L'immensa sputtanata a Zelig

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Scopo del Blog

Raccolgo il suggerimento e metto qui ben visibile lo scopo di questo blog.

Questo e' un blog satirico ed e' una presa in giro dei vari complottisti (sciacomicari, undicisettembrini, pseudoscienziati e fuori di testa in genere che parlano di 2012, nuovo ordine mondiale e cavolate simili). Qui trovate (pochi) post originali e (molti) post ricopiati pari pari dai complottisti al fine di permettere liberamente quei commenti che loro in genere censurano.

Tutto quello che scrivo qui e' a titolo personale e in nessun modo legato o imputabile all'azienda per cui lavoro.

Ciao e grazie della visita.

Il contenuto di questo blog non viene piu' aggiornato regolarmente. Per le ultime notizie potete andare su:

http://indipezzenti.blogspot.ch/

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Thursday, December 24, 2015

Gli eventi futuri sono già scritti?


http://straker-61.blogspot.it/2015/12/gli-eventi-futuri-sono-gia-scritti.html

Le condanne sicuramente sì.


https://archive.is/R1gk2

Thursday, August 25, 2011

Click

http://zret.blogspot.com/2011/08/click.html

Click

Qualche sera fa, un canale ha mandato in onda un programma sull’eutanasia nella Germania nazionalsocialista. E' stato inevitabile il corollario di immagini con i campi in cui prigionieri languivano per gli stenti: teste inteschiate su corpi scheletriti. Sono le immagini che, con insopportabile retorica, vengono additate alle nuove generazioni affinché inorridiscano di fronti ai crimini del Terzo Reich. Quando si esibiscono tali spettacoli di abbrutimento e di morte, si sottolinea sempre la distanza, una distanza abissale: i binari che muoiono nei luoghi di concentramento, i crematori, il filo spinato, le sevizie... appartengono ad un’epoca sideralmente lontana, irripetibile, congelata in una durata atemporale.

Sappiamo che non è così: non è neppure necessario seguire un dossier sui campi dove sono rinchiusi profughi di questo o quell’altro gruppo etnico, sventurati che fuggono dalle guerre e dalle carestie, poiché è sufficiente entrare in un nosocomio o in un ospizio per assistere a scene di indicibile sofferenza e di umiliazione. Pazienti abbandonati in letti luridi, malati smunti e piagati, corsie tetre e maleodoranti, reparti squallidi dove non entra mai un filo d’aria: sono questi i protagonisti e gli spazi di un mondo che “vive” accanto a noi.

Che pensare poi delle stalle, delle porcilaie, dei macelli, delle carceri, delle caserme, della camere di tortura, degli opifici? L’inferno è (quasi) qui, appena dietro l’angolo, nella sua distante vicinanza, nella sua intangibile contiguità. Nelle residenze principesche dei maggiorenti la morte, quando entra, ha passo felpato ed è paludata in modo solenne. La morte è una livella? In parte.

Paradossalmente l’età che ha collocato l’uomo sul piedistallo, esprimendo un antropocentrismo inflessibile, è la stessa che l’ha reificato, assimilando un quarto di carne ad un arto mozzato: stanno bene insieme sul piano marmoreo di una macelleria, magari con un ciuffo di prezzemolo che esalti il rosso del sangue.

No. I filmati e gli scatti, con cui era immortalata l’agonia di semivivi ad Auschwitz, non sono molto diversi dalle istantanee dei nostri tempi destinati a diventare teatri della crudeltà sempre più truculenti. Oggi quasi tutti hanno una macchina fotografica digitale, spesso incorporata nel telefono cellulare.

Per testimoniare, se ancora qualcuno vuole essere testimone, è sufficiente un click.

Monday, August 15, 2011

I due abissi (o idue ignoranti abissali?)

http://zret.blogspot.com/2011/08/i-due-abissi.html

I due abissi

Due abissi si spalancano attorno a noi: il nulla che precede la vita ed il nulla che la segue. La vita - se è lecito definire in tale guisa quest'isola di dolore attorniata dall'oceano della noia - è simile ad un breve segmento in una pagina bianca o ad un fiume carsico di cui è visibile solo un tratto del corso?

Bisognerebbe tentare di comprendere per quale motivo a sgomentare l'uomo sia l'ignoto che avvolge il destino dopo la morte, invece del nulla antecedente la nascita. Perché l'uomo aspira alla vita eterna e, nel contempo, la teme? Secondo Schopenauer, non paventiamo la morte, a causa della ragione, ma per via della Voluntas che cieca si protende verso la perenne affermazione di sé stessa. Non nutriamo lo stessa sensazione di vuoto e di vacillamento, se pensiamo al non-essere pre-natale che è anzi un paradiso perduto.

Non so quanto sia ragionevole prefigurarsi una continuazione dell'esperienza terrena in un altro piano o un suo revival tramite la resurrezione. Il fiume della vita si perderà nell'oceano dell'indistinzione, quando gli atomi, di cui siamo composti, si disgregheranno per generare nuovi, infiniti corpi oppure la coscienza, mirabile addensamento in un'identità, è una sostanza imperitura? Forse non ricordiamo le esistenze anteriori e non riusciamo a concepire il viaggio futuro qui o altrove. Non è agevole decidere che cosa augurarsi, ammesso che si possa decidere: se sprofondare nel nulla o permanere. Sileno conosceva la risposta.

Perdurare può essere anche desiderabile, come pensava Nietzsche, giacché "ogni piacere vuole eternità, profonda eternità." Così per la speranza (o chimera) di perpetuare quei pochi istanti di gioia che un fato avaro ci ha elargito nel corso di codesta disavventura terrena, indulgiamo nel pregustare un'eterna beatitudine libera dal tedio e dall'uggia. Eterno rima con interno, ma pure, ahinoi, con inferno.

Balena a volte l'idea che la vagheggiata beatitudine sia un inebriante, inconsapevole nulla, simile a quel silente, sereno cielo che un neonato strappa con il suo pianto inconsolabile.



Friday, November 12, 2010

Rotaie

http://zret.blogspot.com/2010/11/rotaie.html

Rotaie

E’ come quando gli avventori di un locale tra una chiacchiera e l’altra gettano appena ogni tanto uno sguardo distratto allo schermo che sciorina scene di vita, di morte, di futili gioie e di lancinanti sofferenze. Siamo noi i volti dello schermo e la “realtà” è là dentro. Che importa se il volume è alto e se le immagini grondano sangue e disperazione! All’esterno giunge appena un’eco sbiadita di preghiere e blasfemie. Forse nessuno ascolta. Forse chi ascolta non sa come comunicare, quasi universi equidistanti fossero destinati a muoversi su binari paralleli che non convergeranno mai.

E’ così: almeno due mondi coesistono. Mentre consumiamo la nostra piccola, preziosa esistenza tra il fuoco incrociato degli eventi, mentre dipaniamo il filo che presto o tardi sarà reciso, un altro filo – tagliente – è srotolato. E’ incredibile: mentre in questi luoghi – carceri, ospedali, manicomi, ospizi, mattatoi… – superiamo il grado di dolore che ci sembrava sopportabile, luoghi di patimenti indicibili e di degradazione, altri si adoperano per rendere la già triste condizione umana un inferno. Il potere è un’escrescenza purulenta, una piaga infetta.

Si cammina e si forma un’ombra doppia: una è la nostra, ma l’altra è una gramaglia che soffoca la luce. Si avverte la sensazione che qualcosa non quadri. E’ il lavorio di un tarlo nella mente, silenzioso, instancabile. E’ stato definito “male di vivere”, ma è più male di sopravvivere, giorno dopo giorno, senza conoscere né il fine né la fine. Sarà solo apparenza e gioco, ma siamo certi che qualcuno non si diverte e che l’apparenza non è come appare?

Viviamo in un cosmo alla deriva, relitti sulle sponde di un universo dimenticato.

Asfissiati dal cappio della quotidianità, dilaniati da una ricerca estenuante e vana, colpiti dai fendenti della sorte, mietuti dalla falce del tempo, la nostra vita assomiglia a quella di certi fili d’erba. Spuntano a stento fra le rotaie e le traversine delle ferrovie che corrono tristi verso la ruggine dell’orizzonte. Si protendono per bere una goccia di luce, per afferrare un raggio di pioggia.

Di quando in quando, i manutentori dei binari tagliano quei fili grami, mezzo rinsecchiti. Chi nota la stenta esistenza di quelle insignificanti vite? Chi ne nota la morte?




Tuesday, November 2, 2010

16 barre: Morte

http://neovitruvian.wordpress.com/2010/11/02/16-barre-morte/

16 barre: Morte

Posted: 2 novembre 2010 by neovitruvian

I 16 barre tornano con “Morte” mini – cd che ha tutti i numeri per spaccare! I testi si snodano tra rime contro il Nuovo Ordine Mondiale. Partendo dalla prima canzone “Culto e Propaganda”, i 16 barre ci svelano verità che pongono nuovi interrogativi, la soluzione si può trovare nell’ultima parte della canzone “LA VERITA’ VI RENDERA’ LIBERI”.

Si prosegue poi con “Nulla da tenere”, in cui si dipinge una società inconsistente, che vive nell’apparenza, mentre Loro, cercano di renderci più stupidi, con la televisione, le scie chimiche i cibi contaminati. Una frase: “L’albero della vita, le radici confinate in un cerchio di sale”.

Infine, i 16 barre ci propongono la lunga “Ballando nudi dentro il campo della mente”. Questa canzone è un viaggio mentale, che ci pone degli interrogativi: Quali sono le reali potenzialità della nostra mente? Possiamo spingerci oltre i limiti fisici e capire la realtà fino in fondo?

Questa è una interpretazione personale delle 3 canzoni.

Il cd è in free-download!!!!!:

SCARICA (Sito web 16 barre)

Monday, September 14, 2009

Il Ridere Guerriero e la Follia Controllata

http://barzoinforma.blogspot.com/2009/09/il-ridere-guerriero-e-la-follia.html

Il Ridere Guerriero e la Follia Controllata



Prima di procedere alla lettura, è necessario aver letto la premessa, ma soprattutto armarsi di santa pazienza, poichè l'intervento è molto lungo. Per cui se siete stanchi lasciate perdere.

"Non ritengo che un fallimento sia necessariamente una cosa negativa. Ti dà piuttosto quel certo grado di libertà che ti permette di dire: «'sti cazzi!»"
(Billy Corgan; sticazzi = Fattelapiabbene = Machemmefrega!)

E mi immagino una intera vita col sorriso in volto e sticazzi stampato in fronte. Ecco il potere del ridere. Non il folle riso del Joker che si contrappone allo scuro volto serioso di Batman.

Joker e Batman, il folle e la morte, entrambe figure archetipe del nostro inconscio, nonchè carte dei tarocchi (lascio agli esperti l'interpretazione del significato).


La carta della MORTE mostra uno scheletro con alcuni brandelli di carne ancora attaccati alle ossa (ad indicare che la trasformazione non è ancora iniziata).
Con la falce che ha in mano la morte taglia teste incoronate e non (ad indicare che chiunque è soggetto ad essa).
Dal terreno spuntano mani e piedi (ad indicare che le idee non muoiono mai). Nulla si distrugge e tutto si trasforma.




La falce ha questa forma ) ovvero il sorriso del folle...

IL MATTO "…ma colui che nel mezzo del cammino smarrì la diritta via, seguendo avidità,
bassezze e materialità si ritrovò di nuovo ad abitare il CAOS dal quale era partito. Ma come fulmine a ciel sereno, gli si svelò la via di un NUOVO INIZIO …"

La carta ci mostra la figura di un folle viandante con in mano un bastone di cui, però, non sa cosa farsene (ad indicare che ha, comunque, in sé il potere, la forza, ma ha smarrito o scordato i meccanismi per giovarsene).
Sulle spalle porta un sacco legato ad un bastone: è un peso inutile (ad indicarci che le illusioni degli esseri umani non portano a nulla).
Vi è, poi, una lince che azzanna il folle nelle parti basse (ad indicare che non siamo più in grado di controllare gli istinti e che siamo tornati al punto di partenza).
Le piantine in fase di crescita presenti nella figura, tuttavia, indicano la ciclicità del percorso e dunque la più confortante delle Leggi che regolano gli elementi, le azioni e la loro interazione nel cammino di elevazione dell’iniziato: non esiste errore che non possa essere riparato, non esiste un fondo nel pozzo delle opportunità. La speranza nel premio finale, l’aspirazione alla suprema conoscenza non abbandonerà mai il nostro più profondo intimo.


Follia e morte, ciclicità e cambiamento. solo l'uno può scovare e riconoscere l'altro perchè entrambi mostri della stessa falsa realtà. Entrambi padroni dell'altro con cui giocano un danza macabra





Nel Settimo Sigillo, solo il folle saltimbanco può riconoscere la morte ed esserne libero, pronto a ballare una danza macabra





Dialogo tra Jöns lo scudiero e il pittore.

- Che cosa dipingi?
- La danza della morte
- E quella è la morte?
- Sì, che prima o dopo danza con tutti
- Che argomento triste hai scelto...
- Voglio ricordare alla gente che tutti quanti dobbiamo morire
- Non servirà a rallegrarla...
- E chi ha detto che ho intenzione di rallegrare la gente? Che guardino e piangano.
- Aaah, invece di guardare chiuderanno gli occhi...
- E io ti dico che li apriranno... Un teschio, spesso interessa molto di più di una donna nuda
- Se li spaventi però...
- ...Li fai pensare
- E se pensano...
- ...Si spaventano ancora di più.


Il teschio, simbolo della morte, d'altronde non è altro che un ghigno a 32 denti


SINCRONIA: mi è appena arrivato questo link

Il segreto è come morire. Dall’inizio dei tempi, il segreto è sempre stato come morire. L’adepto trentaquattrenne fissò il teschio umano che cullava tra le mani. Era incavato, come una coppa, pieno di vino rossosangue. Bevilo, si disse. Non hai nulla da temere
(L’incipit del prologo di «The Lost Symbol» di Brown)
Ah, non scordiamoci "Indiana Jones e il teschio di cristallo"

Ma parliamo un secondo della morte, o tumbadora (dal nome che gli è stato dato dai veggenti toltechi, in quanto "forza rotante")
Sempre secondo gli sciamani toltechi, la morte, o meglio la sua spinta, si trova lì dietro la vostra spalla sinistra (spesso la vedete dallo specchietto retrovisore, agli occhi come i fari di chi vi sta sorpassando).

- Le prossime citazioni vengono direttamente da "Teologia della Liberazione - Il filo del Rasoio"-


"Ihoah modella l’’aDaM (nel senso d’umanità), lo dota di un’anima (l’’aiSHaH, ossia la parte femminile dell’Io che incarna l’impulso verso la conoscenza) e lo spinge, attraverso questa, a nutrirsi del sacro fungo. Ihoah è mosso, in questo, dall’oscura consapevolezza di non poter resistere per sempre alla forza della propria morte e, quindi, dalla necessità (in quell’inizio avvertita in modo quasi esclusivamente istintivo) di aumentare indefinitamente la propria consapevolezza tramite l’assorbimento della consapevolezza distillata dall’’aDaM.
Ma se Ihoah modella l’’aDaM in tal guisa, questo significa che Abraxas modella una parte di Sé stesso in forma di ‘aDaM. Ed è propriamente in questa forma di gigantesco (quasi-infinito) essere cosciente che noi lo conosciamo.
Già, perché dopo l’ingestione del frutto proibito, oltre all’’aDaM, Abraxas comincia ad esistere in modo consapevole, poiché, nota splendidamente Sibaldi, Ihoah ha perduto ogni autorità sull’’aDaM. In realtà, aggiungo io, nel momento stesso in cui Ihoah ha concepito l’idea di servirsi dell’’aDaM per risolvere il problema della sua divina e immensa angoscia si è condannato ad una progressiva quanto esiziale trasformazione in Abraxas. Così, ora, Egli ha due facce. La prima invisibile, noumenica; la seconda visibile, fenomenica.
Trasformazione alimentata nel corso del tempo dalla consapevolezza generata dall’’aDaM, durata sette eoni (pressapoco, quattordicimila anni) ed ora giunta a definitivo compimento.
Questo significa che il demiurgo Ihoah esiste ancora sia nella forma del Dio minore (rispetto agli Elohim o al PrePadre di gnostica memoria), sia in quella di Trogoautoegocrat. Per questo d’ora in avanti chiameremo il Tiranno: Ihoah-Abraxas.

Tremendo, lo so. E’ una vera fortuna che la verità abbia sempre due facce…già, la verità è doppia, un po’ come quel Dio di cui s’è appena parlato."

...

"L’uomo, quindi e sotto questo profilo, appare più come l’esito dell’evoluzione che Ihoah-Abraxas ha vissuto al Suo interno sin dall’Inizio, giacché è proprio da quel favoloso Inizio che la forza della Morte ha preso a premere su di Lui.
E’ esattamente questo il significato più profondo di quella che, in apertura, abbiamo chiamato la Triade Superna (Morte, Vita, Consapevolezza). Tale triade nasce con la Creatura e costituisce il fondamento della meccanicità dell’intero universo. E’ il modo d’essere più profondo e vero di Ihoah-Abraxas, meglio, della Sua faccia visibile: “Morte” fuori (forza attiva) e “Vita” dentro (forza passiva) in modo che dalla frizione di queste due forze nasca “Consapevolezza” (forza neutralizzante)."

...

La tecnica migliore per realizzare tutto quanto esposto in tema d’Agguato è il ridere guerriero.
Abbiamo affermato che quando il guerriero è accettato per lui inizia la guerra e che tale guerra è scandita e caratterizzata dalla venuta di una serie molto lunga d’ottave poste, quanto a durezza, in progressione ascendente e inviategli dallo Spirito al fine di renderlo perfetto (candido e potente come il primo dei due gigli).
Ora, quando una qualunque ottava investe il guerriero, in termini assoluti questi si trova a diretto contatto con la Morte e ciò scatena la sua paura. Una paura che sgorga direttamente dal centro emozionale e che, tramite un processo meccanico e tremendamente veloce, si trasforma in ciò che Gurdjieff chiamava emozione negativa.
Divenire preda di tali emozioni negative è fatto tanto repentino, quanto inevitabile.
Questo accade perché il centro emozionale lavora ad una velocità molto superiore a quella del centro intellettuale; ne consegue che per noi, almeno all’inizio e per diverso tempo, risulta impossibile controllare tali emozioni. Siamo troppo lenti.
Praticare l’Agguato significa rendere il centro intellettuale tanto veloce e tanto fluido da riuscire a controllare il centro emozionale, rendendo in tal modo possibile il vero “miracolo”: la trasformazione delle emozioni negative in emozioni positive.
Questo si può fare solo cercando di ridere ogniqualvolta le emozioni negative si manifestano. Si tratta di una tecnica che va messa in atto da subito, anche se all’inizio e per chissà quanto tempo, sembrerà impossibile da realizzare.
Quando angoscia e paura erompono in voi per effetto della pressione esterna o interna, ciò che dovete cercare di fare è proprio e solo questo: ridere.
Ciò richiede quel che chiamiamo un enorme sforzo consapevole giacché, per riuscire a ridere quando ci troviamo sotto il tiro della Morte, noi dobbiamo ricordarci di noi stessi e dello scopo che ci siamo dati.
Per questo le situazioni difficili sono così importanti, perché ci mettono nella condizione di ricordarci di noi stessi.
Ridere in faccia alla Morte quando questa sta premendo su di noi ci mena al Risveglio poiché, questo semplice atto, ha l’effetto di impedire il ricorso all’indulgenza. In altre parole, ridere c’impedisce di sprecare la nostra energia, aumentandola di conseguenza e con ciò arrivando, attraverso la distruzione (Solve) e la successiva ricreazione (Coagula) dei Golem, dapprima al conseguimento dello status d’Uomo n.4 (con l’abbandono della c.d. fascia dell’uomo) e, quindi, alla conquista dei livelli superiori di realizzazione.
Sino alla realizzazione suprema: la Libertà Totale.

Conclusione...

DON JUAN:
«E' possibile insistere, insistere in modo conveniente, anche se sappiamo che ciò che stiamo facendo è inutile» disse sorridendo. «Ma dobbiamo sapere prima di tutto che le nostre azioni sono inutili e tuttavia dobbiamo procedere come se lo ignorassimo. Questa è la follia controllata dello sciamano. (...)
Sono felice che tu, alla fine, mi abbia chiesto della mia follia controllata dopo così tanti anni, e tuttavia non mi sarebbe importato se non me lo avessi chiesto. Ma ho scelto di essere felice, come se fosse importante il fatto che tu me l'abbia chiesto, come se fosse importante il fatto che ci tenga. Questa è la follia controllata!»

Ridemmo entrambi molto forte e lo abbracciai. Trovavo meravigliosa la sua spiegazione, anche se non la capivo per niente. (...)

CARLOS CASTANEDA:
«Con chi eserciti la follia controllata, don Juan?» chiesi dopo un lungo silenzio.
Fece una risatina.

DON JUAN:
«Con tutti!» esclamò sorridendo.

CARLOS CASTANEDA:
«Allora, quando scegli di metterla in pratica?»

DON JUAN:
«Ogni singola volta che agisco.»

A quel punto sentii che avevo bisogno di riepilogare e gli chiesi se follia controllata significasse che le sue azioni non erano mai sincere, ma erano solo gli atti di un attore.

DON JUAN:
«Le mie azioni sono sincere,» disse «ma sono solo gli atti di un attore.»

CARLOS CASTANEDA:
«Quindi tutto ciò che fai deve essere follia controllata!» esclamai sinceramente sorpreso.

DON JUAN:
«Sì, tutto» rispose.

CARLOS CASTANEDA:
«Ma non può essere vero» protestai «che ogni tua azione sia solo follia controllata.»

DON JUAN:
«Perché no?» ribattè con espressione misteriosa.

CARLOS CASTANEDA:
«Ciò equivarrebbe ad affermare la tua indifferenza verso tutto e tutti. Prendi me, per esempio. Intendi dire che non t'interessa se divento o no un uomo di sapere, o se vivo, o muoio, o faccio qualsiasi cosa?»

DON JUAN:
«Vero! Non mi importa. Sei come Lucio, o chiunque alro nella mia vita, la mia follia controllata.»

Provai una strana sensazione di vuoto. Ovviamente non c'era ragione al mondo per cui don Juan dovesse avermi a cuore, ma, d'altra parte, avevo quasi la certezza che tenesse a me personalmente; pensavo che non potesse essere altrimenti, poiché mi aveva sempre prestato la massima attenzione in ogni momento trascorso insieme. Mi venne il sospetto che forse don Juan diceva quelle cose solo perché era seccato con me. Dopotutto, avevo abbandonato i suoi insegnamenti.

CARLOS CASTANEDA:
«Ho l'impressione che non stiamo parlando della stessa cosa» osservai. «Non avrei dovuto usare me stesso come esempio. Intendevo dire che deve esserci qualcosa al mondo a cui tieni in un modo diverso dalla follia controllata. Non credo che sia posssibile continuare a vivere se non c'è nulla che per noi conti veramente.»

DON JUAN:
«Questo vale per te» disse. «Le cose importano a te. Mi hai chiesto della mia follia controllata e ti ho detto che tutto ciò che faccio per me e per i miei simili è follia, perché niente è importante.»

CARLOS CASTANEDA:
«Il punto è, don Juan: come puoi continuare a vivere se non c'è nulla di cui ti importi? ... Voglio veramente sapere; devi spiegarmi cosa intendi dire.»

DON JUAN:
«Forse non è possibile» rispose. «Alcune cose nella tua esistenza ti interessano perché sono fondamentali; le tue azioni sono sicuramente importanti per te, ma per me non c'è più neppure una singola cosa che sia rilevante, né i miei atti né quelli dei miei simili. Continuo a vivere, tuttavia, perché ho il mio intento, perché l'ho temprato per tutta la vita finché è diventato chiaro e integro e ora non m'interessa che alcunché conti per me. Il mio intento controlla la follia della mia esistenza. (...)
Quando un uomo ha imparato a vedere, si trova solo al mondo, con nient'altro se non la follia. ... I tuoi atti, come quelli dei tuoi simili in generale, ti sembrano importanti perché hai imparato a pensare che lo siano. (...)
Non ho detto senza valore, ho detto non importante. Per esempio, per me non c'è modo di dire che i miei atti siano più importanti dei tuoi, o che una cosa sia più necessaria di un'altra, perciò tutte le cose sono uguali ed essendo uguali non sono importanti.»

Gli chiesi se intendesse dichiarare che ciò che aveva chiamato "vedere" era in effetti un "modo migliore" del mero "guardare alle cose". Rispose che gli occhi degli uomini possono svolgere entrambe le funzioni; l'una non è migliore dell'altra, ma addestrare i propri occhi solamente a guardare era, a suo parere, una rinuncia inutile e disonorevole.



Sunday, September 13, 2009

Cosa (ci) vuol dire lo SMILE?

http://barzoinforma.blogspot.com/2009/09/cosa-ci-vuol-dire-lo-smile.html

Cosa (ci) vuol dire lo SMILE?

Come recita un vecchio adagio: "le cose semplici sono sempre le migliori". E così nel 1963 Harvey Ball mise insieme due punti e una linea curva, su sfondo giallo, dando vita a un simbolo che presto si diffuse in tutto il mondo: LO SMILE. Cosa ha di così particolare da aver colpito l'inconscio collettivo e raggiunto il cuore di miliardi di persone in poco tempo?



Si tratta di un sorriso semplice, senza fronzoli, intrigante e misterioso come questo



Monna Lisa, in inglese Mona lisa, anagrammato dà Smail on a... :) Recentemente è uscito anche un film, Mona Lisa Smile che sembra ribadire il concetto: Il sorriso infrange la rigida osservanza delle regole sociali.

Dunque ricapitolando, lo SMILE è una semplice faccia che sorride al mondo.
In Cinese, sorriso si pronuncia XIAO ed è simboleggiato da un'ideogramma composto da due simboli: il BAMBU' e il CIELO.



Nell'ideogramma che riassume la risata, il bambù è proprio quell'elemento terrestre di spontaneità e flessibilità che si trova a contatto con il cielo, al di sopra del cielo, quasi fosse un simbolo di vitalità che affiora e permane perfino nel livello più celeste e spirituale raggiungibile attraverso qualunque pratica … ma anche, e proprio, attraverso il più semplice e puro sorriso del cuore.

Pare inoltre che un altro effetto del "Sorriso", questa volta dal punto di vista energetico, e questo è il più importante, è un ampliamento vero e proprio del campo energetico della persona; il polso è più forte e vitale, l'energia (il Qi) circola più decisamente andando a riempire i vuoti e drenando i pieni che possono esserci in tutti i sistemi di meridiani energetici, il sangue è più nutrito e carico di forza vitale ed energia (lo Shen in particolare) che circola meglio, esprimendosi anche al meglio. La carica energetica in circolazione e la maggiore capacità di assimilare ciò che serve dall'esterno, faranno risparmiare l'energia essenziale ereditata alla nascita (il Jing) permettendo la longevità unita ad una migliore qualità della vita.

Allora è per questo motivo che Dio ha posto uno Smile sulla nostra faccia? Per farci ampliare le energie interiori?



Dove andiamo, nessuno lo sa
devo dire che sono sulla mia strada in discesa
Dio mi ha dato stile e grazia
Dio ha messo un sorriso sul mio viso

Ognuno deve ampliare la propria energia, per questo ognuno deve sorridere a modo suo:






Salva qualche faccia, lo sai che ne hai solo una
Cambia i tuoi modi fichè sei giovane
Ragazzo, un giorno sarai un uomo
Oh ragazza, lui ti aiuterà a capire

Sorridi a modo tuo
Sorridi a modo tuo

Il comico in Watchmen ha come simbolo lo Smile. E' l'energia nella sua forma totale, sesso e spinta distruttiva alla morte. E' uno scherzo della natura, è la realtà che si mostra nella sua brutale verità, ovvero di essere un'ordine apparente mentre ciò che è nascosto dietro questo velo è solo caos ("sorridi, sei su scherzi a parte- candid camera!" E' stato tutto uno scherzo che ha stravolto la tua realtà).
Lo smile, alla morte del comico, si tinge di una chiazza di rosso sull'occhio destro, l'occhio di Horus-Locke (vedi Lost).



La morte ordita da chi vuole porre ordine al caos (vedi Watchmen e il NWO), deturpa lo SMILE e dunque destabilizza quell'energia vitale da questi destata.

Non a caso in Southland Tales compare di continuo questo chiaro omaggio al Comico; dello stesso regista è Donnie Darko, e in entrambi i film gli avvenimenti cambiano rotta nel momento in cui uno dei personaggi riceve un proiettile nell'occhio: in questo modo il mondo prosegue la sua rotta verso la distruzione (2o12!)






I got soul but I'm not a soldier.

Il soldato portatore di morte non ha più un'anima, nè un sorriso. Ecco la contraddizione vivente nel soldato Joker di Full Metal Jacket.

O si ride o si muore, perchè la morte arriva quando non c'è più niente di cui ridere.





Per concludere: lo Smile è composto da due occhi e una bocca inseriti in un cerchio, in uno 0, numero della carta dei tarocchi corrispondente al Matto, the Joker, il folle col sorriso stampato a forza sul viso:






"0" ma anche 22, giorno di nascita del Barzo che ha compiuto 22 anni il 22-2-2002.
Sarà una risata che vi seppellirà, e rideremo della morte stessa.