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Noli me tangere
Ogni
esperienza ha la sua età. Rammento le intense emozioni che provai
quando lessi il romanzo breve di Herman Hesse, “Sotto la ruota”, la
storia di un adolescente che, pieno di speranze, si affaccia alla vita
per esserne schiacciato nell’arco di breve tempo. Non so se, rileggendo
il libro dell’autore tedesco, a distanza di tanti anni, sarei capace di
rivivere quelle ineffabili sensazioni.
Non sono le esperienze che ci permettono di maturare, piuttosto è il primo contatto con la realtà a donarci un’esperienza vergine ed ingenua, anzi è l’attitudine a non toccare le cose a preservarne la loro magia. Codesta è la vera comunione con il mondo.
Forse è per questo che il vissuto più coinvolgente è la visione del firmamento notturno. Ricordo quando, alcuni lustri addietro, contemplai la Via Lattea. Era una notte luminosa e cristallina: l’arcata della galassia, cosparsa di stelle, si dispiegava su un oceano profondissimo. La percezione era tutt’uno con il sentimento dell’infinito e della bellezza, perché nessuna riflessione e nessuna domanda sul senso del Tutto si insinuavano ad offuscare la sublime purità dello spettacolo.
Le cose, per essere comprese, non devono essere neppure sfiorate: è preferibile abbracciarle con lo stupore, accoglierle nell’anima.
“Amai solo le rose che non colsi”, scrive Guido Gozzano in una sua celebre poesia. Così si può veramente amare una voce senza volto o l’ombra del silenzio o perdersi nelle dissolvenze di un sogno. Per vivere un’avventura, per intraprendere un viaggio nell’infinito, è sufficiente ammirare una stilla di pioggia, mentre scivola sul vetro.
La felicità (se esiste) è simile ad un cristallo fragilissimo: basta un nonnulla per mandarla in frantumi. Il narratore Barbey d’Aurevilly osserva che le persone davvero felici tengono un contegno misurato, non lasciano quasi trasparire la loro gioia. Incedono come se stessero portando un vassoio su cui sono collocati dei calici pieni sin quasi all’orlo.
La vita e la felicità si sbriciolano, non appena le sfiora il tempo, quando le inseriamo nel diagramma della logica.
La vera esperienza ama immergersi nell’ignoto e nell’incanto affinché restino tali.
Non sono le esperienze che ci permettono di maturare, piuttosto è il primo contatto con la realtà a donarci un’esperienza vergine ed ingenua, anzi è l’attitudine a non toccare le cose a preservarne la loro magia. Codesta è la vera comunione con il mondo.
Forse è per questo che il vissuto più coinvolgente è la visione del firmamento notturno. Ricordo quando, alcuni lustri addietro, contemplai la Via Lattea. Era una notte luminosa e cristallina: l’arcata della galassia, cosparsa di stelle, si dispiegava su un oceano profondissimo. La percezione era tutt’uno con il sentimento dell’infinito e della bellezza, perché nessuna riflessione e nessuna domanda sul senso del Tutto si insinuavano ad offuscare la sublime purità dello spettacolo.
Le cose, per essere comprese, non devono essere neppure sfiorate: è preferibile abbracciarle con lo stupore, accoglierle nell’anima.
“Amai solo le rose che non colsi”, scrive Guido Gozzano in una sua celebre poesia. Così si può veramente amare una voce senza volto o l’ombra del silenzio o perdersi nelle dissolvenze di un sogno. Per vivere un’avventura, per intraprendere un viaggio nell’infinito, è sufficiente ammirare una stilla di pioggia, mentre scivola sul vetro.
La felicità (se esiste) è simile ad un cristallo fragilissimo: basta un nonnulla per mandarla in frantumi. Il narratore Barbey d’Aurevilly osserva che le persone davvero felici tengono un contegno misurato, non lasciano quasi trasparire la loro gioia. Incedono come se stessero portando un vassoio su cui sono collocati dei calici pieni sin quasi all’orlo.
La vita e la felicità si sbriciolano, non appena le sfiora il tempo, quando le inseriamo nel diagramma della logica.
La vera esperienza ama immergersi nell’ignoto e nell’incanto affinché restino tali.
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zretino, va bene Hesse, va bene il firmamento, ma anche una bella scopata le sue emozioni le da'.
ReplyDeleteE dove la trova zretino una che gliela dá ?
DeleteMai letto nulla di Hesse, quindi non posso giudicare.
ReplyDeleteMa se lo ha ridotto così, bbbrrrrr...
Credo che brucerò qualunque copia possa solo avvicinarsi alla prole!!! :D
antonio, tutti noi apprezziamo i buoni libri e la cultura, ma non puoi vivere di citazioni e di emozioni di carta. Capisco che a 50 anni vivere con mamma' e dormire nella stanzetta con il tuo fratellino non deve essere il massimo, ma anche rinchiudersi in un mondo di carta non e' salutare. Esci, fa una passeggiata.. va a toccare le femmine!
ReplyDeleteNon so se l'avete già visto:
ReplyDeletehttps://ilblogdellasci.wordpress.com/2014/01/10/sciecomiche-del-xxi-secolo/
Un bel articolo sul tema "scie chimiche", scritto naturalmente da un disinformatore prezzemolato!