Scopo del Blog
Raccolgo il suggerimento e metto qui ben visibile lo scopo di questo blog.
Questo e' un blog satirico ed e' una presa in giro dei vari complottisti (sciacomicari, undicisettembrini, pseudoscienziati e fuori di testa in genere che parlano di 2012, nuovo ordine mondiale e cavolate simili). Qui trovate (pochi) post originali e (molti) post ricopiati pari pari dai complottisti al fine di permettere liberamente quei commenti che loro in genere censurano.
Tutto quello che scrivo qui e' a titolo personale e in nessun modo legato o imputabile all'azienda per cui lavoro.
Ciao e grazie della visita.
Il contenuto di questo blog non viene piu' aggiornato regolarmente. Per le ultime notizie potete andare su:
http://indipezzenti.blogspot.ch/
https://www.facebook.com/Task-Force-Butler-868476723163799/
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Tuesday, April 5, 2016
Saturday, September 1, 2012
wlady curati
Diobòno... neretti miei.
tdm
http://ningizhzidda.blogspot.it/2012/08/mondi-in-collisione.html
Mondi in collisione
CATASTROFISMO COSMICO
La Terra attraversò la coda della cometa e le meteoriti di cui era composta l'inondarono di una polvere rossa, che rese i fiumi e i mari color del sangue. Polvere simile a cenere, meteoriti incandescenti e idrocarburi piovvero in diverse località, seminando il panico. Dappertutto scoppiarono incendi.
Quando la Terra fu completamente immersa nella coda, avvicinandosi alla testa della cometa, l'oscurità scese sul nostro pianeta e durò per giorni. La rotazione della Terra fu rallentata e questo provocò terremoti. Venti potenti come uragani si scatenarono e onde gigantesche scagliarono l'acqua sulla terraferma, ma lasciando i bacini di alcuni mari (come il Mar Rosso) provvisoriamente all'asciutto.
Quando la Terra emerse dalla coda della cometa, quest'ultima assunse l'aspetto di una colonna di fuoco. Violente scariche elettriche tra la terra e la cometa e tra la testa e la coda della cometa stessa fecero apparire un cielo uno spettacolo pirotecnico che somigliava a una grande battaglia.
Lo squilibrio dell'asse di rotazione terrestre generò un calore tale da far sciogliere le rocce, mentre colate di lava fuoriuscivano sia dai vecchi vulcani che dai nuovi crateri. Nuove catene montuose sorgevano e i mari ribollivano, a causa del calore rane, mosche, e altri insetti si riprodussero in maniera abnorme, mentre altri parassiti, nati dalle uova e dalle larve lasciate nell'atmosfera dal passaggio della cometa, infestarono la Terra.
Nubi di vapore acqueo e di polvere provenienti dalla coda della cometa ricoprirono per anni la terra e, al loro interno, il carbonio e l'idrogeno reagirono tra loro, producendo carboidrati che piovvero dal cielo come "cibo celeste", manna o ambrosia.
Poi, lentamente la cometa si allontanò finché cinquantadue anni più tardi, la sua orbita irregolare la portò di nuovo molto vicino alla Terra. Questa volta la rotazione fu gradualmente rallentata fino a fermarsi del tutto per un momento, permettendo a Giosuè e agli Israeliti di sconfiggere i loro nemici mentre il Sole sembrava essersi fermato.
Di nuovo piovvero meteoriti dal cielo, i terremoti spaccarono la superficie terrestre, entrarono in eruzione i vulcani e i maremoti sommersero ampie aree del pianeta. Quando la crisi passò, le persone accettarono la cometa come parte del sistema solare e iniziarono ad adorarla come divinità (Venere, Ishtar, così via), seguendone i movimenti nel cielo con grande attenzione.
Nei secoli tra il 1400 e l'800 a.C. circa, al sistema solare furono risparmiati altri cataclismi. Ma nell'VIII secolo a.C. Venere si scontro con Marte, spostandolo dalla sua orbita originaria.
Successivamente, il pianeta rosso si avvicinò alla terra più volte (776,747,717, o 702 e 687 a.C.), creando ulteriori catastrofi che distrussero le città micenee e l'esercito assiro che assediava Gerusalemme. Alla fine sia Marte che la Terra si stabilizzarono nelle loro attuali orbite.
L'anno terrestre (cioè il tempo occorrente per compiere una rivoluzione intorno al Sole) si allungò da 360 giorni a 365 e un quarto. Nel frattempo l'impatto con Marte aveva modificato l'orbita ellittica di Venere, dandola la sua attuale forma circolare.
Il sistema solare aveva finalmente raggiunto la condizione stabile che possiamo osservare oggi. Le catastrofi cessarono e lentamente si sviluppò nell'umanità un processo di rimozione collettiva che la protesse dal ricordo traumatico di quei terribili avvenimenti.
I riferimenti che troviamo nei miti, nelle leggende, nelle tradizioni e nella Bibbia furono velati da un linguaggio poetico e da spiegazioni miracolose o magiche.
Così, il mondo scelse di dimenticare quanto vicino fosse stato all'essere distrutto per sempre. Questo, in breve, quanto afferma Velikovsky. Va da se che la pubblicazione di "Mondi in Collisione" scatenò una tempesta di polemiche
Tratto da Antichi Astronauti di William H. Stiebing. Jr. p. 106/107/108
Pubblicato da wlady dentro una stanza con le pareti imbottite insieme con paolo himmler
Aggiornamento 1/9/2012 h. 18 circa: incuranti delle cazzate sopra riportate da wlady, e di quanto detto qui (wiki inglese su Velikovsky che, sottolineo, era uno psichiatra) arrivano questi
3 commenti florilegi di minchiate:
- theyogisabato 1 settembre 2012 11:35:00 CESTinteressante; avevo già letto di un'avvicinamento di venere al nostro pianeta in tempi remotissimi, il quale ne avrebbe 'risucchiato' (per effetto gravitazionale) gli oceani allora composti da petrolio....RispondiRisposte
- ...qualcosa di catastrofico nel nostro sistema solare è successo agli inizi della sua formazione e anche dopo, non sono così convinto che sia successo nelle date sopra esposte, anche se non è da scartare una ipotesi catastrofica avvenuta con dei meteoriti portati al seguito di un passaggio di qualche cometa.
Ciao Theyogi.
- La teoria è davvero affascinante. Ecco come a volte si possono trovare delle spiegazioni "plausibili" ad eventi altrimenti leggendari o fondamentalmente dogmatici.
Sicuramente un tema da approfondire quello del "Catastrofismo". Tra l'altro in rete sembra esserci abbastanza materiale per farlo. Qui risulta esserci anche un bell'archivio organizzato: http://www.varchive.org/.
E qui http://www.knowledge.co.uk/velikovsky/index.htm un profilo della persona con vari altri link di rimando.
Sarà uno di quegli altri compiti da catalogare nell'agenda della conoscenza personale...in attesa di svilupparlo a dovere nel prossimo millennio...
Un saluto,
Elmoamf
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wlady curati
Thursday, February 18, 2010
Il serpente di bronzo
http://zret.blogspot.com/2010/02/il-serpente-di-bronzo.html
Il serpente di bronzo

Necustan, Nehustan o Nehushtan (in ebraico, נחושתן o נחש הנחושת) è il nome del serpente di Mosè.
La Bibbia racconta che Mosè, per persuadere il Faraone che le sue parole provenivano da Dio, scaraventò per terra il suo bastone che si trasformò in serpente. Il sovrano egizio dunque chiamò i suoi maghi che ripeterono l'incantesimo, ma, a prova della superiorità del Dio di Mosè, il serpente del legislatore divorò i rettili dei maghi egizi. (Esodo 7:8-12) Secondo Numeri 21:4-8, Mosè, indispettito dall'infedeltà del popolo per cui aveva tanto tribolato, mandò dei serpenti velenosi ad uccidere i peccatori. Pentito per il suo impeto d'ira, forgiò ed eresse un serpente di bronzo: chiunque, morso dai serpenti velenosi, si sarebbe potuto salvare, solo guardando verso il manufatto bronzeo. Il serpente dovette essere venerato da alcune comunità di Ebrei ancora nell'VIII secolo: infatti il re di Giuda, Ezechia (716 a.C.- 687 a.C.) distrusse tutti gli idoli ed anche il Nehustan, "perché gli Israeliti bruciavano incenso e lo chiamavano Nehustan". (Secondo libro dei Re 18:4)
Gesù usa l'immagine del serpente di rame in Giovanni 3:14.15, istituendo un'analogia tra l'innalzamento del serpente ed il Figlio dell'uomo che dovrà essere innalzato onde "chiunque creda in lui abbia la vita eterna".
Anthony S. Mercatante ricorda che l'immagine eretta dal legislatore era simile a quella dedicata al dio (o dea?) della vita Nin-gis-zida (sum., dnin-is-zi-da), appartenente al pantheon dei Sumeri. Era patrono della medicina e può essere considerato un nume della fertilità e della natura, ma era anche associato al mondo sotterraneo: il suo nome in sumero significa "signore del buon albero". Era legato simbolicamente ad una specie di serpente cornigero. Per primo fu raffigurato già alla fine del III millennio a.C. come rettile che si attorciglia attorno ad un'asta, anticipando il Caduceo di Hermes, il bastone di Asclepio e quello di Mosè.
In ebraico il vocabolo Nehustan contiene una radice "nag" molto antica che si rintraccia nel sanscrito "naga": questo morfema si rileva nelle lingue semitiche con "nachash", come nell'inglese "snake".
Sarebbe interessante comprendere il vero significato del Nechustan, cercando di isolare, di là dall'alone mitico, un nucleo riconducibile ad una credenza radicata in conoscenze probabilmente sumere circa la genesi della vita (il D.N.A.?). Con ciò, non intendo asserire che i simboli sono mere trasfigurazioni di contenuti empirici, sebbene si debba ricordare che cifre ed immagini, all'interno di alcuni cicli, adombrano fenomeni astronomici, in primis la precessione degli equinozi. Come è noto, il simbolo è denso e multiforme e qualsiasi interpretazione, per quanto profonda, non lo esaurisce. Qui, però, ci troviamo di fronte alla possibilità che il testo biblico conservi un "segnale" anche se "disturbato" di una tradizione molto antica, in cui il serpente potrebbe alludere non solo alla vita ed alla rigenerazione.
E' leggittimo pensare alla reminiscenza di un contatto con esseri anguiformi: tale interpretazione è stata propugnata da vari studiosi. Credo, però, che, se concentrassimo l'attenzione non tanto sul serpente, i cui significati sono numerosi ed anche antitetici, ma sul materiale con cui fu costruito, il bronzo (o rame), si potrebbero scoprire interessanti correlazioni, ad esempio con l'oro che secondo la Torah, rivestiva sia all'interno sia all'esterno, il legno di cedro con cui era stata costruita l'Arca dell'Alleanza. Il collegamento con l'Arca è individuabile pure in una tradizione, secondo la quale in origine la cassa conteneva un serpente, poi l'effigie di un dio serpente. Questo animale ricorda, per i suoi movimenti sinuosi e repentini, la folgore.
Sono in gioco forse delle energie...
Fonti:
Enciclopedia dei simboli, a cura di H. Biedermann, Milano, 1999, s.v. serpente
Enciclopedia delle religioni, Milano, 2001, s.v. Sumeri
A. S. Mercatante, Dizionario dei miti e delle leggende, Roma, s.v. Arca del Patto, serpente
La Bibbia racconta che Mosè, per persuadere il Faraone che le sue parole provenivano da Dio, scaraventò per terra il suo bastone che si trasformò in serpente. Il sovrano egizio dunque chiamò i suoi maghi che ripeterono l'incantesimo, ma, a prova della superiorità del Dio di Mosè, il serpente del legislatore divorò i rettili dei maghi egizi. (Esodo 7:8-12) Secondo Numeri 21:4-8, Mosè, indispettito dall'infedeltà del popolo per cui aveva tanto tribolato, mandò dei serpenti velenosi ad uccidere i peccatori. Pentito per il suo impeto d'ira, forgiò ed eresse un serpente di bronzo: chiunque, morso dai serpenti velenosi, si sarebbe potuto salvare, solo guardando verso il manufatto bronzeo. Il serpente dovette essere venerato da alcune comunità di Ebrei ancora nell'VIII secolo: infatti il re di Giuda, Ezechia (716 a.C.- 687 a.C.) distrusse tutti gli idoli ed anche il Nehustan, "perché gli Israeliti bruciavano incenso e lo chiamavano Nehustan". (Secondo libro dei Re 18:4)
Gesù usa l'immagine del serpente di rame in Giovanni 3:14.15, istituendo un'analogia tra l'innalzamento del serpente ed il Figlio dell'uomo che dovrà essere innalzato onde "chiunque creda in lui abbia la vita eterna".
Anthony S. Mercatante ricorda che l'immagine eretta dal legislatore era simile a quella dedicata al dio (o dea?) della vita Nin-gis-zida (sum., dnin-is-zi-da), appartenente al pantheon dei Sumeri. Era patrono della medicina e può essere considerato un nume della fertilità e della natura, ma era anche associato al mondo sotterraneo: il suo nome in sumero significa "signore del buon albero". Era legato simbolicamente ad una specie di serpente cornigero. Per primo fu raffigurato già alla fine del III millennio a.C. come rettile che si attorciglia attorno ad un'asta, anticipando il Caduceo di Hermes, il bastone di Asclepio e quello di Mosè.
In ebraico il vocabolo Nehustan contiene una radice "nag" molto antica che si rintraccia nel sanscrito "naga": questo morfema si rileva nelle lingue semitiche con "nachash", come nell'inglese "snake".
Sarebbe interessante comprendere il vero significato del Nechustan, cercando di isolare, di là dall'alone mitico, un nucleo riconducibile ad una credenza radicata in conoscenze probabilmente sumere circa la genesi della vita (il D.N.A.?). Con ciò, non intendo asserire che i simboli sono mere trasfigurazioni di contenuti empirici, sebbene si debba ricordare che cifre ed immagini, all'interno di alcuni cicli, adombrano fenomeni astronomici, in primis la precessione degli equinozi. Come è noto, il simbolo è denso e multiforme e qualsiasi interpretazione, per quanto profonda, non lo esaurisce. Qui, però, ci troviamo di fronte alla possibilità che il testo biblico conservi un "segnale" anche se "disturbato" di una tradizione molto antica, in cui il serpente potrebbe alludere non solo alla vita ed alla rigenerazione.
E' leggittimo pensare alla reminiscenza di un contatto con esseri anguiformi: tale interpretazione è stata propugnata da vari studiosi. Credo, però, che, se concentrassimo l'attenzione non tanto sul serpente, i cui significati sono numerosi ed anche antitetici, ma sul materiale con cui fu costruito, il bronzo (o rame), si potrebbero scoprire interessanti correlazioni, ad esempio con l'oro che secondo la Torah, rivestiva sia all'interno sia all'esterno, il legno di cedro con cui era stata costruita l'Arca dell'Alleanza. Il collegamento con l'Arca è individuabile pure in una tradizione, secondo la quale in origine la cassa conteneva un serpente, poi l'effigie di un dio serpente. Questo animale ricorda, per i suoi movimenti sinuosi e repentini, la folgore.
Sono in gioco forse delle energie...
Fonti:
Enciclopedia dei simboli, a cura di H. Biedermann, Milano, 1999, s.v. serpente
Enciclopedia delle religioni, Milano, 2001, s.v. Sumeri
A. S. Mercatante, Dizionario dei miti e delle leggende, Roma, s.v. Arca del Patto, serpente
Pubblicato da Zret
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Thursday, December 31, 2009
Ipotesi su Mosè
http://zret.blogspot.com/2009/12/ipotesi-su-mose.html
Ipotesi su Mosè

Secondo la Bibbia, Mosè (XIII sec. a.C.?) è il profeta e legislatore che sfuggì alla morte decretata dal faraone per tutti i neonati ebrei. Abbandonato dalla madre in un cesto nelle acque del Nilo, fu salvato dalla figlia del re per essere allevato a corte. Per ordine di YHWH, liberò gli Ebrei dalla schiavitù egizia e li condusse nella Terra Promessa, la Terra di Canaan. Sul Monte Sinai ricevette le Tavole della Legge, segno del patto di alleanza tra Dio ed il popolo di Israele. A Mosè la tradizione ascrive la stesura della Torah. Massimo Salvadori osserva che è difficile stabilire la verità storica circa la vita e l'operato di Mosè. Alcuni storici hanno negato la storicità del personaggio biblico; altri studiosi, sulla base del nome indubbiamente egizio (Moses significa "figlio" nell'antica lingua egiziana), hanno congetturato che il nomoteta fosse un sacerdote del dio Aton, un seguace del culto monoteista promosso dal faraone Amenofis IV-Akhenaton.
E' veramente arduo addivenire a conclusioni plausibili, in assenza di fonti archeologiche e di documenti univoci, riferibili alla biografia di Mosè. Non pare inverosimile che il profeta sia stato un iniziato che tentò di convertire alcuni gruppi di nomadi residenti nella regione del delta ad una religione monoteista. E' prevalente la convinzione che i faraoni descritti nella Bibbia furono sovrani Hyksos, ossia di un popolo composto da un crogiolo di etnie indoeuropee e semitiche che invasero il Basso Egitto nel XVIII sec. a. C. Quindi la presenza di tribù semitiche, il cui carattere etnico e culturale era, però, pressoché inesistente, pare attestata nel secondo periodo intermedio. [1]
Su Mosè un'altra interpretazione è stata avanzata da Leonardo Melis, il noto autore che ha dedicato molti anni di intense ricerche ai Popoli del mare e, in particolare, agli Shardana. Melis reputa che il profeta coincida con Neb.Ka.Set.Nebet. "Citato nei testi egizi come un principe ereditario, figlio di Seti I e nipote di Ramses I, il fondatore della XIX dinastia che da lui prese il nome, nel nome di Nebkhaset è contenuto quello del dio degli Hyksos, che erano Popoli del mare". Lo storico sardo è convinto che Mosè non fu ebreo: egli, preceduto da vari antropologi, mostra il parallelismo con saghe simili: di Sargon il Grande, Perseo, Ificle, Romolo si racconta che furono abbandonati in cesti o arche. L'autore crede che la strana caratteristica iconografica delle corna, caratteristica che connota Mosè in molte opere pittoriche e scultoree, sia un tratto collegabile agli Shardana: i generali ed i guerrieri Shardana portavano un elmetto cornigero.
Melis si spinge oltre, poiché considera le misteriose genti menzionate nella stele di Medineth, discendenti di una stirpe giapetica dai capelli rossi e di provenienza medio-orientale. Qui la tesi di Melis si aggancia alle acqusizioni degli archeologi che hanno isolato in alcune tribù ebree (Dan, Issacar, Beniamino) una matrice indogermanica. Asserisce il ricercatore: "Gli Shardana si insediarono nella città di Dan, dove sorse il primo tempio di Israele. I Daniti conservarono l'Arca dell'alleanza insieme con il Nehustan, il serpente di bronzo."
Ho compendiato l'esegesi di Leonardo Melis che mi sembra sia significativa almeno per due motivi: se sarà confermata da ulteriori scoperte archeologiche potrà determinare una revisione di giudizi consolidati (Mosè era ebreo, gli Ebrei erano schiavi nella terra dei faraoni...) con le conseguenze che si possono immaginare. Un altro motivo per cui le tesi di Melis meritano di essere esaminate e discusse, risiede nell'attenzione che egli riserva ad una primigenia razza rossa, cui si riferiscono vari autori, e nel tentativo di inglobare in una ricostruzione a volte opinabile, ma suggestiva, l'ipotesi settentrionalista di cui il principale propugnatore è Felice Vinci.
[1] Habiru, da cui il termine Ebrei significa "stranieri", "briganti": gli Habiru erano un coacervo di tribù nomadi che vivevano ai margini del regno egizio, ora accolti come lavoratori saltuari ora respinti nelle zone desertiche dove si davano al brigantaggio.
Fonti:
M. Bontempelli, L. Bruni, Civiltà storiche e loro documenti, Milano, 1993
A. Forgione, I custodi del tempo, 2009
S. Freud, Mosè ed il monoteismo, Milano, 1952
L. Melis, Shardana I custodi del tempo, 2009
Enciclopedia storica, a cura di M. Salvadori, Bologna, 2000, s.v. Hyksos, Mosè
E' veramente arduo addivenire a conclusioni plausibili, in assenza di fonti archeologiche e di documenti univoci, riferibili alla biografia di Mosè. Non pare inverosimile che il profeta sia stato un iniziato che tentò di convertire alcuni gruppi di nomadi residenti nella regione del delta ad una religione monoteista. E' prevalente la convinzione che i faraoni descritti nella Bibbia furono sovrani Hyksos, ossia di un popolo composto da un crogiolo di etnie indoeuropee e semitiche che invasero il Basso Egitto nel XVIII sec. a. C. Quindi la presenza di tribù semitiche, il cui carattere etnico e culturale era, però, pressoché inesistente, pare attestata nel secondo periodo intermedio. [1]
Su Mosè un'altra interpretazione è stata avanzata da Leonardo Melis, il noto autore che ha dedicato molti anni di intense ricerche ai Popoli del mare e, in particolare, agli Shardana. Melis reputa che il profeta coincida con Neb.Ka.Set.Nebet. "Citato nei testi egizi come un principe ereditario, figlio di Seti I e nipote di Ramses I, il fondatore della XIX dinastia che da lui prese il nome, nel nome di Nebkhaset è contenuto quello del dio degli Hyksos, che erano Popoli del mare". Lo storico sardo è convinto che Mosè non fu ebreo: egli, preceduto da vari antropologi, mostra il parallelismo con saghe simili: di Sargon il Grande, Perseo, Ificle, Romolo si racconta che furono abbandonati in cesti o arche. L'autore crede che la strana caratteristica iconografica delle corna, caratteristica che connota Mosè in molte opere pittoriche e scultoree, sia un tratto collegabile agli Shardana: i generali ed i guerrieri Shardana portavano un elmetto cornigero.
Melis si spinge oltre, poiché considera le misteriose genti menzionate nella stele di Medineth, discendenti di una stirpe giapetica dai capelli rossi e di provenienza medio-orientale. Qui la tesi di Melis si aggancia alle acqusizioni degli archeologi che hanno isolato in alcune tribù ebree (Dan, Issacar, Beniamino) una matrice indogermanica. Asserisce il ricercatore: "Gli Shardana si insediarono nella città di Dan, dove sorse il primo tempio di Israele. I Daniti conservarono l'Arca dell'alleanza insieme con il Nehustan, il serpente di bronzo."
Ho compendiato l'esegesi di Leonardo Melis che mi sembra sia significativa almeno per due motivi: se sarà confermata da ulteriori scoperte archeologiche potrà determinare una revisione di giudizi consolidati (Mosè era ebreo, gli Ebrei erano schiavi nella terra dei faraoni...) con le conseguenze che si possono immaginare. Un altro motivo per cui le tesi di Melis meritano di essere esaminate e discusse, risiede nell'attenzione che egli riserva ad una primigenia razza rossa, cui si riferiscono vari autori, e nel tentativo di inglobare in una ricostruzione a volte opinabile, ma suggestiva, l'ipotesi settentrionalista di cui il principale propugnatore è Felice Vinci.
[1] Habiru, da cui il termine Ebrei significa "stranieri", "briganti": gli Habiru erano un coacervo di tribù nomadi che vivevano ai margini del regno egizio, ora accolti come lavoratori saltuari ora respinti nelle zone desertiche dove si davano al brigantaggio.
Fonti:
M. Bontempelli, L. Bruni, Civiltà storiche e loro documenti, Milano, 1993
A. Forgione, I custodi del tempo, 2009
S. Freud, Mosè ed il monoteismo, Milano, 1952
L. Melis, Shardana I custodi del tempo, 2009
Enciclopedia storica, a cura di M. Salvadori, Bologna, 2000, s.v. Hyksos, Mosè
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