L'immensa sputtanata a Zelig

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Scopo del Blog

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Questo e' un blog satirico ed e' una presa in giro dei vari complottisti (sciacomicari, undicisettembrini, pseudoscienziati e fuori di testa in genere che parlano di 2012, nuovo ordine mondiale e cavolate simili). Qui trovate (pochi) post originali e (molti) post ricopiati pari pari dai complottisti al fine di permettere liberamente quei commenti che loro in genere censurano.

Tutto quello che scrivo qui e' a titolo personale e in nessun modo legato o imputabile all'azienda per cui lavoro.

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Monday, October 7, 2013

L'indoeuropeo vive ancora

http://zret.blogspot.co.uk/2013/10/lindoeuropeo-vive-ancora.html

L'indoeuropeo vive ancora


Le lingue indoeuropee sono una famiglia di idiomi con caratteri analoghi che hanno portato gli studiosi a postulare la derivazione da un’unica fonte originaria, definita appunto “indoeuropeo” o “indogermanico”. Oggi per lo più è concepito come un grappolo di parlate con tratti originari affini cui si aggiunsero elementi acquisiti lungo un processo di contatti preistorici o protostorici tra lingue anche diverse, contatti avvenuti in un’area Caucaso, Urali, Germania e Scandinavia.

Nel XIX secolo alcuni glottologi, confrontando le lingue antiche, notarono delle somiglianze tali da spingerli ad ipotizzare l’esistenza di un sistema linguistico indoeuropeo da cui si diramarono altri “codici”.

Il linguista tedesco August Schleicher (1821-1868), raccogliendo antichi lessemi indogermanici, compose una favola, “La pecora ed i cavalli”. La sua ricostruzione permette di individuare delle persistenze nelle radici, nonostante il proto-indoeuropeo risalga a circa 6000 anni addietro.

Ecco la favola.

"Avis, jasmin varnā na ā ast, dadarka akvams, tam, vāgham garum vaghantam, tam, bhāram magham, tam, manum āku bharantam. Avis akvabhjams ā vavakat: kard aghnutai mai vidanti manum akvams agantam. Akvāsas ā vavakant: krudhi avai, kard aghnutai vividvant-svas: manus patis varnām avisāms karnauti svabhjam gharmam vastram avibhjams ka varnā na asti. Tat kukruvants avis agram ā bhugat".

Di seguito la traduzione:

"Una pecora tosata vide dei cavalli, uno dei quali tirava un pesante carro, un altro portava un grande carico e un altro trasportava un uomo. La pecora disse ai cavalli: 'Mi piange il cuore, vedendo come l’uomo tratta i cavalli'. I cavalli le dissero: 'Ascolta, pecora: per noi è penoso vedere che l’uomo, nostro signore, si fa un vestito con la lana delle pecore, mentre le pecore restano senza lana'. Dopo aver sentito ciò, la pecora se ne fuggì nei campi".

Si notino alcuni vocaboli: avis, "pecora" rammenta il latino ovis e l’inglese ewe, dalla base OWI, attestata nelle aree indiana, baltica, slava, germanica e celtica. Il lessico degli animali annovera EKWOS, "cavallo": la correlazione con il latino equus è evidente, ma la radice, pur con mutamenti strutturali e fonetici, è diffusa in tutte le regioni indoeuropee. Notevoli è il vocabolo kard, "cuore" (basi KERD-GHERD): è parola antichissima, con le normali alternanze del morfema ed eventuali ampliamenti ed aspirazioni. Citiamo il greco kardia, il latino cor, l’inglese heart, il tedesco Herz.

Un altro termine interessante è man, uomo, dalla radice MEN con il significato di "pensare", "ricordare". L’uomo dunque è (o dovrebbe essere) l’essere dotato di intelletto e di memoria: si sottolinea nell’ambito culturale indogermanico una specifica qualità umana, mentre altri idiomi pristini valorizzano aspetti differenti.

Ad esempio, il sumero adapa e l’ebraico adam contengono una radice designante il colore rosso ed il suolo. Adapa dovrebbe, però, significare più che la creatura plasmata con l’argilla rossa, l’essere modellato sulla Terra. L’etimologia è comunque controversa, come controversi sono i rapporti ed i legami genetici tra il sumero, che è ritenuta una fra le lingue ancestrali del pianeta, ed il gruppo indoeuropeo, sistemi con divergenze costitutive e di Weltanschauung.

In qualche caso il substrato lessicale è sumero: verbigrazia, il greco ghe, "terra", dipende dal sumero ki; il latino urbs, "città", rimonta al vocabolo mesopotamico ur. Gli influssi sono a volte quasi invisibili, a causa di slittamenti semantici difficili da motivare: il vocabolo indoeuropeo tersa, "terra" (lat. terra, inglese Earth etc.) veicola il significato di “secco, asciutto”, ma dovrebbe discendere dal sumero eridu, letteralmente “causa costruita lontano”.

Da un punto di vista sintattico, è palese la presenza di declinazioni (manus, manum) e l’uso di forme verbali di perfectum, indicanti un’azione conclusa e collocate di solito alla fine degli enunciati (es. bhugat). Altri verbi denotano strutture participiali (kukruvants).

Resta ancora molto da esplorare: occorrono tempo, tenacia ed intuito per approfondire e forse per astrarre altre correlazioni, probabilmente astronomiche…

Articolo correlato: La madre di tutte le lingue del mondo, 2013

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4 comments:

  1. la prima parte, fino alla traduzione della favola compresa, è pari pari farina di (?) Wlady, citato solo indirettamente ("articolo correlato" che rinvia a ningizhzidda)
    ma l'esegesi da dove è copiata?

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  2. che tristezza... un argomento di grandissimo interesse e fascino violentato da un simile personaggio...

    le connessioni col sumero ovviamente sono parto della sua fantasia, l'accenno alle correlazioni astronomiche (???) dimostra che deve infilare le sue vaccate sugli alieni ovunque...

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    1. Hai ragione, zretino gioca a fare il linguista per darsi un tono. In realtá le sue conoscenze in materia sono limitate allo scopiazzamamento, fatto per altro male, qua e la sul web, cui aggiunge parti dalla sua fantasia bacata, come le connessioni con il sumero e le vaccate sugli alieni.
      Data la sintonia in vaccate e deliri con zretino, sono sempre piú convinto che wlady sia uno dei suoi ex allievi rimasti rintronati per aver ascoltato e presi per buoni i deliri del professoruncolo ...

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