Segnali dal futuro
"Segnali dal futuro" è la nuova pellicola per la regia di Alex Proyas. Tra gli interpreti principali, un sempre più finto e cereo Nicholas Cage, e Rose Byrne. Testimonianza dell'irreversibile decadenza che affligge il cinema hollywodiano di questi ultimi lustri, il film, il cui regista è ormai distante anni luce dalle atmosfere gotiche di "Dark city", incarna tutti i noti difetti del genere ingigantiti in modo abnorme: catastrofismo di cartapesta, recitazione enfatica a base di smorfie ed aggrottamenti della fronte, sceneggiatura bambinesca, montaggio sgangherato...
Pertanto i motivi di interesse del film sono extra-artistici ed innestati nella tormentosa e sgomenta temperie che stiamo vivendo: nell'epilogo della storia, il protagonista, l'astrofisico John Koestler (che fantasia nei nomi!) scopre che le voci ominose udite da una bimba in grado di predire ineluttabili disastri, sono di genesi aliena. Infatti un gruppo di extraterrestri sta organizzando in segreto il salvataggio di varie coppie di bambini con lo scopo di trasferirli su un pianeta molto simile alla terra. John, dopo aver affidato ai visitatori il figlio Caleb (questo nome, invece, è molto evocativo), rincasa rassegnato con i suoi cari, aspettando l’imminente distruzione del pianeta.
In una forsennata gara tra realtà e finzione, in cui, se ci soffermiamo sulla trama degli accadimenti, non sappiamo quale delle due sia più spaventevole, "Segnali dal futuro" pare vincere sul fil di lana, a causa della conclusione segnata dall’ekpyrosis della Terra. E' un finale coraggiosamente realistico, anche se la consunzione (non la si intenda necessariamente in senso letterale) potrebbe non essere proprio dietro l'angolo. Il tema degli extraterrestri che intervengono per salvare le nuove generazioni è un motivo che attraversa la mitologia fantascientifica sino al recente e godibile telefilm francese "Mystére", per alimentare sogni che probabilmente resteranno tali.
E' superficiale l'approccio all'isotopia del destino che, privato della sua solenne e numinosa sacralità (si pensi a Sofocle), si riduce a lotteria popolare, ad indovinello sui numeri. Quello che più disturba in questa produzione pacchiana, oltre alla solita spettacolarizzazione della paura, è il semplicistico e consolatorio espediente narrativo del trasferimento su un altro pianeta: una salvezza senza redenzione.
Pertanto i motivi di interesse del film sono extra-artistici ed innestati nella tormentosa e sgomenta temperie che stiamo vivendo: nell'epilogo della storia, il protagonista, l'astrofisico John Koestler (che fantasia nei nomi!) scopre che le voci ominose udite da una bimba in grado di predire ineluttabili disastri, sono di genesi aliena. Infatti un gruppo di extraterrestri sta organizzando in segreto il salvataggio di varie coppie di bambini con lo scopo di trasferirli su un pianeta molto simile alla terra. John, dopo aver affidato ai visitatori il figlio Caleb (questo nome, invece, è molto evocativo), rincasa rassegnato con i suoi cari, aspettando l’imminente distruzione del pianeta.
In una forsennata gara tra realtà e finzione, in cui, se ci soffermiamo sulla trama degli accadimenti, non sappiamo quale delle due sia più spaventevole, "Segnali dal futuro" pare vincere sul fil di lana, a causa della conclusione segnata dall’ekpyrosis della Terra. E' un finale coraggiosamente realistico, anche se la consunzione (non la si intenda necessariamente in senso letterale) potrebbe non essere proprio dietro l'angolo. Il tema degli extraterrestri che intervengono per salvare le nuove generazioni è un motivo che attraversa la mitologia fantascientifica sino al recente e godibile telefilm francese "Mystére", per alimentare sogni che probabilmente resteranno tali.
E' superficiale l'approccio all'isotopia del destino che, privato della sua solenne e numinosa sacralità (si pensi a Sofocle), si riduce a lotteria popolare, ad indovinello sui numeri. Quello che più disturba in questa produzione pacchiana, oltre alla solita spettacolarizzazione della paura, è il semplicistico e consolatorio espediente narrativo del trasferimento su un altro pianeta: una salvezza senza redenzione.
Primo!!!
ReplyDeleteZret: parla come mangi!!!
"E' superficiale l'approccio all'isotopia del destino che, privato della sua solenne e numinosa sacralità (si pensi a Sofocle), si riduce a lotteria popolare, ad indovinello sui numeri"
ReplyDeleteMinkiaaaa ... non ho parole !!! urge traduzione wikipediana x noi poveri mortali ...
Isotopia=
http://it.wikipedia.org/wiki/Isotopia
Numinosa
http://it.encarta.msn.com/encyclopedia_761565187/Religione.html
No no ci rinuncio ... mi ritiro nel mio orticello colmato dalla mia infinita ignoranza ...
ma va a cacher professò di sto randazzo ...
Beh, Anonimo, vedi che anche a sbufalare gli sciachimisti si impara qualcosa. La prossima volta che qualcuno mi chiede "ma perché lo fai se non ti pagano" gli risponderò "per arricchire il mio vocabolario."
ReplyDeleteIsotopicamente vostro