L'immensa sputtanata a Zelig

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Scopo del Blog

Raccolgo il suggerimento e metto qui ben visibile lo scopo di questo blog.

Questo e' un blog satirico ed e' una presa in giro dei vari complottisti (sciacomicari, undicisettembrini, pseudoscienziati e fuori di testa in genere che parlano di 2012, nuovo ordine mondiale e cavolate simili). Qui trovate (pochi) post originali e (molti) post ricopiati pari pari dai complottisti al fine di permettere liberamente quei commenti che loro in genere censurano.

Tutto quello che scrivo qui e' a titolo personale e in nessun modo legato o imputabile all'azienda per cui lavoro.

Ciao e grazie della visita.

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Thursday, October 9, 2014

Il cubo volante di Rimini (saranno arrivati i transformers in riviera)

http://zret.blogspot.ch/2014/10/il-cubo-volante-di-rimini.html

Il cubo volante di Rimini


Il recente libro di Carlo Di Litta e Quinto Narducci intitolato, “Cosa nascondono i nostri governi?”, contiene un interessante rapporto a proposito di un avvistamento U.F.O. Carlo Di Litta riferisce di un oggetto volante dall’inusuale forma cubica. L’ordigno fu scorto e fotografato nel cielo di Rimini il giorno 15 giugno del 2011, alle ore 21:30, durante l’eclissi di Luna.

Nel capitolo dedicato al caso, giustamente Carlo Di Litta disquisisce sui significati simbolici ed esoterici del cubo. A questo solido geometrico consacrammo un breve articolo, Cubo, dove scrivemmo:

“L’arca che Ziusudra, re di Shuruppak, (il Noè biblico) costruì, su consiglio del dio Enki, aveva la forma di un cubo, con ciascun lato di 120 cubiti. Anche l’imbarcazione fabbricata da Noè, per volontà di Dio, era un parallelepipedo: 150 cubiti di lunghezza per 30 di altezza e 50 di larghezza. […]

L’arca di Ziusudra era dunque un gigantesco dado che è l’espressione simbolica tridimensionale del quadrato, adombrando tutto ciò che è saldo e durevole. Tra i corpi regolari, Platone assegna al dado l’elemento terra. Nell’alchimia è in relazione alll’elemento “sal” come principio del concreto. La Gerusalemme celeste, città ideale dell’Apocalissi attribuita a Giovanni (21-16,17) è cubica: “la lunghezza, la larghezza e l’altezza della città sono eguali”. I suoi lati sono di 12.000 stadi (2200 km), un corpo perfetto sulla base del numero 12. E’ un cubo pure la Kaaba, nel santuario della Mecca: ivi è custodita la pietra divenuta nera per i peccati degli uomini.[…]

Secondo l’ipotesi di David Wilcock, il cubo di Ziusudra potrebbe essere uno stargate, grazie al quale il re sumero riuscì a mettere in salvo sé stesso, i congiunti e gli animali, seguendo le istruzioni del dio Enki (Ea). Wilcock nota che l’ipercubo (o n-cubo), forma geometrica regolare inclusa in uno spazio di quattro dimensioni, secondo gli studi pionieristici di alcuni scienziati, si lega alla fisica iperdimensionale, dunque alla possibilità di varcare il confine del nostro universo per accedere ad un altro piano”.

Invero, l’U.F.O. immortalato da Carlo Di Litta in alcuni suggestivi scatti, è sì un dado, ma proteiforme. Dalle immagini si nota che esso cambia colore (fenomeno frequente nella letteratura) nonché aspetto, delineando dei grafemi riconducibili a talune lettere dell’alfabeto ebraico.

In particolare si possono riconoscere i grafemi ח (Chet, Heth, Khe: recinto per il bestiame); ת (Tav, giogo); צ (Tzadi, Sade, Gufo).

Non sorprenda la correlazione tra antichi idiomi (sumero, aramaico, ebraico…) e presunte civiltà aliene. (Si legga A. Marcianò, La lingua dei visitatori, in "X Times" n. 39, gennaio 2012).

Vediamo i significati emblematici dei segni sopra citati.

La lettera ח, Heth, ha valore numerico 8. Essa rappresenta la trascendenza, la grazia divina e la vita. Il numero otto simboleggia la capacità dell'uomo di trascendere (andare oltre) i limiti dell'esistenza fisica (Maharal).

La lettera ת, Tau, ha valore numerico 400; è simbolo di verità e perfezione. Tau sta per ’æmet (verità). Contrariamente a molti altri casi, in cui è la prima lettera del nome a conferire il significato, nel caso di ’æmet (verità), l'ultima lettera, Tau, lega il sostantivo al nucleo semantico. La verità è eterna, ma quando le viene tolta la ’alef, che è il più piccolo valore di ’æmet, allora rimane la Met (morte). Probabilmente la valenza di questo grafema-fonema risale al concetto egizio di Maat, giustizia, equilibrio, misura. E’ plausibile, come sostengono molti specialisti, che la tradizione ebraica, incluso l’alfabeto, affondi le sue radici in un substrato sumero ed egizio.

La lettera צ, Ṣade, possiede valore numerico 90. Questo grafema richiama la giustizia e l’umiltà. Ṣade sta per Ṣaddîq, il Giusto, riferendosi a Dio che è chiamato Ṣaddîq we yašār, il Giusto e Retto – Deut.32:4. Ṣaddîq è anche usato per definire l'uomo che emula l’equità di Dio, conducendo una vita integerrima.

E’ notevole lo spunto che ci offre Carlo Di Nitta nel momento in cui coglie il sorprendente parallelismo tra le configurazioni dell’oggetto non identificato ed alcune caratteri ebraici. Esseri non terrestri vollero codificare un messaggio attraverso segnali nel cielo? E’ corretto evocare i significati metaforici di certi segni o bisogna attenersi all’ambito letterale?

Auspichiamo ulteriori indagini per opera di di glottologi e di ufologi.

Fonti:

C. Di Litta, Q. Narducci intitolato, “Cosa nascondono i nostri governi?”, 2014, pp. 153-155
Enciclopedia dei simboli, Milano, 1991


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Monday, October 7, 2013

L'indoeuropeo vive ancora

http://zret.blogspot.co.uk/2013/10/lindoeuropeo-vive-ancora.html

L'indoeuropeo vive ancora


Le lingue indoeuropee sono una famiglia di idiomi con caratteri analoghi che hanno portato gli studiosi a postulare la derivazione da un’unica fonte originaria, definita appunto “indoeuropeo” o “indogermanico”. Oggi per lo più è concepito come un grappolo di parlate con tratti originari affini cui si aggiunsero elementi acquisiti lungo un processo di contatti preistorici o protostorici tra lingue anche diverse, contatti avvenuti in un’area Caucaso, Urali, Germania e Scandinavia.

Nel XIX secolo alcuni glottologi, confrontando le lingue antiche, notarono delle somiglianze tali da spingerli ad ipotizzare l’esistenza di un sistema linguistico indoeuropeo da cui si diramarono altri “codici”.

Il linguista tedesco August Schleicher (1821-1868), raccogliendo antichi lessemi indogermanici, compose una favola, “La pecora ed i cavalli”. La sua ricostruzione permette di individuare delle persistenze nelle radici, nonostante il proto-indoeuropeo risalga a circa 6000 anni addietro.

Ecco la favola.

"Avis, jasmin varnā na ā ast, dadarka akvams, tam, vāgham garum vaghantam, tam, bhāram magham, tam, manum āku bharantam. Avis akvabhjams ā vavakat: kard aghnutai mai vidanti manum akvams agantam. Akvāsas ā vavakant: krudhi avai, kard aghnutai vividvant-svas: manus patis varnām avisāms karnauti svabhjam gharmam vastram avibhjams ka varnā na asti. Tat kukruvants avis agram ā bhugat".

Di seguito la traduzione:

"Una pecora tosata vide dei cavalli, uno dei quali tirava un pesante carro, un altro portava un grande carico e un altro trasportava un uomo. La pecora disse ai cavalli: 'Mi piange il cuore, vedendo come l’uomo tratta i cavalli'. I cavalli le dissero: 'Ascolta, pecora: per noi è penoso vedere che l’uomo, nostro signore, si fa un vestito con la lana delle pecore, mentre le pecore restano senza lana'. Dopo aver sentito ciò, la pecora se ne fuggì nei campi".

Si notino alcuni vocaboli: avis, "pecora" rammenta il latino ovis e l’inglese ewe, dalla base OWI, attestata nelle aree indiana, baltica, slava, germanica e celtica. Il lessico degli animali annovera EKWOS, "cavallo": la correlazione con il latino equus è evidente, ma la radice, pur con mutamenti strutturali e fonetici, è diffusa in tutte le regioni indoeuropee. Notevoli è il vocabolo kard, "cuore" (basi KERD-GHERD): è parola antichissima, con le normali alternanze del morfema ed eventuali ampliamenti ed aspirazioni. Citiamo il greco kardia, il latino cor, l’inglese heart, il tedesco Herz.

Un altro termine interessante è man, uomo, dalla radice MEN con il significato di "pensare", "ricordare". L’uomo dunque è (o dovrebbe essere) l’essere dotato di intelletto e di memoria: si sottolinea nell’ambito culturale indogermanico una specifica qualità umana, mentre altri idiomi pristini valorizzano aspetti differenti.

Ad esempio, il sumero adapa e l’ebraico adam contengono una radice designante il colore rosso ed il suolo. Adapa dovrebbe, però, significare più che la creatura plasmata con l’argilla rossa, l’essere modellato sulla Terra. L’etimologia è comunque controversa, come controversi sono i rapporti ed i legami genetici tra il sumero, che è ritenuta una fra le lingue ancestrali del pianeta, ed il gruppo indoeuropeo, sistemi con divergenze costitutive e di Weltanschauung.

In qualche caso il substrato lessicale è sumero: verbigrazia, il greco ghe, "terra", dipende dal sumero ki; il latino urbs, "città", rimonta al vocabolo mesopotamico ur. Gli influssi sono a volte quasi invisibili, a causa di slittamenti semantici difficili da motivare: il vocabolo indoeuropeo tersa, "terra" (lat. terra, inglese Earth etc.) veicola il significato di “secco, asciutto”, ma dovrebbe discendere dal sumero eridu, letteralmente “causa costruita lontano”.

Da un punto di vista sintattico, è palese la presenza di declinazioni (manus, manum) e l’uso di forme verbali di perfectum, indicanti un’azione conclusa e collocate di solito alla fine degli enunciati (es. bhugat). Altri verbi denotano strutture participiali (kukruvants).

Resta ancora molto da esplorare: occorrono tempo, tenacia ed intuito per approfondire e forse per astrarre altre correlazioni, probabilmente astronomiche…

Articolo correlato: La madre di tutte le lingue del mondo, 2013

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