Questo non è solo un insieme di considerazioni, ma è una testimonianza diretta dello scrivente che, grazie al maledetto vizio del padre, non ha solo perso soldi e proprietà, ma anche la famiglia, gli affetti, gli amici e la dignità guadagnata con duro lavoro e sudore.
Iniziai a scrivere quest’articolo una sera di qualche mese fa, subito dopo aver visto uno spezzone del “TG Com” che pubblicizzava una gara di poker svoltasi a Roma.
Nel servizio di quest’aberante TG, venne intervistato un padre di famiglia seduto ad un tavolo verde con le carte da gioco in mano: dietro di lui moglie e bambini e, con un'espressione alquanto depressa, egli raccontava di come il poker fosse un gioco adatto alla famiglia e di come fosse facile auto controllarsi sulle puntate e sul budget a disposizione (Dal viso di quest’uomo, era facile dedurre che l’intervistatore aveva offerto a quest’uomo del denaro per dire quelle assurde parole e, molto probabilmente, il giocatore lo aveva accettato, perché aveva lasciato a quel tavolo lo stipendio di almeno un mese!)
Qualche giorno fa, scaricando la posta privata su Internet, venni sommerso da pubblicità che allegramente annunciavano la legalizzazione del poker in Rete.
Accendendo il televisore poi udii l’allegra voce di quel simpaticone di Ciccio Valenti che pubblicizzava la stessa cosa. Nel contempo mi tornò alla mente un articolo di un giornale locale che, nell’agosto scorso, riportava la notizia di una rapina perpetrata in un locale che ospitava una “bisca legale” a Sanremo.
Il mio sgomento causato da questi episodi è ora diventato collera, perché è sempre più evidente che i vari governi si impegnano a distruggere le famiglie e non ad aiutarle!
Il vizio del gioco è dimostrato essere una specie di “malattia genetica” ed il governo, anziché fare “pubblicità socialmente utili” per cercare di guarire le persone che si rovinano con scommesse, gratta e vinci, Lottomatica, macchinette e quant’altro, ora addirittura legalizza e pubblicizza il poker e quelle maledette bische che dovrebbero essere illegali.
Produce dunque squallidi spots affidati a finti personaggi della comicità, proprio perché la loro ignoranza e soprattutto demenzialità riesce a far sembrare allegro un gioco mortale!
Il gioco d'azzardo è la rovina economica e psicologica per il giocatore ed i suoi familiari: il banco vince sempre!
Mio padre era per me il mio migliore amico: con lui, negli ultimi tempi, andavo a farmi la birretta o l’aperitivo.
Morì dopo una telefonata della banca che sollecitava il pagamento della rata del mutuo; gli venne un infarto un istante dopo, davanti ai clienti della sua salumeria.
Mi telefonarono mentre ero sul lavoro per avvisarmi e corsi all’ospedale e, quando arrivai, sentii le sue ultime tre parole rivolte a me. Dopo il funerale, nonostante la mia giovane età, mi trovai di fronte alla gestione di una redditizia attività, delle proprietà e dei terreni. Tutti mi erano vicino ed io riuscii a gestire al meglio ogni singola questione, ricevendo l'elogio di direttori di banche, amministratori d’azienda, commercialisti ed avvocati, ma soprattutto dei familiari.
Lasciai il mio ottimo lavoro da orefice per mia madre ed i parenti, per gestire una serie di mansioni che, da ragazzino che ero, mi fecero diventare grande… Ero l’unico col cervello in una famiglia di inetti. Poi, giorno per giorno, riscontrai il fatto che mio padre aveva contratto debiti ovunque: da un giorno all’altro mi trovai con un debito di un miliardo di lire e con tre alloggi ipotecati, quando, invece, secondo i miei calcoli, avrei dovuto avere almeno tre miliardi di utile.
Non descrivo i particolari perché non basterebbe un libro, ma, qualche tempo dopo, i primi a girarmi le spalle furono i parenti, poi l’unica donna che ho amato nella mia vita, quindi gli amici e tutti quei conoscenti ai quali avevo offerto cene e serate con soldi guadagnati solo da me, sudando da quando avevo quattordici anni.
Dopo poco tempo, mi ritrovai senza lavoro, senza un tetto, senza una famiglia, senza una madre che pensò solo a sé stessa. Da gran lavoratore che guadagna e piccolo imprenditore che salva, mi ritrovai senza una casa e senza un affetto, nonostante avessi dato anima e corpo per tutti quanti…
Già… tutti quei falsi che pensavano io fossi l’erede, ma che appena si accorsero che non ero ricco, se non di debiti, si dileguarono come conigli di fronte alla realtà, senza considerare sentimenti e parentele, senza considerare quello che io feci per far rimanere in piedi tutto quanto.
Questo provoca il gioco d'azzardo in una famiglia.
Ora vivo in quaranta metri quadri che condivido con un gatto randagio trovato moribondo per strada, non guadagno mille euro al mese ed ho un quinto dello stipendio pignorato.
Svolgo un lavoro che non valorizza le mie qualità e tanto meno viene incontro alle mie esigenze, ho due nipoti che non ho mai visto.
Mia madre è come se non esistesse e la vedo ogni due mesi quando va bene.
Se incontro per strada uno dei tantissimi parenti che scroccavano di tutto e di più quando stavo bene economicamente, mi viene da sputargli in faccia, non ho mai più voluto una fidanzata da quando fui lasciato perché ridotto sul lastrico. Avevo solo diciotto anni …
Questo è quello che causa il vizio del gioco d'azzardo e pensare che la Guardia di finanza lo sapeva e non ha fatto nulla per avvertire i familiari.
Iniziai a scrivere quest’articolo una sera di qualche mese fa, subito dopo aver visto uno spezzone del “TG Com” che pubblicizzava una gara di poker svoltasi a Roma.
Nel servizio di quest’aberante TG, venne intervistato un padre di famiglia seduto ad un tavolo verde con le carte da gioco in mano: dietro di lui moglie e bambini e, con un'espressione alquanto depressa, egli raccontava di come il poker fosse un gioco adatto alla famiglia e di come fosse facile auto controllarsi sulle puntate e sul budget a disposizione (Dal viso di quest’uomo, era facile dedurre che l’intervistatore aveva offerto a quest’uomo del denaro per dire quelle assurde parole e, molto probabilmente, il giocatore lo aveva accettato, perché aveva lasciato a quel tavolo lo stipendio di almeno un mese!)
Qualche giorno fa, scaricando la posta privata su Internet, venni sommerso da pubblicità che allegramente annunciavano la legalizzazione del poker in Rete.
Accendendo il televisore poi udii l’allegra voce di quel simpaticone di Ciccio Valenti che pubblicizzava la stessa cosa. Nel contempo mi tornò alla mente un articolo di un giornale locale che, nell’agosto scorso, riportava la notizia di una rapina perpetrata in un locale che ospitava una “bisca legale” a Sanremo.
Il mio sgomento causato da questi episodi è ora diventato collera, perché è sempre più evidente che i vari governi si impegnano a distruggere le famiglie e non ad aiutarle!
Il vizio del gioco è dimostrato essere una specie di “malattia genetica” ed il governo, anziché fare “pubblicità socialmente utili” per cercare di guarire le persone che si rovinano con scommesse, gratta e vinci, Lottomatica, macchinette e quant’altro, ora addirittura legalizza e pubblicizza il poker e quelle maledette bische che dovrebbero essere illegali.
Produce dunque squallidi spots affidati a finti personaggi della comicità, proprio perché la loro ignoranza e soprattutto demenzialità riesce a far sembrare allegro un gioco mortale!
Il gioco d'azzardo è la rovina economica e psicologica per il giocatore ed i suoi familiari: il banco vince sempre!
Mio padre era per me il mio migliore amico: con lui, negli ultimi tempi, andavo a farmi la birretta o l’aperitivo.
Morì dopo una telefonata della banca che sollecitava il pagamento della rata del mutuo; gli venne un infarto un istante dopo, davanti ai clienti della sua salumeria.
Mi telefonarono mentre ero sul lavoro per avvisarmi e corsi all’ospedale e, quando arrivai, sentii le sue ultime tre parole rivolte a me. Dopo il funerale, nonostante la mia giovane età, mi trovai di fronte alla gestione di una redditizia attività, delle proprietà e dei terreni. Tutti mi erano vicino ed io riuscii a gestire al meglio ogni singola questione, ricevendo l'elogio di direttori di banche, amministratori d’azienda, commercialisti ed avvocati, ma soprattutto dei familiari.
Lasciai il mio ottimo lavoro da orefice per mia madre ed i parenti, per gestire una serie di mansioni che, da ragazzino che ero, mi fecero diventare grande… Ero l’unico col cervello in una famiglia di inetti. Poi, giorno per giorno, riscontrai il fatto che mio padre aveva contratto debiti ovunque: da un giorno all’altro mi trovai con un debito di un miliardo di lire e con tre alloggi ipotecati, quando, invece, secondo i miei calcoli, avrei dovuto avere almeno tre miliardi di utile.
Non descrivo i particolari perché non basterebbe un libro, ma, qualche tempo dopo, i primi a girarmi le spalle furono i parenti, poi l’unica donna che ho amato nella mia vita, quindi gli amici e tutti quei conoscenti ai quali avevo offerto cene e serate con soldi guadagnati solo da me, sudando da quando avevo quattordici anni.
Dopo poco tempo, mi ritrovai senza lavoro, senza un tetto, senza una famiglia, senza una madre che pensò solo a sé stessa. Da gran lavoratore che guadagna e piccolo imprenditore che salva, mi ritrovai senza una casa e senza un affetto, nonostante avessi dato anima e corpo per tutti quanti…
Già… tutti quei falsi che pensavano io fossi l’erede, ma che appena si accorsero che non ero ricco, se non di debiti, si dileguarono come conigli di fronte alla realtà, senza considerare sentimenti e parentele, senza considerare quello che io feci per far rimanere in piedi tutto quanto.
Questo provoca il gioco d'azzardo in una famiglia.
Ora vivo in quaranta metri quadri che condivido con un gatto randagio trovato moribondo per strada, non guadagno mille euro al mese ed ho un quinto dello stipendio pignorato.
Svolgo un lavoro che non valorizza le mie qualità e tanto meno viene incontro alle mie esigenze, ho due nipoti che non ho mai visto.
Mia madre è come se non esistesse e la vedo ogni due mesi quando va bene.
Se incontro per strada uno dei tantissimi parenti che scroccavano di tutto e di più quando stavo bene economicamente, mi viene da sputargli in faccia, non ho mai più voluto una fidanzata da quando fui lasciato perché ridotto sul lastrico. Avevo solo diciotto anni …
Questo è quello che causa il vizio del gioco d'azzardo e pensare che la Guardia di finanza lo sapeva e non ha fatto nulla per avvertire i familiari.
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