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Ladri di anime
La "Prima apocalisse di Giacomo" è un apocrifo del Nuovo Testamento di stampo gnostico, attribuito a Giacomo il Giusto. Il libretto fu composto probabilmente in greco, ma è conservato in lingua copta tra i Codici di Nag Hammâdi (V. 3) e nel Codex Tchacos (2). Il titolo dell'opera è Apocalisse di Giacomo, ma è detta "Prima" per distinguerla dall'omonima apocalisse presente subito dopo nel V codice, detta Seconda apocalisse di Giacomo. Il testo risale ad un periodo compreso tra l'ultimo ventennio del II e la prima metà del III secolo.
Si tratta di un dialogo concernente una rivelazione ("apocalisse") tra Gesù e Giacomo il Giusto, suo fratello, circa la salvezza, intesa in senso gnostico come la liberazione dell'anima dal carcere terreno ed il suo ritorno allo stato primigenio.
La prima parte dell'opera (20,10-30,11) riporta il dialogo tra Giacomo e Gesù. Giacomo è timoroso per la sofferenza che lo attende, assieme a Gesù; questi, lo consola, impartendogli degli insegnamenti sul ruolo dell'uomo nell'universo. Un riferimento indiretto e molto breve alla crocifissione (30,12-13) crea una cesura nell'interlocuzione.
Al principio della seconda parte, il Messia comunica a Giacomo una serie di formule che gli serviranno, dopo il martirio, durante la sua ascesa verso "Colui che è preesistente", per annullare i poteri ostili che tenteranno di ostacolarlo (32,23-36,1). Successivamente Giacomo riceve disposizioni sulla trasmissione segreta degli insegnamenti (36,13-38,11). L'epilogo dell'opuscolo, seriamente compromesso dalle lacune, riporta una lunga narrazione del martirio di Giacomo.
Il testo in discorso manifesta il convincimento gnostico relativo ad un'immonda dominazione arcontica. Vi si legge infatti: "Maestro, ci sono quindi dodici ebdomadi e non sette come è detto nelle Scritture?" Il Signore disse: 'Giacomo, colui che ha parlato per quanto riguarda questa scrittura aveva una comprensione limitata. Io, tuttavia, ti rivelerò ciò che viene da colui che non ha numero. Darò un segno concernente il loro numero. Come per quello che è, viene da colui che non ha alcuna misura, darò un segno sulla loro misura'. Giacomo disse: 'Maestro, ecco quindi, ho ricevuto il loro numero. Ci sono settantadue misure!' Il Signore disse: 'Sono i cieli di settantadue che sono loro subordinati. Questi sono i poteri di tutte le loro forze; e sono state istituite da loro; e questi sono coloro che sono stati distribuiti in tutto il mondo, esistenti sotto l'autorità dei dodici arconti."
Ora, quando Giacomo udì queste cose, si asciugò le lacrime dagli occhi e molto amaro [...] che è [...]. Il Signore disse a lui: 'Giacomo, ecco, ti rivelerò la redenzione. Quando sei afferrato e subisci queste sofferenze, una moltitudine si armerà contro di te per afferrarti. E in particolare tre di loro ti ghermiranno - coloro che siedono come esattori di pedaggio. Non solo chiedono il pedaggio, ma portano via le anime con un furto. Quando si cade in loro potere, uno di loro che è a guardia ti dirà: 'Chi sei tu e da dove vieni?' Gli risponderai: 'Io sono un figlio e sono dal Padre'. Egli ti chiederà: 'Che tipo di figlio sei ed a quale Padre appartieni?' Dirai: 'Vengo dal Padre pre-esistente e sono un figlio pre-esistente."
Interessante la menzione di certi numeri abbinati agli Arconti, il dodici ed il settantadue: sono cifre dal significato astrologico-zodiacale ed inerenti ad entità astrali. L'enfasi sul settantadue, che è soprattutto numero precessionale, parrebbe indicare gli Arconti come "Signori del Tempo" e tiranni del mondo visibile.
Pur nella sua oscurità, dovuta anche allo stato frammentario in cui ci è pervenuta questa Apocalisse, il legato gnostico ci incita a postulare l’esistenza di una congrega invisibile che, rosa dall’invidia, soggioga e vampirizza l’umanità. Le cosmogonie gnostiche svelano, secondo molti studiosi, che gli Arconti sono aborti generati dall’impatto della Sophia (l’emanazione divina) sulla materia.
Non manca chi, forse a ragione, ha riconosciuto negli infami Arconti, specie “aliene” di tipo interdimensionale che sono parassiti e predatori di “anime”. Curioso ed inquietante che il testo in esame descriva la possessione degli uomini per opera di creature inique e che addirittura accenni al “furto” dell’anima, nel passo che ho riportato in grassetto.
La situazione ricorda un po’ il cosiddetto "Libro dei morti", in cui sono indicate le formule e le vie con cui l’anima può accedere al Duat. Da rilevare che la morte è considerata un evento da affrontare con consapevolezza: la condizione dell’anima post-mortem dipende da conoscenze iniziatiche. Colui che non conosce le risposte da dare ai Guardiani della soglia, rischia di essere ghermito e di rinascere in un altro corpo.
Si tratta di un dialogo concernente una rivelazione ("apocalisse") tra Gesù e Giacomo il Giusto, suo fratello, circa la salvezza, intesa in senso gnostico come la liberazione dell'anima dal carcere terreno ed il suo ritorno allo stato primigenio.
La prima parte dell'opera (20,10-30,11) riporta il dialogo tra Giacomo e Gesù. Giacomo è timoroso per la sofferenza che lo attende, assieme a Gesù; questi, lo consola, impartendogli degli insegnamenti sul ruolo dell'uomo nell'universo. Un riferimento indiretto e molto breve alla crocifissione (30,12-13) crea una cesura nell'interlocuzione.
Al principio della seconda parte, il Messia comunica a Giacomo una serie di formule che gli serviranno, dopo il martirio, durante la sua ascesa verso "Colui che è preesistente", per annullare i poteri ostili che tenteranno di ostacolarlo (32,23-36,1). Successivamente Giacomo riceve disposizioni sulla trasmissione segreta degli insegnamenti (36,13-38,11). L'epilogo dell'opuscolo, seriamente compromesso dalle lacune, riporta una lunga narrazione del martirio di Giacomo.
Il testo in discorso manifesta il convincimento gnostico relativo ad un'immonda dominazione arcontica. Vi si legge infatti: "Maestro, ci sono quindi dodici ebdomadi e non sette come è detto nelle Scritture?" Il Signore disse: 'Giacomo, colui che ha parlato per quanto riguarda questa scrittura aveva una comprensione limitata. Io, tuttavia, ti rivelerò ciò che viene da colui che non ha numero. Darò un segno concernente il loro numero. Come per quello che è, viene da colui che non ha alcuna misura, darò un segno sulla loro misura'. Giacomo disse: 'Maestro, ecco quindi, ho ricevuto il loro numero. Ci sono settantadue misure!' Il Signore disse: 'Sono i cieli di settantadue che sono loro subordinati. Questi sono i poteri di tutte le loro forze; e sono state istituite da loro; e questi sono coloro che sono stati distribuiti in tutto il mondo, esistenti sotto l'autorità dei dodici arconti."
Ora, quando Giacomo udì queste cose, si asciugò le lacrime dagli occhi e molto amaro [...] che è [...]. Il Signore disse a lui: 'Giacomo, ecco, ti rivelerò la redenzione. Quando sei afferrato e subisci queste sofferenze, una moltitudine si armerà contro di te per afferrarti. E in particolare tre di loro ti ghermiranno - coloro che siedono come esattori di pedaggio. Non solo chiedono il pedaggio, ma portano via le anime con un furto. Quando si cade in loro potere, uno di loro che è a guardia ti dirà: 'Chi sei tu e da dove vieni?' Gli risponderai: 'Io sono un figlio e sono dal Padre'. Egli ti chiederà: 'Che tipo di figlio sei ed a quale Padre appartieni?' Dirai: 'Vengo dal Padre pre-esistente e sono un figlio pre-esistente."
Interessante la menzione di certi numeri abbinati agli Arconti, il dodici ed il settantadue: sono cifre dal significato astrologico-zodiacale ed inerenti ad entità astrali. L'enfasi sul settantadue, che è soprattutto numero precessionale, parrebbe indicare gli Arconti come "Signori del Tempo" e tiranni del mondo visibile.
Pur nella sua oscurità, dovuta anche allo stato frammentario in cui ci è pervenuta questa Apocalisse, il legato gnostico ci incita a postulare l’esistenza di una congrega invisibile che, rosa dall’invidia, soggioga e vampirizza l’umanità. Le cosmogonie gnostiche svelano, secondo molti studiosi, che gli Arconti sono aborti generati dall’impatto della Sophia (l’emanazione divina) sulla materia.
Non manca chi, forse a ragione, ha riconosciuto negli infami Arconti, specie “aliene” di tipo interdimensionale che sono parassiti e predatori di “anime”. Curioso ed inquietante che il testo in esame descriva la possessione degli uomini per opera di creature inique e che addirittura accenni al “furto” dell’anima, nel passo che ho riportato in grassetto.
La situazione ricorda un po’ il cosiddetto "Libro dei morti", in cui sono indicate le formule e le vie con cui l’anima può accedere al Duat. Da rilevare che la morte è considerata un evento da affrontare con consapevolezza: la condizione dell’anima post-mortem dipende da conoscenze iniziatiche. Colui che non conosce le risposte da dare ai Guardiani della soglia, rischia di essere ghermito e di rinascere in un altro corpo.
O'professore gioca a fare l'esegeta ...
ReplyDeletemi sono addormentato alla terza parola
ReplyDeleteNon manca chi, forse a ragione, ha riconosciuto negli infami Arconti, specie “aliene” di tipo interdimensionale che sono parassiti e predatori di “anime”.
ReplyDelete...
La situazione ricorda un po’ il cosiddetto "Libro dei morti", in cui sono indicate le formule e le vie con cui l’anima può accedere al Duat.
Eeehhhh? Ma che cazzo scrive? Chi ci ha capito qualcosa me lo spiega?
Ironman, sai com'è, sparare un paio di nozioncine sulle credenze religiose degli antichi egizi fa sempre troppo feeko, anche se non c'entrano nulla con il resto del discorso.
ReplyDeleteTerra Nova wakka wakka
Il Duat, nella antica religione egizia, era l'oltretomba.
ReplyDeleteIl libro dei morti era un papiro in cui erano scritte formule magiche che servivano al defunto nel viaggio nell'aldila'
@Terra nova (wakka wakka), ma secondo te quella larva di zrettino sa anche solo lontanamente capire QUALI erano le credenze religiose degli antichi egizi?
ReplyDeleteIo non le conosco, e quindi non mi permetto di scriverne (anche se alcune parti stimolano la mia curiosita') zrettino non le conosce/capisce, ma si permette di sputarci sentenze.
Il che non fa che aumentare lo schifo che provo per quel misero scarto umano!