L'immensa sputtanata a Zelig

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Scopo del Blog

Raccolgo il suggerimento e metto qui ben visibile lo scopo di questo blog.

Questo e' un blog satirico ed e' una presa in giro dei vari complottisti (sciacomicari, undicisettembrini, pseudoscienziati e fuori di testa in genere che parlano di 2012, nuovo ordine mondiale e cavolate simili). Qui trovate (pochi) post originali e (molti) post ricopiati pari pari dai complottisti al fine di permettere liberamente quei commenti che loro in genere censurano.

Tutto quello che scrivo qui e' a titolo personale e in nessun modo legato o imputabile all'azienda per cui lavoro.

Ciao e grazie della visita.

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Wednesday, June 18, 2014

Spiritati

http://zret.blogspot.it/2014/06/spiritati.html

Spiritati

In questi tempi sempre più difficili non sono pochi coloro che cercano di fuggire da un’esistenza asfissiante, dal cappio del quotidiano, ricorrendo alle esperienze più disparate. L’uomo contemporaneo avverte, sebbene in modo indistinto, che esiste un quid oltre il corpo, oltre i ceppi della materia. Purtroppo, però, cerca scorciatoie, privilegia le tecniche, pensa, un po’ come Simon Mago, che con il denaro si possano acquisire i doni dello Spirito. Ecco allora che comincia ad iscriversi a corsi, a procurarsi costosi tomi, a seguire gli insegnamenti di sedicenti maestri: quasi sempre il risultato non è l’espansione della coscienza, bensì uno spaventoso assottigliamento del portafoglio. Un percorso “spirituale” è più oneroso di un mutuo.

Come giudicare poi di tutte quelle costrizioni che dovrebbero liberare il nostro potenziale interiore? Posture scomode, estenuanti sedute di meditazione, impegnativi esercizi di visualizzazione, concentrazione della mente sul vuoto... Qual è alla fine il frutto di tutte queste prassi?

L’uomo di oggi è costitutivamente dissimile da quello di un tempo: altro che evoluzione! Così, se i partecipanti ai Misteri dei tempi venerandi compivano un itinerario che li conduceva, attraverso prove simboliche, ad una vera iniziazione, nell’età attuale si brancica nel buio o ci si muove in un labirinto. Dante ci insegna che “per riveder le stelle”, è necessario un lungo, paziente apprendistato. E’ necessario percorrere il sentiero che attraversa l’inferno per rendere l’anima degna di ascendere. Si preferisce la via più breve la cui meta, però, è il fallimento.

Difettano gli ierofanti genuini che possano trasmettere delle dottrine profonde senza pensare ad un tornaconto, al proprio ego; oggi il contatto con il sacro è sostituito dal convegno a pagamento, in cui i conferenzieri disquisiscono sui temi più eterogenei purché vi figuri l’aggettivo “quantico”. Questa non è spiritualità, ma una sua contraffazione, anzi mercimonio. Non mancheranno allora gli amuleti, i cristalli, i dispositivi di carta contro le onde elettromagnetiche, le orgoniti…

L’era della pazzia e dello sperpero ama ammantarsi con le parvenze della saggezza e della sobrietà.

Tutto si vende, tutto si acquista. I libri per innalzarsi oltre il mortificante materialismo pullulano: dallo Zen al sapere degli Orfici, dalla filosofia orientale alla fisica quantistica, dall’esoterismo cristiano alla New age… tutto congiura per la nostra felicità, per il successo, la salute, addirittura per la deificazione dell’uomo.

Eppure siamo sempre più insoddisfatti, frustrati, cagionevoli, incapaci di guardare oltre il soffocante orizzonte del qui ed ora...

Quando si terrà il prossimo simposio sull’apertura dei chakra?

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Thursday, February 17, 2011

Corpus hominis

http://zret.blogspot.com/2011/01/corpus-hominis.html

Corpus hominis

Il corpo: come considerarlo? La duplicità, che non è necessariamente dualismo, implica un movimento di attrazione-repulsione. Forse le anime, come sostengono alcune tradizioni, furono attratte dalla materia in cui restarono imprigionate: il corpo diventa un sarcofago da cui l’anima anela disperatamente a liberarsi, di vita in vita. È una caduta per concupiscenza, poiché le anime desiderano esperire, attraverso i sensi, il mondo della densità. L’attrazione per la materia, una volta conosciuto il suo destino di disfacimento, si inverte in ripulsa, ma ormai è tardi. Troppo tardi.

Le correnti gnostiche, di cui alcuni princìpi confluirono nei sistemi dei Bogomili e dei Catari, enfatizzando la differenza tra Spirito e materia, negano ogni possibile conciliazione. E’ tragicamente ironico che il persecutore degli Albigesi, Innocenzo III, nel De contemptu mundi, mostrò una visione del soma e delle sue ribrezzose impurità non dissimile da quella dai Buoni uomini.

E’ necessario il corpo per maturare dei vissuti? La seduzione della conoscenza lato sensu ebbe il sopravvento: fu la rovina. Le voluttà dei sensi sono più inebrianti del piacere della sfera intelligibile, ma il loro scotto è alto, ossia scendere in una dimensione dove, ad un breve periodo di vigoria, subentra una fase di progressivo, irreversibile decadimento.

Duplicità, si diceva: da un lato l’organismo si rivela un “congegno” strabiliante nella sua complessità ed efficienza, dall’altro è un involucro fatiscente. Suscita ammirazione uno strumento come la mano, con le sue articolazioni, le sue possibilità di afferrare gli oggetti e di manipolarli, eppure…

“Un tronco che soffre”: così definì il corpo Giacomo Leopardi con potente, disperata immagine.

Forse è un’astuzia della natura che perpetua ciecamente sé stessa attraverso gli organismi caduchi delle diverse specie: esisterà pure un disegno, ma ce ne sfuggono i connotati più profondi. Era necessario questo addensamento o fu il risultato di uno scarto ontologico? Anche l'avatar discende, ma poi risale; per i comuni mortali l’anabasi è ardua, quasi impossibile.

L’Orfismo, nella tradizione occidentale, palesò un atteggiamento anti-ilico, recepito poi da filosofi come Platone. Un pensiero anti-cosmico si può reputare una radicalizzazione di quella tendenza. Il sentiero dualistico conduce verso il rifiuto del mondo e diventa nichilismo, se, annichilita la natura, non resta nient’altro. Se, infatti, oltre la materia, sia pure una materia sottile, non si estende una dimensione non-fisica, la liberazione dalla schiavitù ilica è oblio, puro nulla. E’ una posizione estrema, agli antipodi di visioni che celebrano il corpo nella sua sensorialità, nella sua prestanza, almeno finché dura: dacché sottentra la senescenza, piena di magagne, il corpo si tramuta in una tomba cui ci aggrappiamo solo per un’irrazionale Wille. Allora il non-essere appare meno spaventoso di un supplizio senza speranza, di un’agonia lacerante.

Il rigetto del corpo si discosta dalla sua stessa mortificazione, poiché movimenti come quello dei Flagellanti umiliano la carne, come pungolo del peccato, non in quanto degradazione. Nel Cristianesimo paolino al corpus Christi è associato il mistero dell’Incarnazione: occorre incarnarsi per redimere, attraverso lo strazio delle membra sulla croce. La sofferenza del corpo (ente del patimento sino alla follia) si sublima nella salvezza, ma la retorica del sacrificio e del sangue è dietro l'angolo. I docetisti non erano d’accordo con tale interpretazione che sfociò nella teofagia con cui il Cristianesimo ci richiama i culti dionisiaci.

L’etimologia ci aiuta ad inquadrare uno scorcio del tema: soma-sema (corpo-sepolcro), dicevano gli Orfici con significativa paronomasia. In inglese “corpse”, dal latino “corpus”, vale “cadavere”: è possibile concludere così, anche se in modo inconcludente.

Friday, October 29, 2010

Il destino degli animali

http://zret.blogspot.com/2010/10/il-destino-degli-animali.html

Il destino degli animali

“Il destino degli animali” è la celebre opera pittorica di Franz Marc (Monaco, 1880 Verdun, 1916), artista tedesco. Marc, che morì sul campo di battaglia, nei quadri dipinti negli anni precedenti la Grande guerra, affinò uno stile in cui furono distillate le feconde esperienze a cavallo di due secoli, tra Jugendstil ed avanguardie del primo Novecento. “Nel 1912 affiorarono nella sua opera due nuove componenti: l’Orfismo ed il Futurismo, conosciuti a Parigi ed a Monaco, in quello stesso anno. Larghi fasci di luce, piani di colore trasparenti, dinamico comporsi delle strutture vennero generando una realtà cristallina, armonica e musicale, uno spazio magico dalle luci incantate in cui vibra un profondo fremito panteistico.” (Enciclopedia dell’Arte, Milano, 2005, s.v. Marc)

“Il destino degli animali” è un dipinto emblematico di questa poetica: in una foresta irreale, schegge colorate trafiggono il muto bramito di cervi ed il disperato nitrito dei cavalli. La lezione del raggiamo russo (Goncarova, Larionov), rivissuta attraverso il contatto con il Futurismo italiano e permeata delle reminiscenze espressioniste risalenti al Blaue Reiter (Cavaliere azzurro), pulsa di rossi dolenti, in armonico stridio con l’indaco ed il malinconico verde.

Il quadro, nel suo pathos, pare anticipare le sorti dell’Europa di lì a poco incendiata dagli strali della contraerea ed insanguinata dagli scontri. I destrieri dipinti da Marc, come dilaniati in uno spasimo disperato, portano alla mente le pazze cariche della cavalleria sui fronti del conflitto: macelli di uomini e di animali in brani di carne, tra pozze di sangue, sotto il lucore fosforescente dell’artiglieria. L’intuizione cromatica si sfalda nelle sfaccettature taglienti della prospettiva frantumata; vi traluce appena l’ombra di una speranza.

Il destino dei nostri amici animali – sembra presagire Marc – innestato nella sofferenza e nella morte, è il destino degli uomini. Lo precorre come un’eco al contrario. Inascoltata.

Articolo correlato: C. Penna, Propaganda a favore del microchip per gli animali, 2010