http://zret.blogspot.com/2009/04/stile.html
Stile
Lo stile è l'impronta inconfondibile di un autore, la cifra peculiare di un movimento, di una corrente. In questa età di ferraglie arrugginite, è impresa improba scovare uno scrittore le cui pagine siano vibranti di stile. Oggi il linguaggio, che già è un povero sussidio del pensiero, una protesi dell'intuizione, è a tal punto decaduto da rasentare il rantolo. Come valutare l'espressione desultoria di Eco, la stipsi linguistica di Kattivix, le forme amorfe che si accavallano nei testi dei pennivendoli? Manca lo stile: manca tutto. Il modello è oggi dato dai discorsi degli "uomini politici", in cui gli stessi slogans [non si usa la s del plurale] sono stati rimpiazzati dagli sloguns, ossia parole sparate come proiettili di pistole, non con l'intento di persuadere o di argomentare, ma con lo scopo di colpire gli istinti viscerali di elettori decerebrati, ridotti a mostriciattoli mono-organo simili a quelli dipinti da Bosch.
Chiunque abbia avuto il cuore di assistere alla recente volgare incoronazione di silvio a reuccio, tra cortigiani sbavanti piaggeria, sarà rimasto colpito dal Kitch della cerimonia, ma soprattutto dalle parole d'ordine: "Legge ed ordine", "più poteri al premier"... La retorica con cui Hitler ammaliava le folle, una retorica ebbra, forsennata, solcata da bagliori sinistri, è morta: oggi belzebusconi ed i suoi accoliti cavano cliché dall'armamentario più vieto della propaganda.
Come reputare il linguaggio prostituito dei disinformatori? Neanche il turpiloquio riesce ad innalzare le loro frasi sputacchiate: la corposa trivialità degli scaricatori sprofonda nella motosa e prepotente banalità del bullo.
Istruttivo il nesso tra stile e stilo: lo stile è strumento affilato che richiede precisione. Serve per incidere la cera delle idee, per scalfire, per levigare, cambiando con gesto destro l'inclinazione. E' il risultato provvisorio di un tirocinio lungo e faticoso, il segno di una personalità che non si lascia catturare da pastoie, etichette. Modellato sugli auctores e consonante con intime risonanze, si stacca dalla mera elocuzione per assurgere ad istanza, per slanciarsi verso la dimensione semantica. Sostanziato di succhi che corrodono o di elisir che sciolgono o di liquidi che rendono splendide superfici opache, lo stile trova le sue altezze vertiginose nel paradosso, nel contrasto, nell'ossimoro. In modo affine lo scalatore, dopo essersi a lungo inerpicato su declivi precipiti, ammira l'abisso esalante nebbia, attratto e, nel contempo, spaventato dal vuoto.
Stile significa saper osservare per emulare la naturalezza delle manifestazioni: la levità di un volo, lo scatto della folgore, il nitore di una goccia...
Lo stile si materia più del silenzio che delle parole, tra non detto, suggerito; si affievolisce in echi, pause e sbigottite sospensioni. Anche lo stile tace di fronte al mistero dell'essere.
Chiunque abbia avuto il cuore di assistere alla recente volgare incoronazione di silvio a reuccio, tra cortigiani sbavanti piaggeria, sarà rimasto colpito dal Kitch della cerimonia, ma soprattutto dalle parole d'ordine: "Legge ed ordine", "più poteri al premier"... La retorica con cui Hitler ammaliava le folle, una retorica ebbra, forsennata, solcata da bagliori sinistri, è morta: oggi belzebusconi ed i suoi accoliti cavano cliché dall'armamentario più vieto della propaganda.
Come reputare il linguaggio prostituito dei disinformatori? Neanche il turpiloquio riesce ad innalzare le loro frasi sputacchiate: la corposa trivialità degli scaricatori sprofonda nella motosa e prepotente banalità del bullo.
Istruttivo il nesso tra stile e stilo: lo stile è strumento affilato che richiede precisione. Serve per incidere la cera delle idee, per scalfire, per levigare, cambiando con gesto destro l'inclinazione. E' il risultato provvisorio di un tirocinio lungo e faticoso, il segno di una personalità che non si lascia catturare da pastoie, etichette. Modellato sugli auctores e consonante con intime risonanze, si stacca dalla mera elocuzione per assurgere ad istanza, per slanciarsi verso la dimensione semantica. Sostanziato di succhi che corrodono o di elisir che sciolgono o di liquidi che rendono splendide superfici opache, lo stile trova le sue altezze vertiginose nel paradosso, nel contrasto, nell'ossimoro. In modo affine lo scalatore, dopo essersi a lungo inerpicato su declivi precipiti, ammira l'abisso esalante nebbia, attratto e, nel contempo, spaventato dal vuoto.
Stile significa saper osservare per emulare la naturalezza delle manifestazioni: la levità di un volo, lo scatto della folgore, il nitore di una goccia...
Lo stile si materia più del silenzio che delle parole, tra non detto, suggerito; si affievolisce in echi, pause e sbigottite sospensioni. Anche lo stile tace di fronte al mistero dell'essere.
Stile significa saper osservare per emulare la naturalezza delle manifestazioni: la levità di un volo, lo scatto della folgore, il nitore di una goccia...le scie chimiche, il morgellons, le haarp,i morti, i bambini sbranati dai cani, per non dimenticare le supercazzole incoronate di stile
ReplyDeletelo stile è tutto
Istruttivo il nesso tra stile e stilo: lo stile è strumento affilato che richiede precisione. Serve per incidere la cera delle idee, per scalfire, per levigare, cambiando con gesto destro l'inclinazione. E' il risultato provvisorio di un tirocinio lungo e faticoso, il segno di una personalità che non si lascia catturare da pastoie, etichette.
parlarsi addosso è segno di stile
Ah, ora è anche un critico letterario? Ma non si doveva lasciare ad "esperti" queste cose?
ReplyDeletecapthca: poliweri
ahahahahahah