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Barack e burattini
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La direzione da prendere sarebbe quella diametralmente opposta: non la mondializzazione, ma la valorizzazione delle culture locali. Moltiplicare le lingue, rinnovellare le tradizioni ed i dialetti, creare tante comunità regionali ognuna con la sua specificità culturale, intendendo per specificità l'idioma, le manifestazioni letterarie ed artistiche, i manufatti artigianali, i prodotti agricoli... L'alba di un nuovo Medioevo? Paradossalmente, almeno in parte, è proprio al Medioevo che si potrebbe guardare. I cittadini dovrebbero essere liberi di muoversi, senza documenti, come nell'età di mezzo i pellegrini percorrevano la via francigena ed altre strade che conducevano ai più venerati santuari, attraversando interi stati. E' vero: a volte li assalivano i briganti, ma noi siamo assaliti ogni giorno dai governanti. E' una provocazione, ma, constatando gli infiniti mali di questi tempi malati, talora si è tentati di tessere l'elogio di quei secoli in cui, nella peggiore delle ipotesi, ci si poteva nutrire di frutti che crescevano spontanei e dissetarsi con l'acqua di sorgente. Si respirava un'altra aria e non solo in senso letterale. Oggi si respira un'aria maligna.
Coniugare i vantaggi veri della tecnologia attuale, per lo più tenuta segreta, con l'antica sapienza e la sensibilità per la bellezza: questo sarebbe auspicabile. Invano oggi, però, cercheremo qualcosa di naturale, di autentico, di profondo: tutto è omologato, pianificato, controllato. Persino la scienza della vita, la biologia, copulando con la tecnologia, ha generato un monstrum, la biotecnologia. La cultura è evaporata nella piatta "informazione" o è abortita in mendacio mediatico. Invano cercheremo plaghe che non siano stuprate da centrali nucleari, antenne, piantagioni geneticamente modificate, discariche, inceneritori... Intere regione disseminate di villaggi autosufficienti o quasi, di campi coltivati, boschi, praterie: è un'utopia che senza il potere forse potrebbe diventare in qualche caso realtà. Il potere non corrompe: il potere è corruzione.
Sul palco il pupo protagonista è Barack: ammicca e smanaccia. Tutto intorno, con movimenti legnosi e convulsi, si agitano gli altri burattini manovrati dai potenti: magistrati minus habentes, ambientalisti più dannosi per l'ambiente delle scie tumorali, imbonitori reclutati dalle logge, disinformatori disgrafici, divise con sotto niente...
Abietta si abbrutisce l'umanità: si rigira nel fango, mentre crede di cospargersi di unguenti profumati.
Zret-Obama: un amore che continua, continua, continua...
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