Gli Ebioniti: eretici o cristiani delle origini? (seconda ed ultima parte)
Leggi qui la prima parte.
Gli Ebioniti, al pari degli altri giudeo-cristiani, non credevano nella nascita verginale di Gesù e lo consideravano un profeta e taumaturgo, ma non di natura divina. Per questo motivo il Vangelo degli Ebioniti non conteneva il racconto della nascita verginale di Gesù.
Vegetariani (il termine "locuste" invero deriva da un errore di traduzione e dovrebbe essere reso con un più logico "focacce", “schiacciate”) ed apocalittici, questi giudeo-cristiani erano anche usi a condividere i beni, come - sembra - i Qumraniti di cui furono forse una delle filiazioni.
E' plausibile che il loro Vangelo coincida con quello degli Ebrei e dei Nazirei. Alcuni storici reputano che i Nazirei fossero una confraternita identificabile con gli Ebioniti; altri una loro controparte - più che ramificazione - esoterica. Qui si potrebbe enucleare un contatto con l'ambiente in cui fu elaborato il Vangelo detto di Giuda Tommaso, i cui loghia lasciano trasparire un Cristianesimo arcaico e dalle sfumature gnostiche, senza l’influsso di costruzioni ellenistiche.
In questo opuscolo si legge: "Gesù disse loro: ‘Dovunque siate dovete andare da Giacomo il Giusto, per amore del quale nacquero cielo e terra."(12). Giacomo il Giusto quindi come trait d'union tra gli Ebioniti e la cerchia iniziatica?
Il giorno 11 dicembre del 321, Costantino, figlio di un'ostessa nonché tenutaria di un postribolo, promulgò il Codex de Iudaeis. In essa il principe contrappone la Venerabilis religio, il “Cristianesimo”, alla Superstitio hebraica, formalizzando l’accusa di deicidio contro gli Ebrei. Questa legge è uno spartiacque: segnò non solo il principio di un'antitesi, ma sancì pure l'elaborazione di una dottrina (Cristo, Uomo e Dio) che trovò di lì a qualche anno la consacrazione nel clamoroso e rissoso Concilio di Nicea. Ormai il "Cristianesimo" che si avviava ad assurgere a religione ufficiale, istituzionalizzata, recideva i legami con le sue radici palestinesi. Alla nascita del nuovo credo, ormai urbano, metamorfosi dell'antica fede sbocciata in deserti accecanti e sotto cieli deserti in cui la Legione degli Angeli non si era materializzata, nonostante lo spasmo dell'attesa, contribuì l’abbondante trasfusione di platonismo e di filosofie greche ed ellenistiche, operata dai teologi, fra cui in primis il profondo ma pragmatico Agostino.
Il Giudeo-Cristianesimo si espresse in diverse comunità che assumono il nome di Nazareni (o Nazirei o Nazorei) ed Ebioniti e che si distinsero dalla chiesa nicena maggioritaria. E’ forse più credibile che queste congregazioni furono le correnti di un unico movimento.
Secondo Édouard-Marie Gallez e Luigi Cirillo, numerose sure del Corano mostrano i nessi fra tali correnti orientali e l'Islam predicato da Maometto nel VII secolo. Si ritiene che gli ultimi gruppuscoli di Giudeo-cristiani, relegati ai margini dell’Impero ormai cristiano, confluirono nella religione fondata dal Profeta.
Ogni creazione è anche distruzione: così zelanti e devoti vescovi incendiarono Vangeli (Un "Fahreneit 451" ante litteram), snidarono "eretici", cancellarono testimonianze e, quel che è peggio, loro, fedifraghi, tacciarono i cristiani primitivi di apostasia.
Oggi, a distanza di circa due millenni, qualche lacerto di papiro ed un manipolo di ricercatori indefessi, tracciano il profilo di possibili verità e, forse la più rilevante fra tutte, attraverso studi convergenti, comincia a delinearsi la dottrina dei due Messia. Soprattutto da quei secoli di speranze messianiche, di riottose contrapposizioni cui seguirono sanguinarie repressioni echeggia il grido di un'età (non l'unica) passata sotto una schiacciasassi. E' stata un'impresa improba (i percorsi storiografici non sono meno impervi degli itinerari simbolici), poiché si suole ripetere che la storia è scritta dai vincitori, ma in questo caso la storia è stata soprattutto cancellata dai vincitori… quelli che sovente chiamiamo santi.
Articolo correlato in cui si ipotizza che il Matteo ebraico sia Q: S. Scala, Il primo capitolo del Vangelo perduto: Matteo ebraico, 2010
Fonti:
M. Cogliandro, Ebioniti ed Esseni, 2000
F. Barbiero, Har Karkom, il monte di Dio, in Fenix n. 21, luglio 2010. L'autore, nell'identificare correttamente il Sinai biblico con il Monte Har Karkom nel Negev meridionale, ricorda che in tale luogo dimoravano dei monaci ebioniti.
www.eresie.it
Gli Ebioniti, al pari degli altri giudeo-cristiani, non credevano nella nascita verginale di Gesù e lo consideravano un profeta e taumaturgo, ma non di natura divina. Per questo motivo il Vangelo degli Ebioniti non conteneva il racconto della nascita verginale di Gesù.
Vegetariani (il termine "locuste" invero deriva da un errore di traduzione e dovrebbe essere reso con un più logico "focacce", “schiacciate”) ed apocalittici, questi giudeo-cristiani erano anche usi a condividere i beni, come - sembra - i Qumraniti di cui furono forse una delle filiazioni.
E' plausibile che il loro Vangelo coincida con quello degli Ebrei e dei Nazirei. Alcuni storici reputano che i Nazirei fossero una confraternita identificabile con gli Ebioniti; altri una loro controparte - più che ramificazione - esoterica. Qui si potrebbe enucleare un contatto con l'ambiente in cui fu elaborato il Vangelo detto di Giuda Tommaso, i cui loghia lasciano trasparire un Cristianesimo arcaico e dalle sfumature gnostiche, senza l’influsso di costruzioni ellenistiche.
In questo opuscolo si legge: "Gesù disse loro: ‘Dovunque siate dovete andare da Giacomo il Giusto, per amore del quale nacquero cielo e terra."(12). Giacomo il Giusto quindi come trait d'union tra gli Ebioniti e la cerchia iniziatica?
Il giorno 11 dicembre del 321, Costantino, figlio di un'ostessa nonché tenutaria di un postribolo, promulgò il Codex de Iudaeis. In essa il principe contrappone la Venerabilis religio, il “Cristianesimo”, alla Superstitio hebraica, formalizzando l’accusa di deicidio contro gli Ebrei. Questa legge è uno spartiacque: segnò non solo il principio di un'antitesi, ma sancì pure l'elaborazione di una dottrina (Cristo, Uomo e Dio) che trovò di lì a qualche anno la consacrazione nel clamoroso e rissoso Concilio di Nicea. Ormai il "Cristianesimo" che si avviava ad assurgere a religione ufficiale, istituzionalizzata, recideva i legami con le sue radici palestinesi. Alla nascita del nuovo credo, ormai urbano, metamorfosi dell'antica fede sbocciata in deserti accecanti e sotto cieli deserti in cui la Legione degli Angeli non si era materializzata, nonostante lo spasmo dell'attesa, contribuì l’abbondante trasfusione di platonismo e di filosofie greche ed ellenistiche, operata dai teologi, fra cui in primis il profondo ma pragmatico Agostino.
Il Giudeo-Cristianesimo si espresse in diverse comunità che assumono il nome di Nazareni (o Nazirei o Nazorei) ed Ebioniti e che si distinsero dalla chiesa nicena maggioritaria. E’ forse più credibile che queste congregazioni furono le correnti di un unico movimento.
Secondo Édouard-Marie Gallez e Luigi Cirillo, numerose sure del Corano mostrano i nessi fra tali correnti orientali e l'Islam predicato da Maometto nel VII secolo. Si ritiene che gli ultimi gruppuscoli di Giudeo-cristiani, relegati ai margini dell’Impero ormai cristiano, confluirono nella religione fondata dal Profeta.
Ogni creazione è anche distruzione: così zelanti e devoti vescovi incendiarono Vangeli (Un "Fahreneit 451" ante litteram), snidarono "eretici", cancellarono testimonianze e, quel che è peggio, loro, fedifraghi, tacciarono i cristiani primitivi di apostasia.
Oggi, a distanza di circa due millenni, qualche lacerto di papiro ed un manipolo di ricercatori indefessi, tracciano il profilo di possibili verità e, forse la più rilevante fra tutte, attraverso studi convergenti, comincia a delinearsi la dottrina dei due Messia. Soprattutto da quei secoli di speranze messianiche, di riottose contrapposizioni cui seguirono sanguinarie repressioni echeggia il grido di un'età (non l'unica) passata sotto una schiacciasassi. E' stata un'impresa improba (i percorsi storiografici non sono meno impervi degli itinerari simbolici), poiché si suole ripetere che la storia è scritta dai vincitori, ma in questo caso la storia è stata soprattutto cancellata dai vincitori… quelli che sovente chiamiamo santi.
Articolo correlato in cui si ipotizza che il Matteo ebraico sia Q: S. Scala, Il primo capitolo del Vangelo perduto: Matteo ebraico, 2010
Fonti:
M. Cogliandro, Ebioniti ed Esseni, 2000
F. Barbiero, Har Karkom, il monte di Dio, in Fenix n. 21, luglio 2010. L'autore, nell'identificare correttamente il Sinai biblico con il Monte Har Karkom nel Negev meridionale, ricorda che in tale luogo dimoravano dei monaci ebioniti.
www.eresie.it
DA uno che confonde avicolare con avunculare non credo si possano ottenere traduzioni attendibile.. Anto', goditi l'estate e pensa a quando ti tocchera' tornare tra i banchi a farti sfottere dai tuoi alunni.
ReplyDeleteCortese invito di zret: "Leggi qui la prima parte."
ReplyDeleteAltrettanto cortese risposta: "Non chiedere troppo!"