Scopo del Blog
Raccolgo il suggerimento e metto qui ben visibile lo scopo di questo blog.
Questo e' un blog satirico ed e' una presa in giro dei vari complottisti (sciacomicari, undicisettembrini, pseudoscienziati e fuori di testa in genere che parlano di 2012, nuovo ordine mondiale e cavolate simili). Qui trovate (pochi) post originali e (molti) post ricopiati pari pari dai complottisti al fine di permettere liberamente quei commenti che loro in genere censurano.
Tutto quello che scrivo qui e' a titolo personale e in nessun modo legato o imputabile all'azienda per cui lavoro.
Ciao e grazie della visita.
Il contenuto di questo blog non viene piu' aggiornato regolarmente. Per le ultime notizie potete andare su:
http://indipezzenti.blogspot.ch/
https://www.facebook.com/Task-Force-Butler-868476723163799/
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Friday, September 25, 2015
La sindrome da deficit di attenzione e la geoingegneria clandestina: quale collegamento? Nessuno
http://www.tankerenemy.com/2015/09/la-sindrome-da-deficit-di-attenzione-e.html
https://archive.is/rQXHA
Wednesday, April 29, 2015
Respirare la morte
qualche nota in rosso
http://www.tankerenemy.com/2015/04/respirare-la-morte.html
Vietata la riproduzione - Tutti i diritti riservati.
Pubblicato da Straker
http://www.tankerenemy.com/2015/04/respirare-la-morte.html
Respirare la morte
Di
recente alcune testate tedesche [quali?] hanno riferito del problema costituito
dalla BCPO, la broncopneumopatia [cronica] ostruttiva, una malattia respiratoria
che può essere assimilata alla bronchiolite costrittiva, l’’affezione
dell’apparato respiratorio che non è causata né da virus né da batteri,
ma dal nanoparticolato che ostruisce i bronchi. Questo particolato
proviene per la maggior parte dalle attività di geoingegneria illegale [la causa principale della BPCO è il fumo di tabacco].

Le gravi conseguenze per la salute dell’operazione geoingegneria clandestina alias scie chimiche, hanno ora ufficialmente un nome: "BPCO, ossia broncopneumopatia ostruttiva …" [la geoingegneria clandestina alias scie chimiche non c'entra un cazzo - vedi sopra]
Come sappiamo, da decenni sono dispersi su scala globale nanoparticolato metallico, polimeri, solfuri e particelle di vetro [signore e signori: e' arrivato il vetro]. Sappiamo anche che l'inalazione di polveri ultrafini è estremamente pericolosa, anche se l'Agenzia federale (tedesca, n.d.t.) per l'ambiente ha censurato questa notizia.

Recentemente in Germania su NTV è stato pubblicato un interessante articolo concernente una nuova affezione denominata BCPO [BPCO], ossia broncopneuma[pneumO]patia [cronica - ma non sei neanche capace di copiare???] ostruttiva. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.) l'ha inserita nel catalogo delle nuove patologie [stocazzo, e' dagli anni '70 che si parla di BPCO], avvertendo che sarà una delle tre più comuni cause di morte al mondo entro il 2020 [effettivamente essendo attualmente la quarta causa di morte ci sono buone possibilita' che arrivi tra le prime 3]. Per saperne di più leggi qui.
La verità è la seguente: molte persone accusano tosse convulsiva, respiro sibilante, dispnea, ostruzione delle vie respiratorie. Non bisogna stupirsi, considerate le dosi industriali di particolato diffuso nella biosfera [lasciamo perdere il particolato, la prima causa della BPCO resta il fumo da tabacco]. A meno che non intervenga un temporale con una copiosa pioggia a purificare l'aria, il cielo rimane avvolto da una coltre chimica duratura, da una nebbia che è creata deliberatamente dagli aerei. [anche se arriva il temporale e uno fuma in casa le cose non cambiano molto]
L’O.M.S. si aspetta milioni di pazienti affetti da BCPO [BPCO] entro i prossimi sei anni [considerando che ad oggi ci sono oltre 300 milioni di casi in tutto il mondo direi che la previsione e' semplice], soprattutto fra gli anziani e tra i bambini.
Queste stime si basano su quello che si reputa essere l'attuale stato generale di salute della popolazione, sull'età media e sulll'incidenza dei problemi respiratori.
Articoli correlati:
- Bronchiolite costrittiva: impennata di casi tra i militari di ritorno da Iraq ed Afghanistan
- Le gravi conseguenze per la salute del programma di scie chimiche hanno ora ufficialmente un nome: 'BPCO, malattia diffusa sconosciuta'
- 'Broncopneumopatia'
- Inquinamento reale da polveri sottili e "normalizzatori" di Stato

Le gravi conseguenze per la salute dell’operazione geoingegneria clandestina alias scie chimiche, hanno ora ufficialmente un nome: "BPCO, ossia broncopneumopatia ostruttiva …" [la geoingegneria clandestina alias scie chimiche non c'entra un cazzo - vedi sopra]
Come sappiamo, da decenni sono dispersi su scala globale nanoparticolato metallico, polimeri, solfuri e particelle di vetro [signore e signori: e' arrivato il vetro]. Sappiamo anche che l'inalazione di polveri ultrafini è estremamente pericolosa, anche se l'Agenzia federale (tedesca, n.d.t.) per l'ambiente ha censurato questa notizia.

Recentemente in Germania su NTV è stato pubblicato un interessante articolo concernente una nuova affezione denominata BCPO [BPCO], ossia broncopneuma[pneumO]patia [cronica - ma non sei neanche capace di copiare???] ostruttiva. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.) l'ha inserita nel catalogo delle nuove patologie [stocazzo, e' dagli anni '70 che si parla di BPCO], avvertendo che sarà una delle tre più comuni cause di morte al mondo entro il 2020 [effettivamente essendo attualmente la quarta causa di morte ci sono buone possibilita' che arrivi tra le prime 3]. Per saperne di più leggi qui.
La verità è la seguente: molte persone accusano tosse convulsiva, respiro sibilante, dispnea, ostruzione delle vie respiratorie. Non bisogna stupirsi, considerate le dosi industriali di particolato diffuso nella biosfera [lasciamo perdere il particolato, la prima causa della BPCO resta il fumo da tabacco]. A meno che non intervenga un temporale con una copiosa pioggia a purificare l'aria, il cielo rimane avvolto da una coltre chimica duratura, da una nebbia che è creata deliberatamente dagli aerei. [anche se arriva il temporale e uno fuma in casa le cose non cambiano molto]
L’O.M.S. si aspetta milioni di pazienti affetti da BCPO [BPCO] entro i prossimi sei anni [considerando che ad oggi ci sono oltre 300 milioni di casi in tutto il mondo direi che la previsione e' semplice], soprattutto fra gli anziani e tra i bambini.
Queste stime si basano su quello che si reputa essere l'attuale stato generale di salute della popolazione, sull'età media e sulll'incidenza dei problemi respiratori.
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- 'Broncopneumopatia'
- Inquinamento reale da polveri sottili e "normalizzatori" di Stato
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Pubblicato da Straker
Wednesday, April 8, 2015
L’alluminio nel suolo danneggia le colture
http://www.tankerenemy.com/2015/04/lalluminio-nel-suolo-danneggia-le.html
Vietata la riproduzione - Tutti i diritti riservati.
Pubblicato da Zret
L’alluminio nel suolo danneggia le colture
Una recente ricerca conferma – lo denunciamo da anni - che i suoli sono contaminati dall’alluminio. Non è l’alluminio di origine geologica, a differenza di quanto affermato dalla disinformazione,
ma quello derivante dalla geoingegneria clandestina. Davvero
sbalorditivo e, al tempo stesso, vergognoso il “rimedio” suggerito dagli
“esperti”, ossia coltivare piante in grado di resistere a questo
metallo, sì magari transgeniche, secondo il solito, collaudato schema
problema-reazione-risoluzione.

Negli ultimi quarant’anni anni un terzo dei terreni coltivabili di tutto il mondo è stato perso perché non produceva più. Uno degli elementi maggiormente responsabili di questo processo è l’alluminio che costituisce un problema in particolare per i suoli acidi: circa il 40% dei terreni agricoli del mondo. In questi suoli, i minerali si dissolvono e rilasciano in soluzione il metallo, che poi limita la crescita delle piante. Nonostante gli effetti dell’alluminio fossero noti sin dai primi del Novecento, le ragioni alla base della sua tossicità non sono mai state comprese fino in fondo.
Grazie ad una combinazione di tecniche e all’uso del microscopio TwinMic, che usa la luce di sincrotrone di Elettra, l’équipe di ricerca di Elettra Sincrotrone Trieste in AREA Science Park, ha ‘fotografato’ per la prima volta le modalità d’accumulo dell’alluminio nelle radici dei semi di soia, in funzione dei tempi di esposizione.
Lo studio ha dimostrato che le conseguenze tossiche dell’alluminio sono estremamente rapide, manifestandosi già a partire dai primi cinque minuti di esposizione al metallo e sono dovuti a un’inibizione diretta dell’allungamento di determinate cellule situate all’apice della radice e direttamente responsabili della sua crescita.
“Impiegando TwinMic e la tecnica della fluorescenza ai raggi X – commenta Alessandra Gianoncelli, ricercatrice di Elettra – siamo riusciti ad ottenere una serie di mappe chimiche che hanno evidenziato come l’alluminio si concentri nelle pareti di queste cellule, impedendone l’allentamento e l’allungamento necessari. In questo modo le radici non possono crescere e la pianta non potrà accedere all’acqua ed ai nutrienti necessari per portare a termine il ciclo riproduttivo. L’effetto è già chiaramente visibile in pochi minuti, ma, anche lasciando passare 24 ore, le cellule in cui l’alluminio si è concentrato sono sempre quelle collocate nella stessa zona della radice”.
“Questo studio – precisa Peter Kopittke dell’Università australiana del Queensland, primo autore della pubblicazione – è una chiave importante per la corretta costruzione di strategie atte a contrastare la perdita dei suoli agricoli. Una possibile soluzione per tutelare la produzione agricola passa, infatti, attraverso la produzione di colture più resistenti all’alluminio (sic!!!). A questo scopo la conoscenza dei meccanismi d’accumulo e d’azione del metallo, a livello cellulare e subcellulare, è di fondamentale importanza”.
La ricerca, pubblicata sulla rivista “Plant physiology”, ha visto la collaborazione di Università del Queensland (Australia), Università dell’Australia del Sud, Università di Oxford ed Elettra Sincrotrone Trieste in AREA Science Park.
Fonte: greenplanner

Negli ultimi quarant’anni anni un terzo dei terreni coltivabili di tutto il mondo è stato perso perché non produceva più. Uno degli elementi maggiormente responsabili di questo processo è l’alluminio che costituisce un problema in particolare per i suoli acidi: circa il 40% dei terreni agricoli del mondo. In questi suoli, i minerali si dissolvono e rilasciano in soluzione il metallo, che poi limita la crescita delle piante. Nonostante gli effetti dell’alluminio fossero noti sin dai primi del Novecento, le ragioni alla base della sua tossicità non sono mai state comprese fino in fondo.
Grazie ad una combinazione di tecniche e all’uso del microscopio TwinMic, che usa la luce di sincrotrone di Elettra, l’équipe di ricerca di Elettra Sincrotrone Trieste in AREA Science Park, ha ‘fotografato’ per la prima volta le modalità d’accumulo dell’alluminio nelle radici dei semi di soia, in funzione dei tempi di esposizione.
Lo studio ha dimostrato che le conseguenze tossiche dell’alluminio sono estremamente rapide, manifestandosi già a partire dai primi cinque minuti di esposizione al metallo e sono dovuti a un’inibizione diretta dell’allungamento di determinate cellule situate all’apice della radice e direttamente responsabili della sua crescita.
“Impiegando TwinMic e la tecnica della fluorescenza ai raggi X – commenta Alessandra Gianoncelli, ricercatrice di Elettra – siamo riusciti ad ottenere una serie di mappe chimiche che hanno evidenziato come l’alluminio si concentri nelle pareti di queste cellule, impedendone l’allentamento e l’allungamento necessari. In questo modo le radici non possono crescere e la pianta non potrà accedere all’acqua ed ai nutrienti necessari per portare a termine il ciclo riproduttivo. L’effetto è già chiaramente visibile in pochi minuti, ma, anche lasciando passare 24 ore, le cellule in cui l’alluminio si è concentrato sono sempre quelle collocate nella stessa zona della radice”.
“Questo studio – precisa Peter Kopittke dell’Università australiana del Queensland, primo autore della pubblicazione – è una chiave importante per la corretta costruzione di strategie atte a contrastare la perdita dei suoli agricoli. Una possibile soluzione per tutelare la produzione agricola passa, infatti, attraverso la produzione di colture più resistenti all’alluminio (sic!!!). A questo scopo la conoscenza dei meccanismi d’accumulo e d’azione del metallo, a livello cellulare e subcellulare, è di fondamentale importanza”.
La ricerca, pubblicata sulla rivista “Plant physiology”, ha visto la collaborazione di Università del Queensland (Australia), Università dell’Australia del Sud, Università di Oxford ed Elettra Sincrotrone Trieste in AREA Science Park.
Fonte: greenplanner
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Pubblicato da Zret
Wednesday, March 18, 2015
L’Air Force statunitense indaga sulle conseguenze delle nanoparticelle di alluminio in atmosfera
http://www.tankerenemy.com/2015/03/lair-force-statunitense-indaga-sulle.html
Articolo correlato: Deficit cerebrali da sostanze chimiche: è allarme
Vietata la riproduzione - Tutti i diritti riservati.
L’Air Force statunitense indaga sulle conseguenze delle nanoparticelle di alluminio in atmosfera
Riportiamo un articolo tratto dal sito nogeoingegneria.
Il testo riferisce di uno studio condotto dall’Aeronautica militare
statunitense a proposito degli effetti sulla salute dovuti al
nanoparticolato di alluminio: è un’indagine che suona come un’excusatio non petita, culpa manifesta.

“Il nanoparticolato di alluminio altera la funzione immunitaria” è il titolo di uno studio pubblicato dalla U.S. Air Force. Da dove nasce l’interesse dei militari sugli effetti del nanoparticolato di alluminio in caso di inalazione? In vari contesti è stato proposto o è già stato compiuto il rilascio in atmosfera di questo tipo di particelle.
1. Possedere il clima. L’esercito statunitense ha dichiarato l’obiettivo di “possedere i fenomeni atmosferici” entro il 2025. Nel documento "Weather as a force multiplier: owning the weather in 2025", si trovano espliciti riferimenti alla nanotecnologia come mezzo di intervento. Questo approccio prevede la modificazione atmosferica attraverso l’immissione di nanoparticolato in nubi, cicloni e correnti. Il brevetto U.S.-Patent 5003186 “Stratospheric Welsbach seeding for reduction of global warming” (1990) menziona, tra gli altri, gli ossidi di alluminio.
2. Chaff. Sono note le estese operazioni chaff (dispersione in atmosfera di fibre di vetro rivestite di alluminio). Si tratta di meccanismi di difesa usati dagli aerei militari per evitare il rilevamento e/o l'attacco per opera di velivoli avversari. La dispersione in grande quantità di chaff serve a riflettere i segnali radar e, con la formazione di una nube, a nascondere temporaneamente le proprie unità al rilevamento radar del nemico.
3. Global warming. Per ovviare alle conseguenze del fantomatico "riscaldamento globale", si è proposto (in realtà si sta già compiendo da almeno una ventina d’anni) di spargere milioni di tonnellate di alluminio in nanoparticolato nella stratosfera e nella troposfera (Progetto Solar Radiation Management – S.R.M.) con l’intento (ufficiale, ma è una coperturra, n.d.r.) di termoregolare il pianeta.
4. Carburanti aerei. I militari dell’Air Force promuovono ed impiegano un carburante composto da nanoparticelle di alluminio ed acqua ghiacciata, denominato “AL-Ice”, adatto non solo ai razzi ed alle navicelle spaziali, ma anche agli aerei civili e militari. L’Air Force Lab presenta in questo video il suo ”New fuel from aluminum nanoparticles”. L'alluminio come additivo nei carburanti fu sperimentato addirittura già nel 1958.
Esistono sufficienti motivi per denunciare un consistente inquinamento della biosfera, dovuto al nanoparticolato di alluminio (e non solo).
Lo studio dell’“Applied Biotechnology Branch” dell’“Air Force Research Laboratory” esamina gli effetti sul tessuto polmonare in caso di inalazione di nanoparticolati di alluminio, ma il Dottor Russel Blaylock aveva già compiuto un’analisi ad ampio raggio del problema, scrivendo tra le altre cose:
“Di particolare interesse è l’effetto di queste nanoparticelle sul cervello e sul midollo spinale. Una lista crescente di malattie neuro-degenerative, tra cui la demenza di Alzheimer, il morbo di Parkinson e la malattia di Lou Gehrig (nota anche come S.L.A.), è fortemente correlata all’esposizione all’alluminio ambientale. [...] Vari studi hanno dimostrato che queste particelle passano lungo le reti neuronali olfattive. Esse sono collegate direttamente al cervello e non solo sono le più colpite dalla malattia di Alzheimer, ma anche le prime ad essere interessate quando si conclama la malattia. Nei casi di Alzheimer queste aree hanno anche il livello più alto di alluminio rilevato nell’encefalo”.
Fonte: nogeoingegneria.com

“Il nanoparticolato di alluminio altera la funzione immunitaria” è il titolo di uno studio pubblicato dalla U.S. Air Force. Da dove nasce l’interesse dei militari sugli effetti del nanoparticolato di alluminio in caso di inalazione? In vari contesti è stato proposto o è già stato compiuto il rilascio in atmosfera di questo tipo di particelle.
1. Possedere il clima. L’esercito statunitense ha dichiarato l’obiettivo di “possedere i fenomeni atmosferici” entro il 2025. Nel documento "Weather as a force multiplier: owning the weather in 2025", si trovano espliciti riferimenti alla nanotecnologia come mezzo di intervento. Questo approccio prevede la modificazione atmosferica attraverso l’immissione di nanoparticolato in nubi, cicloni e correnti. Il brevetto U.S.-Patent 5003186 “Stratospheric Welsbach seeding for reduction of global warming” (1990) menziona, tra gli altri, gli ossidi di alluminio.
2. Chaff. Sono note le estese operazioni chaff (dispersione in atmosfera di fibre di vetro rivestite di alluminio). Si tratta di meccanismi di difesa usati dagli aerei militari per evitare il rilevamento e/o l'attacco per opera di velivoli avversari. La dispersione in grande quantità di chaff serve a riflettere i segnali radar e, con la formazione di una nube, a nascondere temporaneamente le proprie unità al rilevamento radar del nemico.
3. Global warming. Per ovviare alle conseguenze del fantomatico "riscaldamento globale", si è proposto (in realtà si sta già compiendo da almeno una ventina d’anni) di spargere milioni di tonnellate di alluminio in nanoparticolato nella stratosfera e nella troposfera (Progetto Solar Radiation Management – S.R.M.) con l’intento (ufficiale, ma è una coperturra, n.d.r.) di termoregolare il pianeta.
4. Carburanti aerei. I militari dell’Air Force promuovono ed impiegano un carburante composto da nanoparticelle di alluminio ed acqua ghiacciata, denominato “AL-Ice”, adatto non solo ai razzi ed alle navicelle spaziali, ma anche agli aerei civili e militari. L’Air Force Lab presenta in questo video il suo ”New fuel from aluminum nanoparticles”. L'alluminio come additivo nei carburanti fu sperimentato addirittura già nel 1958.
Esistono sufficienti motivi per denunciare un consistente inquinamento della biosfera, dovuto al nanoparticolato di alluminio (e non solo).
Lo studio dell’“Applied Biotechnology Branch” dell’“Air Force Research Laboratory” esamina gli effetti sul tessuto polmonare in caso di inalazione di nanoparticolati di alluminio, ma il Dottor Russel Blaylock aveva già compiuto un’analisi ad ampio raggio del problema, scrivendo tra le altre cose:
“Di particolare interesse è l’effetto di queste nanoparticelle sul cervello e sul midollo spinale. Una lista crescente di malattie neuro-degenerative, tra cui la demenza di Alzheimer, il morbo di Parkinson e la malattia di Lou Gehrig (nota anche come S.L.A.), è fortemente correlata all’esposizione all’alluminio ambientale. [...] Vari studi hanno dimostrato che queste particelle passano lungo le reti neuronali olfattive. Esse sono collegate direttamente al cervello e non solo sono le più colpite dalla malattia di Alzheimer, ma anche le prime ad essere interessate quando si conclama la malattia. Nei casi di Alzheimer queste aree hanno anche il livello più alto di alluminio rilevato nell’encefalo”.
Fonte: nogeoingegneria.com
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