L'immensa sputtanata a Zelig

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Scopo del Blog

Raccolgo il suggerimento e metto qui ben visibile lo scopo di questo blog.

Questo e' un blog satirico ed e' una presa in giro dei vari complottisti (sciacomicari, undicisettembrini, pseudoscienziati e fuori di testa in genere che parlano di 2012, nuovo ordine mondiale e cavolate simili). Qui trovate (pochi) post originali e (molti) post ricopiati pari pari dai complottisti al fine di permettere liberamente quei commenti che loro in genere censurano.

Tutto quello che scrivo qui e' a titolo personale e in nessun modo legato o imputabile all'azienda per cui lavoro.

Ciao e grazie della visita.

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Wednesday, March 18, 2015

The Event


http://zret.blogspot.ch/2015/03/the-event.html

The Event



The Event” è una serie televisiva statunitense creata da Nick Wauters per la NBC. Negli Stati Uniti esordì il 20 settembre 2010, mentre gli episodi doppiati in italiano furono trasmessi già dal 28 settembre del medesimo anno. Ufficialmente a causa del calo degli ascolti, il 13 maggio del 2011 la serie fu sospesa.

Non è questa la sede per ripercorrere l’intreccio: d’altronde solo i fruitori ingenui si concentrano sulla trama, ignorando le altre componenti strutturali ed i valori estetici. “The Event” merita una breve recensione, perché costituisce un compendio di temi e situazioni che inanellano la storia eretica. Questi motivi conduttori si possono comprendere, se si evita di confrontare la produzione al cervellotico e, tutto sommato, insulso “Lost” e se si rinuncia a tentare di inserire “The Event” in un sottogenere o in una commistione di sottogeneri.

In “The Event”, le frequenti analessi, a differenza di quanto avviene in altri telefilm, adempiono una funzione per lo più esplicativa, a definire un po’ alla volta un quadro i cui aspetti salienti in nuce sono già quasi tutti nei primi episodi. Anche i personaggi sono costruiti seguendo un modello già delineato nelle parti introduttive: ad esempio, Sophia (nome evocativo...) Maguire è, sin dal principio, donna in cui la comprensione coesiste con un’energia che culmina, in casi estremi, nella durezza; anche nel Presidente degli Stati Uniti, Elias Martinez, albergano intenzioni contrastanti. In questo modo i personaggi non si distribuiscono in modo manicheo nei gruppi dei “buoni” e dei “cattivi”, nella tipologia del protagonista avversato dall’antagonista, con i rispettivi aiutanti, ma si dislocano in campi d’azione i cui confini tendono a spostarsi. Non si scatena una lotta tra il Bene ed il Male, ma una guerra per la sopravvivenza sicché non sapresti decidere con chi “schierarti”.

Come si accennava, l’interesse di “The Event”, oltre che nel ritmo incalzante, nel montaggio dinamico, nella sceneggiatura efficace pur nella stringatezza delle comunicazioni telefoniche (i personaggi dialogano spesso al cellulare, secondo un vezzo tipico di molti telefilm recenti... è nato il sotto-sottogenere del cell-movie?), risiede soprattutto nella codificazione di circostanze scottanti. Eccole di seguito in successione alfabetica.

• Aerei che scompaiono misteriosamente
• Basi extraterrestri
• Catastrofi planetarie
• Numeri dal significato simbolico
• Rivalità tra civiltà stellari
• Esperimenti genetici
• False flag
• Falsità dei media ufficiali
• Governo segreto
• Ibridi umano-alieni
• Microprocessore sottocutaneo
• Nuovo ordine mondiale
• Pandemie artificiali
• Pianeta X
• Portali
• Sfoltimento della popolazione
• Storia censurata
• Terremoti di origine non geologica
• Vigilanti
• Visitatori nella preistoria

Scorrendo questo elenco, si comprende forse perché la serie fu interrotta. Molti si rammaricano della sospensione, ma, a ben vedere, la sceneggiatura di “The Event” è continuata e continua, trasferendosi dalla finzione nella realtà... 

zretino, anche diverse fiction merdose sono state segate. che sia per i temi scottanti che affrontavano?

Interpreti e personaggi:

Jason Ritter: Sean Walker
Blair Underwood: Elias Martinez
Laura Innes: Sophia Maguire
Sarah Roemer: Leila Buchanan
Željko Ivanek: Blake Sterling
Bill Smitrovich: Raymond Jarvis
Ian Anthony Dale: Simon Lee
Lisa Vidal: Christina Martinez
Scott Patterson: Michael Buchanan
Taylor Cole: Vicky Roberts
Clifton Collins Jr: Thomas


Articolo correlato qui.

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Thursday, October 9, 2014

Il cubo volante di Rimini (saranno arrivati i transformers in riviera)

http://zret.blogspot.ch/2014/10/il-cubo-volante-di-rimini.html

Il cubo volante di Rimini


Il recente libro di Carlo Di Litta e Quinto Narducci intitolato, “Cosa nascondono i nostri governi?”, contiene un interessante rapporto a proposito di un avvistamento U.F.O. Carlo Di Litta riferisce di un oggetto volante dall’inusuale forma cubica. L’ordigno fu scorto e fotografato nel cielo di Rimini il giorno 15 giugno del 2011, alle ore 21:30, durante l’eclissi di Luna.

Nel capitolo dedicato al caso, giustamente Carlo Di Litta disquisisce sui significati simbolici ed esoterici del cubo. A questo solido geometrico consacrammo un breve articolo, Cubo, dove scrivemmo:

“L’arca che Ziusudra, re di Shuruppak, (il Noè biblico) costruì, su consiglio del dio Enki, aveva la forma di un cubo, con ciascun lato di 120 cubiti. Anche l’imbarcazione fabbricata da Noè, per volontà di Dio, era un parallelepipedo: 150 cubiti di lunghezza per 30 di altezza e 50 di larghezza. […]

L’arca di Ziusudra era dunque un gigantesco dado che è l’espressione simbolica tridimensionale del quadrato, adombrando tutto ciò che è saldo e durevole. Tra i corpi regolari, Platone assegna al dado l’elemento terra. Nell’alchimia è in relazione alll’elemento “sal” come principio del concreto. La Gerusalemme celeste, città ideale dell’Apocalissi attribuita a Giovanni (21-16,17) è cubica: “la lunghezza, la larghezza e l’altezza della città sono eguali”. I suoi lati sono di 12.000 stadi (2200 km), un corpo perfetto sulla base del numero 12. E’ un cubo pure la Kaaba, nel santuario della Mecca: ivi è custodita la pietra divenuta nera per i peccati degli uomini.[…]

Secondo l’ipotesi di David Wilcock, il cubo di Ziusudra potrebbe essere uno stargate, grazie al quale il re sumero riuscì a mettere in salvo sé stesso, i congiunti e gli animali, seguendo le istruzioni del dio Enki (Ea). Wilcock nota che l’ipercubo (o n-cubo), forma geometrica regolare inclusa in uno spazio di quattro dimensioni, secondo gli studi pionieristici di alcuni scienziati, si lega alla fisica iperdimensionale, dunque alla possibilità di varcare il confine del nostro universo per accedere ad un altro piano”.

Invero, l’U.F.O. immortalato da Carlo Di Litta in alcuni suggestivi scatti, è sì un dado, ma proteiforme. Dalle immagini si nota che esso cambia colore (fenomeno frequente nella letteratura) nonché aspetto, delineando dei grafemi riconducibili a talune lettere dell’alfabeto ebraico.

In particolare si possono riconoscere i grafemi ח (Chet, Heth, Khe: recinto per il bestiame); ת (Tav, giogo); צ (Tzadi, Sade, Gufo).

Non sorprenda la correlazione tra antichi idiomi (sumero, aramaico, ebraico…) e presunte civiltà aliene. (Si legga A. Marcianò, La lingua dei visitatori, in "X Times" n. 39, gennaio 2012).

Vediamo i significati emblematici dei segni sopra citati.

La lettera ח, Heth, ha valore numerico 8. Essa rappresenta la trascendenza, la grazia divina e la vita. Il numero otto simboleggia la capacità dell'uomo di trascendere (andare oltre) i limiti dell'esistenza fisica (Maharal).

La lettera ת, Tau, ha valore numerico 400; è simbolo di verità e perfezione. Tau sta per ’æmet (verità). Contrariamente a molti altri casi, in cui è la prima lettera del nome a conferire il significato, nel caso di ’æmet (verità), l'ultima lettera, Tau, lega il sostantivo al nucleo semantico. La verità è eterna, ma quando le viene tolta la ’alef, che è il più piccolo valore di ’æmet, allora rimane la Met (morte). Probabilmente la valenza di questo grafema-fonema risale al concetto egizio di Maat, giustizia, equilibrio, misura. E’ plausibile, come sostengono molti specialisti, che la tradizione ebraica, incluso l’alfabeto, affondi le sue radici in un substrato sumero ed egizio.

La lettera צ, Ṣade, possiede valore numerico 90. Questo grafema richiama la giustizia e l’umiltà. Ṣade sta per Ṣaddîq, il Giusto, riferendosi a Dio che è chiamato Ṣaddîq we yašār, il Giusto e Retto – Deut.32:4. Ṣaddîq è anche usato per definire l'uomo che emula l’equità di Dio, conducendo una vita integerrima.

E’ notevole lo spunto che ci offre Carlo Di Nitta nel momento in cui coglie il sorprendente parallelismo tra le configurazioni dell’oggetto non identificato ed alcune caratteri ebraici. Esseri non terrestri vollero codificare un messaggio attraverso segnali nel cielo? E’ corretto evocare i significati metaforici di certi segni o bisogna attenersi all’ambito letterale?

Auspichiamo ulteriori indagini per opera di di glottologi e di ufologi.

Fonti:

C. Di Litta, Q. Narducci intitolato, “Cosa nascondono i nostri governi?”, 2014, pp. 153-155
Enciclopedia dei simboli, Milano, 1991


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Monday, April 18, 2011

Cubo

http://zret.blogspot.com/2011/04/cubo.html

Cubo

L’arca che Ziusudra, re di Shuruppak, (il Noè biblico) costruì, su consiglio del dio Enki, aveva la forma di un cubo, con ciascun lato di 120 cubiti. [1] Anche l’imbarcazione fabbricata da Noè, per volontà di Dio, era un parallelepipedo: 150 cubiti di lunghezza per 30 di altezza e 50 di larghezza. Invano gli archeologi continueranno a cercare il relitto dell’arca biblica sul Monte Ararat: essa non navigò per arenarsi sulle pendici della maestosa vetta armena.

L’arca di Ziusudra era dunque un gigantesco dado che è l’espressione simbolica tridimensionale del quadrato, adombrando tutto ciò che è saldo e durevole. Tra i corpi regolari, Platone assegna al dado l’elemento terra. Nell’alchimia è in relazione alll’elemento “sal” come principio del concreto. La Gerusalemme celeste, città ideale dell’Apocalissi attribuita a Giovanni (21-16,17) è cubica: “la lunghezza, la larghezza e l’altezza della città sono eguali”. I suoi lati sono di 12.000 stadi (2200 km), un corpo perfetto sulla base del numero 12. E’ un cubo pure la Kaaba, nel santuario della Mecca: ivi è custodita la pietra divenuta nera per i peccati degli uomini.

Il quadrato è l’emblema geometrico che esprime l’orientamento dell’uomo nello spazio e nella vita, in base ad una divisione del mondo in parti governate da custodi soprannaturali. E’ immagine del cosmo a misura d’uomo, al cui centro viene pensato l’arciere celeste (axis mundi). Questa figura è in connessione con il numero quattro che indica i quattro fiumi del Paradiso, le quattro direzioni del cielo, i quattro temperamenti etc. Se si scrive tale cifra usando il sistema romano, si ottiene IIII: le quattro linee disegnano, una volta dislocate, un quadrangolo che ricorda una porta con gli stipiti, la soglia e l’architrave. Il quadrato con la triplice cinta è archetipo suggestivo.

René Guénon ci ricorda che il Quaternario rappresenta l’espansione totale dell’Unità originaria. L’espansione, simboleggiata dalla croce i cui quattro bracci sono formati da due rette perpendicolari, è il numero del Verbo manifestato e dell’Adam Kadmon.

Da non trascurare le misure dell’arca sumera e le dimensioni della Gerusalemme celeste, entrambe basate sul numero 12, probabilmente di significato astronomico-precessionale, oltre che sacro. E’ possibile che l’arca di Ziusudra e la sfavillante città ultraterrena siano i punti estremi dello stesso segmento.

Secondo David Wilcock, il cubo di Ziusudra potrebbe essere uno stargate, grazie al quale il re sumero riuscì a mettere in salvo sé stesso, i congiunti e gli animali, seguendo le istruzioni del dio Enki (Ea). Wilcock nota che l’ipercubo (o n-cubo), forma geometrica regolare inclusa in uno spazio di quattro dimensioni, secondo gli studi pionieristici di alcuni scienziati, si lega alla fisica iperdimensionale, dunque alla possibilità di varcare il confine del nostro universo per accedere ad un altro piano.

Le speculazioni riportate da Wilcock si potrebbero accostare al significato del numero 11 ripetuto. Il numero 11 possiede per lo più valenze oscure, ma, raddoppiato, a formare altresì un quadrilatero virtuale (una porta?), stando ad alcuni orientamenti interpretativi, indica il passaggio, la transizione.

I passaggi sono luoghi fisici, “ombelichi” cultuali (sorgenti, monoliti, grotte, fenditure…), quindi anticamere di spazi ulteriori, metafisici. Fortunato chi – è una chimera? – quando questa linea temporale si sarà spezzata, riuscirà a deviare sullo scambio per l’altro binario.

[1] La storia di Ziusudra, scritta in sumero, è riportata nei frammenti di una tavoletta fittile reperita ad Eridu. Nei testi accadici Ziusudra diventa Utnapishtim, il cui nome dovrebbe valere “ho trovato la vita ” o “ho visto la luce”.

Fonti:

Dizionario universale dei miti e delle leggende, a cura di A. Mercatante, s.v. Noè ed Utnapishtim
Enciclopedia dei simboli, a cura di Hans Biedermann, Milano, s.v. dado, numeri, quadrato
Enigmi alieni, Messaggeri dallo spazio, documentario di History channel, 2011
R. Guénon, Il demiurgo ed altri saggi, Milano, 2007




Tuesday, March 15, 2011

Che forse non s'aprono più?

http://zret.blogspot.com/2011/03/che-forse-non-saprono-piu.html

Che forse non s'aprono più?

(Tintinni a invisibili porte/ che forse non s’aprono più?...): sono questi due versi del celebre componimento di Giovanni Pascoli, intitolato “L’assiuolo” e tratto da “Myricae”. Purtroppo l’interpretazione corrente di questi versi, pur non del tutto erronea, è epidermica: si suole ripetere che “le porte che forse non s'aprono più" sono il confine tra la vita e l’aldilà, ad esprimere un’ormai vacillante fede in un’esperienza ultraterrena. Tale esegesi è, però, parziale ed un po’ decentrata. L’autore si interroga su porte che non si possono forse più disserrare: ora è evidente che gli uomini continuano a morire sicché il senso profondo della domanda è differente. Il poeta cerca di comprendere per quale motivo non si riesca più a percepire i regni invisibili, superando il limitare tra la dimensione empirica, in cui è confinata “la nostra povera ragione”, e le sfere di una realtà ulteriore.

Pascoli fu l’ultimo (o uno degli ultimi?) esponente di una linea artistica che fu tracciata in un solco esoterico. Ne ebbe probabilmente una consapevolezza limitata e nebulosa, ma ancora suscettibile di disseminare tracce di un sapere quasi del tutto perduto. Tra questi indizi si può annoverare la coscienza che il mondo non è circoscritto all’”oggettività” fenomenica esperita dai cinque sensi. E’ una coscienza crepuscolare e confusa che si manifesta in dubbi ed interrogazioni, in sospesi silenzi ed in suoni perplessi. Così lo scrittore, pur non accedendo a piani metafisici, non rinuncia a cercare interstizi in cui la nostra angusta dimensione lascia intravedere barlumi di altri livelli. All’interno della suggestiva poesia, l’evocazione dei riti celebrati in onore di Iside, tramite la metonimia dei sistri dai suoni argentei, è la sfocata reminiscenza di orizzonti immateriali.

Veramente oggi siamo ottusi e ciechi: concentriamo la nostra attenzione sulla materia tangibile, ma ci disinteressiamo di ciò che non percepiamo. Addirittura se ne nega, in modo scientista, l’esistenza. Tutti sanno che un’arma da fuoco causa ferite più o meno gravi o persino la morte, ma quali ferite provocano un pensiero malevolo, uno sguardo invidioso, una parola ingiuriosa o iniqua! Sono lesioni invisibili, ma non meno dolorose e traumatiche di quelle che piagano il corpo.

Si afferma che alcuni bambini e sensitivi sono in grado di vedere l’aura: se tutti potessero scorgerla, resterebbero esterrefatti di fronte alle volute di grigi stagnanti che avvolgono molte persone. Ci percepiremmo agglutinati in una gelatina graveolente.

Vice versa, se vedessimo quali riverberi adamantini e quali colori briosi si sprigionano da un abbraccio, da un sorriso o da una frase di sincera solidarietà, se vedessimo la luce profumata che si irradia dall’anima, capiremmo che in una pupilla può nascere un sole.



Monday, October 11, 2010

Mondi (seconda parte)

http://zret.blogspot.com/2010/10/mondi-seconda-parte.html

Mondi (seconda parte)

Leggi qui la prima parte.

L’episodio biblico connette il masso alla porta, spalancata la quale, si accede all’universo dei sogni e delle visioni. Assopitosi sul guanciale litico, Giacobbe scorse la scala ed ascoltò la promessa di YHWH: il luogo era sacro, divino, ancora prima che Israele vi erigesse la stele e la consacrasse con l’olio. Esistono, infatti, sul pianeta dei punti che sono centri energetici e che paiono dei varchi tra mondi: sono passaggi verso altre realtà spazio-temporali. Fonti, radure, anfratti, caverne, macigni di forma allungata, pozze, voragini… sono “ponti” che scavalcano le dimensioni. Questi “ponti” sono fisici e simbolici o meglio iperfisici: si trovano là dove il paesaggio naturale è venato di ombre preternaturali. I “ponti” (suggestivo che il supremo rappresentante della religione romana fosse il Pontifex maximus, benché oggi si tenda ad escludere l’etimologia “pons facere”) sono quindi porte sul magico e sull’ignoto.

Almeno bisognerà qui rammentare la porta per eccellenza, Babel o Babili (accadico), la porta degli dei. Nell’Enuma elish, il testo sumero che rievoca saghe divine, è scritto: “Ho indurito il terreno per un luogo edificabile, per costruire una casa, la mia lussuosa dimora. Vi stabilirò il mio tempio, i suoi santuari affermeranno la mia sovranità… La chiamerò Bab-ili”. Sono le solenni parole di Marduk, il dio nazionale degli Amorrei (Babilonesi). Già villaggio in epoca sumera, Babilonia diventò uno dei più famosi centri politici e religiosi del mondo antico con Sargon di Accad. Babilonia fu solo una città per quanto grandiosa o anche un portale, come lascerebbe intendere il nome? Era un luogo dove e da dove gli dei andavano e venivano? Non l’unico, certo, ma uno dei tanti nascosti dal velo istoriato del mito o sepolti dalla polvere dei millenni. E’ possibile che nella celebre città mesopotamica si radunarono, come attratti da una forza magnetica, nazioni provenienti dalle regioni circonvicine. Queste genti - è raccontato nella Bibbia – vollero costruire un’alta torre per toccare il cielo. Secondo la Genesi (11,1), quando la Terra cominciò a ripopolarsi dopo il Diluvio, tutto il genere umano parlava la stessa lingua. “Emigrando dall’Oriente, gli uomini capitarono in una pianura nel paese di Sennaar (Sumer o Shumer) e vi si stabilirono, ma poi cominciarono a costruire una città ed una torre la cui cima toccasse il cielo.” Fu per fermare quelle ambizioni del genere umano che YHWH, inquietato, disse: “Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l’uno la lingua dell’altro.” YHWH, confuse le lingue, disperse gli uomini da lì su tutta la Terra. L’autore biblico, usando un gioco di parole tra il verbo ebraico bll, "confondere", "mescolare" con il nome della città, Babilonia. L'autore biblico spiega: "Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse (bll) la lingua di tutta la terra."[3]

Anche lo storico greco Alessandro Polyhistor, citando Beroso ed altre fonti, racconta che, prima della costruzione di una torre alta e grande, l’umanità “aveva una sola lingua”.

Eppure, nonostante la mescolanza degli idiomi, ancora oggi fili quasi invisibili collegano luoghi e tradizioni accomunati da un’unica, ancestrale scaturigine: così in vari sistemi linguistici il termine che indica la porta, conserva un morfema che ci conduce verso la… solita strada. La porta non è, infatti, tanto l’apertura che si pratica in una parete o in una recinzione per crearvi un passaggio e ancor meno il serramento che si applica all’apertura per aprirla e chiuderla a piacere, quanto il passaggio, il movimento. La radice più lontana è “per”, attraversare, passare. La porta è pure il porto ed il guado.

[3] La torre di Babele è di solito interpretata come la testimonianza della superbia umana punita da Dio. Fu, come ripetono gli esegeti, uno ziqqurat o qualcos’altro? Anche gli ziqqurat tuttavia non furono solo templi ed osservatori astronomici, ma “scale” verso il firmamento, un po’ come gli obelischi.


Sunday, October 11, 2009

Il Signore dell'anello

http://zret.blogspot.com/2009/10/il-signore-dellanello.html

Il Signore dell'anello

Parecchi anni fa lessi un libro di Giuseppe Macaluso, intitolato I dischi volanti, l'Atlantide e l'Egitto, Roma, 1967. In questo bizzarro saggio oggi introvabile, l'autore precorreva i tempi, individuando un filo conduttore che univa il continente sommerso, la terra dei faraoni ed il contattismo. Per Macaluso Saturno era al centro di inquietanti interrogativi: era il corpo celeste donde provenivano creature i cui nomi evocavano antichi e cupi vocaboli sumerici.

A distanza di decenni il pianeta con gli anelli è di nuovo il cuore di enigmi. Nel marzo 2007 vi fu scoperto un esagono. Kevin Baines, esperto atmosferico e membro dell'équipe che individuò l'esagono sulla superficie di Saturno, affermò: "E' certamente una caratteristica molto strana, soprattutto per la configurazione geometrica molto precisa, con sei lati praticamente uguali. Non abbiamo mai visto niente di simile su nessun altro pianeta. Tra l'altro, la densa atmosfera di Saturno con moti a conformazione circolare, dominati da circolazione di celle convettive, è forse proprio l'ultimo posto dove ti aspetteresti una figura geometrica esagonale, eppure c'è..."

Recentemente il telescopio spaziale della N.A.S.A., Spitzer, ha scoperto il più grande anello di Saturno mai osservato prima di oggi. "Il laboratorio californiano ha annunciato che l'anello si situa alla periferia del sistema di Saturno, in un'orbita inclinata di 27 gradi rispetto al principale anello conosciuto. Saturno ne conta sette principali. Il nuovo anello è composto di ghiaccio e di polvere allo stato di particelle, in una atmosfera di -157 gradi Celsius. L'anello è molto esteso e non è facile vederlo, perché non riflette la luce visibile. Il telescopio Spitzer ha potuto localizzarlo grazie ai raggi infrarossi. In effetti, malgrado il suo intenso freddo, l'anello brilla sotto l'effetto di radiazioni termiche. La massa dell'anello comincia a circa sei milioni di chilometri dal pianeta e si estende su 11,9 milioni di chilometri".(APCOM.it)

La notizia segue varie indiscrezioni riguardanti gigantesche astronavi immortalate tra gli anelli. Massimo Fratini scriveva in Fotografata astronave aliena vicino Saturno: "Un oggetto spaziale non identificato è stato fotografato dalla sonda spaziale Cassini Huygens nei pressi degli anelli di Saturno. Già in passato furono scattate delle fotografie dalla stessa sonda che ritraevano oggetti cilindrici di origine aliena che sostavano nei pressi degli anelli del grande pianeta gassoso. Ora la sonda Cassini ha immortalato un oggetto stellare che, ad un tratto, ha emesso un getto di polvere, spostandosi ad una velocità impressionante".

Nell'agosto 2009 è apparso su X Times uno studio a firma di Angelo Ciccarella intitolato Il varco tra i mondi. Tra le altre ominose e conturbanti osservazioni, vi si legge: "Ai margini di un mondo dilaniato, ecco comparire l'ammorbante presenza di esseri iniqui. Tenebrosi nella loro essenza a tal punto da seguire l'unico impulso della mera distruzione di tutto ciò che nasce libero. Saturno è il portale simbolo di quel piccolo sistema solare dove un pomo azzurro galleggia placido nell'etere quantomeccanico: da lì entrano ed escono."

Sarebbe un errore considerare solo gli aspetti astronomici della questione, per quanto singolari: Saturno è, in primo luogo, emblema dell'età dell'Acquario, nel suo versante oscuro e glaciale. Inoltre è presumibile che, in un universo multidimensionale, il pianeta con gli anelli sia, come sostiene Ciccarella, una porta verso l'altrove, un cancello che ci separa da mondi archetipici, ancestrali, una crepa nella volta che copre l'Inferno. In tempi non sospetti Ciccarella riportava le dichiarazioni di un insider, H.C.: "... la notizia è altamente classificata: sotto gli anelli di Saturno sosta il Gigante... così è denominato in ambito diplomatico."

Siamo dunque vicini (o già nel mezzo?) ad un conflitto titanico, inimmaginabile. Gli occhi non lo percepiscono, ma un brivido cosmico scuote l'irreale silenzio della notte.

Nell'astrologia il glifo di Saturno è una falce, immagine del Tempo che distrugge e recide. Chronos era per i Greci il dio che divorava i suoi figli. E' il tempo di Saturno ed il tempo pare scaduto.