L'immensa sputtanata a Zelig

Il blog che si sta visitando potrebbe utilizzare cookies, anche di terze parti, per tracciare alcune preferenze dei visitatori e per migliorare la visualizzazione. fai click qui per leggere l'informativa Navigando comunque in StrakerEnemy acconsenti all'eventuale uso dei cookies; clicka su esci se non interessato. ESCI
Cliccare per vederla

Scopo del Blog

Raccolgo il suggerimento e metto qui ben visibile lo scopo di questo blog.

Questo e' un blog satirico ed e' una presa in giro dei vari complottisti (sciacomicari, undicisettembrini, pseudoscienziati e fuori di testa in genere che parlano di 2012, nuovo ordine mondiale e cavolate simili). Qui trovate (pochi) post originali e (molti) post ricopiati pari pari dai complottisti al fine di permettere liberamente quei commenti che loro in genere censurano.

Tutto quello che scrivo qui e' a titolo personale e in nessun modo legato o imputabile all'azienda per cui lavoro.

Ciao e grazie della visita.

Il contenuto di questo blog non viene piu' aggiornato regolarmente. Per le ultime notizie potete andare su:

http://indipezzenti.blogspot.ch/

https://www.facebook.com/Task-Force-Butler-868476723163799/

Showing posts with label Putin. Show all posts
Showing posts with label Putin. Show all posts

Tuesday, January 19, 2016

Il sedicente Putin propone un rimedio peggiore del “male”


http://www.tankerenemy.com/2016/01/il-sedicente-putin-propone-un-rimedio.html

Il sedicente Putin?

https://archive.is/BmwJP


firmato il sedicente essse

Tuesday, December 15, 2015

Friday, October 2, 2015

Zret games


War games 

http://zret.blogspot.it/2015/10/war-games.html

Come dire "Ho detto una mare di puttanate, tutte le mie "profezie" si sono rivelate emerite minchiate, ma io non demordo a sparare ulteriori cazzate".

https://archive.is/uuDMx 

Saturday, February 14, 2015

L'Ucraina e la Terza forza

http://zret.blogspot.ch/2015/02/lucraina-e-la-terza-forza.html

L'Ucraina e la Terza forza

Sarà l’Ucraina del sanguinario Porošenko il focolaio da cui divamperà la paventata (e progettata) Terza guerra mondiale? Pare che la feccia abbia proprio deciso di far scoppiare un conflitto su larga scala, ricorrendo ad una serie di maldestre operazioni false flag. Se, infatti, succederà il finimondo, non sarà tanto per i pur indiscutibili contrasti tra Stati Uniti e Russia, ma per una precisa volontà di distruzione. E’ una volontà che proviene da una Terza forza, un centro occulto di potere che istiga i contendenti a combattersi, a dilaniarsi vicendevolmente. Il modus operandi di questa Terza forza – i Gesuiti? Una Ur-lodge reazionaria? Una coalizione bellicista internazionale? – è il seguente: destabilizzare per stabilizzare, ossia distruggere per costruire un nuovo assetto planetario di tipo tirannico.



Ricordiamo che la Merkel e Putin sono affiliati alla medesima loggia, la Golden Eurasia: è possibile che essi fingano di essere antagonisti, mentre mirano allo stesso scopo. Lo stesso Putin ha accesso alla cabina di regia o recita una parte? Fatto sta che, ipso facto, il Presidente russo potrebbe distruggere l’avversario statunitense, senza sparare un solo colpo, ossia mostrando al mondo le prove satellitari del 9 11 come inside job. Se lo statista non gioca quest’asso, che cosa si deve arguire? Fatto sta che immani stragi potrebbero essere evitate, se la verità fosse gridata ai quattro venti. Si privilegiano forse altre strategie, improntate al temporeggiamento ed al compromesso o a qualcosa di peggio: si strappa la Crimea all’Ucraina, ma restano poi molti nodi da districare.

La politica attuale è simile ad un gioco delle parti: le azioni sul proscenio mimano altre azioni che, a loro volta, adombrano obiettivi difficili da concepire. I ruoli sono intercambiabili ed il pubblico non è messo al corrente, per mezzo degli a parte o dei monologhi, delle vere intenzioni che animano gli attori-personaggi.

Qual è la vera partita che si sta giocando? Quale ruolo ricoprono i Gesuiti per lo meno nel contesto europeo? Non dimentichiamo che l’influente compagnia fondata da Ignazio de Loyola, dispone già di pezzi forti sulla scacchiera: l’ambiguo papa Bergoglio, Mario Draghi, Presidente della Banca centrale europea e, da poco tempo, il Capo dello Stato italiano, Sergio Mattarella. Tale egemonia qualcosa dovrà pur significare.

Decisivo in questo gioco di specchi, dove una singola immagine si frantuma in mille parvenze, è il ruolo dei media, anzi della propaganda: sceneggiate si susseguono a sceneggiate, attentati-farsa si sommano ad incidenti-farsa.

La natura teatral-televisiva del mondo odierno non inganni: se i casus belli sono finti e persino esilaranti nella loro inverosimiglianza, le conseguenze sono e rischiano di essere cruente. I passaporti delle “spie russe” (sic) sono falsi, ma le bombe e le carneficine sono tragicamente vere.

Vietata la riproduzione - Tutti i diritti riservati

Tuesday, August 5, 2014

La disfatta dei fatti

http://zret.blogspot.ch/2014/08/la-disfatta-dei-fatti.html

La disfatta dei fatti

Molti si chiedono e ci chiedono per quali motivi gli ideatori delle varie operazioni false flag siano così sciatti e superficiali: qui un errore, là un buco nella sceneggiatura, qui un’incongruenza, là un’esagerazione... Sono tutti svarioni che rendono inverosimili gli eventi, improbabili certi particolari.



Si considerino, a guisa di esempio, i “fatti” inerenti all’aereo della Malaysia airlines precipitato, ma che non è precipitato, in Ucraina [zret, sei un coglione!!!]. Gli artefici del misfatto hanno commesso tanti e tali sbagli nella costruzione dell’accadimento che, a volte, anche un fruitore sprovveduto ha l'impressione che qualcosa non quadri. Il particolare che non dovrebbe sfuggire neppure ad una persona animata da cieca fiducia negli organi di regime è quello dei passaporti: sono documenti intatti, senza una sola traccia di bruciatura, persino con la fodera di plastica integra. Tralasciati altri aspetti che solo osservatori attenti e smaliziati notano, perché tanto pressappochismo?

Le risposte possono essere le seguenti. In primis, i registi di queste pellicole ai “confini della realtà” sanno che il cittadino medio, ridotto a suddito votante, è di una stupidità assoluta. Crede in tutto quello che propina la televisione. Di fronte a qualche incoerenza, la sua mente piccola piccola all’inizio ha uno sbandamento, ma poi riorganizza il quadro generale del mondo affinché coincida con quello disegnato dal piccolo schermo. Costui è simile al bigotto che, non essendo in grado di rilevare alcune gigantesche illogicità dei Vangeli, basa la sua fede sulla catechesi per cui il Messia può essere nato contemporaneamente in due anni differenti, senza che ciò scalfisca i suo convincimenti.

Mai sopravvalutare l’opinione pubblica il cui tratto saliente è il non avere alcuna opinione. La gente non si pone domande e, anche se è sfiorata da un dubbio, la perplessità è subito eliminata in una concezione normalizzante che garantisca il quieto vivere a base di partita, birra e rutto libero.

Vedrei anche nelle sviste che punteggiano gli avvenimenti orchestrati dalla feccia mondialista delle provocazioni, quasi si volesse sfidare il manipolo di investigatori veri a scovare gli indizi di una macchinazione. Tanto sono i farabutti ad avere il coltello dalla parte del manico. Non è vero ciò che è vero, ma quanto essi affermano essere tale, contro ogni evidenza. Vedi alla voce geoingegneria clandestina e bis-pensiero orwelliano.

Qualcuno ritiene che, essendo la storia umana un gioco, ancorché crudele e con regole truccate, la disseminazione di tracce sia uno sprone affinché una minoranza dell’umanità possa evolvere attraverso una sempre maggiore presa di coscienza. E’ necessario lacerare i veli degli inganni e delle illusioni per acquisire una Weltanschauung più scaltrita e persino disincantata. E’ una spiegazione che ci pare plausibile, anche se abbisognerebbe di qualche rettifica su cui in questa sede non indugiamo.

Ciò esposto, crediamo che per comprendere le cause dell’incuria che dimostrano i registi degli eventi globali si debba focalizzare l’attenzione sulla natura assunta dal mondo attuale. La realtà di oggi è mediatica non solo perché è trasmessa dai media, ma soprattutto in quanto è mediata, filtrata, costruita dai media. Essi creano delle narrazioni, delle storie in cui sono più importanti la suspense e l’intreccio accattivante della verosimiglianza. Così i passeggeri degli aerei che si schiantano o spariscono sono morti, ma sono vivi. Il velivolo è un Boeing, ma hai i motori di un Piper. E’ caduto in due luoghi diversi. Ha seguito più corridoi. E’ stato abbattuto dai Russi, dagli Ucraini, dalle tartarughe Ninja, dai frombolieri di Corinto, da uno sciame di calabroni... Le liste dei viaggiatori cambiano di continuo, come il numero dei deceduti (possibilmente è un numero simbolico). I defunti resuscitano; i sopravvissuti non si riescono a rintracciare. Oggi su quel volo viaggiava uno scienziato nucleare, ieri si era imbarcato un gigolò di Tortona, domani salirà a bordo un ragioniere di Caniccattì. La madre di un ebreo ortodosso non conosce una parola di ebraico, ma parla con accento californiano ed è talmente disperata per il rapimento del figlio che se la ride. Che importa? Lo scopo di questi romanzi d’appendicite è scatenare un conflitto planetario. Molti giurano e spergiurano che ci riusciranno. Non importa come! Tanto il pubblico-spugna assorbe tutto, come fosse (e, in parte, lo è) un teleromanzo in cui la trama tanto più è avvincente, quanto più è imbrogliata e surreale. Le differenze tra realtà e finzione sono sempre più labili: la finzione spesso è più realistica ed esercita maggiore attrattiva su una massa anestetizzata e stupida. Si prova dolore non per gli innocenti che muoiono, ma per un contrattempo che ci impedisce di vedere una puntata di “Cento vetrine”.

Per parafrasare Walter Benjamin, ormai l’opera d’arte vive nell’epoca della sua falsificabilità tecnica. La televisione e la Rete permettono di falsificare, ritoccare i dettagli, cambiare il plot (ed il complotto) a posteriori, correggere gli errori di sceneggiatura, montare nuove sequenze, il tutto ad uso e consumo di spettatori scemi ma avidi di effimere emozioni: il 9 11 fu una tragedia... televisiva.

Invano oltre e dietro molte sequenze narrative cercheremo i fatti ed i nessi logici. I fatti, se mai sono esistiti, oggi non esistono più. Non esistono i fatti, ma solo le televisioni.

Vietata la riproduzione - Tutti i diritti riservati

Wednesday, July 30, 2014

Other B.R.I.C.S. in the wall: strategie globali per una dittatura planetaria?

http://zret.blogspot.it/2014/07/other-brics-in-wall-strategie-globali.html

Other B.R.I.C.S. in the wall: strategie globali per una dittatura planetaria?


Nota: il presente testo non vuole essere per nessuna ragione una difesa delle cosiddette "democrazie occidentali" né tanto meno dei diabolici Stati Uniti d'America.

Sono stati raggruppati in una sorta di acronimo, B.R.I.C.S., ossia Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa. Sono paesi rampanti nell’economia del mondo globalizzato: ricchi di risorse naturali, di manodopera a basso costo, poco o punto sindacalizzata, dinamici nella finanza, i B.R.I.C.S. sono formidabili concorrenti di Stati Uniti, Unione europea, Giappone. In particolare gli Stati Uniti, pur essendo ancora tra le maggiori potenze militari, stanno attraversando una grave crisi economica e sociale, ma soprattutto di immagine a livello internazionale. Non sono più percepiti come il paese delle opportunities né i difensori della “democrazia”, ma come uno stato canaglia che esporta guerre e distruzione in ogni angolo del pianeta. Dominato da un’élite tanto ottusa quanto feroce, gli U.S.A. cercano di procrastinare il crollo del dollaro, con politiche che incrementano un debito pubblico abnorme, inimmaginabile.

E’ questo, a grandi linee, lo scenario geo-politico odierno, ma sarebbe un errore ritenere che l’assetto sia multipolare (B.R.I.C.S. contro i paesi occidentali). Lo è, ma solo in apparenza. Infatti i banchieri internazionali (e coloro che li manovrano su cui qui non ci soffermiamo) non sono animati da alcuno spirito patriottico e nemmeno sciovinista: essi dirigono il film come un regista sul set dirige gli attori, il “buono” contro il “cattivo”. Come in una pellicola, è tutta una finzione. Ai banchieri non interessa se l’egemonia appartenga agli Stati Uniti o alla Russia: essi controllano il denaro, i governi che non governano, gli apparati produttivi. A loro interessa instaurare un unico esecutivo planetario, fomentando odi e divisioni in ogni dove.

Che cosa sta succedendo in Israele e Palestina? Dopo l’uccisione di tre coloni ebrei per opera di non si sa chi (un false flag?), il governo di Netanyahu ha trovato l’alibi per scatenare l’inferno. Hamas ha risposto con il lancio di missili su alcune località israeliane. Ecco che subito l’opinione pubblica si schiera, con uno dei due contendenti. E’ evidente, però, che qualcuno molto in alto (i vertici israeliani e palestinesi stessi, che poi non sono, a ben vedere, né israeliani né palestinesi) è in combutta per creare le premesse di una terza guerra mondiale, secondo i programmi enunciati nel carteggio Pike-Mazzini. Come sempre i popoli sono due volte danneggiati: in primo luogo Palestinesi ed Israeliani sono massacrati (chi più chi meno), inoltre sono indotti a credere che la loro dirigenza li difenda dai nemici malvagi. Certo, alcuni hanno maggiori responsabilità rispetto ad altri, ma nessuno nelle alte sfere è innocente. Lo stesso papa Imbroglio che, a parole, tuona contro le ingiustizie e gli eccidi, se non è un congiurato, è per lo meno un inetto, incapace di opporsi ai guerrafondai. Che cosa ci si può aspettare d’altro canto da un pontefice massone?

Insomma i criteri storiografici per comprendere gli eventi devono essere rivoluzionati: alla concezione orizzontale della storia bisogna sostituire quella verticale. Non solo, le vere radici delle dinamiche storiche non sono tanto le cause profonde, intermedie ed occasionali (i precipitanti), ma stratagemmi come le operazioni false flag e gli inside jobs. Si pensi all’incendio del Reichstag, rogo ideato dai nazionalsocialisti e di cui furono accusati alcuni comunisti olandesi: fu un inside job che permise ad Hitler di accelerare la sua scalata al potere. Fu un espediente molto efficace. Perché oggigiorno i mondialisti non dovrebbero ricorrere a questo collaudato strumento per perseguire i loro piani di dominio? Squadra che vince non si cambia, tattica che funziona neanche.

Dopo la Seconda guerra mondiale gli usurai apolidi non esitarono a strappare il testimone della supremazia mondiale al Regno Unito per darlo agli Stati Uniti. Oggi sono in procinto di consegnarlo alla Russia o alla Cina, comunque ad uno stato che dubitiamo creerà il paradiso sulla terra. O forse la Cina è un modello di democrazia? I B.R.I.C.S. sono, pur con qualche differenza, altri mattoni nel muro, il muro dell’inganno e della sopraffazione. Vero è che, complici anche molti “giornalisti”, essi paiono come il fronte che addirittura si oppone al Novus ordo seclorum. Non sarà, invece, un’altra azione gattopardesca? L’opinione pubblica in ogni caso è indotta a schierarsi sino all’astio ed alla vendetta: vuoi che a farsi sgozzare, decapitare, squartare e sbudellare sul campo di battaglia sia un presidente della repubblica o un primo ministro? Non sia mai! E’ sempre è solo il soldato di leva o quello convinto dalla propaganda a sacrificare la sua vita sul fronte per gli strozzini, pardon per la patria. Aggiungiamoci poi le numerose vittime tra i civili (i famosi danni collaterali) e si sfoltisce anche un po’ la popolazione: il che non guasta.

Per conseguire questi scopi, però, i manigoldi devono prima spronare i rivali a lottare fino all’ultimo sangue, come in un combattimento di galli. Dopodiché sulle rovine fumanti di una sconfinata waste land, apparirà il Salvatore del genere umano pronto ad offrire pace, benessere e sicurezza in cambio di…

L’epilogo non è scontato, ma non è neppure garantito che potremo scegliere la conclusione che più ci aggrada.

Vietata la riproduzione - Tutti i diritti riservati

Friday, March 4, 2011

Cablegate: Berlusconi in declino come il paese

http://neovitruvian.wordpress.com/2011/02/19/cablegate-berlusconi-in-declino-come-il-paese/

Cablegate: Berlusconi in declino come il paese

Posted: 19 febbraio 2011 by neovitruvian

Le valutazioni della diplomazia statunitense contenute nei nuovi documenti segreti. “La reputazione in Europa è lesa”. “Il premier danneggia l’Italia ma ci è utile e non dobbiamo abbandonarlo, alla fine ne trarremo vantaggi”

Quattromila cables riservati filtrati dall’ambasciata Usa a Roma, oltre 30 mila pagine di documenti finora segreti che raccontano l’Italia e i suoi protagonisti dal punto di vista critico e sferzante del suo più importante alleato. E molti di questi con un denominatore comune: il declino del ruolo internazionale dell’Italia è strettamente legato all’immagine di Silvio Berlusconi, l’uomo che la guida e la condiziona dal 1994, l’anno della sua discesa in campo. Dal 2002 al 2010 parlano ambasciatori, segretari di Stato, diplomatici di alto livello, politici di primo piano. Tutte comunicazioni rigorosamente classificate. Tutte rigorosamente destinate a restare riservate. Tutte, adesso, contenute nei cables che WikiLeaks ha ottenuto e che l’Espresso, in collaborazione con Repubblica, comincia da oggi a pubblicare.

UN PREMIER CHE OFFENDE TUTTI

“Il premier Silvio Berlusconi con le sue frequenti gaffes e la scelta sbagliata delle parole” ha offeso nel corso del suo mandato “quasi ogni categoria di cittadino italiano e ogni leader politico europeo”, mentre “la sua volontà di mettere gli interessi personali al di sopra di quelli dello Stato ha leso la reputazione del Paese in Europa ed ha dato sfortunatamente un tono comico al prestigio dell’Italia in molte branche del governo degli Stati Uniti”.
E’ il febbraio del 2009 quando Ronald Spogli, ambasciatore americano in Italia nominato dal Presidente George W. Bush,

si congeda dal suo mandato e scrive al nuovo segretario di Stato Hillary Clinton un memoriale intitolato “What can we ask from a a strong allied” (Cosa possiamo chiedere ad un forte alleato), classificato come Confidential e che ha un sapore profetico. Non è ancora esploso lo scandalo di Noemi Letizia, non è apparsa all’orizzonte la escort Patrizia D’Addario, non c’è ancora traccia dei festini di Arcore, né delle accuse di sfruttamento della prostituzione minorile con la marocchina Ruby, né delle pressioni sulla questura di Milano per procurarsi il silenzio della vittima. Le leggi ad personam proposte per tutelare il primo ministro dalle conseguenze dei processi in corso non sono state ancora respinte e non ha raggiunto l’apice il violento conflitto con la magistratura. Ma ad inizio 2009 il premier, visto dagli Usa, è già un uomo debole, prigioniero dei suoi conflitti di interesse e dell’evidenza internazionale dei suoi abusi di potere. Quindi bisognoso dell’aiuto americano per legittimarsi sul piano interno e estero e come tale disponibile, quando richiesto, a comportarsi come “il migliore alleato”. Berlusconi insomma non è nelle condizioni di dire alcun “no” a chi lo sostiene. Una sorta di ostaggio, che accetta volentieri tutte le richieste in termini di impegno militare e politico negli scacchieri strategici che vanno dall’Afghanistan alla ricollocazione dei prigionieri di Guantanamo, dalle basi sul territorio italiano alle sanzioni all’Iran. Un prezzo che finora non si sapeva di aver pagato.

L’IMMAGINE DI UN PAESE IN DECLINO

“Il lento ma costante declino economico dell’Italia – scrive l’ambasciatore Spogli – compromette la sua capacità di svolgere un ruolo nell’arena internazionale. La sua leadership spesso manca di una visione strategica. Le sue istituzioni non sono ancora sviluppate come dovrebbero essere in un moderno paese europeo. La riluttanza o l’incapacità dei leader italiani a contrastare molti dei problemi che affliggono la società, come un sistema economico non competitivo, l’obsolescenza delle infrastrutture, il debito pubblico crescente, la corruzione endemica, hanno dato tra i partner l’impressione di una governance inefficiente e irresponsabile. Il primo ministro Silvio Berlusconi è il simbolo di questa immagine”. Spiega Spogli: gaffes e preminenza per gli interessi personali, assieme “al frequente uso delle istituzioni pubbliche per conquistare vantaggi elettorali sui suoi avversari politici, la sua preferenza per soluzioni a breve termine hanno danneggiato la reputazione dell’Italia in Europa”. Un’immagine che Berlusconi tenta di rivitalizzare con iniziative che lasciano perplessi gli Usa. L’Italia – annota Spogli – “fa molti sforzi, alcuni seri altri meno, per mantenere una posizione di rilevanza e influenza”. Come quando “si propone nel ruolo di grande mediatore delle crisi mondiali, un ruolo autoconferitosi che alcuni politici, specialmente il premier Silvio Berlusconi, pensano possa conferire grande visibilità senza praticamente spendere alcunché”. O come quando, senza alcun coordinamento, ritiene di avere i titoli per “mediare tra la Russia e l’Occidente, impegnarsi con Hamas e Hezbollah, stabilire nuovi canali di negoziato con l’Iran, espandere l’agenda del G8 con mandati al di là di ogni riconoscimento”.
Insomma, una politica assolutamente velleitaria. Con costernazione Spogli prende atto che in una puntata di “Porta Porta” Berlusconi annuncia il ritiro dall’Iraq: svegliati in piena notte i generali Usa a Baghdad e mandata la trascrizione della puntata tv al Pentagono. Esterrefatto l’ambasciatore registra che mentre Israele bombarda Gaza il Cavaliere rilancia l’idea del tutto estemporanea di costruirvi alberghi e resort, annunciando che potrebbe “trovare investitori”. Allibito informa Washington che il premier ha una sua strategia per la Siria, visto che l’allora moglie Veronica “ha conosciuto la consorte di Assad a Damasco”, e dice: “Dovremmo coinvolgerla…”
Ma a Washington sono pragmatici. Si deve abbandonare un alleato pasticcione, in declino economico e inviso alle cancellerie europee per idiosincrasia politica?. “No – scrive Spogli alla Clinton – non dobbiamo. Dobbiamo anzi riconoscere che un impegno di lungo termine con l’Italia e i suoi leader politici ci darà importanti dividendi strategici adesso e in futuro”

IL DIVIDENDO DI WASHINGTON

Cosa può incassare l’America da questo governo? Spogli è esplicito. “L’Italia ci permetterà di consolidare i progressi fatti faticosamente nei Balcani negli ultimi vent’anni, le loro forze armate continueranno a giocare un ruolo importante nelle operazioni di peacekeeping in Libano e in Afghanistan, e, infine, il territorio italiano sarà strategico per l’Africom (United States African Command)”, l’organismo costituito nel 2008 dalla Difesa Usa per coordinare gli interventi militari in Africa: comando a Stoccarda, ma bombardieri di stanza a Vicenza, nella base Dal Molin, e portaerei della VI flotta a Napoli. ” Se useremo una forte pressione – sostiene inoltre Spogli – l’Italia eserciterà la sua influenza economica in Iran per mandare a Teheran un chiaro segnale che potrebbe influire sulla loro politica di sviluppo nucleare”. E anche sul fronte del terrorismo Washington sa che Roma spalancherà le sue porte. Già nel febbraio 2009 Spogli avverte infatti che l’Italia si sta diligentemente preparando ad esaudire “quelle che ritengono saranno tra le nostre prime richieste, il farsi carico della custodia di alcuni detenuti nella prigione di Guantanamo (il ministro Frattini ufficializzerà la decisione 4 mesi dopo, ndr.) e un maggiore sforzo militare in Afghanistan (l’Italia sorprenderà gli Usa aggiungendo altri 1200 soldati ad Herat, portando il contingente schierato ad un totale di 4200 uomini).
L’unica vera preoccupazione è il rapporto tra Roma e Mosca, tra Berlusconi e Putin. Gli Usa vogliono controbilanciare la crescente influenza russa sul fronte dell’energia, e notano con disappunto che “l’Italia, sfortunatamente, invece la favorisce”. Sui rapporti tra Berlusconi e Putin il punto di vista americano è noto. L’ambasciata Usa anche dopo la sostituzione di Spogli con David Thorne è in allarme e agisce su più fronti. Stimola il ritorno al nucleare, interviene sul governo per spezzare l’asse con Mosca e suggerisce: “dobbiamo far capire a Berlusconi che ha una relazione personale con noi e dobbiamo assecondare la sua convinzione di essere uno statista esperto”. Ma l’operazione non è facile, il legame del cavaliere con “il suo amico Vladimir” è solida e ha radici misteriose. tanto misteriose da indurre Hillary Clinton nel gennaio 2010 a chiedere alle rappresentanze diplomatiche interessate di indagare sulle “possibili relazioni e investimenti personali che legano Putin e Berlusconi e che possono influenzare la politica energetica dei due paesi”, e di svelare ” i rapporti tra l’amministratore delegato dell’Eni Paolo Scaroni, i top manager dell’Eni e i membri del governo italiano, specialmente il premier e il ministro degli esteri Frattini”. Gli americani si troveranno davanti ad un muro: in un cable un diplomatico italiano spiega che “tutto avviene direttamente tra Berlusconi e Putin”.

UN PREZZO IRRISORIO DA PAGARE

Pasticciona e in difficoltà, l’Italia chiede aiuto agli Usa quando si accorge che l’organizzazione del G8 a L’Aquila comincia a fare acqua. Gli americani se ne sono già accorti, e una serie di cables descrivono la tensione nell’ambasciata di Roma: il flop può tramutarsi in una debacle per Berlusconi, già colpito dalle prime rivelazioni sugli scandali sessuali. Scatta il soccorso all’utile alleato: “Berlusconi – annotano – ha bisogno di mostrarsi un leader credibile a livello internazionale per ripulire la sua immagine, e ci sarà tremenda attenzione” al trattamento che riceverà dagli altri capi di stato e di governo. Obama acconsente e in Abruzzo il presidente “abbronzato” è gentile e comprensivo. Il vertice è un successo, il Cavaliere è salvo, l’opposizione politica è sconfitta

CONDANNATI ALL’INSTABILITA’

Gli americani capiscono dunque che con Berlusconi dovranno conviverci. A lungo. E sfruttarne le debolezze, che utilitaristicamente diventeranno per Washington preziose cambiali in bianco, da riscuotere all’occorrenza. Ne sono consci già prima delle elezioni del 2008, che – dopo la caduta della litigiosa coalizione guidata da Romano Prodi – riporteranno a Palazzo Chigi il Cavaliere, vittorioso su Walter Veltroni. “Se vince Veltroni la situazione sarà eccellente – scrivono da Roma a Washington – se ritorna Berlusconi sarà molto eccellente”. Ne sono ancora più convinti dopo il G8 de L’Aquila. Non apprezzano la magistratura, definita “una casta inefficiente e autoreferenziale”, priva di controllo e che condiziona la vita politica; non credono nei dissidenti della maggioranza; giudicano il Pd disorganizzato. E anche quando la Corte Costituzionale boccia il lodo Alfano non si preoccupano: Berlusconi resisterà. Temono invece gli effetti sul Paese dello scontro con il presidente Napolitano. Il Presidente è visto come una figura assolutamente cruciale per la stabilità del Paese, è stimato e seguito. Il Quirinale non si tocca, è un assoluto punto di riferimento. “Gli attacchi a una figura molto rispettata potrebbero essere presi male da molti italiani e determinare più ampie divisioni tra le due istituzioni”.
È uno scenario preoccupante, ma che porta anche dei vantaggi. Il premier infatti “per difendersi dai processi si dovrà distrarre dal lavorare per il popolo italiano”. Ma ci sono altri referenti pronti a lavorare per gli Usa. I ministri Frattini e La Russa, ad esempio, vengono definiti particolarmente ansiosi di collaborare. Mentre ad Arcore continuano i festini, il business può proseguire.

Fonte

Thursday, December 9, 2010

Italeaks

http://neovitruvian.wordpress.com/2010/12/07/italeaks/

Italeaks

Posted: 7 dicembre 2010 by neovitruvian

I DIPLOMATICI A MOSCA SI LAMENTANO DEL RAPPORTO BERLUSCONI – PUTIN

Questo Cable è controverso. In effetti sembra essere stato diramato dall’ambasciata americana a Mosca, però il The Guardian lo da come originario dall’Italia. Purtroppo vista la complessità nel trattare queste informazioni è difficile sapere se il The Guardian abbia fatto un errore, ma è probabile che sia così. Il cable racconta di una fonte (che è stata censurata) che, a pranzo con il diplomatico americano a Mosca, esprime frustrazione per il rapporto fin troppo stretto fra Berlusconi e Putin. Questo rapporto, secondo la fonte, terrebbe talvolta gli stessi diplomatici all’oscuro sulle scelte prese dai Primi Ministri. Il cable è datato 5 Febbraio 2010, è classificato come confidenziale ed è stato redatto probabilmente da John Beyrle, diplomatico americano a Mosca.

Di cosa si parla in questo cable:

  • Una fonte di Beyrle si definisce “frustrata” per la “linea diretta” fra Berlusconi e Putin, che terrebbe anche gli stessi diplomatici all’oscuro sulle scelte prese.
  • I diplomatici non sarebbero a conoscenza dei retroscena, per quel che concerne le scelte prese nei rapporti Italia-Russia, l’unica informazione che avrebbero è “che Berlusconi e Putin approvano” le scelte in questione.
  • La burocrazia risentirebbe di questo comportamento in linea di massima, anche se a volte questa linea si rivela sbrigativa e positiva.
  • Un esempio citato è quello di Gazprom che avrebbe scelto di vendere in Italia mediante Eni (20% delle forniture Eni proverrebbero da Gazprom) a prezzo di mercato (e non sottoprezzo come inizialmente Gazprom aveva deciso di fare) solo dopo un colloquio privato fra Berlusconi e Putin
  • Il rappresentante di Eni a Mosca si rifiuterebbe di dialogare con ambasciate straniere, ma solo da due anni a questa parte
  • Secondo la fonte ‘censurata’ nel documenti il responsabile Eni a Mosca avrebbe ricevuto ordini di rispondere solo a Roma e di non parlare con “ambasciatori stranieri”
  • Enel avrebbe investito circa 6 miliardi di dollari in USA. Leggi l’originale

INCONTRO CON BERLUSCONI IN CONVALESCENZA

Questo documento è il sunto di un incontro per un pranzo privato fra Berlusconi e l’ambasciatore David H. Thorne. L’incontro è un pranzo fra il Presidente del Consiglio e l’ambasciatore italiano, all’incontro è presente anche Gianni Letta, che ha accompagnato l’ambasciatore nella residenza milanese di Berlusconi. Berlusconi è ancora in convalescenza in seguito all’aggressione subita a Milano da parte di Massimo Tartaglia. Il cable è datato 1 Gennaio 2010, l’incontro è avvenuto il 30 Dicembre 2010. L’autore del cable è David H. Thorne, Ambasciatore USA a Roma.

In questo cable si parla di:

  • Berlusconi è ancora ferito e fasciato per l’attacco subito in Dicembre, ma appare comunque ottimista e desideroso di mostrare i suoi progetti per “spingere” l’elite italiana, nonché di condividere pensieri su personaggi politici europei ed italiani
  • I progetti di Berlusconi prevedono la realizzazione di una scuola privata per “l’italian elite”.
  • Berlusconi è “depresso” per via dell’attentato di Tartaglia: lui è un imprenditore, vuole che tutti lo amino (parole di Gianni Letta)
  • Berlusconi ha “sfacciatamente dichiarato”, durante il pranzo, che l’Italia ha messo gli USA al primo posto nelle politiche internazionali e che l’Italia è pronta ad aiutare l’america in qualunque modo possibile
  • Secondo Berlusconi l’influenza ed il potere di Sarkozy sono molto scemati nell’ultimo anno e non ha più il potere che il leader francese aveva un anno prima
  • Berlusconi elogia il rapporto fra Putin e Medvedev e, neanche a dirlo, i saluti dopo pranzo vengono interrotti da una telefonata di Putin
  • Berlusconi esprime “sgomento” per le politiche repressive iraniane ed offre all’ambasciatore USA piena collaborazione sul trattamento delle dinamiche di Teheran, mettendo a disposizione anche i servizi italiani.
  • “Senza mezzi termini” Berlusconi descrive all’ambasciatore americano i magistrati italiani come “un grande problema” dicendosi pronto a stringere un alleanza con il centrosinistra pur di attuare la riforma della giustizia
  • Berlusconi e Letta mostrano un grande rispetto per i leader dell’opposizione, ed elogiano Pierluigi Bersani come un “duro avversario, dotato di una intelligenza superiore”
  • Letta, lontano da Berlusconi, si complimenta anche per l’operato di Massimo D’Alema che avrebbe fatto delle scelte positive molto difficili nei Balcani. L’efficienza di D’Alema è la ragione per cui Berlusconi avrebbe spinto pesantemente al fine di averlo come Ministro degli Esteri UE, nonostante le loro differenze.
  • Letta non esprime giudizio su Antonio Di Pietro, non avendo idea di quali saranno le scelte politiche di questo negli anni a venire
  • Berlusconi e Letta esprimono entrambi “preoccupazione” per l’evolversi della crisi economica nel 2010. I due valutano che l’Italia abbia reagito bene nell’anno decorso, ma sono preoccupati rispetto alla creazione di posti di lavoro nel 2010.
  • Berlusconi annuncia che guiderà l’ambasciatore personalmente in una visita a Roma, nello specifico gli mostrerà il suo progetto di un’Accademia per “l’elite italiana”. Il palazzo “Villa Gernetto”, completamente ristrutturato, ospiterà una scuola speciale per 100 giovani meritevoli e sarà interamente finanziata dalla fortuna personale di Silvio Berlusconi. L’apertura è prevista per Marzo 2010. Berlusconi in merito annuncia che sceglierà personalmente gli studenti. Leggi l’originale

PREPARAZIONE DELL’INCONTRO OBAMA – BERLUSCONI 15/06/2009

Questo documento è una relazione su Berlusconi ed il suo operato in vista dell’incontro fra il Premier italiano ed il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama. L’autore del cable è Elizabeth L. Diddle, incaricato affari esteri all’ambasciata USA a Roma. Il cable è datato 9 Giugno 2009 ed è classificato come confidenziale.

In questo cable si parla di:

  • Berlusconi viene raccontato dal punto di vista delle scelte politiche
  • Gli atteggiamenti di Berlusconi spesso frivoli e le sue numerose gaffe avrebbero fatto sì che molti (anche all’interno del Governo USA) siano convinti che lui sia un leader europeo inefficiente, vanitoso ed inetto.
  • Berlusconi verrebbe descritto come arrogante ma prezioso alleato nelle vicende internazionali
  • La gestione della crisi economica sarebbe stata “prudente” sotto il Governo Berlusconi
  • Il parere di Berlusconi sarebbe stato favorevole rispetto alla chiusura della prigione di Guantanamo
  • Il parere di Berlusconi sull’operato della NATO sarebbe “distorto” dai rapporti molto intimi e proficui a livello economico e personale che il Presidente del Consiglio intrattiene con la Russia e Vladimir Putin
  • La posizione di Berlusconi rispetto a Vladimir Putin cozzerebbe con la politica ONU di ridurre la dipendenza energetica europea rispetto alla Russia
  • Bisogna, secondo chi scrive il cable, chiarire con Berlusconi che la politica di gestione del nucleare dev’essere trasparente ed onesta, affinché gli americani possano entrare in concorrenza leale con la Russia nell’appalto del know-how necessario alla realizzazione delle centrali
  • Berlusconi negozierebbe con la Libia al fine di ottenere non solo una riduzione del flusso migratorio verso l’Italia, ma anche in funzione dell’ingresso dell’Eni nel mercato del petrolio libico
  • Berlusconi si è fortemente impegnato nel mantenimento delle truppe in Afghanistan ma è sceso dal quarto al sesto posto sulla scala dei contribuenti ISAF. L’Italia sarebbe stata “anemica” in questo frangente tagliando fortemente il budget delle missioni ma gli americani sono certi che con le dovute “pressioni” verso Berlusconi otterrebbero certamente una risposta positiva.
  • La politica italiana sulla presenza di basi americane in Italia è ben vista da chi scrive il cable, vengono elogiate disponibilità e persecuzione di una linea che permetta agli americani una buona presenza sul suolo italiano, con oltre 15.000 unità.
  • Berlusconi fa molte gaffe, ha atteggiamenti frivoli e discutibili, ma tagliare i legami con lui sarebbe sbagliato. E’ un alleato fedele, ammira l’america e intende consolidare i rapporti con essa sempre di più. Nonostante i suoi difetti è stato una pietra miliare nella politica italiana degli ultimi 15 anni e tutto fa pensare che questa presenza durerà ancora a lungo. Leggi l’originale

LE RELAZIONI ITALIA – RUSSIA VISTE DA ROMA

Questo documento, diversamente dai due diramati in precedenza, non è il verbale di una riunione. E’ invece una relazione sui rapporti bilaterali fra Russia e Italia, fra Silvio Berlusconi e Vladimir Putin. Il cable è datato 26 Gennaio 2009. L’autore del cable è l’allora ambasciatore americano a Roma, Ronald P. Spogli. Il cable è classificato come segreto.

Di cosa si parla in questo documento:

  • la scarsa influenza che Frattini avrebbe nei confronti di Berlusconi riguardo le politiche estere in Russia
  • l’ambasciatore della Georgia a Roma riporta al collega statunitense che secondo il loro Governo Putin avrebbe promesso a Berlusconi dei proventi nella costruzione di gasdotti
  • le percentuali di export italiano in Russia aumentano del 230%
  • Berlusconi e Putin si scambierebbero “costosi regali” secondo una fonte dell’ufficio della Presidenza del Consiglio
  • l’assistente particolare (definizione Wikipedia) di Berlusconi, Valentino Valentini, si recherebbe spesso in Russia e sarebbe il suo “uomo chiave” in territorio elvetico ma per l’ambasciata “non è chiaro” cosa andrebbe a fare
  • l’ambasciatore americano sarebbe “irritato” dalla presenza di Berlusconi nella costruzione di rapporti fra Russia e USA e riterrebbe di dovergli mandare “un segnale”.Leggi l’originale

IL SEGRETARIO DELLA DIFESA AVVERTE FRATTINI: IMMINENTE GUERRA CON L’IRAN

Il Segretario alla Difesa Robert Gates (SecDef) si è incontrato con il Ministro degli Esteri italiano Franco Frattini nel corso di una visita ufficiale a Roma l’8 febbraio. Il Cable è datato 22 Gennaio 2010.

Di cosa si parla in questo cable:

  • Strategie in Afghanistan
  • Possibilità di guerra in Iran
  • Operazioni nel Corno d’Africa

Leggi l’originale

Fonte

Scarica l’Insurance File: