I recenti decreti collegati alla Legge finanziaria inerenti al sistema scolastico hanno riacceso un dibattito mai del tutto sopito. Non spetta a me censurare le iniziative della Gelmini, la madonnina infilzata cui è stato assegnato il Ministero della pubblica distruzione. Senza dubbio i tagli ai finanziamenti per le scuole dei vari gradi ed università rispondono ad un preciso obiettivo. E' evidente che è pura utopia anche solo proporre delle riforme, poiché la scuola è parte integrante del sistema e, in quanto tale, solo un superamento dell'apparato sinarchico, potrebbe determinare un reale cambiamento della società e quindi della scuola. Pertanto il mio discorso ha un significato puramente accademico, essendo sganciato da qualsiasi risvolto pratico. [e non solo questo di discorsi... n.d.r.]
In una scuola ideale, in cui tra l'altro, come sostiene James Hillmann, l'unica interazione proficua e pregnante sarebbe quella tra maestro ed allievo (altro che classi di quaranta alunni!), mercé un'osmosi costante e ad un'alchimia di parole e soprattutto di silenzi, dovrebbe essere valorizzato in primo luogo lo studio delle lingue cosiddette morte. L'apprendimento di idiomi come il latino, il greco, ma anche l'ebraico, l'aramaico ed il sumero, come di testimonianze glottologiche ormai prossime all'estinzione, quali, ad esempio, le parlate celtiche, stimolerebbe un approccio fondato sul confronto, sul metodo induttivo, con la formulazione di ipotesi e la loro verifica.
Inoltre l'accostamento a lingue siffatte, dai tratti morfosintattici e semantici particolari, favorirebbe l'abduzione e l'intuizione e non solo il ragionamento logico-deduttivo. Pensiamo all'intelligenza ed alla creatività dimostrata da coloro che decifrarono, avvalendosi del metodo etimologico-genetico e del sistema comparativo, lingue scomparse o a quei glottologi che ancor oggi si cimentano nel tentativo di decifrare scritture, la cui decriptazione porterebbe ad ampliare enormemente gli orizzonti culturali.
Non dimentichiamo la riflessione sul lessico e sull'etimologia, miniera di sensi, di addentellati tra lingue apparentemente distanti tra loro, caleidoscopio in cui si specchiano visioni del mondo e dove balugina ancora il bagliore di civiltà primigenie, quasi obliate.
La dimestichezza con queste lingue "morte", oltre a consentirci di accedere a mondi affascinanti, con il loro immaginario religioso, magico e mitologico, ci condurrebbe sulla sponda del simbolo, dove, come da conchiglie rare e preziose, suoni arcani echeggiano con la voce di una lontananza siderale. Spingendosi oltre, forse si potrebbe anche scoprire un legame con le lingue degli "dei".
Poiché tutto o quasi è linguaggio, un'analisi dei codici si rivela di grandissimo interesse, dacché individua correlazioni con il codice genetico, con l'alfabeto stellare, con l'architettura, con la musica... Innumerevoli sono i fili e le stratificazioni. Concordo quindi con Mike Plato che, nell'articolo intitolato, Cabala e Ghematria, la scienza alfanumerica di Israel, 2008 (all'interno di Fenix, n.1). Lo studioso, infatti, afferma: "La presenza di più idiomi, percepita dai profani come un ostacolo è, invece, per il Figlio della Luce una grande opportunità, per analizzare connessioni ed addivenire al significato nascosto di molte parole".
Le definiscono lingue "morte" o atrofizzate: a me paiono atrofizzati lo slang dei pennivendoli ed il gergo bufalino di Kattivix. D'altronde da menti atrofizzate e mummificate che cosa ci si può attendere?
In una scuola ideale, in cui tra l'altro, come sostiene James Hillmann, l'unica interazione proficua e pregnante sarebbe quella tra maestro ed allievo (altro che classi di quaranta alunni!), mercé un'osmosi costante e ad un'alchimia di parole e soprattutto di silenzi, dovrebbe essere valorizzato in primo luogo lo studio delle lingue cosiddette morte. L'apprendimento di idiomi come il latino, il greco, ma anche l'ebraico, l'aramaico ed il sumero, come di testimonianze glottologiche ormai prossime all'estinzione, quali, ad esempio, le parlate celtiche, stimolerebbe un approccio fondato sul confronto, sul metodo induttivo, con la formulazione di ipotesi e la loro verifica.
Inoltre l'accostamento a lingue siffatte, dai tratti morfosintattici e semantici particolari, favorirebbe l'abduzione e l'intuizione e non solo il ragionamento logico-deduttivo. Pensiamo all'intelligenza ed alla creatività dimostrata da coloro che decifrarono, avvalendosi del metodo etimologico-genetico e del sistema comparativo, lingue scomparse o a quei glottologi che ancor oggi si cimentano nel tentativo di decifrare scritture, la cui decriptazione porterebbe ad ampliare enormemente gli orizzonti culturali.
Non dimentichiamo la riflessione sul lessico e sull'etimologia, miniera di sensi, di addentellati tra lingue apparentemente distanti tra loro, caleidoscopio in cui si specchiano visioni del mondo e dove balugina ancora il bagliore di civiltà primigenie, quasi obliate.
La dimestichezza con queste lingue "morte", oltre a consentirci di accedere a mondi affascinanti, con il loro immaginario religioso, magico e mitologico, ci condurrebbe sulla sponda del simbolo, dove, come da conchiglie rare e preziose, suoni arcani echeggiano con la voce di una lontananza siderale. Spingendosi oltre, forse si potrebbe anche scoprire un legame con le lingue degli "dei".
Poiché tutto o quasi è linguaggio, un'analisi dei codici si rivela di grandissimo interesse, dacché individua correlazioni con il codice genetico, con l'alfabeto stellare, con l'architettura, con la musica... Innumerevoli sono i fili e le stratificazioni. Concordo quindi con Mike Plato che, nell'articolo intitolato, Cabala e Ghematria, la scienza alfanumerica di Israel, 2008 (all'interno di Fenix, n.1). Lo studioso, infatti, afferma: "La presenza di più idiomi, percepita dai profani come un ostacolo è, invece, per il Figlio della Luce una grande opportunità, per analizzare connessioni ed addivenire al significato nascosto di molte parole".
Le definiscono lingue "morte" o atrofizzate: a me paiono atrofizzati lo slang dei pennivendoli ed il gergo bufalino di Kattivix. D'altronde da menti atrofizzate e mummificate che cosa ci si può attendere?
Cavoli, sono del tutto contraio contrario alla 133 ecc. ecc., ma a leggere queste cretinate mi viene il sospetto che proprio tutti tutti i torti la gelmini non ce li abbia...
ReplyDeleteSe si riuscisse a mandarli, lui e il fratello, a spalare un po' di letame... Però poi mi parlano di maestro unico, e allora torno della mia opinione. Per fortuna gli studenti non sono stupidi...
Chiedo scusa, qualcuno mi fa una traduzione in italiano? O_O
ReplyDeleteChe cacchio vuole dire???
Saluti
Hanmar
Io ho capito che e' "sganciato da qualsiasi risvolto pratico".
ReplyDeletepero' ci sarebbe stato bene anche qualche "Non diamo avvisamente l'incunabulo a antani o ad altre cose alla faccia sua, ma come la sorbottana come trazione le riceviamo e copiamo dallo spinterogeno sibbadi di sghimbescio della Natura."
http://www.youtube.com/watch?v=ZZ9t-IJZKi0
ReplyDeleteSaluti
Hanmar