Scopo del Blog
Raccolgo il suggerimento e metto qui ben visibile lo scopo di questo blog.
Questo e' un blog satirico ed e' una presa in giro dei vari complottisti (sciacomicari, undicisettembrini, pseudoscienziati e fuori di testa in genere che parlano di 2012, nuovo ordine mondiale e cavolate simili). Qui trovate (pochi) post originali e (molti) post ricopiati pari pari dai complottisti al fine di permettere liberamente quei commenti che loro in genere censurano.
Tutto quello che scrivo qui e' a titolo personale e in nessun modo legato o imputabile all'azienda per cui lavoro.
Ciao e grazie della visita.
Il contenuto di questo blog non viene piu' aggiornato regolarmente. Per le ultime notizie potete andare su:
http://indipezzenti.blogspot.ch/
https://www.facebook.com/Task-Force-Butler-868476723163799/
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Saturday, March 26, 2016
Friday, February 19, 2016
Saturday, February 6, 2016
Thursday, October 9, 2014
Il cubo volante di Rimini (saranno arrivati i transformers in riviera)
http://zret.blogspot.ch/2014/10/il-cubo-volante-di-rimini.html
Il cubo volante di Rimini

Il recente libro di Carlo Di Litta e Quinto Narducci intitolato, “Cosa nascondono i nostri governi?”,
contiene un interessante rapporto a proposito di un avvistamento U.F.O.
Carlo Di Litta riferisce di un oggetto volante dall’inusuale forma
cubica. L’ordigno fu scorto e fotografato nel cielo di Rimini il giorno
15 giugno del 2011, alle ore 21:30, durante l’eclissi di Luna.
Nel capitolo dedicato al caso, giustamente Carlo Di Litta disquisisce sui significati simbolici ed esoterici del cubo. A questo solido geometrico consacrammo un breve articolo, Cubo, dove scrivemmo:
“L’arca che Ziusudra, re di Shuruppak, (il Noè biblico) costruì, su consiglio del dio Enki, aveva la forma di un cubo, con ciascun lato di 120 cubiti. Anche l’imbarcazione fabbricata da Noè, per volontà di Dio, era un parallelepipedo: 150 cubiti di lunghezza per 30 di altezza e 50 di larghezza. […]
L’arca di Ziusudra era dunque un gigantesco dado che è l’espressione simbolica tridimensionale del quadrato, adombrando tutto ciò che è saldo e durevole. Tra i corpi regolari, Platone assegna al dado l’elemento terra. Nell’alchimia è in relazione alll’elemento “sal” come principio del concreto. La Gerusalemme celeste, città ideale dell’Apocalissi attribuita a Giovanni (21-16,17) è cubica: “la lunghezza, la larghezza e l’altezza della città sono eguali”. I suoi lati sono di 12.000 stadi (2200 km), un corpo perfetto sulla base del numero 12. E’ un cubo pure la Kaaba, nel santuario della Mecca: ivi è custodita la pietra divenuta nera per i peccati degli uomini.[…]
Secondo l’ipotesi di David Wilcock, il cubo di Ziusudra potrebbe essere uno stargate, grazie al quale il re sumero riuscì a mettere in salvo sé stesso, i congiunti e gli animali, seguendo le istruzioni del dio Enki (Ea). Wilcock nota che l’ipercubo (o n-cubo), forma geometrica regolare inclusa in uno spazio di quattro dimensioni, secondo gli studi pionieristici di alcuni scienziati, si lega alla fisica iperdimensionale, dunque alla possibilità di varcare il confine del nostro universo per accedere ad un altro piano”.
Invero, l’U.F.O. immortalato da Carlo Di Litta in alcuni suggestivi scatti, è sì un dado, ma proteiforme. Dalle immagini si nota che esso cambia colore (fenomeno frequente nella letteratura) nonché aspetto, delineando dei grafemi riconducibili a talune lettere dell’alfabeto ebraico.
In particolare si possono riconoscere i grafemi ח (Chet, Heth, Khe: recinto per il bestiame); ת (Tav, giogo); צ (Tzadi, Sade, Gufo).
Non sorprenda la correlazione tra antichi idiomi (sumero, aramaico, ebraico…) e presunte civiltà aliene. (Si legga A. Marcianò, La lingua dei visitatori, in "X Times" n. 39, gennaio 2012).
Vediamo i significati emblematici dei segni sopra citati.
La lettera ח, Heth, ha valore numerico 8. Essa rappresenta la trascendenza, la grazia divina e la vita. Il numero otto simboleggia la capacità dell'uomo di trascendere (andare oltre) i limiti dell'esistenza fisica (Maharal).
La lettera ת, Tau, ha valore numerico 400; è simbolo di verità e perfezione. Tau sta per ’æmet (verità). Contrariamente a molti altri casi, in cui è la prima lettera del nome a conferire il significato, nel caso di ’æmet (verità), l'ultima lettera, Tau, lega il sostantivo al nucleo semantico. La verità è eterna, ma quando le viene tolta la ’alef, che è il più piccolo valore di ’æmet, allora rimane la Met (morte). Probabilmente la valenza di questo grafema-fonema risale al concetto egizio di Maat, giustizia, equilibrio, misura. E’ plausibile, come sostengono molti specialisti, che la tradizione ebraica, incluso l’alfabeto, affondi le sue radici in un substrato sumero ed egizio.
La lettera צ, Ṣade, possiede valore numerico 90. Questo grafema richiama la giustizia e l’umiltà. Ṣade sta per Ṣaddîq, il Giusto, riferendosi a Dio che è chiamato Ṣaddîq we yašār, il Giusto e Retto – Deut.32:4. Ṣaddîq è anche usato per definire l'uomo che emula l’equità di Dio, conducendo una vita integerrima.
E’ notevole lo spunto che ci offre Carlo Di Nitta nel momento in cui coglie il sorprendente parallelismo tra le configurazioni dell’oggetto non identificato ed alcune caratteri ebraici. Esseri non terrestri vollero codificare un messaggio attraverso segnali nel cielo? E’ corretto evocare i significati metaforici di certi segni o bisogna attenersi all’ambito letterale?
Auspichiamo ulteriori indagini per opera di di glottologi e di ufologi.
Fonti:
C. Di Litta, Q. Narducci intitolato, “Cosa nascondono i nostri governi?”, 2014, pp. 153-155
Enciclopedia dei simboli, Milano, 1991
Nel capitolo dedicato al caso, giustamente Carlo Di Litta disquisisce sui significati simbolici ed esoterici del cubo. A questo solido geometrico consacrammo un breve articolo, Cubo, dove scrivemmo:
“L’arca che Ziusudra, re di Shuruppak, (il Noè biblico) costruì, su consiglio del dio Enki, aveva la forma di un cubo, con ciascun lato di 120 cubiti. Anche l’imbarcazione fabbricata da Noè, per volontà di Dio, era un parallelepipedo: 150 cubiti di lunghezza per 30 di altezza e 50 di larghezza. […]
L’arca di Ziusudra era dunque un gigantesco dado che è l’espressione simbolica tridimensionale del quadrato, adombrando tutto ciò che è saldo e durevole. Tra i corpi regolari, Platone assegna al dado l’elemento terra. Nell’alchimia è in relazione alll’elemento “sal” come principio del concreto. La Gerusalemme celeste, città ideale dell’Apocalissi attribuita a Giovanni (21-16,17) è cubica: “la lunghezza, la larghezza e l’altezza della città sono eguali”. I suoi lati sono di 12.000 stadi (2200 km), un corpo perfetto sulla base del numero 12. E’ un cubo pure la Kaaba, nel santuario della Mecca: ivi è custodita la pietra divenuta nera per i peccati degli uomini.[…]
Secondo l’ipotesi di David Wilcock, il cubo di Ziusudra potrebbe essere uno stargate, grazie al quale il re sumero riuscì a mettere in salvo sé stesso, i congiunti e gli animali, seguendo le istruzioni del dio Enki (Ea). Wilcock nota che l’ipercubo (o n-cubo), forma geometrica regolare inclusa in uno spazio di quattro dimensioni, secondo gli studi pionieristici di alcuni scienziati, si lega alla fisica iperdimensionale, dunque alla possibilità di varcare il confine del nostro universo per accedere ad un altro piano”.
Invero, l’U.F.O. immortalato da Carlo Di Litta in alcuni suggestivi scatti, è sì un dado, ma proteiforme. Dalle immagini si nota che esso cambia colore (fenomeno frequente nella letteratura) nonché aspetto, delineando dei grafemi riconducibili a talune lettere dell’alfabeto ebraico.
In particolare si possono riconoscere i grafemi ח (Chet, Heth, Khe: recinto per il bestiame); ת (Tav, giogo); צ (Tzadi, Sade, Gufo).
Non sorprenda la correlazione tra antichi idiomi (sumero, aramaico, ebraico…) e presunte civiltà aliene. (Si legga A. Marcianò, La lingua dei visitatori, in "X Times" n. 39, gennaio 2012).
Vediamo i significati emblematici dei segni sopra citati.
La lettera ח, Heth, ha valore numerico 8. Essa rappresenta la trascendenza, la grazia divina e la vita. Il numero otto simboleggia la capacità dell'uomo di trascendere (andare oltre) i limiti dell'esistenza fisica (Maharal).
La lettera ת, Tau, ha valore numerico 400; è simbolo di verità e perfezione. Tau sta per ’æmet (verità). Contrariamente a molti altri casi, in cui è la prima lettera del nome a conferire il significato, nel caso di ’æmet (verità), l'ultima lettera, Tau, lega il sostantivo al nucleo semantico. La verità è eterna, ma quando le viene tolta la ’alef, che è il più piccolo valore di ’æmet, allora rimane la Met (morte). Probabilmente la valenza di questo grafema-fonema risale al concetto egizio di Maat, giustizia, equilibrio, misura. E’ plausibile, come sostengono molti specialisti, che la tradizione ebraica, incluso l’alfabeto, affondi le sue radici in un substrato sumero ed egizio.
La lettera צ, Ṣade, possiede valore numerico 90. Questo grafema richiama la giustizia e l’umiltà. Ṣade sta per Ṣaddîq, il Giusto, riferendosi a Dio che è chiamato Ṣaddîq we yašār, il Giusto e Retto – Deut.32:4. Ṣaddîq è anche usato per definire l'uomo che emula l’equità di Dio, conducendo una vita integerrima.
E’ notevole lo spunto che ci offre Carlo Di Nitta nel momento in cui coglie il sorprendente parallelismo tra le configurazioni dell’oggetto non identificato ed alcune caratteri ebraici. Esseri non terrestri vollero codificare un messaggio attraverso segnali nel cielo? E’ corretto evocare i significati metaforici di certi segni o bisogna attenersi all’ambito letterale?
Auspichiamo ulteriori indagini per opera di di glottologi e di ufologi.
Fonti:
C. Di Litta, Q. Narducci intitolato, “Cosa nascondono i nostri governi?”, 2014, pp. 153-155
Enciclopedia dei simboli, Milano, 1991
Vietata la riproduzione - Tutti i diritti riservati
Pubblicato da
Zret
Friday, August 26, 2011
Segnalazioni di agosto
http://www.tankerenemy.com/2011/08/segnalazioni-di-agosto.html
Segnalazioni di agosto

Segnaliamo che il gruppo italiano, “Chemical trails”, i cui componenti sono Frank Francone (voce, chitarra), Easy Greg (tastiere), e Jepp Demita (basso), è in procinto di promuovere una serie di motivi, in stile rock, brit pop, indie, in cui sono aggrediti temi scottanti ed attualissimi. I titoli dei pezzi sono emblematici: From the sky, Illuminati, Living Volcain… Invitiamo i lettori a seguire i “Chemical trails” ed a diffondere la loro musica.
La rivista francese “Sacre planet” ha recentemente pubblicato la prima parte di un articolo, “Les chemtrails et la géo-ingénierie”. La seconda parte apparirà nel numero di ottobre. L'autore del contributo, Jean Luc Lebouc, per la sua indagine, si è basato principalmente sul saggio di Nenki (pseudonimo) dal titolo quanto mai indovinato, “Les traces de la mort”. L'autore, dopo aver premesso alcune definizioni, dedica un breve ma denso paragrafo alla geo-ingegneria.
Scrive Lebouc: "Il concetto di geo-ingegneria fu coniato negli anni ‘70 del XX secolo e si fonda sull'idea di usare i combustibili fossili, ma riducendo le emissioni di CO2. In seguito il termine è stato allargato per indicare tutti i tentativi volti a stabilizzare l'effetto serra ed a gestire direttamente il bilancio energetico del pianeta. Sono state escogitate diverse tecniche di geo-ingegneria.
1 L'installazione di strutture riflettenti nei deserti.
2 L'installazione di specchi nell'atmosfera. L'ideatore di questo progetto è il Professor Roger Angel, finanziato dalla N.A.S.A. Il pioniere della tecnologia fu il Dottor Eastlund. L'idea fu sostenuta dalla ARCO, importante azienda produttrice di alluminio, detenuta dalla British Petroleum. Le scie contengono elevate quantità di alluminio!
3 La messa a dimora di piante che, con le loro chiome, dovrebbero riverberare la luce solare.
4 La fertilizzazione dei terreni con l'azoto: gli alberi, con questo doping del terreno, dovrebbero essere in grado di assorbire maggiori dosi di biossido di biossido di carbonio.
5 La dispersione di aerosol (scie chimiche), un mezzo per creare una sorta di filtro in grado di schermare una parte dei raggi solari e di diminuire l'indice UV. In verità, le chemtrails contribuiscono al riscaldamento globale, poiché le nuvole artificiali che si espandono durante la notte, intrappolano la radiazione infrarossa che dal suolo si sprigiona verso l'atmosfera.
6 La fertilizzazione degli oceani. Secondo Victor Smetacek, professore di Biologia oceanica dell'Istituto Alfred Wegener, in Germania, si può disperdere del solfato di ferro nei mari per permettere lo sviluppo di plancton in grado di catturare il biossido di carbonio.
7 La riduzione dell'acidificazione degli oceani, diffondendo calcare sui fondali.”
E' evidente che sia l'effetto serra dovuto al CO2 sia le tecniche che ufficialmente servirebbero a contrastare il riscaldamento planetario sono frodi. Lebouc non cade nella trappola, anzi, attraverso un'utile didascalia della foto in cui è inquadrato l'interno di un aereo ricondizionato per irrorare, evidenzia la natura sinistra delle operazioni chimico-biologiche: nell'istantanea si legge il termine HAZMAT, “che sta per Hazardous material, sostanza pericolosa” spiega l’estensore dell’articolo.
Intanto "Nexus France", testa di ponte della disinformazione camuffata, continua nel suo squallido lavoro di depistaggio, mandando allo sbaraglio la solita Pryska Ducoerjoly, abituata a dare un colpo al cerchio ed uno alla botte, per garantire un minimo di credibilità ad una rivista ormai alla deriva. La Pryska, nel suo scartafaccio, “Vent contraire sur la géoingeniérie”, 2011, alla fine ammette solo l’uso dell’agente Orange per opera degli Statunitensi nel corso della guerra del Vietnam. Non paga delle sue scandalose bugie e dei patetici ridimensionamenti, l’”esperta” preannuncia ai lettori che “Nexus” sta per compiere delle analisi dell’acqua potabile per stabilire se i ricercatori ed attivisti statunitensi, come Michael Murphy, hanno ragione quando affermano che nel prezioso liquido si trovano alluminio, bario, stronzio etc. in alte concentrazioni. La pennivendola osa asserire, con incredibile improntitudine, che l’avvelenamento sistematico causato dalle scie chimiche non è stato ancora provato (sic). Inoltre usa un linguaggio sottilmente ingiurioso, quando definisce gli scienziati che denunciano le scie chimiche “partisans” e “chemtrails fighters”, insinuando che sono dei fanatici e dei faziosi, quando settaria è lei, come il direttore che la istiga e la spalleggia nella sua crociata contro la verità.
Un lettore, indignato per il “dossier”, contesta alla Ducoerjoly, punto per punto, con argomenti scientifici e logica stringente, le affermazioni, evidenziando che l’acquiescenza nei confronti del sistema si spiega con i benefici fiscali ottenuti recentemente da Nexus France, grazie ad un accordo con la C.P.P.A.P., Commission paritaire de publications et agences de presse). La tipa ha l’impudenza di rispondere che è “una giornalista indipendente”.(sic)
Quali sono stati poi i risultati delle promesse analisi? Se ne dà conto, nel numero successivo, in un misero trafiletto in cui “Nexus”, indicando il laboratorio di Bordeaux, IPL, pontifica che i valori di bario, alluminio e stronzio, rilevati nell’acqua di una cisterna per la raccolta della pioggia in Dordogna, sono in linea con quelli ammessi dalla legge francese. Naturalmente bisogna fidarsi, perché Nexus si guarda bene dal fornire le pezze giustificative di quanto pubblicato.
Insomma, è finito tutto a tarallucci e vino, anzi a tarallucci e… baracqua.
Ringraziamo il gentilissimo amico Gianni Ginatta per le segnalazioni inerenti alle riviste francesi.
La rivista francese “Sacre planet” ha recentemente pubblicato la prima parte di un articolo, “Les chemtrails et la géo-ingénierie”. La seconda parte apparirà nel numero di ottobre. L'autore del contributo, Jean Luc Lebouc, per la sua indagine, si è basato principalmente sul saggio di Nenki (pseudonimo) dal titolo quanto mai indovinato, “Les traces de la mort”. L'autore, dopo aver premesso alcune definizioni, dedica un breve ma denso paragrafo alla geo-ingegneria.
Scrive Lebouc: "Il concetto di geo-ingegneria fu coniato negli anni ‘70 del XX secolo e si fonda sull'idea di usare i combustibili fossili, ma riducendo le emissioni di CO2. In seguito il termine è stato allargato per indicare tutti i tentativi volti a stabilizzare l'effetto serra ed a gestire direttamente il bilancio energetico del pianeta. Sono state escogitate diverse tecniche di geo-ingegneria.
1 L'installazione di strutture riflettenti nei deserti.
2 L'installazione di specchi nell'atmosfera. L'ideatore di questo progetto è il Professor Roger Angel, finanziato dalla N.A.S.A. Il pioniere della tecnologia fu il Dottor Eastlund. L'idea fu sostenuta dalla ARCO, importante azienda produttrice di alluminio, detenuta dalla British Petroleum. Le scie contengono elevate quantità di alluminio!
3 La messa a dimora di piante che, con le loro chiome, dovrebbero riverberare la luce solare.
4 La fertilizzazione dei terreni con l'azoto: gli alberi, con questo doping del terreno, dovrebbero essere in grado di assorbire maggiori dosi di biossido di biossido di carbonio.
5 La dispersione di aerosol (scie chimiche), un mezzo per creare una sorta di filtro in grado di schermare una parte dei raggi solari e di diminuire l'indice UV. In verità, le chemtrails contribuiscono al riscaldamento globale, poiché le nuvole artificiali che si espandono durante la notte, intrappolano la radiazione infrarossa che dal suolo si sprigiona verso l'atmosfera.
6 La fertilizzazione degli oceani. Secondo Victor Smetacek, professore di Biologia oceanica dell'Istituto Alfred Wegener, in Germania, si può disperdere del solfato di ferro nei mari per permettere lo sviluppo di plancton in grado di catturare il biossido di carbonio.
7 La riduzione dell'acidificazione degli oceani, diffondendo calcare sui fondali.”

Intanto "Nexus France", testa di ponte della disinformazione camuffata, continua nel suo squallido lavoro di depistaggio, mandando allo sbaraglio la solita Pryska Ducoerjoly, abituata a dare un colpo al cerchio ed uno alla botte, per garantire un minimo di credibilità ad una rivista ormai alla deriva. La Pryska, nel suo scartafaccio, “Vent contraire sur la géoingeniérie”, 2011, alla fine ammette solo l’uso dell’agente Orange per opera degli Statunitensi nel corso della guerra del Vietnam. Non paga delle sue scandalose bugie e dei patetici ridimensionamenti, l’”esperta” preannuncia ai lettori che “Nexus” sta per compiere delle analisi dell’acqua potabile per stabilire se i ricercatori ed attivisti statunitensi, come Michael Murphy, hanno ragione quando affermano che nel prezioso liquido si trovano alluminio, bario, stronzio etc. in alte concentrazioni. La pennivendola osa asserire, con incredibile improntitudine, che l’avvelenamento sistematico causato dalle scie chimiche non è stato ancora provato (sic). Inoltre usa un linguaggio sottilmente ingiurioso, quando definisce gli scienziati che denunciano le scie chimiche “partisans” e “chemtrails fighters”, insinuando che sono dei fanatici e dei faziosi, quando settaria è lei, come il direttore che la istiga e la spalleggia nella sua crociata contro la verità.

Quali sono stati poi i risultati delle promesse analisi? Se ne dà conto, nel numero successivo, in un misero trafiletto in cui “Nexus”, indicando il laboratorio di Bordeaux, IPL, pontifica che i valori di bario, alluminio e stronzio, rilevati nell’acqua di una cisterna per la raccolta della pioggia in Dordogna, sono in linea con quelli ammessi dalla legge francese. Naturalmente bisogna fidarsi, perché Nexus si guarda bene dal fornire le pezze giustificative di quanto pubblicato.
Insomma, è finito tutto a tarallucci e vino, anzi a tarallucci e… baracqua.
Ringraziamo il gentilissimo amico Gianni Ginatta per le segnalazioni inerenti alle riviste francesi.
Pubblicato da Zret
2 commenti:
- bimbominkia piloti bastardi ha blaterato...
-
Ciao,è bello vedere come sempre più musicisti si occupano di scie chimiche,ma chissà perchè le case discografiche no li promuovono mai abbastanza da renderli noti al grande pubblico,mentre i gruppi satanisti volgari e non critici del sistema,vengono ricoperti di successo.
Ah per il pagliaccio attivissimo ed i suoi moncherini, su wc2 stanno spiegando come la penosa versione ufficiale del 911 non regge.
Ciao - 26 agosto, 2011 00:27
- Straker ha detto...
-
Ciao, la consapevolezza e lo spirito di ribellione crescono. Bene!
Messaggio rivolto ad Angelo Tipografia Nigrelli-Wasp:
Hai bisogno di aiuto per il tuo prossimo post sulla prova laser verde? ^_^ - 26 agosto, 2011 00:32
Monday, April 18, 2011
Cubo
http://zret.blogspot.com/2011/04/cubo.html
Cubo

L’arca che Ziusudra, re di Shuruppak, (il Noè biblico) costruì, su consiglio del dio Enki, aveva la forma di un cubo, con ciascun lato di 120 cubiti. [1] Anche l’imbarcazione fabbricata da Noè, per volontà di Dio, era un parallelepipedo: 150 cubiti di lunghezza per 30 di altezza e 50 di larghezza. Invano gli archeologi continueranno a cercare il relitto dell’arca biblica sul Monte Ararat: essa non navigò per arenarsi sulle pendici della maestosa vetta armena.
L’arca di Ziusudra era dunque un gigantesco dado che è l’espressione simbolica tridimensionale del quadrato, adombrando tutto ciò che è saldo e durevole. Tra i corpi regolari, Platone assegna al dado l’elemento terra. Nell’alchimia è in relazione alll’elemento “sal” come principio del concreto. La Gerusalemme celeste, città ideale dell’Apocalissi attribuita a Giovanni (21-16,17) è cubica: “la lunghezza, la larghezza e l’altezza della città sono eguali”. I suoi lati sono di 12.000 stadi (2200 km), un corpo perfetto sulla base del numero 12. E’ un cubo pure la Kaaba, nel santuario della Mecca: ivi è custodita la pietra divenuta nera per i peccati degli uomini.
Il quadrato è l’emblema geometrico che esprime l’orientamento dell’uomo nello spazio e nella vita, in base ad una divisione del mondo in parti governate da custodi soprannaturali. E’ immagine del cosmo a misura d’uomo, al cui centro viene pensato l’arciere celeste (axis mundi). Questa figura è in connessione con il numero quattro che indica i quattro fiumi del Paradiso, le quattro direzioni del cielo, i quattro temperamenti etc. Se si scrive tale cifra usando il sistema romano, si ottiene IIII: le quattro linee disegnano, una volta dislocate, un quadrangolo che ricorda una porta con gli stipiti, la soglia e l’architrave. Il quadrato con la triplice cinta è archetipo suggestivo.
René Guénon ci ricorda che il Quaternario rappresenta l’espansione totale dell’Unità originaria. L’espansione, simboleggiata dalla croce i cui quattro bracci sono formati da due rette perpendicolari, è il numero del Verbo manifestato e dell’Adam Kadmon.
Da non trascurare le misure dell’arca sumera e le dimensioni della Gerusalemme celeste, entrambe basate sul numero 12, probabilmente di significato astronomico-precessionale, oltre che sacro. E’ possibile che l’arca di Ziusudra e la sfavillante città ultraterrena siano i punti estremi dello stesso segmento.
Secondo David Wilcock, il cubo di Ziusudra potrebbe essere uno stargate, grazie al quale il re sumero riuscì a mettere in salvo sé stesso, i congiunti e gli animali, seguendo le istruzioni del dio Enki (Ea). Wilcock nota che l’ipercubo (o n-cubo), forma geometrica regolare inclusa in uno spazio di quattro dimensioni, secondo gli studi pionieristici di alcuni scienziati, si lega alla fisica iperdimensionale, dunque alla possibilità di varcare il confine del nostro universo per accedere ad un altro piano.
Le speculazioni riportate da Wilcock si potrebbero accostare al significato del numero 11 ripetuto. Il numero 11 possiede per lo più valenze oscure, ma, raddoppiato, a formare altresì un quadrilatero virtuale (una porta?), stando ad alcuni orientamenti interpretativi, indica il passaggio, la transizione.
I passaggi sono luoghi fisici, “ombelichi” cultuali (sorgenti, monoliti, grotte, fenditure…), quindi anticamere di spazi ulteriori, metafisici. Fortunato chi – è una chimera? – quando questa linea temporale si sarà spezzata, riuscirà a deviare sullo scambio per l’altro binario.
[1] La storia di Ziusudra, scritta in sumero, è riportata nei frammenti di una tavoletta fittile reperita ad Eridu. Nei testi accadici Ziusudra diventa Utnapishtim, il cui nome dovrebbe valere “ho trovato la vita ” o “ho visto la luce”.
Fonti:
Dizionario universale dei miti e delle leggende, a cura di A. Mercatante, s.v. Noè ed Utnapishtim
Enciclopedia dei simboli, a cura di Hans Biedermann, Milano, s.v. dado, numeri, quadrato
Enigmi alieni, Messaggeri dallo spazio, documentario di History channel, 2011
R. Guénon, Il demiurgo ed altri saggi, Milano, 2007
L’arca di Ziusudra era dunque un gigantesco dado che è l’espressione simbolica tridimensionale del quadrato, adombrando tutto ciò che è saldo e durevole. Tra i corpi regolari, Platone assegna al dado l’elemento terra. Nell’alchimia è in relazione alll’elemento “sal” come principio del concreto. La Gerusalemme celeste, città ideale dell’Apocalissi attribuita a Giovanni (21-16,17) è cubica: “la lunghezza, la larghezza e l’altezza della città sono eguali”. I suoi lati sono di 12.000 stadi (2200 km), un corpo perfetto sulla base del numero 12. E’ un cubo pure la Kaaba, nel santuario della Mecca: ivi è custodita la pietra divenuta nera per i peccati degli uomini.
Il quadrato è l’emblema geometrico che esprime l’orientamento dell’uomo nello spazio e nella vita, in base ad una divisione del mondo in parti governate da custodi soprannaturali. E’ immagine del cosmo a misura d’uomo, al cui centro viene pensato l’arciere celeste (axis mundi). Questa figura è in connessione con il numero quattro che indica i quattro fiumi del Paradiso, le quattro direzioni del cielo, i quattro temperamenti etc. Se si scrive tale cifra usando il sistema romano, si ottiene IIII: le quattro linee disegnano, una volta dislocate, un quadrangolo che ricorda una porta con gli stipiti, la soglia e l’architrave. Il quadrato con la triplice cinta è archetipo suggestivo.
René Guénon ci ricorda che il Quaternario rappresenta l’espansione totale dell’Unità originaria. L’espansione, simboleggiata dalla croce i cui quattro bracci sono formati da due rette perpendicolari, è il numero del Verbo manifestato e dell’Adam Kadmon.
Da non trascurare le misure dell’arca sumera e le dimensioni della Gerusalemme celeste, entrambe basate sul numero 12, probabilmente di significato astronomico-precessionale, oltre che sacro. E’ possibile che l’arca di Ziusudra e la sfavillante città ultraterrena siano i punti estremi dello stesso segmento.
Secondo David Wilcock, il cubo di Ziusudra potrebbe essere uno stargate, grazie al quale il re sumero riuscì a mettere in salvo sé stesso, i congiunti e gli animali, seguendo le istruzioni del dio Enki (Ea). Wilcock nota che l’ipercubo (o n-cubo), forma geometrica regolare inclusa in uno spazio di quattro dimensioni, secondo gli studi pionieristici di alcuni scienziati, si lega alla fisica iperdimensionale, dunque alla possibilità di varcare il confine del nostro universo per accedere ad un altro piano.
Le speculazioni riportate da Wilcock si potrebbero accostare al significato del numero 11 ripetuto. Il numero 11 possiede per lo più valenze oscure, ma, raddoppiato, a formare altresì un quadrilatero virtuale (una porta?), stando ad alcuni orientamenti interpretativi, indica il passaggio, la transizione.
I passaggi sono luoghi fisici, “ombelichi” cultuali (sorgenti, monoliti, grotte, fenditure…), quindi anticamere di spazi ulteriori, metafisici. Fortunato chi – è una chimera? – quando questa linea temporale si sarà spezzata, riuscirà a deviare sullo scambio per l’altro binario.
[1] La storia di Ziusudra, scritta in sumero, è riportata nei frammenti di una tavoletta fittile reperita ad Eridu. Nei testi accadici Ziusudra diventa Utnapishtim, il cui nome dovrebbe valere “ho trovato la vita ” o “ho visto la luce”.
Fonti:
Dizionario universale dei miti e delle leggende, a cura di A. Mercatante, s.v. Noè ed Utnapishtim
Enciclopedia dei simboli, a cura di Hans Biedermann, Milano, s.v. dado, numeri, quadrato
Enigmi alieni, Messaggeri dallo spazio, documentario di History channel, 2011
R. Guénon, Il demiurgo ed altri saggi, Milano, 2007
Pubblicato da Zret
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