http://zret.blogspot.com/2009/11/minimalismo.html
Minimalismo
Esprimere l'infinità dell'istante essenziale, lapidario. Concentrare in fulminee illuminazioni il senso degli eventi o la follia dell'altro. Togliere, sfrondare, sfoltire, persino ossificare per restituire alla parola la sua nuda presenza. Porre le domande fondamentali in modo che inceneriscano le impossibili risposte.
Intrecciare la vita e la morte come la trama e l'ordito di un tessuto, in maniera inestricabile. Rendere la prospettiva e la tridimensionalità, non incidendo linee, con le sfumature e le proporzioni, ma fondendo il bianco con il nulla fino a quando risalti la profondità ottica nelle forme non più vedute, ma costruite dalla mente, come avviene in certi quadri dell'Iperrealismo, dove la realtà si dà per sottrazione, gelida monocromia ed assenza. Il bianco è colore della morte, il velo sugli occhi che scende inavvertito.
Ancora, spegnere le emozioni per respirare solo il loro ineffabile, struggente profumo nell'aria. Replicare con uno sguardo sfuggente. Illimpidire la pupilla nell'iride. Allontanarsi nell'ombra dell'indifferenza. Ascoltare suoni vuoti per lasciare che fluiscano nel deserto dell'origine... Questo è minimalismo.
Con grazia e concisione tutta orientale, che è spontaneità, leggiadria, distacco, malinconica coscienza del mondo e della sua imperturbabile vanità, soprattutto di fronte al destino più duro, un pilota giapponese scrisse questo haiku.
Se solo potessimo cadere
come i fiori dei ciliegi in primavera,
così puri, così luminosi.
Intrecciare la vita e la morte come la trama e l'ordito di un tessuto, in maniera inestricabile. Rendere la prospettiva e la tridimensionalità, non incidendo linee, con le sfumature e le proporzioni, ma fondendo il bianco con il nulla fino a quando risalti la profondità ottica nelle forme non più vedute, ma costruite dalla mente, come avviene in certi quadri dell'Iperrealismo, dove la realtà si dà per sottrazione, gelida monocromia ed assenza. Il bianco è colore della morte, il velo sugli occhi che scende inavvertito.
Ancora, spegnere le emozioni per respirare solo il loro ineffabile, struggente profumo nell'aria. Replicare con uno sguardo sfuggente. Illimpidire la pupilla nell'iride. Allontanarsi nell'ombra dell'indifferenza. Ascoltare suoni vuoti per lasciare che fluiscano nel deserto dell'origine... Questo è minimalismo.
Con grazia e concisione tutta orientale, che è spontaneità, leggiadria, distacco, malinconica coscienza del mondo e della sua imperturbabile vanità, soprattutto di fronte al destino più duro, un pilota giapponese scrisse questo haiku.
Se solo potessimo cadere
come i fiori dei ciliegi in primavera,
così puri, così luminosi.
professore di 'sto randazzo, hai fatto deflagrare in minutissime particelle testicoli e ovaie di tutte le persone pensati, e da tempo. Quando la pianterai?
ReplyDeleteil peyote attributi polverizzati
Vedo poche cose meno pure e luminose di zret e di suo fratello...
ReplyDeleteQuasi quasi sta chiedendo scusa.
ReplyDeleteMa che cazzo ha detto?!?
ReplyDeleteMa che cosa vuol dire ?
ReplyDeleteE' una ispirata ode alle ultime ore di quiete precedenti la pubblicazione del famoso file audio.
ReplyDeleteDopo ci sarà solo un grande coro di pernacchie.
O forse sta solo prendendo per il culo i lettori.
ReplyDeleteIl che è più probabile.
Sempre più allegro, 'o professore: citare un haiku di un kamikaze è di una finezza insuperabile.
ReplyDeleteilpeyote banzai
Pero' la foto e' stupenda, dai!
ReplyDeleteQuelli del XII Gruppo Tanker di stanza ad Osaka sanno lavorare bene, vero Luca? :D
Saluti
Michele
Hanmar esatto noi siamo precisi nel nostro lavoro.
ReplyDeleteGrande Zret,onore al merito.
ReplyDeleteQuesto non è minimalismo: e' una supercazzola in una delle sue massime espressioni, che diamine.
'gnoranti! :-P