27 dicembre, 2008
dal blog d'o'professore
Nihil est in re quod non fuit in intellectuCome considerare i cosiddetti poteri mentali? I termini della questione si potrebbero riassumere nel modo seguente.
A I poteri della mente sono un'illusione. Semplicemente non esistono: è questa la posizione degli scientisti e degli scettici. Essi affermano che i fenomeni "paranormali" non sono riproducibili in laboratorio né osservabili in modo oggettivo: non possono essere quindi ricondotti alle leggi fisiche e studiati col metodo scientifico e statistico. Ciò non è vero, ma chi nega la realtà plateale delle scie tossiche, ha atteggiamenti altrettanto ottusi di fronte a manifestazioni meno evidenti.
B I poteri della mente esistono, ma è necessario che si raggiunga una massa critica, ossia molte persone devono manifestare la loro intenzione affinché si ottenga l'effetto Maharishi.
C I poteri della mente sono una realtà, ma un'interferenza (arcontica?) li riduce drasticamente o addirittura li azzera.
D I poteri della mente esistono, ma non sappiamo ancora come incanalarli verso scopi precisi. Sarebbe dunque necessario superare un ostacolo, una barriera che ci impedisce di valorizzare le nostre potenzialità. Potrebbe trattarsi di un limite genetico o ontologico. Che esista tale limite è giusto, poiché uomini scellerati ed egoisti potrebbero a loro piacimento determinare gli eventi. Questo in parte già accade…
Che il pensiero crei è indubbio: il pensiero (quid misterioso) si traduce in cose, un'idea diventa un quadro, un racconto, una lirica, un manufatto...; un'intuizione si manifesta in una teoria da cui dipendono anche applicazioni concrete. Ciò che è nella realtà era prima nella mente: dal semplice legnetto cui lo scimpanzé toglie i bitorzoli per catturare le formiche al più mirabile capolavoro della letteratura. Tuttavia l'idea si palesa attraverso un medium materiale: senza di esso rimane non-manifesta.
Dunque i poteri della mente (telecinesi, telepatia, psicometria, premonizione...) usano un medium materiale: secondo alcuni ricercatori, la portante potrebbe essere l'etere. Altri, invece, assimilando il pensiero all'informazione, reputano che l'azione a distanza, l'influsso del pensiero sulla materia non viaggi su un veicolo concreto, ma che esista un intreccio, uno scambio istantaneo ed aspaziale, indizio di una nascosta interconnessione di tutti i fenomeni. Essi paiono separati, ma sono solo diversi aspetti della stessa unità, come tante sfaccettature del medesimo diamante.
Non è comunque agevole trovare questa adequatio intellectus et rei (vedi La frattura) né comprendere i meccanismi dell'interazione tra pensiero e materia, anche perché ignoriamo sia la vera natura della res cogitans sia della res extensa. Sono incline a considerare la materia-energia un'estrinsecazione, una sorta di solidificazione del pensiero, ma ovviamente è solo una mia congettura. Mi sembra anche che a qualcuno sia sfuggito il controllo della situazione, come quando l'ingegnere progetta un ponte che, poi, a causa di calcoli errati, crolla.
Nota Corrado Penna a proposito delle potenzialità non-locali della mente: "Se molti uomini sviluppassero i propri poteri mentali, potrebbero anche affinare l’intuito (un’altra “facoltà nascosta” della nostra mente) per vedere più chiaramente quello che sta accadendo intorno a loro e come il potere li stia avvelenando e manipolando. Per adesso, il potere criminale che ci sovrasta ha fatto in modo che la gente che conosce i poteri della mente non fosse ben cosciente delle logiche di predominio e sfruttamento delle élites che ci governano (e così abbiamo molte persone che usano la meditazione e la focalizzazione dell’intenzione su obiettivi limitati), mentre le persone che sono ben coscienti di come i potenti stiano depredando e sfruttando i loro sudditi, vivono ancora nell’ignoranza delle proprie potenzialità mentali. Tale divisione credo sia fortemente voluta dai poteri che ci sovrastano; se un giorno si realizzasse una forte commistione di queste due categorie assieme ad una rinnovata presa di coscienza della realtà che ci circonda (vedi ad esempio le scie chimiche) il potere delle élites che dominano il mondo potrebbe iniziare a scricchiolare".
Insomma, chi conosce l'inganno non usa l'intenzione, chi usa l'intenzione lo fa "solo" per lenire un dolore o creare una situazione di armonia individuale, laddove, se conoscesse le minacce del sistema, deciderebbe forse di indirizzare il pensiero per neutralizzarne le azioni nefande o comunque per migliorare la vita di ciascuno di noi e le condizioni del pianeta. Il problema è, però, anche un altro: alcuni sono convinti, con la loro logica alla Pangloss, che viviamo nel leibnitziano migliore dei mondi possibili.
Perché ingegnarsi, se tutto è perfetto così com'è?
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