L'immensa sputtanata a Zelig

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Scopo del Blog

Raccolgo il suggerimento e metto qui ben visibile lo scopo di questo blog.

Questo e' un blog satirico ed e' una presa in giro dei vari complottisti (sciacomicari, undicisettembrini, pseudoscienziati e fuori di testa in genere che parlano di 2012, nuovo ordine mondiale e cavolate simili). Qui trovate (pochi) post originali e (molti) post ricopiati pari pari dai complottisti al fine di permettere liberamente quei commenti che loro in genere censurano.

Tutto quello che scrivo qui e' a titolo personale e in nessun modo legato o imputabile all'azienda per cui lavoro.

Ciao e grazie della visita.

Il contenuto di questo blog non viene piu' aggiornato regolarmente. Per le ultime notizie potete andare su:

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Friday, February 15, 2013

I ricordi non si lavano, un libro che denuncia l'operato della psichiatria

http://scienzamarcia.blogspot.co.uk/2013/02/i-ricordi-non-si-lavano-un-libro-che.html

I ricordi non si lavano, un libro che denuncia l'operato della psichiatria

Aurora Frola denuncia la psichiatria ne “I ricordi non si lavano”, criticando una società che dà il nome di un disturbo a ogni emozione. 
 
Angelica, protagonista dell’opera, si fa portavoce di una battaglia sociale, lottando contro un sistema che vuole curare il suo mal di vivere attraverso “pillole magiche”, che addormentano la razionalità.

Angelica viene iniziata agli psicofarmaci da un medico frettoloso e superficiale,  che, senza ascoltarla, le propone farmaci psicotropi come soluzione a un suo problema emotivo.

“Inizia qui la mia maledizione, con la cura di un sintomo che nasconde un segreto”,  scrive così la protagonista, intraprendendo la sua folle corsa verso l’ autodistruzione. Queste sostanze le aprono un varco dentro, dirigendola verso l’uso di altre droghe, mai assunte prima.

Un vero e  proprio tunnel, fino alla perdita della ragione. Un’immersione nell’inconscio più profondo dove  il tentativo di suicidio è l’ultimo grido di aiuto.

Ricoverata in una clinica psichiatrica, con disturbo di personalità borderline, Angelica tenta di disfarsi di tutte le sostanze che le creano dipendenza. I medici vogliono invece somministrarle altri farmaci. Lei si rifiuta, combatte per risvegliarsi, ritrovando nella lucidità la sua vera forza.

La ragazza ci rende testimonianza anche di quella che è la vita all’interno di un istituto psichiatrico. “Uno zoo, un albergo per mentecatte, un carcere per menti infette” è così che lei definisce il luogo in cui sarà ricoverata per tre mesi.

Persone “buttate dentro a un buco”, dove le uniche cure sono “le siringhe che addormentano”.

Angelica ci racconta il suo buio, fatto di follia, di delirio, ma anche di battaglie per riprendere in mano le redini di una  vita ormai alla deriva.

Lei punta il dito contro l’approccio psichiatrico e non emotivo al problema. Angelica avrebbe avuto bisogno di parlare, di sfogarsi, di raccontarsi, invece viene condotta nel tunnel della dipendenza dal suo medico di fiducia.

La sua colpa è quella non aver saputo gestire quell’iniziale sensazione di benessere provocata dai farmaci. Sensazione precaria ed effimera, che svanisce in poco tempo, innescando dentro di lei la voglia di riaverla. “Faccio la cosa più stupida che posso fare: aumento il dosaggio”.
 
Una dipendenza vera e propria. Una droga legalizzata, che può diventare un’arma di distruzione.

Assuefazione dipendenza, amnesia anterograda, sono solo alcuni dei loro effetti collaterali.
 
Sconcertante è la facilità con la quale vengono prescritti. Sconvolgente è la facilità con cui vengono dispensati dalle farmacie.            
 
Farmacisti disattenti che non timbrano  le ricette, permettono ad Angelica di costruirsi in casa una vero e proprio arsenale di distruzione mentale.

Occorre informazione e prevenzione, nella speranza che la storia di Angelica ci possa insegnare qualcosa.




Leggi anche

Gli psicofarmaci, pericolose droghe legali:
http://scienzamarcia.blogspot.it/2008/05/gli-psicofarmaci-pericolose-droghe.html

Una nuova prospettiva nell’approccio a molti cosiddetti “disturbi psichiatrici” e “problemi psicologici”:
http://scienzamarcia.blogspot.com/2013/01/una-nuova-prospettiva-nellapproccio.html

Depressione (ed altri problemi generalmente definiti "mentali", psicologici o psichiatrici) , alimentazione, vitamine B e C, l-triptofano, omega 3:
http://scienzamarcia.blogspot.com/2013/01/depressione-ed-altri-problemi.html

La fregatura della diepndenza dagli psicofarmaci:
http://scienzamarcia.blogspot.com/2012/11/la-fregatura-della-dipendenza-dagli.html
 

13 comments:

  1. Leggere corrado "cannaiolo" che scrive di droghe e' impagabile!

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    1. eh eh ;) pero' per la prima volta, almeno per me, trovo questo post 'normale', ovvero non c'e' il solito pallosissimo collegamento forzato con scie chimiche e nwo; piuttosto, tratta di un argomento importante che ha sconvolto la vita di milioni di famiglie.
      esistono ,si e' vero, psichiatri decisamente poco 'umani', leggermente piu' interessati al riscontro 'del libro' che non 'vicini' al/alla paziente. personalmente ho incontrato questa 'specie', la quale testa su di te il farmaco x e vede cosa succede da li' a tre quattro mesi [ perlo per es. degli 'antidepressivi', alcuni dei quali richiedono tempi anche lunghi ( 6 mesi max a quanto so ) per 'funzionare' e permettere il rilascio di quelle sostanze di cui hai bisogno per ri-equilibrarti ( in effetti io lo vedo molto come "stop produzione dopamina" - teoria di max cady )
      vabe' solo per dire che TANTA gente e' stata rovinata dal dogma del dsm-tutte le versioni, non voglio fare proclami solo che tutt'ora nel cazzo di 2013 dimmi tu che bisogno si ha di fare ancora l'elettroshock :X

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    2. Max, la depressione ha a più che fare con la serotonina e i farmaci antidepressivi tendono a aumentarne i livelli. La dopamina invece è associata generalmente al parkinson.
      Gli antidepressivi poi icominciano a fare sentire gli effetti dopo almeno 15 giorni, anche di pù, ma non 6 mesi.

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  2. Probabilmente il libro è interessante, l'argomento (per me) pure, ma

    - è un romanzo (opera, quindi, di fantasia)
    - dire che il corroso strumentalizza il tutto per propinare le sue vaccate è un eufemismo
    - perché non cita la fonte di quel che ha copiato spudoratamente (ovvero questa http://frolaaurora.wix.com/iricordinonsilavano#!la-denuncia-della-psichiatria/c13xh)?

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    1. http://www.terapiaelettroconvulsiva.it/pratica.htm

      un pochino ot magari ma questi si VANTANO di fare l'elettroshock, perche' FUNZIONA
      no allora ve lo metto qui perche' porco zio



      PRATICA ECT

      Oggi è venerdí, 15 febbraio 2013

      AITEC
      Associazione Italiana per la Terapia Elettroconvulsivante

      All’ Onorevole Ministro della Salute Pubblica

      Oggetto: Favorire l’installazione di servizi di Terapia Elettroconvulsivante (TEC)
      (Elettroschock) nei Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura presso gli Ospedali pubblici italiani.

      La TEC, inventata a Roma nel 1938 da Ugo Cerletti e Lucio Bini, costituisce tuttora il più efficace trattamento delle sindromi depressive, specialmente di quelle più gravi, psicotiche e con alto rischio di suicidio. Con la tecnica moderna della sua applicazione gli effetti idesiderabili sono irrilevanti. Tale incontestabile efficacia clinica è comprovata dal largo uso di questa terapia negli ospedali pubblici di tutta Europa. Ad esempio, in Olanda esistono 35 servizi di TEC, in Belgio 32, in Danimarca 35, in Germania 159, in Svezia 65, in Norvegia 44, in Finlandia 40, in Ungheria 34, in Scozia 27, in Irlanda 16 e nel Regno Unito 160.

      In Italia ci sono solo 9 strutture psichiatriche dove un paziente può essere trattato con la TEC: sei appartengono al Servizio Nazionale (SPDC di Montechiari-Brescia, SPDC di Oristano, SPDC presso l'Ospedale SS. Trinità di Cagliari, SPDC di Brunico, SPDC di Bressanone e la Clinica Psichiatrica della Università di Pisa). La terapia è disponibile anche in tre cliniche private convenzionate con il S.S.N. (Clinica San Valentino, Roma; Clinica Santa Chiara, Verona e Clinica Barruzziana, Bologna).

      Le ragioni di questa disparità fra l’Italia e gli altri paesi europei sono i pregiudizi ideologici, le interferenze politiche e una diffusa ignoranza sia sulla depressione sia sugli effetti di questo trattamento, a volte necessario e salvavita. Le conseguenze di questa situazione in Italia sono le gravi sofferenze per molti mesi e anni dei pazienti e delle loro famiglie.

      La scarsissima possibilità di usufruire di questa terapia è profondamente ingiusta e va a danno dei più deboli. Tale ingiustizia sarebbe stata tollerata dalla società per un’altra cura che non fosse per una malattia psichica?

      Chiediamo che venga istituito un servizio di TEC almeno per ogni milione
      di abitanti, un tasso molto inferiore a quello dei paesi europei, ma sarebbe in grado di fare fronte ai casi più urgenti.

      Dott. Athanasios Koukopoulos
      Presidente AITEC
      Presidente Aretaeus onlus

      favorevoli. se si qualcuno mi spiega cosa cazzo curi bruciando [ ah, localizzato eh si ] il cervello alla gente. proprio come se me lo chiedesse mio nipote di 5 anni.

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    4. ciao
      guarda ho letto [ un po' tipo mio cugino ma piu' affidabile ] che in pratica sono stati fatti pochissimi 'test' sull'efficacia di questa tortura
      non mi rendo conto del perche' sia ancora in uso, davvero.

      in questo 'campo' ci vorrebbe MOLTA piu' umanita', quando mi attacchi degli elettrodi in testa di che tipo di rapporto stiamo parlando? si annulla completamente ogni tipo di comunicazione, anche perche' la gente , si, e' tecnicamente guarita, se era violenta 'dopo' non lo e' piu' e le persone con parenti in degenza dalla 'terapia' si fanno domande :
      da l’Espresso online
      [ articolo del 7 dicembre 2012 ]
      http://espresso.repubblica.it/dettaglio/elettroshock-si-fa-ma-non-si-dice%3Cbr-%3E/2196991

      Elettroshock: si fa ma non si dice
      a cura di Stefani Rossini

      I dubbi di uno nostro lettore sull'uso e abuso di un metodo terapeutico. La testimonianza è stata pubblicata nella rubrica 'Lettere e risposte'
      (07 dicembre 2012)
      Cara Rossini, l'hanno sedata con delicatezza, l'hanno riempita di elettrodi, l'hanno scossa seguendo un protocollo "scientificamente tarato", hanno ripetuto il trattamento diverse volte alla settimana per un mese, e me l'hanno restituita che sembrava guarita. Parlo di mia madre, 66 anni, ancora bella e fisicamente vigorosa ma da due anni minata da una depressione così forte da rendere la vita impossibile a lei e a me. Io sono figlio unico e da quando mio padre non c'è più sono il solo che può prendersi cura di lei. Ora mi chiedo: questo compito filiale l'ho fatto nel modo giusto? Non sarà che ho dato retta al dottore che mi aveva assicurato gli effetti benefici e i rischi nulli dell'elettroshock solo perché era la soluzione più facile anche per me? Ho trent'anni e poca esperienza in queste cose, ma ho gli occhi per vedere quanto è cambiata mia madre. Era energica ed ora è passiva. Era volitiva ed ora è accondiscendente. Era interessata al mondo, magari solo per criticarlo o mettersi in competizione con chi non la pensava come lei ed ora è indifferente a tutto. Certo, non è più preda di momenti di angoscia, intolleranza, polemica o furia, ma io la guardo e mi chiedo se, per darle la pace, le ho rubato la vita. Lei si domanderà perché le scrivo tutto questo ma vorrei semplicemente il suo parere, che ho imparato ad apprezzare, sull'elettroshock, questa pratica che tutti giudicano superata e che invece, nel chiuso delle cliniche, tutti caldeggiano e consigliano ai parenti dei malati. Mi dica, per favore, se ho sbagliato e quanto.

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  4. Ma dai....

    Ma cita come argomento per la sua tesi un libro dove sotto c'è scritto ROMANZO????

    AH AH AH AH AH AH AH AH

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