http://zret.blogspot.com/2009/07/giustizia.html
Giustizia
"Non è giusto!" Quante volte abbiamo udito questa protesta! Che cos'è la giustizia? "Dare a ciascuno il suo", splendida ma elusiva risposta. Se è pressoché impossibile definire che cosa sia la giustizia, non di meno sentiamo istintivamente quel che è iniquo. Così ripensiamo con indignazione alla condanna di Socrate nel 399 a.C., condanna alla pena di morte pronunciata dal tribunale di un regime "democratico". Così ricordiamo l'apoftegma di Catone il Censore: "I ladri privati sono in ceppi ed in catene, mentre i ladri pubblici vivono nell'oro e nella porpora". E' una constatazione oggi più che mai valida.
Milioni di persone ogni anno muoiono di fame, di sete, per malattie, a causa di cruenti conflitti fomentati dalle multinazionali e dai governi, in seguito a disastri innaturali. E' giusto? Una decisione di un arbitro non conforme alle attese dei tifosi viene vissuta come la somma ingiustizia. Sarà stato pure il risultato di una decisione poco saggia e meditata, ma è percepito come un delitto di lesa maestà. Blaise Pascal coglieva nel segno, quando notava che è peculiare degli uomini incaponirsi per le bazzecole, trascurando le questioni importanti. Capita sovente di vedere uomini e donne attempati che, invece di rivolgere pensosi l'attenzione al destino che li attende, ancora si impuntano su questioni oziose e risibili, come se potessero vivere in eterno. Non potrebbe essere il loro l'ultimo giorno sulla Terra? Siamo saggi solo in qualche banale consiglio, dispensato con malcelata sufficienza.
Dunque ci scandalizziamo per le imperfezioni, ci irritiamo per i granelli di polvere, ma restiamo indifferenti di fronte alle carneficine ed alla distruzione del pianeta, all'ottenebramento della coscienza. E' fondamentale che sui gerani del nostro davanzale non sgocciolino le stille del bucato steso al piano di sopra, ma se gli aerei diffondono tonnellate di veleni, che ci importa? E' giusto ciò? Anzi, è ragionevole?
Guardiamoci intorno: i criminali governano, viziosi che esibiscono virtù inesistenti; giudici incapaci sputano sentenze, condannando spesso innocenti e ladri di polli; banchieri-usurai decidono le sorti del mondo, mentre il ladruncolo è messo alla gogna; ignoranti in sommo grado pontificano nelle università, mentre intellettuali e scienziati di valore sono emarginati, quando non sono vilipesi e calunniati; tronfi e corrotti soloni legiferano in modo draconiano, laddove i cittadini onesti sono vessati per un'inezia; ministri e sottosegretari vivono nel lusso più sfrenato, mentre gli operai sudano per buscarsi il pane e rischiano ogni giorno la vita per un miserrimo salario... [1] Da per tutto regnano la nequizia, l'ipocrisia, la sopraffazione, ma ammantate dei più brillanti (e falsi) ideali. E' tutto ciò giusto? Chiunque comprende che non lo è, ma, quando si tratta di additare una risoluzione, molti sanno soltanto proporre misure ancora più inique della stessa iniquità o ingenuamente si affidano alle screditate istituzioni.
Guardiamo oltre le apparenze e di là della società umana: la natura, dietro parvenze gradevoli, è un'arena insanguinata. La lotta per la sopravvivenza spinge una fiera contro un erbivoro, il vischio a suggere la linfa di un olmo. Sgomenta il duello mortale tra una lucertola ed una scolopendra: di fronte a questo contrasto feroce, quale autore potrebbe celebrare la bellezza della natura e la razionalità del cosmo? Non tutto ciò che è naturale è anche razionale.
Noi stessi a volte siamo lacerati da sentimenti contrastanti, da passioni infuocate. Non solo, siamo schiavi degli istinti e della materia: dobbiamo nutrirci per sopravvivere. L'inedia rende gli uomini feroci, disposti a tutto. Nacque la leggenda che il conte Ugolino della Gherardesca, divorato dai morsi della fame, si cibò delle carni dei figlioli. Probabilmente non fu così: ma possiamo escludere che un padre non sia indotto dall'impulso infrenabile alla sopravvivenza a compiere un atto tanto abominevole?
Ammettiamolo: siamo creature nate dal fango e che appena hanno sollevato il capo dalla mota, alcuni per contemplare le stelle, ma molti per guardare solo un po' oltre il proprio naso.
Ammettiamolo: la giustizia non può provenire dagli uomini, soprattutto se incuneati nelle strutture di potere.
Infine riconosciamo che, nonostante le meravigliose e perfette geometrie, nonostante le armoniose leggi di natura, un quid irrazionale si è annidato nel cosmo. Saremo onesti se, lungi dal diffamare il mondo, eviteremo anche di considerarlo il migliore dei mondi possibili.
E’ auspicabile tentare di migliorarlo, per quanto è nelle nostre possibilità.
[1] Ovviamente esistono le eccezioni.
Milioni di persone ogni anno muoiono di fame, di sete, per malattie, a causa di cruenti conflitti fomentati dalle multinazionali e dai governi, in seguito a disastri innaturali. E' giusto? Una decisione di un arbitro non conforme alle attese dei tifosi viene vissuta come la somma ingiustizia. Sarà stato pure il risultato di una decisione poco saggia e meditata, ma è percepito come un delitto di lesa maestà. Blaise Pascal coglieva nel segno, quando notava che è peculiare degli uomini incaponirsi per le bazzecole, trascurando le questioni importanti. Capita sovente di vedere uomini e donne attempati che, invece di rivolgere pensosi l'attenzione al destino che li attende, ancora si impuntano su questioni oziose e risibili, come se potessero vivere in eterno. Non potrebbe essere il loro l'ultimo giorno sulla Terra? Siamo saggi solo in qualche banale consiglio, dispensato con malcelata sufficienza.
Dunque ci scandalizziamo per le imperfezioni, ci irritiamo per i granelli di polvere, ma restiamo indifferenti di fronte alle carneficine ed alla distruzione del pianeta, all'ottenebramento della coscienza. E' fondamentale che sui gerani del nostro davanzale non sgocciolino le stille del bucato steso al piano di sopra, ma se gli aerei diffondono tonnellate di veleni, che ci importa? E' giusto ciò? Anzi, è ragionevole?
Guardiamoci intorno: i criminali governano, viziosi che esibiscono virtù inesistenti; giudici incapaci sputano sentenze, condannando spesso innocenti e ladri di polli; banchieri-usurai decidono le sorti del mondo, mentre il ladruncolo è messo alla gogna; ignoranti in sommo grado pontificano nelle università, mentre intellettuali e scienziati di valore sono emarginati, quando non sono vilipesi e calunniati; tronfi e corrotti soloni legiferano in modo draconiano, laddove i cittadini onesti sono vessati per un'inezia; ministri e sottosegretari vivono nel lusso più sfrenato, mentre gli operai sudano per buscarsi il pane e rischiano ogni giorno la vita per un miserrimo salario... [1] Da per tutto regnano la nequizia, l'ipocrisia, la sopraffazione, ma ammantate dei più brillanti (e falsi) ideali. E' tutto ciò giusto? Chiunque comprende che non lo è, ma, quando si tratta di additare una risoluzione, molti sanno soltanto proporre misure ancora più inique della stessa iniquità o ingenuamente si affidano alle screditate istituzioni.
Guardiamo oltre le apparenze e di là della società umana: la natura, dietro parvenze gradevoli, è un'arena insanguinata. La lotta per la sopravvivenza spinge una fiera contro un erbivoro, il vischio a suggere la linfa di un olmo. Sgomenta il duello mortale tra una lucertola ed una scolopendra: di fronte a questo contrasto feroce, quale autore potrebbe celebrare la bellezza della natura e la razionalità del cosmo? Non tutto ciò che è naturale è anche razionale.
Noi stessi a volte siamo lacerati da sentimenti contrastanti, da passioni infuocate. Non solo, siamo schiavi degli istinti e della materia: dobbiamo nutrirci per sopravvivere. L'inedia rende gli uomini feroci, disposti a tutto. Nacque la leggenda che il conte Ugolino della Gherardesca, divorato dai morsi della fame, si cibò delle carni dei figlioli. Probabilmente non fu così: ma possiamo escludere che un padre non sia indotto dall'impulso infrenabile alla sopravvivenza a compiere un atto tanto abominevole?
Ammettiamolo: siamo creature nate dal fango e che appena hanno sollevato il capo dalla mota, alcuni per contemplare le stelle, ma molti per guardare solo un po' oltre il proprio naso.
Ammettiamolo: la giustizia non può provenire dagli uomini, soprattutto se incuneati nelle strutture di potere.
Infine riconosciamo che, nonostante le meravigliose e perfette geometrie, nonostante le armoniose leggi di natura, un quid irrazionale si è annidato nel cosmo. Saremo onesti se, lungi dal diffamare il mondo, eviteremo anche di considerarlo il migliore dei mondi possibili.
E’ auspicabile tentare di migliorarlo, per quanto è nelle nostre possibilità.
[1] Ovviamente esistono le eccezioni.
Per la prima volta PRIMO
ReplyDeleteAnche zret si comincia a parare i muscoli glutei?
Zret giustizia sarebbe che ti licenziassero per manifesta incapacità di insegnare, ma in questo mondo non c'è giustizia, per tua fortuna
ReplyDeleteMilioni di persone muoino ogni anno di fame, di sete di malattie...
ReplyDeleteE ci sono cialtroni che vivono bene, senza lavorare, raccontando frottole...
Zret, chi è costui?
ReplyDeleteApoftegma. Immagino sia la frase del sicofante. Anche oggi abbiamo imparato qualcosa.
ReplyDeleteMi par di capire che il punto centrale sia la vicina del primo piano che si è lamentata. Sarà condensa iperdimensionale che le sgocciola sui gerani?
Per una volta sono d'accordo....
ReplyDeleteNon è giusto che si consenta ad un bugiardo complice di un falsario di insegnare in un liceo e pagargli uno stipendio con i soldi di tutti noi.
Quanto è palloso Zret. Almeno Straker spara minchiate più divertenti.
ReplyDeleteAkard, ormai nemmeno piu' lui, e' diventato noioso e ripetitivo.
ReplyDeleteCi e' rimasto albrogio a sparar cazzate decenti.
Saluti
Michele
Albrogio, a mio parere, e' solo un simpatico burlone
ReplyDeleteVia Foe-Hammer, stiamo attenti a cio' che diciamo, altrimenti dopo laserpe ci si gioca anche albrogio :)
ReplyDeleteSiete dei dannati dannati.
ReplyDeleteMa i commenti ai post di Zret li leggete ogni tanto? Valgono quasi quanto i post e poi sono pochi e non ci perdereste molto tempo: vale la pena! I commenti ai commenti poi.. e vvvai!!!
ReplyDelete@Hanmar
ReplyDeleteSì, Albrogio è decisamente simpatico. Succedono tutte a lui!
@Leoniero:
ReplyDeleteLi ho letti. Cleonice (che lo fa, ma non lo dice...) gliel'ha offerta su di un piatto d'argento, ma lui, da gran signore qual'è, ha elegantemente declinato l'offerta. Che uomo! Che stile!
Personalmente non riesco a leggere mazinga-zreta. Questo voler a tutti i costi infarcire il discorso di periodi complessi, frasi fatte, parole scelte a bella posta per dimostrare di essere un professore.. la mia professoressa mi avrebbe messo sei al massimo (senza valutare il contenuto, eh). Leggere un post di antonio marciano' e' faticoso e noioso oltre che inutile. Senza contare la spocchia e l'arroganza di una persona che giudica Umberto Eco come lo giudica lui. Disse la volpe all'uva...
ReplyDeleteConsiglio umilmente a antonio marciano' questo link:
ReplyDeletehttp://www.mestierediscrivere.com/testi/eco2.htm
Ci sono diversi suggerimenti su come scrivere meglio.. e anche il resto del sito e' molto interessante.
potrebbe andare a esercitarsi in latino nel blog di terenzio,chissà che non abbia un futuro come traduttore di lapidi tardo-romaniche.
ReplyDeleteQuesto calza a pennello per o'professore:
ReplyDelete38.Non indulgere ad arcaismi, apax legomena o altri lessemi inusitati, nonché deep structures rizomatiche che, per quanto ti appaiano come altrettante epifanie della differanza grammatologica e inviti alla deriva decostruttiva – ma peggio ancora sarebbe se risultassero eccepibili allo scrutinio di chi legga con acribia ecdotica – eccedano comunque le competente cognitive del destinatario.
in poche parole
ReplyDeletePUPPA
@Alessandro:
ReplyDeleteforse non hai visto come si è incavolato quando gli ho fatto osservare che
Difatti, signor Marcianò, è noto che gli editori, stimolati da legioni di innumerevoli lettori anelanti alla fonte del Suo sapere, si contendono accanitamente i Suoi scritti, sempre stilisticamente così perfetti e pregni di tanti elevati contenuti, e farebbero qualunque cosa pur di avere il diritto di pubblicarli.
Punto sul vivo (la verità fa male, molto male...) aveva risposto con una serqua di insolenze, rivelando la vera essenza dell'esser suo.
@Riccardo:
ReplyDeleteSi credo di ricordare come c'e' rimasto e con quanta signorilita' ha accettato la critica. D'altra parte, non intendo paragonare marciano' e Eco sul piano lavorativo: ci sono pessimi professori universitari e ottimi professori di liceo. Tuttavia, se uno vende milioni di libri e l'altro puppa... un motivo ci sara' :)
@Foe-Hammer:
Qeul numero 38 sembra fatto apposta per lui :)