L'immensa sputtanata a Zelig

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Scopo del Blog

Raccolgo il suggerimento e metto qui ben visibile lo scopo di questo blog.

Questo e' un blog satirico ed e' una presa in giro dei vari complottisti (sciacomicari, undicisettembrini, pseudoscienziati e fuori di testa in genere che parlano di 2012, nuovo ordine mondiale e cavolate simili). Qui trovate (pochi) post originali e (molti) post ricopiati pari pari dai complottisti al fine di permettere liberamente quei commenti che loro in genere censurano.

Tutto quello che scrivo qui e' a titolo personale e in nessun modo legato o imputabile all'azienda per cui lavoro.

Ciao e grazie della visita.

Il contenuto di questo blog non viene piu' aggiornato regolarmente. Per le ultime notizie potete andare su:

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Friday, November 23, 2012

Uno o due Messia? (prima parte)


http://zret.blogspot.com/2012/11/uno-o-due-messia-prima-parte.html

Uno o due Messia? (prima parte)

Chi legga in modo spassionato i Vangeli deve convenire che non di un solo Messia sono narrate le vicende ed è riferita la predicazione, ma di due. Poco importa se essi furono personaggi storici o no: le religioni germinano attorno ad un’idea che può essere incarnata da una figura carismatica realmente esistita, ma pure coincidere con una prodigiosa mitopoiesi.

Saremmo propensi a vedere nei Messia evangelici (compresi quelli tratteggiati nei libelli apocrifi) due uomini che veramente vissero in Palestina tra il I sec. a. C. ed il I secolo dell’era volgare. Per ironia (o frode?) della storia al Cristo politicizzato è stato attribuito un messaggio di amore ecumenico, mentre la placida figura del Messia di Aronne (Yeshua - Gesù bar Abba) è stata o appannata o svilita in malfattore, a tal punto che il vocabolo “barabba” è assurto a sinonimo di “briccone”.

Che cosa induce molti studiosi ad ipotizzare che i Messia fossero due? Gli indizi non mancano: gli Esseni, confraternita nel cui milieu o ai margini del quale si sviluppò il movimento ebionita, attendevano due Messia: uno regale ed uno sacerdotale. La congiunzione Giove-Saturno, che fu forse la stella di Betlemme, adombra la distinzione menzionata. Il Vangelo di Matteo contiene una genealogia regale, laddove Luca riferisce l’ascendenza levitica.

Non solo. I Vangeli di Matteo e Marco riportano due distinti episodi in cui Gesù moltiplicò pani e pesci per sfamare la moltitudine che lo aveva seguito: nel primo (Matteo 14,13-21, Marco 6,30-44) con cinque pani e due pesci rifocillò cinquemila persone; nel secondo (Matteo 15,32, 45, 44. Marco 8,1-10) con sette pani e "pochi pesciolini" il Salvatore ristorò quattromila seguaci.

La prima moltiplicazione è riportata anche da Luca (9,10-17) e Giovanni (6,1-14). E’ probabile che i due pesci siano i due Messia; i cinque pani, in tale contesto, dovrebbero simboleggiare i cinque libri della Torah.

Più di queste tracce è, però, la dicotomia diegetica e descrittiva a deporre a favore della congettura in oggetto. Coesistono nei Vangeli un Cristo combattivo ed uno mite: le loro vicende procedono desultorie non solo per i tagli, le cuciture e le ricuciture del tessuto narrativo, ma anche poiché lo scrittore pare seguire due itinerari, dipingere due attanti principali. La regia è piuttosto scaltrita, ma gli stacchi, le incongruenze affiorano: il montaggio è di tipo sovrano per necessità (e per la difficoltà ad armonizzare ed incastrare sequenze eteroclite) e non per scelta estetica.

Così si giustappongono episodi discordanti e proclami onestamente inconciliabili. Matteo 10, 34-38 scrive: “Non crediate che io sia venuto a portare la pace sulla terra. Non sono venuto a portare la pace, ma la spada. Perché sono venuto a dividere il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera; e i nemici dell’uomo saranno i suoi familiari.”

Luca è ancora più bellicoso, anzi incendiario: “Sono venuto a portare fuoco sulla terra e come vorrei che fosse già acceso! Devo ricevere un battesimo e quanto mi sento angustiato, finché non sia compiuto. Credete che io sia venuto a mettere pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione. Perché d’ora in poi cinque persone in una casa saranno divise, tre contro due e due contro tre. Saranno divisi il padre contro il figlio, il figlio contro il padre, la madre contro la figlia, la figlia contro la madre, la suocera contro sua nuora, la nuora contro la suocera.” (Luca 12, 49-53)

Luca 35-38 riporta un dialogo dove all’ordine messianista è stata aggiunta una pacifica coda paolina: "Quando vi ho mandato senza borsa né bisaccia né sandali vi è forse mancato qualcosa?". Risposero: "Nulla". Ed egli soggiunse: "Ma ora, chi ha una borsa la prenda e così una bisaccia; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. 37 Perché vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: E fu annoverato tra i malfattori. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo termine". 38 Ed essi dissero: "Signore, ecco qui due spade". Ma egli rispose "Basta!"

Ecco che ci si sbizzarrisce con le esegesi metaforiche, simboliche, allegoriche… Spesso sono letture molto brillanti: peccato che brillino di una luce da oggetto di bigiotteria. Piaccia o no, siamo al cospetto di contenuti politici anti-romani maldestramente aggiustati, a guisa di un abito rappezzato alla bell’e meglio. Il Cristo depoliticizzato piaceva a Paolo: faceva alla sua bisogna. I dissidi con Giacomo, fratello del Signore, e gli altri Nazirei erano inevitabili, ma la propaganda nicena li cancellò: fu come propiziare la pace tra Eteocle e Polinice. Tanto chi conosce Eteocle e Polinice e chi era ed è al corrente delle dispute tra l’apostolo dei Gentili e gli Ebioniti? 




Tuesday, August 9, 2011

Le sette resine

http://zret.blogspot.com/2011/08/le-sette-resine.html

Le sette resine

Nota bene: si precisa che le informazioni di questo articolo non costituiscono in alcun modo e per nessun motivo indicazioni terapeutiche. Si tratta di semplici cenni, desunti principalmente da un recente saggio del Dottor Paolo Lissoni, sulle proprietà di alcune resine.

Secondo il Dottor Paolo Lissoni, l’uso delle resine, uno fra le numerose risorse terapeutiche che il generoso mondo vegetale offre all’uomo, era peculiare degli Esseni (Pii? Guaritori?). La medicina essena, che conosceva le proprietà medicamentose di moltissimi vegetali, assegnava uno specifico valore ai benefici effetti delle resine, riferibili all’archetipo di sette differenti piante: Mirra, Incenso, Pino, Abete, Cipresso, Tuia, Cannabis Indica.

Queste piante, da cui sgorga le “rugiada di Dio”, erano considerate sacre dai popoli antichi, nella tradizione degli Esseni e nella cultura islamica. La medicina arabo-musulmana è quella che ha maggiormente ereditato la sapienza degli Esseni a tal punto da definire la fragranza della Mirra un assaggio del profumo e della vita gioiosa che attende i giusti nel Paradiso.

Vediamo le principali caratteristiche terapeutiche delle sette resine fondamentali.

Mirra. Si estrae la gommoresina dalla corteccia di alcune piante del genere Commiphora (famiglia delle Bursacee) diffuse in Egitto e nella penisola arabica. Era adoperata dagli Egizi nell’imbalsamazione. Possiede proprietà antitumorali, antiaterosclerotiche, antinfiammatorie ed immunomodulanti.

Incenso. La gommoresina si ottiene praticando profonde incisioni nel tronco di varie specie di piante del genere Boswellia. Ha l’aspetto di un latice biancastro che solidifica lentamente a contatto con l’aria. Grani di incenso erano bruciati dagli antichi in onore degli dei e dell’imperatore: l’effluvio, che se ne sprigionava in soavi volute, esprimeva la devozione. Le chiese cristiane inizialmente reputarono un retaggio del paganesimo la suddetta usanza, salvo poi recuperarla sicché l’incenso è impiegato in alcune occasioni liturgiche. E’ antitumorale ed ansiolitico. Il professor Lissoni ricorda la bassa incidenza di neoplasie tra i lavoratori dell’incenso. Alcuni ricercatori hanno ipotizzato che potrebbe sostituire il cortisone per la riduzione degli edemi cerebrali.

Tuia. E’ un bell’albero delle Conifere (famiglia delle Cupressacee) con foglie squamiformi; le pigne sono formate da squame legnose e piatte. La tuia, comune nell’America settentrionale e nell’Asia orientale, è messa a dimora nei parchi con fini ornamentali. Dalle foglie si ricava un olio essenziale che ha attività immunostimolante.

Cipresso. E’ il noto albero delle Conifere (famiglia delle Cupressacee). La resina è efficace contro la tosse; ha azione trofica e stimolante sul sistema venoso.

Pino. Appartiene alle Conifere. La sua resina è adatta nella terapia di affezioni delle vie aeree superiori ed inferiori (rinite, sinusite, faringite, laringite, tracheiti, broncopolmonite). La resina del Pino marittimo ha proprietà antinfiammatorie e contribuisce a sciogliere i calcoli.

Abete. Albero delle Conifere. La resina è efficace nel caso di reumatismi.

Cannabis Indica. Il suo più rilevante principio attivo è il tetraidrocannabinolo che esplica azione analgesica, antiemetica, antispastica, antitumorale, antisclerotica. E’ anche di giovamento nel caso delle patologie neurodegenerative.

Si possono prospettare associazioni fra due o più delle sette resine fondamentali: in special modo, la combinazione di Mirra, Incenso ed Abete potrebbe rivelarsi fruttuosa nel trattamento delle malattie auto-immuni.

Fonti:

Enciclopedia delle scienze, Milano, 2005 s.v. inerenti
P. Lissoni, La medicina essenica, 2011


Ringrazio il gentilissimo G. per la segnalazione.

Sunday, August 1, 2010

Gli Ebioniti: eretici o cristiani delle origini? (seconda ed ultima parte)

http://zret.blogspot.com/2010/08/gli-ebioniti-eretici-o-cristiani-delle.html

Gli Ebioniti: eretici o cristiani delle origini? (seconda ed ultima parte)

Leggi qui la prima parte.

Gli Ebioniti, al pari degli altri giudeo-cristiani, non credevano nella nascita verginale di Gesù e lo consideravano un profeta e taumaturgo, ma non di natura divina. Per questo motivo il Vangelo degli Ebioniti non conteneva il racconto della nascita verginale di Gesù.

Vegetariani (il termine "locuste" invero deriva da un errore di traduzione e dovrebbe essere reso con un più logico "focacce", “schiacciate”) ed apocalittici, questi giudeo-cristiani erano anche usi a condividere i beni, come - sembra - i Qumraniti di cui furono forse una delle filiazioni.

E' plausibile che il loro Vangelo coincida con quello degli Ebrei e dei Nazirei. Alcuni storici reputano che i Nazirei fossero una confraternita identificabile con gli Ebioniti; altri una loro controparte - più che ramificazione - esoterica. Qui si potrebbe enucleare un contatto con l'ambiente in cui fu elaborato il Vangelo detto di Giuda Tommaso, i cui loghia lasciano trasparire un Cristianesimo arcaico e dalle sfumature gnostiche, senza l’influsso di costruzioni ellenistiche.

In questo opuscolo si legge: "Gesù disse loro: ‘Dovunque siate dovete andare da Giacomo il Giusto, per amore del quale nacquero cielo e terra."(12). Giacomo il Giusto quindi come trait d'union tra gli Ebioniti e la cerchia iniziatica?

Il giorno 11 dicembre del 321, Costantino, figlio di un'ostessa nonché tenutaria di un postribolo, promulgò il Codex de Iudaeis. In essa il principe contrappone la Venerabilis religio, il “Cristianesimo”, alla Superstitio hebraica, formalizzando l’accusa di deicidio contro gli Ebrei. Questa legge è uno spartiacque: segnò non solo il principio di un'antitesi, ma sancì pure l'elaborazione di una dottrina (Cristo, Uomo e Dio) che trovò di lì a qualche anno la consacrazione nel clamoroso e rissoso Concilio di Nicea. Ormai il "Cristianesimo" che si avviava ad assurgere a religione ufficiale, istituzionalizzata, recideva i legami con le sue radici palestinesi. Alla nascita del nuovo credo, ormai urbano, metamorfosi dell'antica fede sbocciata in deserti accecanti e sotto cieli deserti in cui la Legione degli Angeli non si era materializzata, nonostante lo spasmo dell'attesa, contribuì l’abbondante trasfusione di platonismo e di filosofie greche ed ellenistiche, operata dai teologi, fra cui in primis il profondo ma pragmatico Agostino.

Il Giudeo-Cristianesimo si espresse in diverse comunità che assumono il nome di Nazareni (o Nazirei o Nazorei) ed Ebioniti e che si distinsero dalla chiesa nicena maggioritaria. E’ forse più credibile che queste congregazioni furono le correnti di un unico movimento.

Secondo Édouard-Marie Gallez e Luigi Cirillo, numerose sure del Corano mostrano i nessi fra tali correnti orientali e l'Islam predicato da Maometto nel VII secolo. Si ritiene che gli ultimi gruppuscoli di Giudeo-cristiani, relegati ai margini dell’Impero ormai cristiano, confluirono nella religione fondata dal Profeta.

Ogni creazione è anche distruzione: così zelanti e devoti vescovi incendiarono Vangeli (Un "Fahreneit 451" ante litteram), snidarono "eretici", cancellarono testimonianze e, quel che è peggio, loro, fedifraghi, tacciarono i cristiani primitivi di apostasia.

Oggi, a distanza di circa due millenni, qualche lacerto di papiro ed un manipolo di ricercatori indefessi, tracciano il profilo di possibili verità e, forse la più rilevante fra tutte, attraverso studi convergenti, comincia a delinearsi la dottrina dei due Messia. Soprattutto da quei secoli di speranze messianiche, di riottose contrapposizioni cui seguirono sanguinarie repressioni echeggia il grido di un'età (non l'unica) passata sotto una schiacciasassi. E' stata un'impresa improba (i percorsi storiografici non sono meno impervi degli itinerari simbolici), poiché si suole ripetere che la storia è scritta dai vincitori, ma in questo caso la storia è stata soprattutto cancellata dai vincitori… quelli che sovente chiamiamo santi.

Articolo correlato in cui si ipotizza che il Matteo ebraico sia Q: S. Scala, Il primo capitolo del Vangelo perduto: Matteo ebraico, 2010

Fonti:

M. Cogliandro, Ebioniti ed Esseni, 2000
F. Barbiero, Har Karkom, il monte di Dio, in Fenix n. 21, luglio 2010. L'autore, nell'identificare correttamente il Sinai biblico con il Monte Har Karkom nel Negev meridionale, ricorda che in tale luogo dimoravano dei monaci ebioniti.
www.eresie.it




Friday, June 25, 2010

Masada

http://zret.blogspot.com/2010/06/masada.html

Masada

"Masada" è un romanzo di Maria Grazia Siliato. Costruito come un dittico, alterna il passato, l'assedio alla roccaforte di Masada ed ancor prima l'espugnazione di Gerusalemme per opera di Tito, al presente con gli studi sui Rotoli di Qumran.

L'autrice rivela attitudine nella pittura dei caratteri, nell'evocazione di luoghi dominati da una luce accecante o immersi in tenebre stellate, soprattutto riesce a captare emozioni fuggevoli, memorie scolpite nel tempo eppure inafferrabili, sentori di caffé levantini.

Il montaggio sovrano con cui sono costruiti i capitoli taglia gli episodi, accostandoli per antitesi formali o di contenuto. Ne scaturisce una vigoria drammatica che compensa la lentezza di alcune sequenze introspettive.

"Masada" è romanzo storico e, in parte, a tesi: la scrittrice, attraverso una voce omodiegetica, quindi distaccata, mostra la grandezza degli eroi messianisti, comandati da Eleazar-Lazzaro: essi, pur di non cadere nelle mani dei Romani, si tolgono la vita ed uccidono i loro cari. Si avverte un po' di idealizzazione delle sette ebraiche, in primis gli Esseni, mentre i legionari romani, Tito e Vespasiano sono dipinti a tinte fosche. Infine Giuseppe Flavio è additato come “traditore”, benché geniale.

La ricostruzione è più che tendenziosa, spostata di baricentro. Sopra gli eventi, ora gloriosi ora sanguinari, si staglia l'ombra della storia come gigantesca schiacciasassi. E' in questa assurdità (apparente?) del percorso umano che, però, si insedia il senso, come nostalgia dell'Assoluto:"
Se nell'infinità si è programmato uno spazio anche per noi, forse esiste una causa ed anche uno scopo."

Se i combattenti messianisti costruiscono le loro certezze di riscatto sulla sabbia, è arena risucchiata in vortici di vento pure la vita umana? Bastano la dignità ed il coraggio con cui si affrontano il vuoto e la morte per essere salvati? A queste domande, la Siliato non risponde, preferendo addentrarsi nel territorio accidentato della narrazione e nelle grotte dove furono nascosti da una misteriosa confraternita le pergamene.

Il racconto si tende in spasimi di attesa, poiché l'ultima notte di Masada in un estenuante rallentatore, rievoca con lunghe analessi la conquista di Gerusalemme, come preludio di un'alba su cui splende il silenzio della fine: la rocca è desolata, disseminata di corpi esanimi. Le digressioni più interessanti, ben ritagliate nei nuclei narrativi, sono dedicate a questioni archeologico-linguistiche ed ai Padri della Chiesa, uomini sovente di notevole caratura intellettuale, ma infidi.

Il romanzo si apprezza, nonostante alcune cadute di stile (vocaboli fuori registro) e certi manierismi (il passato prossimo, in luogo del passato remoto, l'uso della forma latina per i nomi propri...) per la profondità con cui scava nelle contraddizioni umane e per la tenacia con cui svelle le radici del dolore, per portarle all'aria:"Ricordati dell'immensa quantità di inutile, anonimo dolore che si è diffusa nel mondo". Un'opera come "Masada" ci aiuta a dar ragione di una sofferenza che forse non è inutile né anonima, ma neppure comprensibile in termini solamente umani.




Wednesday, October 28, 2009

Melchisedek contro Belial

http://zret.blogspot.com/2009/10/melchisedek-contro-belial.html

Melchisedek contro Belial

Una visione esclusivamente storica del mondo è insufficiente: occorre uno sguardo metastorico. Bisogna superare un diffuso pregiudizio: non è vero che da culture primitive sono evolute civiltà via via più progredite. L'apogeo della civiltà (post-diluviana) è costituito dai Sumeri: non abbiamo la macchina del tempo per esserne certi, ma è plausibile che i Sumeri costruirono un assetto sociale e civile in cui anche i ceti umili non vivevano in condizioni particolarmente difficili. I Sumeri furono per lo più pacifici e devoti: il re Urukagina promulgò un codice ispirato a saggi principi. Alieni per lo più da sogni di conquista, i re (lugal) ed i governatori (ensi) della Sumeria, reggevano centri prosperi grazie alla diffusione dell'agricoltura. Con i popoli che successivamente si installarono nella Mesopotamia, la situazione cambiò: gli Assiri furono ferocissimi. Essi fondarono un impero basato sul terrore e sulla guerra. Da allora, pur con eccezioni e retromarce, la violenza e la nequizia si radicarono sempre più nell'umanità a tal punto che oggi l'ingiustizia e la brutalità sbranano la nostra epoca "civile".

Questa parabola discendente è la conseguenza di una dannazione primordiale che rispecchia una lacerazione cosmica, metafisica, quando le legioni di Ahriman rifiutarono la Luce. Il principe dell'iniquità da allora domina la terra: nel Quarto Vangelo è affermato che "il diavolo è l'Arconte di questo mondo". La religione persiana, di cui alcune concezioni filtrarono in varie correnti dualistiche come i Catari, atrocemente perseguitati dalla Chiesa di Roma, intuì che, da tempo immemorabile, si combatte un'epica lotta tra le legioni del Bene e le armate delle Tenebre.

L'umanità è presa tra due fuochi: gli uomini non possono sottrarsi all'agone. Chi decide di non schierarsi, in realtà si schiera. E' probabile che ab aeterno sia deciso il destino di ciascuno di noi e l'unica libertà risiede nella scelta decisiva, irrevocabile: Melkisedek o Belial. Molti sono i deboli, inclini ad accettare il Male per inettitudine, ignavia; altri sono malvagi per natura. Questi hanno ricevuto un marchio di infamia ed il loro futuro è quasi certamente segnato. La voragine infernale li inghiottirà. E' credibile che essi appartengano all'Uno o non è forse presumibile che saranno precipitati nell'abisso per poi essere annullati, una volta trascorso il tempo necessario?

Nei manoscritti di Qumran viene prospettata la battaglia tra i Figli della Luce ed i Figli delle Tenebre: sul piano terreno i rotoli prefigurano la guerra tra gli Ebrei ed dominatori Romani, ma è anche adombrata l'inconciliabilità tra la verità e la menzogna. Una prospettiva metafisica consente di comprendere per quale motivo la terra sia straziata da mali inenarrabili. Gli Arconti, i signori della notte che possiedono gli uomini del potere, si nutrono di sofferenza: dalla paura che prova l'animale condotto al macello al dolore causato da torture e carneficine che dilaniano gli innocenti ed i giusti. Per questo motivo è illusorio sperare che una cricca di "politici" asserviti a potenze demoniache promuova la pace, il benessere, la giustizia. Sulle bocche sconce e mendaci degli emissari degli Invisibili, la concordia è in verità dissidio, l'equità è giudizio fazioso: ipocriti e falsi, conoscono gli infingimenti e le astuzie per essere creduti, elogiati e persino adorati.

Poiché viviamo i tempi finali, dopo avere per millenni ingannato e vessato i popoli, ora rivolgono la loro furia assassina contro il pianeta che è un essere vivente. Essi provano infinita voluttà, quando infliggono sevizie alla Terra e la vedono agonizzare, tra i rantoli. Il sadismo, il cui cuore è la gradualità (il male non ha fretta) si traveste da governo "democratico", da istituzione sollecita del bene pubblico. Chi dà credito alle istituzioni, anche se in maniera inconsapevole, stringe una scellerata alleanza con i demoni che hanno edificato gli immondi stati. Dignitoso e doveroso è denunciare le storture e le imposture del sistema. Non importa se si grida nel deserto: "Nihil occultum quod non scietur."

Chi ritiene che la Rivoluzione statunitense e quella francese siano gli eventi con i quali le confraternite degli Oscurati cominciarono ad attuare i loro piani, dimentica che le radici della congiura sono molto più profonde. Purtuttavia è vero che i capisaldi della rivoluzione francese nascondono scopi nefandi, dietro le parvenze di nobili ideali. In particolar modo, in alcuni principi dell'Illuminismo si annida la blasfema fede nell'uomo dotato di "ragione" che, divenuto dio, soggioga e sfrutta il creato, decide della sorte altrui. L'esclusiva fiducia nell'umanità, nelle "magnifiche sorti e progressive", annienta gli orizzonti della trascendenza. Anche l'ideale dell'uguaglianza appare, per lo meno, astratto, poiché la società è retta dagli uomini ilici, prigionieri della materia e del divenire. A loro sarà pure offerta un'opportunità di riscatto, ma il loro fato pare essere la perdizione.

Nel disegno imperscrutabile della metastoria, la salvezza passa attraverso il mistero della rovina, quando viene riconosciuta.