http://zret.blogspot.com/2011/06/sei-giorni-sulla-terra.html
Sei giorni sulla Terra
“Sei giorni sulla Terra” è la nuova pellicola di Varo Venturi. Il dottor Davide Piso è un professore universitario che si occupa di rapimenti. Isolato all’interno dell’ambiente accademico, Davide incontra persone possedute da extraterrestri che, sotto ipnosi, svelano la presenza di un parassita. Un giorno una giovane dai capelli rossi, la fascinosa Saturnia (la brava Laura Glavan), chiede all’ordinario di indagare sull’entità che si è intrusa in lei.
Piso così viene a conoscenza di una realtà inesplorata: la sua scoperta lo porta in rotta di collisione con l’aristocrazia nera nonché con la “cupola” di esseri provenienti da lontani pianeti e da conturbanti dimensioni.
Il regista, noto per l’atipico “Nazareno”, interpreta in modo persuasivo il protagonista, avvalendosi della fotografia gotica di Daniele Baldacci, ma non riesce a drammatizzare le tesi malanghiane: nel film latitano le emozioni e la suspense, mentre gli stessi luoghi in cui sono ambientare le scene clou sono illustrati freddamente.[1]
L’opera, più che una trasposizione in chiave cinematografica delle vicende legate ai rapimenti alieni, è una didascalica esposizione di quanto Corrado Malanga ha in questi anni elaborato. Vero è che il lungometraggio non appartiene al sottogenere fantascientifico, a differenza di quanto ha concluso qualche critico corrivo, ma il gusto del racconto è azzerato dall’esigenza di dichiarare le concezioni dell’ufologo di Pisa.
Non sono pochi i limiti della produzione: scansione rigida e sequenziale degli eventi nei sei giorni cui si riferisce il titolo, recitazione meccanica di molti attori, sceneggiatura piatta, intreccio che, nonostante l’originalità del retroterra ideologico (gli alieni cattivi che tentano di ghermire l’anima per accedere alla sfera divina), ricorda troppo da vicino cose già viste.
L’espediente narrativo (?) del 666, interpretato come frequenza che imprigiona l’umanità in una matrice – ma pare che in origine il numero della Bestia fosse il 616 – evoca l'originale trovata di “Essi vivono”. I rapiti che, quando sotto ipnosi, gracchiano i minacciosi messaggi dell'extraterrestre, ci paiono una ripresa involontariamente comica del celebre “L’esorcista”. Si obietterà, affermando che le idee xenologiche di Malanga sono imparentate con la demonologia, ma appunto ricalcarle in modo pedissequo non giova alla narrazione. Quello che più lascia perplessi è, però, il messaggio: inespressivo e quadrato come un codice a barre, con la risoluzione affidata ad un ambiguo Gesuita…
Invano la regia cerca di sopperire, ad esempio con i frenetici movimenti di macchina, ad un racconto statico. Il risultato è un film che non avvince, ma che neppure convince. Compresso in poco tempo l’universo demiurgico ed oscuro di Malanga, lo si rende, nonostante il costante richiamo ad Anima, ancora più aritmetico ed antropocentrico. D’altronde Anima è solo una forma particolare di energia: se non è traducibile in numeri, poco ci manca.
“Questa non è ufologia”, protesta qualcuno, ancorato, a ragione o a torto, alla ricerca classica. “Questo non è cinema”, si potrebbe chiosare. Soprattutto dispiace che un film imperniato su Anima, ne sia del tutto privo.
[1] La presente recensione non è una disamina degli studi compiuti da Malanga sulle interferenze aliene, studi di cui alcune conclusioni sono interessanti.
Leggi qui la recensione di Lavinia Pallotta e qui la presentazione di Giuseppe Di Bernardo.
Piso così viene a conoscenza di una realtà inesplorata: la sua scoperta lo porta in rotta di collisione con l’aristocrazia nera nonché con la “cupola” di esseri provenienti da lontani pianeti e da conturbanti dimensioni.
Il regista, noto per l’atipico “Nazareno”, interpreta in modo persuasivo il protagonista, avvalendosi della fotografia gotica di Daniele Baldacci, ma non riesce a drammatizzare le tesi malanghiane: nel film latitano le emozioni e la suspense, mentre gli stessi luoghi in cui sono ambientare le scene clou sono illustrati freddamente.[1]
L’opera, più che una trasposizione in chiave cinematografica delle vicende legate ai rapimenti alieni, è una didascalica esposizione di quanto Corrado Malanga ha in questi anni elaborato. Vero è che il lungometraggio non appartiene al sottogenere fantascientifico, a differenza di quanto ha concluso qualche critico corrivo, ma il gusto del racconto è azzerato dall’esigenza di dichiarare le concezioni dell’ufologo di Pisa.
Non sono pochi i limiti della produzione: scansione rigida e sequenziale degli eventi nei sei giorni cui si riferisce il titolo, recitazione meccanica di molti attori, sceneggiatura piatta, intreccio che, nonostante l’originalità del retroterra ideologico (gli alieni cattivi che tentano di ghermire l’anima per accedere alla sfera divina), ricorda troppo da vicino cose già viste.
L’espediente narrativo (?) del 666, interpretato come frequenza che imprigiona l’umanità in una matrice – ma pare che in origine il numero della Bestia fosse il 616 – evoca l'originale trovata di “Essi vivono”. I rapiti che, quando sotto ipnosi, gracchiano i minacciosi messaggi dell'extraterrestre, ci paiono una ripresa involontariamente comica del celebre “L’esorcista”. Si obietterà, affermando che le idee xenologiche di Malanga sono imparentate con la demonologia, ma appunto ricalcarle in modo pedissequo non giova alla narrazione. Quello che più lascia perplessi è, però, il messaggio: inespressivo e quadrato come un codice a barre, con la risoluzione affidata ad un ambiguo Gesuita…
Invano la regia cerca di sopperire, ad esempio con i frenetici movimenti di macchina, ad un racconto statico. Il risultato è un film che non avvince, ma che neppure convince. Compresso in poco tempo l’universo demiurgico ed oscuro di Malanga, lo si rende, nonostante il costante richiamo ad Anima, ancora più aritmetico ed antropocentrico. D’altronde Anima è solo una forma particolare di energia: se non è traducibile in numeri, poco ci manca.
“Questa non è ufologia”, protesta qualcuno, ancorato, a ragione o a torto, alla ricerca classica. “Questo non è cinema”, si potrebbe chiosare. Soprattutto dispiace che un film imperniato su Anima, ne sia del tutto privo.
[1] La presente recensione non è una disamina degli studi compiuti da Malanga sulle interferenze aliene, studi di cui alcune conclusioni sono interessanti.
Leggi qui la recensione di Lavinia Pallotta e qui la presentazione di Giuseppe Di Bernardo.
Ricordiamo anche che le sedute di Malanga non hanno niente a che vedere con la tecnica dell'ipnosi vera e propria dove il paziente non entra in "trance" e non ricorda vite passate. Grazie ad elementi come lui e Casella, che hanno fatto dell'ipnosi un fenomeno da baraccone, i ciarlatani si sono moltiplicati.
ReplyDeleteStupende le labels: 616, 666, ABDUCTIONS, ANIMA, ARCONTI, CINEMA, CORRADO MALANGA, ESSI VIVONO, GESUITI AL VERTICE DELLA PIRAMIDE?, LAURA GLAVAN, RAPIMENTI ALIENI, SEI GIORNI SULLA TERRA, UFOLOGIA, VARO VENTURI
ReplyDeleteilpeyote cùrati
C'è anche una perla su questa pellicola
ReplyDelete:)
L'ultima megacagata di Straker:
ReplyDeleteStraker ha detto...
"
Comunque le scie di condensazione in questa stagione non esistono. "
Allora questo A340 è solo un caso?
http://sciemilano.blogspot.com/2009/06/la-scia-della340.html
Il peyote curàti ma persi...
ciao,leggo in questi ultimi post che vorreste intentare una causa(finalmente)contro strakkino.bene,ho letto pure che qualcuno di voi,a causa della famosa lista di proscrizione con foto telefoni ecc ha ricevuto intimidazioni anche a familiari.ecco,io non sono chuck norris o the punisher,ma so bene che anche solo uno dei miei piccoli viene fermato da uno scolapastista in testa sciacomicaro al grido di "tuo padre e' un agente cia" beh,prendo la mia uno,esco a sanremo e aspetto che esca di casa.per davvero pero'.poi,potra mettere la sua faccia di merda pestata sul suo blog del cazzo ecc,ma la soddisfazione(e neanche tanto quella non sono un violento)ma far capire a quell'animale dove si deve fermare coi commenti o con le azioni.
ReplyDeletedi certo non lo vado ad avvertire ne' avverto la blogsfera o chi per essa.aspetto che il portone si apra.
ciao
ma che cazzo stai a dì
ReplyDeleteVero è che il lungometraggio non appartiene al sottogenere fantascientifico
ReplyDeleteHai ragione Antonio, il film appartiene al sottogenere fantafuffico. Infatti la fantafuffa e' la fonte di ispirazione di tutte le opere e gli scritti di Corrado Malanga ...
Hahahahahahahahahahahahahahahahaha!!!
ReplyDeleteNon l'avevo vista prima!!Questa è troppo la migliore!!! adesso non mi fermo più dal ridere!!
ROTFL!!!!!!!!
OT
ReplyDeleteChissa se strakkino ha già visto il video dell'ombra del tankerone ologrammato inseguita da un chembow nei cieli della cina?
:-)
@Divilinux
ReplyDeleteBella la gloria :D