Persona
Mi pare che la vita degli uomini sia simile ad un lungo corteo di maschere. (Luciano)
Il termine "persona" risale probabilmente al greco "prosopon", volto, attraverso la mediazione dell'etrusco "phersu", con il significato di "maschera". L’ironico vocabolo è davvero idoneo all'uomo di oggi che indossa una maschera in cui si identifica. L'essenza umana è così esteriorizzata in un'immagine di sé che è falsa e statica. Forse, però, è più grave rispetto al nascondimento della propria natura, la sua riduzione a simulacro, ad effigie piatta. Chi oserà internarsi nel profondo, con le sue segrete buie, i baratri amari, le paludi marcescenti? Superato l'istmo doloroso che collega la parvenza all'interiorità, il cammino è periglioso ed oscuro. E' vero che, alla fine dell'itinerario, potremo scoprire una vena aurifera, ma occorre attraversare gli stagni della putrefazione, scendere pendii sdrucciolevoli, sporgersi sugli abissi della follia. Il percorso interiore ci espone ai rischi della conoscenza, il cui viso è meduseo.
La faccia è facciata. Ci si incarna nell'aspetto e nei suoi corollari: il nome ed il cognome, l'abbigliamento, il ruolo sociale, la professione... Luigi Pirandello definiva questa facies "forma", l'insieme di tratti fittizi e caduchi che costituiscono e soprattutto sostituiscono la natura umana, la garanzia di un "essere" che è essere per gli altri, per il loro giudizio. La rispettabilità borghese atrofizza l'espressione. Sii canonico, logico, razionale, regolare, normale. Sarai allora una "persona umana". "Persona umana", ossimoro grandiosamente spaventevole: una maschera animata appena da un fremito preagonico.
Il timore del giudizio altrui costringe a soffocare la propria indole cui subentra il carattere. "Character" è personaggio: ecco, di nuovo l'inautenticità si appropria del volto e dell'io per spingerlo sul proscenio della società affinché reciti la parte, il cui copione non può essere cambiato di una virgola. Recita dunque e recita sempre: alla fine non ti accorgerai neppure che è una messinscena. L'abitudine compie miracoli. Così i bimbi sono strappati alla spontaneità ed allevati negli asili e nelle scuole: docili ed ubbidienti, anche quando saranno trasgressivi, diventeranno "onesti cittadini".
Lo stato garantisce la dignità e la libertà della "persona umana", ossia le marionette si muovono "liberamente" rette da fili, purché i fili restino invisibili. Se qualcuno mostra un briciolo di intelligenza, la soffocheremo tra roveti di luoghi comuni. Voilà, ora siamo tutti persone, le maschere per la mascherata finale. Ormai la stessa bidimensionalità è assottigliata fino ad essere risucchiata nel grigio dell'indistinto.
Si teme pure la superficie, perché certe superfici - è un prodigio assai raro - rivelano inaspettate profondità.
Il termine "persona" risale probabilmente al greco "prosopon", volto, attraverso la mediazione dell'etrusco "phersu", con il significato di "maschera". L’ironico vocabolo è davvero idoneo all'uomo di oggi che indossa una maschera in cui si identifica. L'essenza umana è così esteriorizzata in un'immagine di sé che è falsa e statica. Forse, però, è più grave rispetto al nascondimento della propria natura, la sua riduzione a simulacro, ad effigie piatta. Chi oserà internarsi nel profondo, con le sue segrete buie, i baratri amari, le paludi marcescenti? Superato l'istmo doloroso che collega la parvenza all'interiorità, il cammino è periglioso ed oscuro. E' vero che, alla fine dell'itinerario, potremo scoprire una vena aurifera, ma occorre attraversare gli stagni della putrefazione, scendere pendii sdrucciolevoli, sporgersi sugli abissi della follia. Il percorso interiore ci espone ai rischi della conoscenza, il cui viso è meduseo.
La faccia è facciata. Ci si incarna nell'aspetto e nei suoi corollari: il nome ed il cognome, l'abbigliamento, il ruolo sociale, la professione... Luigi Pirandello definiva questa facies "forma", l'insieme di tratti fittizi e caduchi che costituiscono e soprattutto sostituiscono la natura umana, la garanzia di un "essere" che è essere per gli altri, per il loro giudizio. La rispettabilità borghese atrofizza l'espressione. Sii canonico, logico, razionale, regolare, normale. Sarai allora una "persona umana". "Persona umana", ossimoro grandiosamente spaventevole: una maschera animata appena da un fremito preagonico.
Il timore del giudizio altrui costringe a soffocare la propria indole cui subentra il carattere. "Character" è personaggio: ecco, di nuovo l'inautenticità si appropria del volto e dell'io per spingerlo sul proscenio della società affinché reciti la parte, il cui copione non può essere cambiato di una virgola. Recita dunque e recita sempre: alla fine non ti accorgerai neppure che è una messinscena. L'abitudine compie miracoli. Così i bimbi sono strappati alla spontaneità ed allevati negli asili e nelle scuole: docili ed ubbidienti, anche quando saranno trasgressivi, diventeranno "onesti cittadini".
Lo stato garantisce la dignità e la libertà della "persona umana", ossia le marionette si muovono "liberamente" rette da fili, purché i fili restino invisibili. Se qualcuno mostra un briciolo di intelligenza, la soffocheremo tra roveti di luoghi comuni. Voilà, ora siamo tutti persone, le maschere per la mascherata finale. Ormai la stessa bidimensionalità è assottigliata fino ad essere risucchiata nel grigio dell'indistinto.
Si teme pure la superficie, perché certe superfici - è un prodigio assai raro - rivelano inaspettate profondità.
Il termine "persona" risale probabilmente al greco "prosopon", volto, attraverso la mediazione dell'etrusco "phersu", con il significato di "maschera".
ReplyDeleteMa dal greco "prosopon", con molta più certezza, deriva la parola italiana "prosopopea", che molto ben descrive la vuotezza abissale delel inutili considerazioni dell'inutile autore di quell'inutile blog.
professò cogliò, sei proprio un copione senza pudore. Leggi qui http://it.wikipedia.org/wiki/Persona
ReplyDeletePersona deriva con grande probabilità dal greco πρόσωπον (prósōpon) cioè volto dell'individuo, ma anche maschera dell'attore, significato, quest'ultimo, forse entrato nell'Italia antica tramite l'etrusco phersu.
Ecco la tua finta cultura: non sai niente di niente, adatti qualche frase presa qua e là e ci vomiti sopra le tue vaccate.
ilpeyote sei uno straccione
Il professore non sarà mai uno scrittore vero. Lui scopiazza gli stati d'animo più pallosi che a suo giudizio hanno reso famosi Dante, Petrarca e Foscolo, ma gli manca assolutamente quel guizzo di fantasia che rende grande un poeta. D'altra parte il povero zrettino, non potendo disporre di un mondo suo, essendo costretto a vivere nell'universo paranoico di suo fratello, non riuscirà mai a partorire nulla che sia stato realmente pensato da lui.
ReplyDeleteDante ha scritto anche poesie sconce e anche Foscolo è riuscito ad innamorarsi.
Zrettino incapace di fare una qualunque di queste cose cerca di diventare grande scimmiottando ciò che qualche professore suo simile gli ha fatto leggere. Ovvero la parte più barbosa e noiosa della letteratura ed escludendo quella più fantasiosa ed interessante... fantasia appunto, quella che nel prof Antonio o manca o è preda di gravi patologie.
Orso, quello che secondo zret si fa scrivere le lettere da altri.
Quanto mielosa, barocca e prolissa è questa persona. Dimostra un totale distacco dalla realtà e risulta di una noia mortale.
ReplyDeleteSe pagassero la spocchia e l'ignoranza di czretino un tanto al chilo sarebbe milionario.
ReplyDeleteOrso, quello che secondo zret si fa scrivere le lettere da altri.
ReplyDeleteOrso confessa, ti sei fatto scrivere anche questo post da altri :D
Così i bimbi sono strappati alla spontaneità ed allevati negli asili e nelle scuole: docili ed ubbidienti, anche quando saranno trasgressivi, diventeranno "onesti cittadini".
ReplyDeleteMa questo qui insegna? Vergognati.