L'immensa sputtanata a Zelig

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Scopo del Blog

Raccolgo il suggerimento e metto qui ben visibile lo scopo di questo blog.

Questo e' un blog satirico ed e' una presa in giro dei vari complottisti (sciacomicari, undicisettembrini, pseudoscienziati e fuori di testa in genere che parlano di 2012, nuovo ordine mondiale e cavolate simili). Qui trovate (pochi) post originali e (molti) post ricopiati pari pari dai complottisti al fine di permettere liberamente quei commenti che loro in genere censurano.

Tutto quello che scrivo qui e' a titolo personale e in nessun modo legato o imputabile all'azienda per cui lavoro.

Ciao e grazie della visita.

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Monday, October 11, 2010

Mondi (seconda parte)

http://zret.blogspot.com/2010/10/mondi-seconda-parte.html

Mondi (seconda parte)

Leggi qui la prima parte.

L’episodio biblico connette il masso alla porta, spalancata la quale, si accede all’universo dei sogni e delle visioni. Assopitosi sul guanciale litico, Giacobbe scorse la scala ed ascoltò la promessa di YHWH: il luogo era sacro, divino, ancora prima che Israele vi erigesse la stele e la consacrasse con l’olio. Esistono, infatti, sul pianeta dei punti che sono centri energetici e che paiono dei varchi tra mondi: sono passaggi verso altre realtà spazio-temporali. Fonti, radure, anfratti, caverne, macigni di forma allungata, pozze, voragini… sono “ponti” che scavalcano le dimensioni. Questi “ponti” sono fisici e simbolici o meglio iperfisici: si trovano là dove il paesaggio naturale è venato di ombre preternaturali. I “ponti” (suggestivo che il supremo rappresentante della religione romana fosse il Pontifex maximus, benché oggi si tenda ad escludere l’etimologia “pons facere”) sono quindi porte sul magico e sull’ignoto.

Almeno bisognerà qui rammentare la porta per eccellenza, Babel o Babili (accadico), la porta degli dei. Nell’Enuma elish, il testo sumero che rievoca saghe divine, è scritto: “Ho indurito il terreno per un luogo edificabile, per costruire una casa, la mia lussuosa dimora. Vi stabilirò il mio tempio, i suoi santuari affermeranno la mia sovranità… La chiamerò Bab-ili”. Sono le solenni parole di Marduk, il dio nazionale degli Amorrei (Babilonesi). Già villaggio in epoca sumera, Babilonia diventò uno dei più famosi centri politici e religiosi del mondo antico con Sargon di Accad. Babilonia fu solo una città per quanto grandiosa o anche un portale, come lascerebbe intendere il nome? Era un luogo dove e da dove gli dei andavano e venivano? Non l’unico, certo, ma uno dei tanti nascosti dal velo istoriato del mito o sepolti dalla polvere dei millenni. E’ possibile che nella celebre città mesopotamica si radunarono, come attratti da una forza magnetica, nazioni provenienti dalle regioni circonvicine. Queste genti - è raccontato nella Bibbia – vollero costruire un’alta torre per toccare il cielo. Secondo la Genesi (11,1), quando la Terra cominciò a ripopolarsi dopo il Diluvio, tutto il genere umano parlava la stessa lingua. “Emigrando dall’Oriente, gli uomini capitarono in una pianura nel paese di Sennaar (Sumer o Shumer) e vi si stabilirono, ma poi cominciarono a costruire una città ed una torre la cui cima toccasse il cielo.” Fu per fermare quelle ambizioni del genere umano che YHWH, inquietato, disse: “Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l’uno la lingua dell’altro.” YHWH, confuse le lingue, disperse gli uomini da lì su tutta la Terra. L’autore biblico, usando un gioco di parole tra il verbo ebraico bll, "confondere", "mescolare" con il nome della città, Babilonia. L'autore biblico spiega: "Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse (bll) la lingua di tutta la terra."[3]

Anche lo storico greco Alessandro Polyhistor, citando Beroso ed altre fonti, racconta che, prima della costruzione di una torre alta e grande, l’umanità “aveva una sola lingua”.

Eppure, nonostante la mescolanza degli idiomi, ancora oggi fili quasi invisibili collegano luoghi e tradizioni accomunati da un’unica, ancestrale scaturigine: così in vari sistemi linguistici il termine che indica la porta, conserva un morfema che ci conduce verso la… solita strada. La porta non è, infatti, tanto l’apertura che si pratica in una parete o in una recinzione per crearvi un passaggio e ancor meno il serramento che si applica all’apertura per aprirla e chiuderla a piacere, quanto il passaggio, il movimento. La radice più lontana è “per”, attraversare, passare. La porta è pure il porto ed il guado.

[3] La torre di Babele è di solito interpretata come la testimonianza della superbia umana punita da Dio. Fu, come ripetono gli esegeti, uno ziqqurat o qualcos’altro? Anche gli ziqqurat tuttavia non furono solo templi ed osservatori astronomici, ma “scale” verso il firmamento, un po’ come gli obelischi.


3 comments:

  1. Fonti, radure, anfratti, caverne, macigni di forma allungata, pozze, voragini… sono “ponti” che scavalcano le dimensioni.

    Ha dimenticato di mettere nell'elenco i terrazzini.

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  2. zzzzzzzz....

    Eh, oh mi scusi, mi ero addormentato.

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