http://debunkerfakeblog.blogspot.com/2009/06/fake-blog-undicisettembre-11.html
Fake-blog "undicisettembre": "11° comandamento: Padre, non perdonare i "debunker", perchè sanno quello che fanno."
Ma non è questo il caso per quel che concerne gli articoli dei “debunker”, di continuo intenti a spammare sulla rete disinformazione sull’11 settembre 2001.
Le loro pruriginose dita hanno battuto l’ennesimo articolo incentrato sul discredito nei confronti del prof. Harrit, autore della controversa pubblicazione tesa a dimostrare la presenza di residui con principi termitici ancora attivi tra le poveri rinvenute al WTC di New York a seguito dei collassi delle tre torri.
Se qualcuno avesse ancora dubbi riguardo la certezza della falsità con cui i “debunker” condiscono i propri articoli, il titolo di uno di questi dovrebbe finalmente dirimere esaurientemente e definitivamente la singolare questione:
Decostruzione semplice delle falsità rinvenute esclusivamente all’interno del titolo:
1°) L’”articolo complottista”, nell’immaginario collettivo dello pseudo-scettico comune, si presume debba ricondursi all’abituale etichettatura, utilizzata nel “debunking”, nel tentativo di screditare chiunque abbia forti dubbi sulle versioni ufficiali dell’11 settembre. In questo caso è riferita al lavoro scientifico pubblicato dal prof. Harrit.
2°) Risulta immediatamente lampante un falso: infatti non è vero che la rivista scientifica che ha pubblicato il lavoro del prof. Harrit avrebbe anche accettato uno scritto in gergo indicato come “non-sense”.
3°) La rivista scientifica che ha pubblicato il lavoro del prof. Harrit si chiama “Open Chemical Physics Journal”, la rivista che avrebbe “accettato” l’articolo “non-sense” si chiama “Open Information Science Journal”. Due riviste ben distinte e separate ognuna dall’altra, un diverso “Editorial Board” di esperti, materie specifiche totalmente differenti per contenuti, diverso “editor-in-chief” ecc. ecc. ecc.!
Non c’è da meravigliarsi se il titolo dato dai “debunker” abbia a che fare con una o più falsità.
Anziché chiedersi per l’ennesima volta quindi il perché di questa attività mistificatoria è più vantaggioso per tutti riuscire invece ad individuare laddove si celi l’inganno sottoposto incautamente dal “debunker” piuttosto che andare a comprendere le ragioni personali che lo spingano a mentire pubblicamente con una certa placidità.
…senz’ombra di dubbio un titolo ingannevole desta, in chi se ne rende conto, un allarme quanto ad un’introduzione verso un contenuto successivo potenzialmente altrettanto ingannevole.
Tale deduzione, come si legge appunto nel seguito, pare confermata...
Gli autori di tale pubblicazione, Paolo Attivissimo e l’utente siredward, già ampiamente ripresi in passato su “fakeblogdebunker”, confermano questa pervicace volontà di manipolare i resoconti dei fatti connessi all’11 settembre...
Dal tre aprile 2009, data della pubblicazione del lavoro del prof. Harrit sull’”Open Chemical Physics Journal”, son passati oltre 75 giorni. In questo periodo di tempo i “debunker” gli hanno “dato addosso” quasi una decina di volte con altrettanti articoli al limite della decenza.
Senza entrar nel merito dei tentativi di delegittimazione perpetrati contro la persona del prof. Harrit, in riferimento a metodologie di discredito operate ai suoi danni, è istruttivo invece riconoscere che qualsiasi notizia ruotante intorno alla “Bentham Pubblishers”, o ad una sua rivista, o allo scritto del prof. Harrit stesso, venga immediatamente strumentalizzata dai “debunker” per speculare su conclusioni che ambirebbero sempre lo scopo di attenuare, oltretutto trasversalmente, la credibilità di quanto riportato sull’analisi delle polveri rinvenute al WTC.
Nell’ultima notizia riportata da questi due individui ci vien detto che due autori, preparato un manoscritto dal contenuto privo di senso, lo inviano al “Open Information Science Journal” della Bentham per testarne il “peer-review”(controllo).
…l’esito di questo controllo è risultato essere un’accettazione da parte della Bentham. Da qui la conclusione avanzata da siredward e Paolo Attivissimo: siccome la Bentham ha accettato un articolo non-sense è probabile che il lavoro del prof. Harrit sia di dubbia credibilità.
Piuttosto facile come archiviazione di un lavoro scientifico problematico come quello del prof. Harrit…
Ma speculando che l’articolo “non-sense” fosse stato accettato e quindi, non solo la rivista, ma tutti i lavori pubblicati negli altri giornali del gruppo Bentham(oltre 200…) non godrebbero di serietà, si deve comunque parimenti tener conto del fatto che gli autori stessi del manoscritto “non-sense” fondano le loro conclusioni su di un’interpretazione personale di uno scambio di mail con la Bentham che, ovviamente, nell’articolo dei “debunker”, guarda a caso, non viene riportata…
Gli autori, a seguito dell’approvazione dell’articolo “non-sense”, hanno ricevuto una mail dalla Bentham in cui venivano invitati a fornire gli estremi per le modalità di pagamento della pubblicazione. Chiaro che, in questo passaggio, oltre all’opzione di scelta delle modalità di pagamento, si trova uno spazio apposito per riempirlo, obbligatoriamente, vuoi anche per le leggi connesse alla tracciabilità del denaro, dei dati anagrafici degli autori.
In questo e soltanto questo specifico caso, le vere identità degli autori, sarebbero state scoperte direttamente dalla Bentham…
Questa volta invece gli autori hanno cantato vittoria per l’approvazione del manoscritto “non-sense”. Contenti, se così si può dire, di aver dimostrato, in qualche modo, la fallibilità del “peer-review” della rivista in questione...
Certo, qualcun altro sarebbe andato avanti fino alla pubblicazione…! Invece i due autori, forse timorosi di dover sborsare gli 800 dollari di spese, hanno pensato bene di avvertire la Bentham:
“Guardate che ci sono degli errori nel nostro articolo!”
Sembra fosse questo il vero timore. La prima volta i due autori infatti si preoccuparono proprio di questo aspetto relativo alle condizioni di pagamento delle spese di pubblicazione:
…fantasticando che tale richiesta della Bentham, di non cancellazione dell’articolo una volta inoltrato per l’approvazione, fosse dovuta, non alla responsabilità connessa alla paternità dell’articolo, ma ad una semplice necessità di profitto economico e nient’altro…
Un’altra maldicenza, questa… sulla quale i “debunker” speculano, attaccando assurdamente la credibilità della rivista su cui invece è stato pubblicato il lavoro del prof. Harrit.
Ma se, la “bentham” avesse rigettato l’articolo, non si sarebbe venuti a conoscenza dei responsabili come la prima volta...
I due autori sono stati definiti dallo stesso prof. Bambang Parmanto, dimissionario”Editor in Chief” dell’“Open Information Science Journal” a seguito della vicenda, colpevoli di atteggiamento anti-etico:
I “debunker” preferiscono credere che alla bentham il “peer review” sia discutibile, ricamandoci sopra tutte le insinuazioni connesse alla vicenda del lavoro del prof. Harrit, piuttosto che riconoscere che effettivamente abbia avuto più ammissibilità la curiosità della Bentham di scoprire chi veramente si celasse dietro le identità false procurate dagli autori del manoscritto “non-sense”. Per altro, i due autori di tale “test”, astutamente(!), per la seconda volta, hanno utilizzato lo stesso falso nome per conto della stessa falsa organizzazione adoprata la prima volta quando il loro “lavoro” venne rigettato dalla Bentham…!!!
Tutto ciò i “debunker” omettono (appositamente?!) di ricordarlo…
Considerazioni:
- La Bentham Pubblishers pubblica in Open Access. Ossia gli utenti finali delle pubblicazioni non pagano perché i lavori sono resi pubblicamente disponibili una volta approvati. Gli autori del fake ai danni della Bentham operano in una rivista scientifica che si basa sul sistema contrario: ossia gli utenti pagano per avere gli articoli.
- Tra i due metodi di pubblicazione esistono antagonismi partigianeschi
- I due autori del fake inviato alla Bentham si dichiarano apertamente contro l’Open Access e il loro (fake?)blog ne è la dimostrazione… (… come se si chiedesse ad Attivissimo che ne pensa dei crolli delle torri gemelle!)
…mi chiedo, dal momento che sembra che l’unico modo per attaccare il lavoro del prof. Harrit, sia quello di gettar fango sulla rivista o sulle altre riviste del gruppo, o sul gruppo Bentham stesso che l’ha pubblicato: perché i “debunker”, o i loro altri affini pseudo-scettici, non si mettono a fare una revisione di un lavoro a caso contenuto in una delle oltre 200 riviste o, meglio ancora, sul lavoro del prof. Harrit?
Stuart riprovaci, il rumore di unghie sui vetri si sente a chilometri di distanza.
ReplyDeleteSpiega perché NESSUNA persona esperta crede alle cazzate che scrivi?
sarà perché sono cazzate?
certo che da uno che su documenta sul sito di shoan mazzucco non ci si può aspettare altro e l'hai già dimostrato ampiamente
Solite minkiate sparate da stuart, poverino non sa far altro !!!
ReplyDeleteDevo invece ammettere che su alcune perplessità Stewart ha ragione.
ReplyDelete1. Effettivamente dire "stessa rivista" e "rivista dello stesso gruppo editoriale" non è la stessa cosa;
2. Chi ha inviato il non-sense si è comunque comportato in maniera censurabile;
Detto questo Stewart sorvola su un problema non secondario, cioè il fatto che molti esperti del settore leggendo l'articolo di Harrit siano risultati poco convinti del metodo e delle conclusioni. Inoltre dimentica che su quell'articolo la rivista ha fatto un mea culpa. Il che dimostrerebbe che, sebbene l'articolo sia stato pubblicato, probabilmente il processo di revisione è stato superficiale.
Inoltre la pubblicazione di un articolo non lo rende immune da critiche e questo articolo mi pare ne abbia ricevute molte e ben argomentate.
Alessandro, stuart tralascia pure di dire che l'editor-in-chief di "Open Chemical Physics Journal” si e' dimesso in seguito alla pubblicazione dell'articolo.
ReplyDeleteIl fatto che "Parmanto" abbia definito non etico il comportamento degli studenti mi sembra comprensibile, gli hanno fatto fare una figura di m..., doveva trovare una qualche giustificazione. Doveva anche essere particolramente "attapirato"
@Anonimo:
ReplyDeleteL'ho omesso anch'io... non me lo ricordavo. :P
Se vi serve una mano per andare a spiegare a questa ..... perche' e' una ....., chiamatemi, prendo ferie volentieri.
ReplyDeleteSi, IO HO un lavoro, non come questo branco di decerebrati!
Alessandro, occhio a non confondere due cose separate. Un conto è l'articolo in sé, che è stato sbufalato e criticato a iosa. Un conto è il fatto che l'articolo sia stato pubblicato tramite (pseudo) peer review, che era una cosa alla quale i complottisti tenevano parecchio. Ed è questo secondo punto che è stato l'obiettivo di questo sbufalamento specifico.
ReplyDelete@Markogts:
ReplyDeleteOk. Il punto però è che effettivamente la prova è stata fatta su un'altra rivista e che il metodo anche se simpatico è stato un pò estremo. Fermo restando che questa è una mia opinione personale. :)
Faccio il pignolo perchè è alle cose più "innocue" che il complottista/negazionista/taroccatore si attacca per sostenere le sue tesi.
Spero di essere stato chiaro perchè non ne sono sicuro. :P
Hai ragione ad essere pignolo, capisco benissimo quello che dici.
ReplyDeletebe' a voler essere pignoli, allora precisiamo che non si scrive "innocue" ma "innoque", come le velature dei meteorologi
ReplyDelete@anonimo:
ReplyDeleteSei solo un disinformatore prezzemolato.
@markogts:
Anni di esperienza con i negazionisti dell'Olocausto ti forgiano. :(
Faccio il pignolo perchè è alle cose più "innocue" che il complottista/negazionista/taroccatore si attacca per sostenere le sue tesi.
ReplyDeleteCito Salviati, ne Discorsi sui Massimi Sistemi...
...come fanno quei litiganti che, avendo il torto nel merito principale della causa, si attaccano a una sola paroluzza incidentemente profferita dalla parte, e su quella strepitano senza prender sosta.
Però non facevo Stuart così anziano.
mc
Visto che il post e' dedicato a Stuart, mi sorge la domanda...
ReplyDeleteMa la "prova esplosiva" che doveva effettuare col suo conoscente titolare di cava, poi che fine ha fatto? =_=
Saluti
Michele
Qualcuno mi sa dire, con la massima imparzialità possibile, se il blog di Stuarth solleva dubbi accettabili o sono solo una marea di deliri di uno psicolabile? Ho provato a leggerlo ma non riesco a capirci una mazza.
ReplyDeleteGrazie
Stuart è uno dei complottisti più interessanti sulla piazza.
ReplyDeleteHa un'ottima capacità di reperire informazioni, un'ottima capacità di ricerca nelle fonti e una buona capacità di legarle tutte assieme.
Purtroppo è anche obnubilato da una fede totale e cieca nelle teorie complottiste, cosicché tutto il lavoro buono che fa viene distorto e orientato dal suo fanatismo nella direzione sbagliata.
Stuart non ignora i fatti, ma li mette insieme facendo finta che la logica non esista e costruendo di volta in volta lui dei passaggi mentali insensati pur di infilare tutto dentro allo stesso calderone.
Questo mi dispiace: fatica come una bestia per non ottenere nulla. Deve essere molto frustrante.
Infatti accusa la gente di essere malvagia e rimuove la possibilità di aver commesso errori e di aver preso un abbaglio sulle sue granitiche certezze complottiste.
Il giorno in cui riuscirà a smettere di cercare inutilmente di piegare il mondo ai suoi pregiudizi e comincerà ad adattare le sue idee a quello che vede nel mondo, diventerà una persona tranquilla, rilassata, serena, e un ottimo ricercatore. Altrimenti rimarrà sempre un complottista dolorosamente frustrato.
Ciao Stueie! Spesso sei antipatico, a volte insopportabile, sempre noiosamente schiavo dei tuoi pregiudizi, ma non sei cattivo, e questo vuole dire tanto.