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Parnassus
“Parnassus, l’uomo che voleva ingannare il diavolo” (titolo originale “The imaginarium of Doctor Parnassus”)
è una pellicola per la regia di Terry Gilliam. Tra gli interpreti si
annoverano Heath Ledger, Johnny Depp, Colin Farrell, Jude Law,
Christopher Plummer, Andrew Garfield, Verne Troyer, Lily Cole, Tom
Waits, (il Diavolo), Cassandra Sawtell, Paloma Faith, Carrie Genzel,
Michael Eklund, Simon Day, Johnny Harris.
Il regista rispolvera il tòpos del patto con il diavolo per evocare una realtà fantastica e fantasmagorica. Il Dottor Parnassus, condannato all’immortalità e ad invecchiare indefinitamente come il mitico Titone, è il capocomico di una sgangherata compagnia teatrale in cui lavora la bellissima figlia, preda ambita dal Diavolo. Soprattutto Parnassus è il mago che può condurre ignari spettatori nel mondo immaginifico dei propri sogni (ed incubi) più segreti.
Opera barocca, sontuosa e talora persino kitsch, “Parnassus” mescola teatro, cinema e vita. E’il teatro come meravigliosa finzione, cinema come magia e vita che ha un po’ dell’uno e dell’altro. L’autore ha voluto proiettare un caleidoscopio di immagini, di riferimenti, di citazioni: è un caleidoscopio che abbaglia e stordisce. La tradizione vedica, il mito classico, i tarocchi, Goethe, Lewis Carroll, la Massoneria… sono soltanto alcuni tra gli ingredienti che Gilliam riesce per lo più a dosare e a mescolare in modo sapiente.
Sull’onda di un evento fortuito (ma esiste il caso?), il regista è capace pure di incastrare Pirandello e la polverizzazione dell’identità nel momento in cui l’avventuriero Tony, interpretato all’inizio da Heath Ledger morto sul set, è sostituito da un trio di alter ego nell’universo onirico oltre lo specchio. Qui la fiction si fonde e si confonde con la cronaca nera su cui si addensano le cupe ombre di una maledizione, come nel film “Il corvo” con Brandon Lee. [1]
Come “Il corvo”, anche la produzione di Gilliam è un intrico di simboli e di straniti adombramenti: Anton, uno fra gli istrioni della compagnia, veste il costume di Hermes psicopompo, guida delle anime; sulla fronte di Tony si intravede una piramide tronca con l’occhio onniveggente; il palco e le quinte del teatro itinerante mostrano un disegno massonico, identico alla scenografia dell'ultima edizione del Festival di Sanremo...
Credo che Gilliam, nell’intricata sceneggiatura abbia codificato, oltre ad emblemi densi di suggestioni, un messaggio quanto mai scabroso: Tony si è arricchito con un’organizzazione non governativa che, fingendo di occuparsi di bambini bisognosi, ne preleva gli organi. Nell’intreccio incalzante ed involuto, questa denuncia quasi non si avverte, ma la morte di Ledger durante la lavorazione ha il sentore di un sinistro presagio, di un inquietante avvertimento...
[1] Heath Ledger morì il 22 gennaio 2008. [so what?]
Il regista rispolvera il tòpos del patto con il diavolo per evocare una realtà fantastica e fantasmagorica. Il Dottor Parnassus, condannato all’immortalità e ad invecchiare indefinitamente come il mitico Titone, è il capocomico di una sgangherata compagnia teatrale in cui lavora la bellissima figlia, preda ambita dal Diavolo. Soprattutto Parnassus è il mago che può condurre ignari spettatori nel mondo immaginifico dei propri sogni (ed incubi) più segreti.
Opera barocca, sontuosa e talora persino kitsch, “Parnassus” mescola teatro, cinema e vita. E’il teatro come meravigliosa finzione, cinema come magia e vita che ha un po’ dell’uno e dell’altro. L’autore ha voluto proiettare un caleidoscopio di immagini, di riferimenti, di citazioni: è un caleidoscopio che abbaglia e stordisce. La tradizione vedica, il mito classico, i tarocchi, Goethe, Lewis Carroll, la Massoneria… sono soltanto alcuni tra gli ingredienti che Gilliam riesce per lo più a dosare e a mescolare in modo sapiente.
Sull’onda di un evento fortuito (ma esiste il caso?), il regista è capace pure di incastrare Pirandello e la polverizzazione dell’identità nel momento in cui l’avventuriero Tony, interpretato all’inizio da Heath Ledger morto sul set, è sostituito da un trio di alter ego nell’universo onirico oltre lo specchio. Qui la fiction si fonde e si confonde con la cronaca nera su cui si addensano le cupe ombre di una maledizione, come nel film “Il corvo” con Brandon Lee. [1]
Come “Il corvo”, anche la produzione di Gilliam è un intrico di simboli e di straniti adombramenti: Anton, uno fra gli istrioni della compagnia, veste il costume di Hermes psicopompo, guida delle anime; sulla fronte di Tony si intravede una piramide tronca con l’occhio onniveggente; il palco e le quinte del teatro itinerante mostrano un disegno massonico, identico alla scenografia dell'ultima edizione del Festival di Sanremo...
Credo che Gilliam, nell’intricata sceneggiatura abbia codificato, oltre ad emblemi densi di suggestioni, un messaggio quanto mai scabroso: Tony si è arricchito con un’organizzazione non governativa che, fingendo di occuparsi di bambini bisognosi, ne preleva gli organi. Nell’intreccio incalzante ed involuto, questa denuncia quasi non si avverte, ma la morte di Ledger durante la lavorazione ha il sentore di un sinistro presagio, di un inquietante avvertimento...
[1] Heath Ledger morì il 22 gennaio 2008. [so what?]
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E' UN FILM.
ReplyDeleteUN F I L M ! ! !
Belìn che coglione...
Vive in un mondo tutto suo. Non riesce piu' a distinguere la realta' da un film. Anzi, non c'e' mai riuscito.
DeleteE' malato, o ci sono altri termini per descriverlo?
Io non capisco mai se sti film gli piacciono o no alla fine della fiera...
ReplyDeleteVabbe io sono andato a vedere 300 czretino, vai che è semplice e senza tante simbologie, dai che ti diverti!