Vivere nell'età dell'ipocrisia

Avevano
perfettamente ragione i sofisti quando asserivano che la “giustizia” è
solo la legge del più forte e del più scaltro. E’ così! Tutte le
elucubrazioni ed esegesi, anche le più sottili, circa i problemi
giuridici non valgono un fico secco, se confrontate con la spietata
constatazione dei sofisti. A che pro lambiccarsi su ponderosi manuali di
diritto (nulla è più storto del diritto) per tentare di stabilire che
cosa sia l’equità? Viviamo in un mondo capovolto in cui gli onesti e gli
innocenti non hanno alcuna speranza di veder riconosciuta la loro
integrità, laddove i farabutti istituzionali imperversano impuniti,
delinquono allegramente.
Era già Catone il Censore a scrivere: “I ladri privati sono in catene, mentre i ladri pubblici vivono tra l’oro e la porpora”. Tacito ci ricorda che “in uno stato molto corrotto, le leggi pullulano”. I classici sono gli autori il cui insegnamento è sempre attuale e veramente è difficile aggiungere qualcosa ai loro immortali moniti. Anche Manzoni della mefitica “giustizia” umana aveva inteso tutto: attraverso i personaggi e gli episodi dei “Promessi sposi” denuncia con amara ironia l’iniquità, la pochezza, la ferocia, l’avventatezza di magistrati e birri.
Le tare della “giustizia” sono innumerevoli. Nelle false “democrazie occidentali” le magagne della giurisprudenza sono nascoste dietro una folta e ben sagomata siepe di disposizioni, regole, clausole, commi, codicilli... I mali peggiori sono senza dubbio le deroghe e le proroghe. Le eccezioni si annidano in leggi che possono essere condivisibili, per snaturarle o vanificarle. Le posticipazioni situano in un futuro che non verrà mai l’applicazione di quelle pochissime prescrizioni il cui rispetto migliorerebbe le condizioni del consorzio umano. Così ci si ritrova con una “giustizia” che è solo coercizione ed arbitrio. Invano si invocheranno norme giuste e sagge: chi le dovrebbe rispettare, le calpesterà sempre. In ogni caso resteranno disattese.
In verità il sistema giuridico attuale è del tutto indistinguibile da una giustizia sommaria e sommamente ipocrita.
Era già Catone il Censore a scrivere: “I ladri privati sono in catene, mentre i ladri pubblici vivono tra l’oro e la porpora”. Tacito ci ricorda che “in uno stato molto corrotto, le leggi pullulano”. I classici sono gli autori il cui insegnamento è sempre attuale e veramente è difficile aggiungere qualcosa ai loro immortali moniti. Anche Manzoni della mefitica “giustizia” umana aveva inteso tutto: attraverso i personaggi e gli episodi dei “Promessi sposi” denuncia con amara ironia l’iniquità, la pochezza, la ferocia, l’avventatezza di magistrati e birri.
Le tare della “giustizia” sono innumerevoli. Nelle false “democrazie occidentali” le magagne della giurisprudenza sono nascoste dietro una folta e ben sagomata siepe di disposizioni, regole, clausole, commi, codicilli... I mali peggiori sono senza dubbio le deroghe e le proroghe. Le eccezioni si annidano in leggi che possono essere condivisibili, per snaturarle o vanificarle. Le posticipazioni situano in un futuro che non verrà mai l’applicazione di quelle pochissime prescrizioni il cui rispetto migliorerebbe le condizioni del consorzio umano. Così ci si ritrova con una “giustizia” che è solo coercizione ed arbitrio. Invano si invocheranno norme giuste e sagge: chi le dovrebbe rispettare, le calpesterà sempre. In ogni caso resteranno disattese.
In verità il sistema giuridico attuale è del tutto indistinguibile da una giustizia sommaria e sommamente ipocrita.
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