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L’avvento del quinto mondo: spegnere il segnale
Si intitola "L'avvento del quinto mondo" il quarto episodio (uscito nell’ultima decade di giugno) della serie "The secret", l'albo ideato dal disegnatore e sceneggiatore Giuseppe Di Bernardo.
Destinato alle nuove generazioni e non solo, la produzione dell'editrice "Star comics" prova ad aprire una breccia non tanto nel muro di omertà delle versioni ufficiali, quanto nel nostro modo di pensare radicato in una piatta "razionalità", in schemi duali e semplicistici: a ragione, quindi Di Bernardo, nella presentazione del numero 4, si chiede: "In che modo gli esseri del cielo provocheranno la fine della nostra era? E soprattutto, si tratta di esseri extraterrestri o provengono forse da qualche anfratto oscuro del nostro pianeta? [...] Forse, come dicono in molti, le scie chimiche nascondono il segreto per generare improvvisi cambiamenti climatici o forse sono la punta dell'iceberg di un mistero più oscuro e letale".
I soggettisti dell’episodio, Giuseppe Di Bernardo e Francesco Matteuzzi, hanno un sesto senso. Travalicando le frontiere di una ricerca già di frontiera (oltre che pericolosa), centrano il bersaglio, perché interpretano le operazioni chimico-biologiche come la raison d'être del sistema.
Gli autori, accentuando una caratteristica delle storie precedenti, frantumano la trama, per mezzo di flash back e di rimbalzi narrativi. Il disegno secco, angoloso e talora persino rude di Massimiliano Bergamo si abbina ad inquadrature di grande impatto emotivo: primissimi piani, ravvicinate prospettive a volo d’uccello, scene drammaticamente scorciate. Il racconto già dinamico subisce così un ulteriore impulso, mentre sui personaggi e sulle vicende aleggia l’eco di profezie bibliche.
Sono due i concetti su cui si regge la sceneggiatura: il nesso tra “realtà” fisica ed universo invisibile nonché l’idea che un "segnale" possa condizionare le facoltà percettive ed accecare il terzo occhio. Il tema del segnale, che punteggia la letteratura ed il cinema visionari, (è già in Philip K. Dick), è forse più di un tòpos, poiché pare un archetipo che prende forma nell’intuizione del mondo. “The secret”, però, a differenza di altre produzioni, non spiega, non illustra: i miti Hopi su Red Kachina e Blu Kachina sono elusi nella loro valenza premonitrice di cui è solo evocata l’aura apocalittica.
“L’avvento del quinto mondo” si apre a numerose interpretazioni al punto che, approfondendo in modo vertiginoso l’analisi, si potrebbe pensare per un istante che disattivare il segnale significhi spegnere Tutto questo. E’ forse questa l’unica via, se è percorribile, per riparare l’errore. Definitivamente.
Destinato alle nuove generazioni e non solo, la produzione dell'editrice "Star comics" prova ad aprire una breccia non tanto nel muro di omertà delle versioni ufficiali, quanto nel nostro modo di pensare radicato in una piatta "razionalità", in schemi duali e semplicistici: a ragione, quindi Di Bernardo, nella presentazione del numero 4, si chiede: "In che modo gli esseri del cielo provocheranno la fine della nostra era? E soprattutto, si tratta di esseri extraterrestri o provengono forse da qualche anfratto oscuro del nostro pianeta? [...] Forse, come dicono in molti, le scie chimiche nascondono il segreto per generare improvvisi cambiamenti climatici o forse sono la punta dell'iceberg di un mistero più oscuro e letale".
I soggettisti dell’episodio, Giuseppe Di Bernardo e Francesco Matteuzzi, hanno un sesto senso. Travalicando le frontiere di una ricerca già di frontiera (oltre che pericolosa), centrano il bersaglio, perché interpretano le operazioni chimico-biologiche come la raison d'être del sistema.
Gli autori, accentuando una caratteristica delle storie precedenti, frantumano la trama, per mezzo di flash back e di rimbalzi narrativi. Il disegno secco, angoloso e talora persino rude di Massimiliano Bergamo si abbina ad inquadrature di grande impatto emotivo: primissimi piani, ravvicinate prospettive a volo d’uccello, scene drammaticamente scorciate. Il racconto già dinamico subisce così un ulteriore impulso, mentre sui personaggi e sulle vicende aleggia l’eco di profezie bibliche.
Sono due i concetti su cui si regge la sceneggiatura: il nesso tra “realtà” fisica ed universo invisibile nonché l’idea che un "segnale" possa condizionare le facoltà percettive ed accecare il terzo occhio. Il tema del segnale, che punteggia la letteratura ed il cinema visionari, (è già in Philip K. Dick), è forse più di un tòpos, poiché pare un archetipo che prende forma nell’intuizione del mondo. “The secret”, però, a differenza di altre produzioni, non spiega, non illustra: i miti Hopi su Red Kachina e Blu Kachina sono elusi nella loro valenza premonitrice di cui è solo evocata l’aura apocalittica.
“L’avvento del quinto mondo” si apre a numerose interpretazioni al punto che, approfondendo in modo vertiginoso l’analisi, si potrebbe pensare per un istante che disattivare il segnale significhi spegnere Tutto questo. E’ forse questa l’unica via, se è percorribile, per riparare l’errore. Definitivamente.
"si apre a numerose interpretazioni"
ReplyDelete... al punto che puoi fargli dire tutto ed il contrario di tutto.
In psichiatria, questo vedere conferme alle proprie paranoie in tutto ciò che viene manifestato tramite la comunicazione o rappresentato in forme artistiche e culturali a qualunque livello, ha una definizione ben precisa, ma io non la ricordo: help!
ReplyDeleteNon è la sindrome di Cassandra? Quella della sinestesia per le opere artistiche è la sindrome di Stoccolma ma non credo sia il caso di zretino.
ReplyDeletele opere artistiche è la sindrome di Stoccolma
ReplyDeleteNon era la sindrome di Stendhal?
Quella di Stoccolma, se non erro, è quel filo che lega la vittima al suo aguzzino (in questo caso zret nei confronti di straker)
(captcha=bletsmom)
La sindrome di Cassandra fa prevedere avvenimenti negativi, ma non credo abbia risvolti psichiatrici. Il soggetto prevede e non causa (quello si chiama iettatore!). Potrebbe trattarsi di chiaroveggenza.
ReplyDeleteLa sindrome di Stoccolma è quella citata da mastro (che non erra!), mentre la sindrome di Stendhal è quella sorta di stordimento, con ricadute sul fisico, che alcuni soggetti particolarmente sensibili provano di fronte alla bellezza di opere d'arte o trovandosi in ambienti particolarmente suggestivi.
Manca ancora la risposta al mio quesito!
Sono d'accordo con te mastro, penso che zret, complice la sua frustrazione di scrittore fallito, abbia finito per essere plagiato dal fratello fannullone ...
ReplyDeletepenso che zret, complice la sua frustrazione di scrittore fallito
ReplyDeleteE' come la questione dell'uovo e della gallina.
Magari senza l'egocentrismo narcisista del fratello, zret non avrebbe sviluppato le sue frustrazioni. Magari non avrebbe vinto il Nobel per la letteratura, ma qualche racconto di genere fantasy avrebbe anche potuto partorirlo. E (sempre forse) si sarebbe accontentato della dignitosa professione di insegnante.
Invece l'astio che manifesta verso Eco e altri scrittori affermati, e verso gli "scienziati" che non capisce minimamente ma critica a vanvera, potrebbe essere quello ha nei confronti di rosario, opportunamente mascherato.
il peyote psicologo d'accatto
Non era la sindrome di Stendhal?
ReplyDeleteSi ho cannato sindrome...