedica al pacifismo?
    Da pacifista vero non posso che dire:
    Capitan Harlock, go home!

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  6. "l’Italia è il quarto Paese al mondo per risorse idriche dopo Canada, Stati Uniti e Norvegia"

    Infatti l'Italia non è nemmeno citata nelle prime 10 al mondo. Cialtroni!!

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  7. Parere da geologo che per professione si occupa di anche di contaminazione di falde acquifere.

    Puttanata galattica.

    Attribuire al Dal Molin tutti i mali che affliggono la falda (meglio l'acquifero) della pianura vicentina e' come affermare che Kennedy e' morto per un avvelenamento da piombo.

    Vogliamo forse dimenticare le zone industriali di Schio e Thiene?
    E, estendendo la preoccupazione a tutta la bassa pianura, quello che il Chiampo porta giu' passando per il distretto conciario?
    E via risalendo...

    Per carita' di professione preferisco non commentare la vaccate circa l'elevamento della falda... anzi no, due cose le dico.
    L'acquifero in questione e' superficiale ed alimentato sia dalle precipitazioni dirette che si infiltrano sia dall'apporto della retrostante catena prealpina. Difatti l'Altopiano di Asiago e' una specie di "catino" carsico, dove tutto cio' che piove si infiltra a velocita' supersonica per arrivare direttamente in pianura.
    Ragion per cui basta un periodo di precipitazioni o di mancanza delle stesse che la falda ha delle escursioni anche superiori al metro.

    Mi pare di aver anche detto troppo. Soprattutto rispetto al bla bla inconcludente che ho letto.

    Saluti
    Michele

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  8. Il CNR si cita solo quando fa comodo e in tutti gli altri casi fa parte del complottone? Beata coerenza...
    gian

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  9. Capitan Harkloc, microcefalo, dove sono le prove e i riscontri dille balle che dici?

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  10. This comment has been removed by the author.

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  11. Concordo con il collega Hanmar e vorrei non sprecare energie e rispondere al capitan farloch.
    Ho dato una rapida occhiata al sito di Dal Molin e ne sono uscito più triste di prima. Mi aspettavo di leggere delel relazioni geologico. tecniche con delle chiare immagini delel palificazioni.Mi aspettavo dei log stratigrafici con dati di variazione di livelli piezometrici.Dare un giudizio con la scarsità di dati forniti è alquanto difficoltoso.Si possono fare solo congetture.
    Un'unica rappresentazione del sottosuolo, estremamente sintetica e,aihmè, scarsa sotto il profilo del contenuto tecnico, può dare una vaga idea di quello che ci si può trovare sotto i piedi di Dal Molin.Tre falde di cui una di volume maggiore.A che profondità precisa?Sono comunicanti?In che area?Esistono lenti a porosità maggiore dunque?EccEccEcc...
    Fondazioni a 25 metri di profondità sono necessarie per far poggiare la loro base su una superficie "resistente",probabilmente rappresentato dal "tetto" della falda.Supposizioni.
    Ho perso già troppo tempo,torno a morgellonare le falde nel Bolognese...

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