Un burrone per i maiali ( articolo di Ugo Gaudenzi - Rinascita )
Quando, agli inizi dell’ann0, mettevamo in allerta i nostri Lettori sul disastro economico imminente che aveva come obiettivo i Paesi più deboli della zona euro, qualcun altro, tra i Signori che ci leggono ma ci censurano, avrà archiviato i nostri continui editoriali con un secco: “i soliti catastrofisti”.
Eppure le nostre analisi erano più che puntuali. Il via al nuovo stato di allerta era stato da noi avanzato con una corrispondenza dall’Argentina di Alberto Buela. In sunto vi si descrivevano le manovre destabilizzatrici sui debiti pubblici più pesanti. Manovre guidate dalle solite banche d’affari - in primis la Goldman & Sachs, ma non soltanto questa - che, temendo una mancata o tagliata remunerazione degli interessi sui prestiti a suo tempo devoluti agli indebitati, avevano già programmato un metodo di intervento a usura nuovo per accumulare comunque profitti.
In sintesi, delineati i Paesi oggetto delle attenzioni speculatrici con un acronimo inglese dal doppio significato (P.I.G.S. e cioè sia “porci” che Portogallo, Irlanda/Italia, Grecia, Spagna) - i più deboli in quanto a parametri deficit-pil, ma anche i più grassi da mungere, occorreva organizzare il nuovo grande sacco delle loro risorse.
E’ vero - continuava poi Rinascita, nelle sue seguenti analisi - che la “stampa autorevole” anglo-americana (da Newsweek all’Economist, al Financial Times) aveva subito censurato l’acronimo, per non turbare troppo le vittime sacrificali dei suoi datori di lavoro, ma la Grande Truffa doveva comunque essere portata avanti.
Bene (anzi: male).
La Grecia stramazzava al suolo per il suo deficit provocato dagli interessi sui prestiti contratti con la Goldman & Sachs nei primi anni del secolo (quando Mr. Draghi “coordinava” le attività d’affari della banca in Europa...)?
Niente paura. Viene subito approntato l’intervento di Fmi e Ue con nuovi prestiti - a loro volta concessi dalle stesse banche d’affari - allo Stato in bancarotta. Atene taglierà redditi e benessere ai suoi cittadini e potrà restituire, perennemente, gli interessi (solo quelli... il capitale non si tocca!) alla Goldman o a chi per essa.
L’importante - continuavano i cento articoli di Rinascita - è che né la Grecia, né alcuno degli altri maiali (pigs) si permetta di dichiarare bancarotta o crack o bail-out.
Come dimostrato dalle presidenze Kirchner di un’Argentina ridotta alla miseria dall’usura internazionale, notava sempre Rinascita, dichiarare “bancarotta”, per uno Stato, per un popolo, non significa nulla, anzi. Uno Stato in “bancarotta”, non paga più gli interessi usurai, tratta sulla restituzione del capitale e sviluppa di nuovo virtuosamente la sua economia. Quello che è accaduto in 7-8 anni, appunto, all’Argentina, che oggi ha riconquistato il suo posto tra le dieci più importanti nazioni del mondo.
Tuttavia, come da copione, dopo la Grecia la speculazione ha travolto i Paesi dell’est e quindi l’Irlanda e poi il Portogallo, ora tocca alla Spagna e, come scrivono soltanto oggi i giornali, dietro l’angolo c’è l’Italia.
Leggiamo i titoli freschi freschi: “Strauss Kahn (Fmi): alcuni Paesi della zona euro sono sull’orlo del burrone”; “Trichet: tensioni su Italia e Spagna”: “La Banca centrale europea proroga le misure anticrisi” (naturaliter: a favore delle banche, ndR); “Borse destabilizzate”... e così via.
I Maiali devono morire strozzati, insomma. Anzi: NON devono morire, ma vegetare in coma attaccati alla flebo dell’usura sull’usura.
I popoli? Loro se ne fregano.
“Quando, agli inizi dell’anno, ….avrà archiviato i nostri continui editoriali con un secco: “i soliti catastrofisti”.
ReplyDeleteMa dov’era questo tizio quando gli economisti di mezzo mondo, Roubini in testa a tutti, decretavano il possibile fallimento non solo di qualche Paese ma addirittura di un intero sistema (a dire il vero del sistema in sé si è parlato e si parla in termini di maggior rischio, non di default generale)?? E non da inizio anno, quando dice di aver scritto del pericolo incombente, ma già dal 2007/2008! Mah…
“Quello che è accaduto in 7-8 anni, appunto, all’Argentina, che oggi ha riconquistato il suo posto tra le dieci più importanti nazioni del mondo.”
Santo cielo!! Chi è quella persona anche minimamente assennata che riesce a fare il paragone tra due nazioni come l’Argentina e la Grecia, e non solo per la diversa condizione legata alle risorse economiche di base ma, soprattutto, per il fatto che una ha potuto gestirsi e “lavorare” sul peso e l’altra deve fare i conti con l’euro, moneta comune in un’area di decine di altri Paesi?? Non ci credo! Certo, i motivi del default possono essere facilmente assimilati e ripetuti (quasi) tali e quali, ma caspita, non è che ce ne possano essere tanti altri per far dichiarare fallimento ad uno stato: svalutazione della moneta, eccesso di debito pubblico e impennata dei tassi. Conseguenza: fallimento finanziario, deflusso dei capitali, crollo della domanda e crisi piena. Ma far paragoni tra le due sulla possibilità di ripresa è una dichiarazione demenziale!
“I popoli? Loro se ne fregano.”
Ok, ho capito: non aveva obbligazioni argentine e non rischia il posto di lavoro; al solito molta gente non capisce nulla di quello che succede qualche metro più in là del proprio pc e ha sempre la fortuna di non doverne provare le conseguenze personalmente…