L'immensa sputtanata a Zelig

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Scopo del Blog

Raccolgo il suggerimento e metto qui ben visibile lo scopo di questo blog.

Questo e' un blog satirico ed e' una presa in giro dei vari complottisti (sciacomicari, undicisettembrini, pseudoscienziati e fuori di testa in genere che parlano di 2012, nuovo ordine mondiale e cavolate simili). Qui trovate (pochi) post originali e (molti) post ricopiati pari pari dai complottisti al fine di permettere liberamente quei commenti che loro in genere censurano.

Tutto quello che scrivo qui e' a titolo personale e in nessun modo legato o imputabile all'azienda per cui lavoro.

Ciao e grazie della visita.

Il contenuto di questo blog non viene piu' aggiornato regolarmente. Per le ultime notizie potete andare su:

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Tuesday, December 18, 2012

Templi e tempi

http://zret.blogspot.co.uk/2012/12/templi-e-tempi.html

Templi e tempi

Maestose vestigia di templi edificati da genti di cui si sono perse quasi del tutto le tracce, monumenti megalitici, mura ciclopiche di città erette su alture, statue enigmatiche dalle dimensioni colossali, miti di cui sono protagonisti dei potenti ed eroi intemerati… [anto', questa volta hai superato te stesso: sono riuscito a leggere fin qui] Che cosa accomuna tutte codeste pristine testimonianze? Quale fil rouge lega il complesso architettonico di Ankgor Wat e le cattedrali gotiche, le saghe nordiche ed il Popol Vuh?

Sono tracce di un passato venerando ed arcano in cui costruttori e rapsodi codificarono conoscenze sovente riconducibili alla precessione degli equinozi. Per quale ragioni le civiltà che precedettero le civiltà erano ossessionate da un fenomeno astronomico complesso a tal punto che bisognò attendere l’età ellenistica con lo scienziato Ipparco onde fosse riscoperto? La precessione costruisce un calendario delle ere, con le età che si avvicendano in concomitanza con la successione dei segni zodiacali. I moti apparenti del cielo muovono la ruota del tempo. L’itinerario precessionale è un movimento a ritroso e per questo avvertito come irrazionale, un viaggio che dalla meta conduce al punto di partenza.

Il firmamento per i popoli primigeni era uno specchio che riverberava l’immagine di un mondo inclinato e declinante. Si può congetturare che quelle culture si ripiegassero nostalgiche su un passato remoto orlato dal fioco barlume della lontananza. Il tempo del principio confinava nel non-tempo e tanto più era rimpianto.

La Via lattea era un fiume uranico, il Sole l’araldo del giorno e dell’anno, gli astri erano messaggeri dell’infinito. Gli edifici erano allineati con le costellazioni ed i triliti traguardavano i solstizi. Quei popoli antidiluviani avevano intuito che lo spazio ed il tempo erano sincronizzati, che il cosmo si traslava assieme alle lunghe orifiamme celesti. Non furono solo le esigenze agricole ad insegnare ad osservare la volta: fu la coscienza di una genesi siderale, ultrafanica.

Gli archeologi ortodossi ancora oggi si ostinano a “vedere” nei condotti della Grande Piramide dei pozzi di aerazione; essi, invece, puntano verso Orione e Thuban. Erano sentieri verso regioni soprannaturali. Il geologo Robert Schoch crede che le singolari sculture di Gobleki Tepe, pietre a forma di tau, raffigurino in modo stilizzato Osiride (Orione per i Greci), il dio mutilo. Se Schoch è nel giusto, il mito del Gran Cacciatore si arricchisce di un nuovo episodio illustrato.

Quanto gli antichi erano adusi a contemplare il firmamento ed a leggerne gli scintillanti geroglifici, tanto gli uomini dell’epoca attuale si disinteressano di tutto ciò che oltrepassa l’orizzonte angusto del proprio naso. Così, quando i dardi ignei solcheranno lo spazio e l’aratro del tempo scaverà solchi profondi nella Terra, l’umanità scambierà il fuoco della palingenesi per “il bagliore di un fiammifero”.

Wednesday, July 13, 2011

Ur

http://zret.blogspot.com/2011/07/ur.html

Ur

Siamo (non tutti) esseri celesti? Sparse briciole linguistiche sembrerebbero accreditarlo. Ur è uno dei più antichi centri sumeri. “Ur “dovrebbe valere appunto “città”. Le città mesopotamiche (e non solo) progettate e costruite, seguendo canoni simbolici, erano uno specchio del cielo. Il loro cuore era lo ziqqurat, il tempio-osservatorio, pinnacolo puntato verso il firmamento stellato. Fu la nostalgia di una cultura già decaduta quando sbocciò.

Da Ur dei Caldei – alcuni contestano l’identificazione con la città mesopotamica – proveniva Abraham, il sumero progenitore (mitico?) di genti medio-orientali. L’Oriente è l’origine: la radice vale “sorgere”. E’ un’alba di civiltà remote, la cui ascendenza è forse uranica. Il cielo quindi è la patria, perduta. Non lo si intenda tanto in senso letterale, ma come “luogo” del principio anteriore alla caduta. Sebbene gli etimologisti rifiutino il legame, il tedesco "Ur", originario, antico, ancestrale, potrebbe conservare una parentela con il sumero. Il nucleo semantico è lo stesso di Oriente, da orior, sorgere. Che cos’è la città, se non il nascimento di un popolo? Ecco l’urbe e l’Urbe. Si suppone che “urbs” sia connesso al latino “orbis”, mondo, globo ed anche cerchio. Roma fu città quadrata, ma nel quadrato si può inscrivere in un cerchio, figura della perfezione. Quadrato e cerchio: terra e cielo. Atlantide, invece, l’archetipo urbanistico, ebbe pianta circolare con tre canali concentrici attorno agli insediamenti. Inoltre la città è un mondo, un cosmo con i suoi punti cardinali, i quarti, gli assi, il centro. Una ruota cosmica è adombrata nell’icnografia urbana.

Erano un tempo i sacerdoti a delimitare il perimetro di una città, a stabilire i riti di fondazione, a sacralizzare uno spazio, il templum, che rispecchiava un settore del cielo. Gli ierofanti interpretavano la volontà dei Celesti.

La sorgente delle lingue è presumibilmente unica, anche se ne scaturirono molti ruscelli e fiumi i cui corsi si sono diramati assai lontano dalla scaturigine. Così il sumero Ur, il germanico “ur”, il morfema "or", nascere, il latino urbs… potrebbero discendere da una stessa voce.

Quanto diversa è la città antica da quella odierna! Un tempo i confini di un’urbe erano sacri, invalicabili, oggi le città sono tentacolari, fagocitano l’esterno, dopo aver digerito sé stesse. Del cielo, di cui erano un’icona, un riflesso nelle armonie e nelle prospettive, non è rimasto nulla: gli sguardi sono chini verso il basso ed una giungla di edifici lo scherma, mentre venefici serpenti lo attraversano. Il vero cielo poi non è quello sopra di noi: la volta è solo un simulacro dell’Empireo.

Scrivono A. Anzaldi e L. Bazzoli: “Urano è il cielo, bello, lontano misterioso. … Evoca la tendenza alla solitudine. Urano può essere inteso come Spazio, laddove Saturno è il Tempo”.

L’eco stessa di Urano (greco Οὐρανός), primordiale dio degli spazi siderei, il cui nome vale “firmamento”, oggidì è imprigionata nei giacimenti del metallo denominato “uranio”. [1] Tragico destino che il fecondo soffio celeste si sia corrotto in un vento radioattivo, che la vita si sia tramutata in morte.

[1] Il nesso etimologico tra l’ellenico Οὐρανός e l’indiano Varuna è in genere rifiutato dai linguisti che non sono concordi sul significato dalla base da cui deriva il nome del dio, “wer “, coprire, o “uer”, legare.



Saturday, April 23, 2011

Tracce di Atlantide (seconda ed ultima parte)

http://zret.blogspot.com/2011/04/tracce-di-atlantide-seconda-ed-ultima.html

Tracce di Atlantide (seconda ed ultima parte)

Leggi qui la prima parte.

Accanto a simboli primigeni si situano emblemi spuri creati da interpreti fantasiosi. Come scrivevo tempo fa, hanno torto i letteralisti alla Von Daniken che colgono nella Bibbia solo riferimenti agli extraterrestri, ma errano anche i simbolisti ad oltranza che distillano valori reconditi in ogni dove, pure in parti semistoriche o denotative. Si dovrebbe usare un metodo stratificato per enucleare i vari livelli di lettura, riconoscendo che alcune sequenze ne posseggono uno solo. E’ giusto condannare gli interpreti alla Rael che trasformano il Pentateuco in un titolo di ufologia scientista, ma non riconoscere che certuni episodi biblici manifestano un contatto non dirò con alieni, ma con esseri enigmatici (ultraterrestri? Interdimensionali?) significa percorrere un’ermeneutica a senso unico. Come leggere altrimenti situazioni come la lotta di Giacobbe contro l’angelo o la storia di Caino o i primi capitoli del Genesi con la doppia creazione ed i due alberi all’interno del giardino e di una vexata quaestio? Inoltre pensare che creature di altri mondi o sfere di realtà siano intervenute per degradare geneticamente i protoplasti potrebbe essere un insegnamento biblico, con cui non si disconosce la paternità spirituale della prima creazione, ma la si integra con una visione che cerca di dar conto della caduta.

Mario Biglino, autore del saggio "Gli dei che vennero dallo spazio?" non è uno sprovveduto e se le sue conclusioni irritano cabalisti e fedeli, non si può reagire semplicemente ignorandole o per bollarle come blasfeme. Bisognerebbe, invece, provare a suffragare i propri assunti, dimostrando una pari conoscenza dell’ebraico ed impegnarsi in una paziente cernita per distinguere denotazione da connotazione.

La Tradizione scorre ancora tra la waste land di questa età precipite e tetra: le sue acque sono cristalline come quando la sorgente sgorgò, ma oggi fluisce solo un sottile filo d’acqua. Fuor di metafora: pochi privilegiati conservano i fondamentali di un remoto sapere, mentre in passato tali dottrine erano appannaggio di più consistenti confraternite. Quando la Tradizione non si è tradotta in formule che pochissimi riescono a decodificare nel loro significato originario, essa balugina in una Weltanschauung vivificata dall’intuizione.

Si sono persi più che i concetti, i percorsi, i “metodi” [3]: chi non ritiene che il corpo ed il mondo visibile siano tutto, sa che oggi più che mai la via per risalire è disagevole e ripida. Sa anche che, lungo l’erta, sarà facile cadere nel dirupo.

[3] Tra i capisaldi della Philosophia perennis, annovererei i seguenti: “Non uno itinere pervenitur ad tam magnum secretum”; la realtà vera non è quella empirica; la conoscenza intuitiva (saggezza) è superiore a quella razionale, ergo la contemplazione è superiore alla filosofia e questa alla scienza;; esistono due specie di insegnamento: esoterico ed exoterico; l’itinerario umano è una progressiva involuzione; la meta è la fusione con Dio.



Thursday, March 31, 2011

Pirr(L)a

http://zret.blogspot.com/2011/03/pirra.html

Pirra

Pirra è il nome della figlia di Epimeteo e Pandora. Ella sposò Deucalione, figlio di Prometeo e diventò, attraverso lui, dopo il Diluvio, madre del genere umano. Deucalione e Pirra vivevano in Ftiotide. Dopo l’inondazione, che depose l’arca in cui si erano rifugiati, in cima al Parnaso, il monte sacro alle Muse, entrambi crearono esseri umani, gettando dietro le terga delle pietre. Mentre Pirra creava donne, il consorte creava uomini. Il mito della progenitrice è narrato dai greci Esiodo, Pindaro, Apollodoro, Conone e dall’autore romano Igino. Quest’ultimo riferisce che la coppia aveva trovato rifugio sull’Etna.

Gli studiosi hanno rilevato come i mitografi narrino una storia che, salvo alcune varianti, accomuna molte culture presso le quali si è sedimentato il ricordo di un diluvio universale. Rispetto alle saghe più o meno note sull’antica alluvione (probabilmente si succedettero più diluvi con lo scioglimento dei ghiacci tra il 10.500 a. C ed il 7.000 a.C. circa), il racconto ellenico introduce un particolare che gli eruditi non hanno focalizzato: alludo al nome “Pirra” che vale “rossa”, “fulva”. Collegabile al vocabolo sumerico “adapa” ed all’ebraico “adam”, che contengono, tra le altre, una radice designante il colore rosso, il nome della progenitrice greca sembrerebbe la reminiscenza di una razza rossa, lignaggio su cui tanto si è scritto, senza aver ancora circoscritto i termini del problema. Qui più che all’argilla rossastra o al sangue si dovrebbe pensare ad una stirpe post-atlamtidea o indo-germanica o allotria?

Questo è l’abbrivo…


Monday, March 21, 2011

Tracce di Atlantide (prima parte)

http://zret.blogspot.com/2011/03/tracce-di-atlantide-prima-parte.html

Tracce di Atlantide (prima parte)

Qual è la fonte della Tradizione? Credo che potrebbe essere Atlantide. Sul continente scomparso sono stati scritti centinaia di libri, per tentare di stabilire in primo luogo dove Atlantide fosse ubicata. Pochi autori hanno, però, compreso che l’isola inabissatasi nell’oceano non fu solo una terra, ma un tempo prima del tempo, un’altra umanità. I miti non sono né storielle né sciarade, ma archetipi, messaggi in bottiglie affidate alle correnti di oceani metastorici. Gli stessi abitanti di Atlantide erano probabilmente esseri metacorporei, i cui sensi ed intelletto erano acutissimi.

Quanto del sapere appannaggio degli Atlantidei – alcuni li chiamano Pelasgi – fu trasfuso nelle culture successive che la storiografia ufficiale, a torto, considera le prime a sbocciare sul pianeta? I superstiti portarono con sé conoscenze e tradizioni: molte cognizioni furono di natura tecnica, ma altre furono esoteriche. Ritengo che, con il passare dei secoli e l’avvicendamento dei diluvi, gli eredi dei Pelasgi, inclusi i gruppi da quelli istruiti, cominciarono a perdere per strada alcuni saperi. Platone nel IV secolo scrisse di Atlantide nel "Timeo" e nel "Crizia", ma probabilmente egli apprese e divulgò meno di quanto avesse appreso e divulgato Solone. Solone acquisì e diffuse meno dei sacerdoti egizi che l’avevano indottrinato e via discorrendo.

Dunque i testi antichi sono scrigni di sapienza, ma, poiché il vero sapere si tramanda attraverso l’oralità e per mezzo di scuole esoteriche, è, a mio avviso, errato, pensare che alcuni libri del passato siano in toto iniziatici. Così la Bibbia, accanto a parti storiche (o quasi storiche), cronachistiche, normative, poetiche etc. custodisce concetti simbolici per lo più di origine egizia e sumera: le redazioni successive, la confluenza di diverse fonti, intenti catechetici e persino egemonici della casta sacerdotale ebraica rendono la Torah un testo. Testo è letteralmente un libro intrecciato, dove i contenuti, afferenti a diverse funzioni di Jakobson ed a circostanze eterogenee, si intersecano, creando nodi sovente inestricabili. [1] Ci si imbatte, ad esempio, nel termine Elohim, plurale di Eloha. Ora, tale forma è stata ed è interpretata in modi molteplici, ma è tutto tranne un pluralis maiestatitis che era ignoto agli antichi: in alcuni scrittori latini era un pluralis modestiae: l’esatto contrario! [2] Bisogna prestare attenzione a non affrontare testimonianze del passato con categorie attuali, a non sovrapporvi costruzioni simboliche posteriori. Il rischio è quello di attribuire valori estranei ai testi antichi sino a leggervi tutto ciò che ci si vuole leggere: qualcuno ha addirittura individuato nella Bibbia, tra le numerose profezie, un vaticinio sul 9 11 e sui dirottatori arabi muniti di coltellini, peccato che…

[1] Secondo questa distinzione, l’Iliade, l’Odissea, il Corano etc. sono testi, mentre, ad esempio, la Commedia è un libro, perché scritto da un unico autore e secondo un piano concepito in modo organico, mentre le opere sorte attorno ad un centro originario, cui si agglutinano altri nuclei, uniti da compilatori e da rapsodi, interpolate e modificate nel tempo, sono testi.


[2] Nel grossolano errore di scambiare il "pluralis modestiae" per un "pluralis maiestatis" incorre Fichipedia…



Tuesday, February 22, 2011

Haida: tracce di Shumer in America

http://zret.blogspot.com/2011/02/haida-tracce-di-shumer-in-america.html

Haida: tracce di Shumer in America

L’etnia Haida è una tribù di nativi americani del Canada e dell’Alaska, ormai purtroppo quasi estinta, poiché oggi formata da non più di 600 anime che abitano per lo più le Isole della Regina Carlotta. Sono tipici esponenti, assieme ai Tlingit, delle “culture del salmone”, con evolute tecniche di pesca. Questo popolo, presso cui è diffuso l’artigianato del legno, parla una lingua che i glottologi considerano isolata.

A proposito della loro lingua e delle loro tradizioni, gli autori del saggio “Atlantidi, i tre diluvi che hanno cancellato l’umanità” scrivono: “Secondo recenti studi di ricercatori russi, l’idioma degli Haida presenta forti affinità con il sumero. Trentacinquemila tavolette vennero dissotterrate in Mesopotamia tra l 1899 ed il 1900, a Nippur, la città di Enlil, dio del vento e delle inondazioni. Secondo queste, la civiltà sumero-accadica aveva la sua origine a Dilmun, un’isola montagnosa perduta nell’oceano in direzione sud, da cui gli uomini fuggirono su una grande nave per sfuggire al diluvio. E’ interessante confrontare il mito sumero col mito Haida.

Versione sumera: “Tanto tempo fa, i nostri antenati vivevano sull’isola Dilmun. La vita non destava preoccupazioni, finché il dio del cielo decise di annientare l’umanità, trasformando il cielo e causando un diluvio universale. I sopravvissuti fuggirono su una grande nave e sbarcarono in una nuova terra, sulla cima di una montagna. Così cominciò una nuova era.

Versione Haida: “Tanto tempo fa, i nostri antenati vivevano nel più grande villaggio del mondo. La vita non destava preoccupazioni, finché il grande capo dei cieli decise di eliminare l’umanità, trasformando il cielo e causando un diluvio universale. I superstiti fuggirono su grandi canoe e sbarcarono in una nuova terra, sulla cima di una montagna. Così cominciò una nuova era”.

Una tale somiglianza non può imputarsi al caso, ma solo ad un’origine comune: Atlantide”.

Non è questa l’unica sconcertante analogia che si può evidenziare tra il mondo sumero e culture americane: Jose Luis Espejo è convinto che nell’idioma Hopi è possibile trovare vestigia di una protolingua universale, nella quale si ingloba la lingua sumera. Ad esempio "kiva", in hopi, vale casa sotterranea e ricorda il sumero "ki", terra, luogo, area, suolo, grano; "toho" in hopi olio per ungere con scopi rituali evoca il sumero "tu", lavare, cospargere, compiere libagioni; "mana" in hopi, spirito della natura degli antenati femminili, è confrontabile con il sumero "mu", donna, e "nu", essere umano etc.

Anche qui è difficile pensare solo a coincidenze, benché si notino slittamenti semantici di radici comuni, mentre è plausibile che il centro di irradiazione di antichissime civiltà fu unico: Atlantide? Mu? Lemuria… o forse un lontano pianeta oppure una realtà occultata alla nostra debole percezione?


Fonti:

D. Marin, E. Schievenin, I. Minella, Atlantidi I tre diluvi che cancellarono l’umanità, Latina, 2010, p 37
J. L. Espejo, Voci da Mu, L’Eden ad Oriente, 2010
Nuova enciclopedia universale, Milano, 2000, s.v. Haida




Saturday, January 23, 2010

Viaggio ad Atlantide

http://zret.blogspot.com/2010/01/viaggio-ad-atlantide.html

Viaggio ad Atlantide

Dionisio di Mileto è storico greco vissuto tra il VI ed il V sec. a.C. La tradizione antica gli attribuisce opere mitologiche di dubbia autenticità, una "Periegesi" e due scritti sulla Persia. E' considerato anche autore di "Viaggio ad Atlantide", un libro sul continente scomparso. Dionisio è il primo scrittore noto di opere di carattere storico-etnografico sui Persiani. "Viaggio ad Atlantide" è un testo che dovette costituire una delle fonti cui attinse Platone. Il filosofo greco nei dialoghi "Timeo" e "Crizia" rievocò le vicende dell'isola inabissatasi nell'Atlantico e di cui descrisse morfologia, ambiente e cultura. Una copia del manoscritto di "Viaggio ad Atlantide" fu reperita tra i documenti personali dello scrittore e storico Pierre Benoit, ma purtroppo fu smarrita nei passaggi tra i restauratori e le persone che la presero in prestito dopo la morte di Benoit.

La sorte del libro è una iattura, poiché priva gli studiosi di un importante documento su Atlantide. Non risulta che tale opera sia stata trascritta e così ne ignoriamo il contenuto. Tuttavia è possibile che si riusciranno a colmare, almeno in parte, le lacune dovute alla sparizione di moltissimi volumi antichi, per mezzo dell'archeologia. Si riuscirà, però, a sopperire alla perdita dei papiri custoditi nella biblioteca di Alessandria, a causa dei vari incendi che incenerirono tante preziose testimonianze culturali? Viene anche il sospetto che lo smarrimento di "Viaggio ad Atlantide", come la distruzione di altre opere del passato, non sia da attribuirsi del tutto al caso. E' una forma di censura, un modo per (ri)scrivere la storia, secondo precisi intenti ideologici ("chi controlla il passato controlla il futuro): è una prassi che dagli Egizi in poi ha contraddistinto il potere, uso a contraffare, interpolare, modificare le testimonianze per trasmettere una visione degli avvenimenti funzionale agli interessi delle élites. E' una prassi che possiamo ben definire instrumentum regni, oggi più che mai diffusa.

Tuttavia, se circoscriviamo il discorso alle civiltà antidiluviane, come accennavo, sarà l'archeologia a lasciar affiorare frammenti di verità occultate per millenni. Sta avvenendo, ad esempio, al largo di Yonaguni, l'isola giapponese che si trova a 125 km dalla costa est del Taiwan, nell'arcipelago delle Ryūkyū. L'isola è diventata famosa all'inizio del XX secolo, dopo che fu scoperta una grande costruzione di pietra conosciuta come Monumento di Yonaguni. Sebbene archeologi e geologi accademici affermino che si tratta di formazioni naturali, recenti indagini subacquee hanno permesso di individuare altre strutture di evidente origine artificiale. Sulla datazione di questo sito sottomarino gli studiosi non sono concordi, poiché la cronologia oscilla dall'undicesimo millennio a.C. al terzo.

Naturalmente questa scoperta, come molte altre, sarà oscurata e finirà nell'oblio, soprattutto perché ammettere che esistettero civiltà in grado di erigere edifici ciclopici e città durante il Paleolitico, quando ufficialmente la terra era abitata solo da orde di cacciatori-raccoglitori, significherebbe dover rivedere le versioni canoniche. Questo è troppo per l'establishment e comunque poco per i cercatori della verità che sono abituati ad esplorare anche regioni oltre la storia.




Tuesday, December 8, 2009

La sfera di Lepenski Vir (seconda ed ultima parte)

http://zret.blogspot.com/2009/12/la-sfera-di-lepenski-vir-seconda-ed.html

La sfera di Lepenski Vir (seconda ed ultima parte)

Il termine rune deriva dal norreno rùnar, scrittura segreta, ed è un sistema alfabetico germanico composto in origine da 24 segni poi ridotti a 16 nel sec. VIII d.C. Questo alfabeto è di solito denominato Futhark, nome corrispondente ai primi sei segni della serie. Si ignorano le origini di questo alfabeto e si suppone che esso risalga al II sec.d.C. Si nota qualche analogia con l’alfabeto greco (anch’esso ha 24 grafemi) ed etrusco, ma la nascita delle rune non è tanto legata ad un’esigenza di traslitterazione quanto al simbolismo magico di ogni runa, il cui valore era occulto. Infatti le saghe nordiche rappresentano la runa come incisione magica, come segreto carpito da Wotan attraverso l’impiccagione iniziatica. Le rune venivano incise su legno (corteccia, tronchi), su pietra, su metalli (armi, sigilli, monili). I caratteri trovarono impiego pressoché esclusivo nell’area scandinava, inglese e frisona. Gli ultimi testi runici risalgono al XII sec. d. C.

Come si accennava, se confrontiamo i pittogrammi di Sumer con alcune “lettere” dell’ovoide si notano delle affinità: in particolar modo la spiga mesopotamica ricorda la spiga dell’uovo di pietra.

Si può rilevare anche qualche addentellato tra lo stile filiforme del Danube script con le esili ed angolose rune nordiche. Non si può certo affermare che la presunta scrittura danubiana sia all’origine dell’alfabeto germanico, anche perché un lunghissimo periodo di tempo le separa e tuttavia, ricordando che l’area danubiana fu terra di insediamento di genti indoeuropee sin dall’epoca protostorica, si potrebbe pensare ad un originario milieu centro-europeo da cui affiorò qualche ricordo segnico poi confluito in grafie successive.

Il discorso si collega all’individuazione delle terre in cui fiorirono le prime culture, almeno quelle post-diluviane, eredi di civiltà precedenti e che la storiografia ufficiale confina nel mondo ovattato e “fittizio” del mito. Forse la vexata quaestio della matrice orientale o iperborea della civiltà diventa oziosa, se pensiamo a Sumer come plaga dove i superstiti di un continente meridionale (Mu?) fondarono dei nuclei urbani, ed all’Europa come terra in cui sciamarono, almeno in parte, i sopravvissuti di Atlantide.

Scrivevo, a proposito di tale soggetto, in Ex Oriente lux?

“Bisognerebbe stabilire se la cultura occidentale e quella orientale abbiano la stessa origine, come è probabile, o se siano indipendenti l'una dall'altra. Non escluderei che esse abbiano subito un intervento esterno amalgamato a culture terrestri forse piuttosto primitive per le quali costituì un impulso determinante. Indicare un'esatta cronologia delle varie civiltà è impresa assai ardua, specialmente se si considerano le sincronie, le sovrapposizioni, gli intrecci spesso inestricabili che rivelano talora una compresenza di tracce storiche e preistoriche negli stessi periodi, con strani salti tecnologici e discontinuità.

Tuttavia disconoscere tutto il contributo mitopoietico e linguistico delle culture nordiche ed occidentali, di cui fu espressione anche quella megalitica, mi pare azzardato. Ricondurre ogni manifestazione alla Mesopotamia è riduttivo, ma forse si comprende, se si ricorda che alcuni retaggi sono esclusi dalla paleontologia, dall'archeologia e dalla storia ufficiali forse perché custodiscono segreti scomodi. E' un caso se le persone dai capelli rossi sono oggi vittime di una strisciante persecuzione? Certo, la luce polare è fredda, ma è pur sempre luce e potrebbe rischiarare molti misteri”.

Se i glifi danubiani sono una scrittura, resta da stabilire se è ideografica, sillabica o alfabetica. Questi esili disegni sulla pietra sono davvero la testimonianza che uno dei principali centri di irradiazione culturali è situato nel mondo occidentale? Ex Occidente lux?

Leggi qui la prima parte.





Wednesday, September 30, 2009

Piramidi su Marte

http://zret.blogspot.com/2009/09/piramidi-su-marte.html

Piramidi su Marte

Pubblico un articolo tratto dal sito Pravda.ru circa alcune piramidi che sarebbero state scoperte sul pianeta rosso. E' una notizia da prendere con il beneficio del dubbio, ma sembra plausibile che moltissimo tempo fa Marte fu abitato. La N.A.S.A., l'ente spaziale che non lesina censure e contraffazioni, si è sempre affannata a ridimensionare ed a negare, ammettendo solo che su Marte è stata trovata l'acqua. Eppure la Sfinge di Cydonia pare un grandioso manufatto, così come numerose anomalie sono state rilevate dall'ingegnere Ennio Piccaluga, autore di "Ossimoro Marte", e da altri ricercatori. E' possibile che si tratti sempre di giochi di ombre, di illusioni ottiche, di difetti nelle immagini? Le risposte potranno giungere oltre che da altre indagini, anche da un approfondimento della storia egizia: la terra dei faraoni, infatti, è legata al pianeta. Si pensi alla Sfinge di Gizah, si ricordi che Il Cairo significa Marte. Significativi, sebbene non probanti, sono gli indizi disseminati nella cultura egizia a proposito di esseri stellari. Il breve testo che propongo accenna a disegni che rappresentano canidi: si potrebbe vedere un'anticipazione iconografica della Sfinge che, secondo alcuni studiosi, sarebbe la scultura di uno sciacallo (il dio Anubi) e non di un leone. Se la cosmologia e l'archeologia accademiche continuano ad intorbidare le acque ed a screditare, con i loro rigidi esponenti, le investigazioni non allineate, vuol dire che qualcosa di vero si cela dietro il muro della "scienza" imperante. Questo naturalmente non vale solo per Marte e per l'Egitto.


Esiste la vita su Marte? L'umanità cominciò a cercare una risposta a questa domanda nel 1976, dopo la pubblicazione di una fotografia che ritraeva qualcosa di simile ad un volto umano sulla superficie di Marte. Molti affermarono che il Volto di Marte era solo un ammasso roccioso, qualcuno spiegò l'immagine come un gioco di luci e riflessi, ma l'origine del volto rimane un enigma. Alcuni scienziati asseriscono che potrebbe essere un messaggio di un antico popolo un tempo esistente o che ancora vive sotto la superficie del pianeta.

Potenti telescopi di una sonda in orbita attorno a Marte hanno trovato nuove evidenze che provano l'esistenza di vita. I telescopi hanno scattato immagini di nove piramidi che non paiono formazioni naturali. Le immagini includono stupefacenti statue di volti animali ed umani, chiaramente visibili dallo spazio, come grandi disegni che raffigurano i profili di primati e di canidi.

Andrew Basiago, il presidente della Mars Anomaly Research Society, ha definito la scoperta "La Nuova Cydonia". Lo scienziato ritiene che esistessero tre civiltà su Marte, una delle quali si nascose nelle viscere del pianeta.

Basiago afferma che le fotografie prese dal rover "Spirit" contenevano immagini di specie appartenenti a primati, di cui uno è denominato "Sendak". Egli è certo che Marte fu la dimora di una civiltà molto sviluppata dal punto di vista tecnologico. Comunque una catastrofe nello spazio presumibilmente colpì il pianeta circa 11.500 anni fa e distrusse tutto su Marte come Atlantide sulla Terra. Alcuni Marziani, opinano gli scienziati, si trasferirono in seguito sulla Terra.

Leggi qui l'articolo pubblicato da Pravda.ru




Tuesday, September 8, 2009

I Tàltos, misteriosi esseri esadattili

http://zret.blogspot.com/2009/09/i-taltos-misteriosi-esseri-esadattili.html

I Tàltos, misteriosi esseri esadattili

Nell'articolo intitolato Tàltos, una nuova visione della storia, Sandro Accorsi riferisce le leggende inerenti ai Tàltos, una misteriosa popolazione antenata degli attuali Ungheresi."I Tàltos erano, secondo tradizioni siberiane poi mantenute vive nella cultura magiara, esseri soprannaturali provenienti dal cielo a bordo di una splendente nave celeste.[...] Questi esseri avevano una caratteristica anatomica particolare: sei dita ben allineate per mano. Essi lasciarono questa traccia nella popolazione, riscontrabile in varie parti del mondo, particolarmente in Ungheria, ma associata in diversi casi ad entità aliene del passato e del presente, come raccontano i rapiti".[1]

L'autore, nella ricerca, collega varie tradizioni che, risalendo al mitico continente Mu dell'Oceano Pacifico, ed ad Atlantide sfociano, passando per i Sumeri, gli Indiani, i Maya, gli Unni... sino al retaggio culturale magiaro. Fondamentali, per avvalorare le ipotesi ventilate dal ricercatore, sono le acquisizioni glottologiche che legano la lingua ungherese ad un substrato mesopotamico molto antico. Già in Shumer notavo: "Lo studioso Zoltàn Ludwig Kruse rintraccia le vestigia del Sumero nell'ungherese, anch'esso lingua agglutinante nei cui vocaboli ad una radice invariabile si attaccano affissi che ne modificano valore semantico e funzione. Questi morfemi sono definiti "parole-seme" e nell'ungherese rivelano, nonostante millenni di stratificazioni, adattamenti e cambiamenti, l'eco originaria".



Alcuni linguisti della Sorbona, tra cui John Bowring, con l'ausilio dell'analisi computerizzata, dopo aver studiato e collazionato idiomi estinti e moderni, hanno creduto di poter stabilire che la lingua magiara conserva il 68 per cento circa di una parlata originaria identificabile con il Sumero. Parecchie indagini paiono quindi trovare un punto di convergenza nella regione solcata dal Tigri e dall'Eufrate dove, stando ad alcuni studiosi, intorno al 442.000 a.C. approdarono gli Anunnaki, “Coloro che dal cielo scesero sulla terra”. Quindi, se intendiamo rintracciare le radici delle lingue attuali come del sistema sessagesimale, dovremo rivolgere l'attenzione a quella progenie extraterrestre? Proviamo a ricostruire un possibile percorso: i Niburiani giunsero in Mesopotamia, i loro discendenti diretti, dopo che quella plaga fu occupata da genti semitiche, si insediarono nel Caucaso ed in India, dove ancora oggi il fenomeno dell'esadattilia è talora riscontrato. Dal Caucaso alcuni gruppi si spostarono nelle steppe russe, infine nell'attuale Ungheria.

Com'è noto, il sistema sessagesimale si può rapportare all'esadattilia, ma anche alla presunta rivoluzione di Nibiru, il cui periodo è pari a 3.600 anni. Il 6 ed i suoi multipli sono delle costanti nella cosmologia e nell’aritmetica dei Sumeri e dei loro progenitori: questa cifra, ripetuta tre volte, è il noto 666 dell'Apocalisse che il Professor Alessio di Benedetto connette al carbonio, il cui numero atomico è 6. Il carbonio, come il silicio, è un elemento del tutto particolare, per la sua spiccata capacità di combinarsi con sé stesso per formare catene più o meno lunghe e più o meno ramificate. Ciò lo rende l'elemento fondamentale di tutti i composti organici, biologici e no.

Di Benedetto scrive: "L'Homo sapiens sapiens è l'unità carbonio, la cui base atomica è formata da 6 protoni, 6 elettroni e 6 neutroni. Unità carbonio, sesto elemento derivato dall'idrogeno. 666, come fu definito nel progetto d'ingegneria genetica, messo a punto 336.000 anni fa circa. Da tale progetto scaturì la realizzazione dell'Adamo, ossia di “colui che è stato costruito sulla Terra” e non "dalla terra": il prototipo della nuova razza umana. Di lui gli extraterrestri Niburiani provenienti dal Dodicesimo pianeta, avevano bisogno come forza lavoro".

In questa ricostruzione, è forse credibile che il Sapiens sia il risultato di una manipolazione genetica: presumibilmente una fazione spregiudicata e malevola di Anunnaki prevalse in un lontano passato, sicché, dopo essere intervenuta per chiudere il terzo occhio ai lulu (le loro creature), ancora oggi, gli uomini sono forza lavoro, anzi "batterie", alla mercè di ingegneri genetici.

[1] Mi chiedo se un addentellato con Atlantide non si possa reperire nell'etnonimo Tàltos stesso: la radice "Atl/Tl", legata ad Atlantide, dovrebbe significare "acqua".

Fonti:

S. Accorsi, Tàltos, una nuova visione della storia, 2006-2009
A. Di Benedetto, I figli della Sfinge Quando gli dei scesero sulla terra, Foggia, 2008
Enciclopedia delle scienze, Milano, 2005, s.v. carbonio
Zret, Shumer, 2009



Saturday, June 27, 2009

Il dominio delle macchine da Atlantide a "Zeitgeist"

http://zret.blogspot.com/2009/06/il-dominio-delle-macchine-da-atlantide.html

Il dominio delle macchine da Atlantide a "Zeitgeist"

Una teoria del tutto minoritaria e bizzarra sostiene che in Atlantide alcuni scienziati, dopo essersi impadroniti dei segreti più reconditi dell'energia, riuscirono a costruire non solo delle armi formidabili, ma anche delle macchine tanto sofisticate e potenti che presero il sopravvento sugli Atlantidei e sulle civiltà successive.

Releghiamo pure questa ricostruzione nel novero delle fantasie: è indubbio, però, che uno scenario simile a quello descritto da Asimov, da Dick e da altri autori di fantascienza non è poi così incredibile. Esiste la possibilità teorica di un mondo futuro dominato da un'"Intelligenza" artificiale, da un supercomputer di cui gli uomini saranno periferiche biotecnologiche. E', per lo meno, quanto auspicato e prospettato da una corrente di pazzi scatenati, la corrente del transumanismo. Il transumanismo vagheggia una società in cui la tecnologia sia talmente diffusa da trasformare gli esseri umani in cyborgs (Vedi l'articolo intitolato Mutanti): è una società ipercontrollata e gestita in maniera efficiente, di un'efficienza produttivistica. E' lo scenario delineato anche nel celebre Zeitgeist e nell'appendice Zeitgeist addendum, documentari per la regia di Peter Joseph.

Qui occorre smascherare questa operazione infida e pericolosa: Zeitgeist, spacciato e soprattutto digerito da ingenui ed onnivori consumatori come un documentario che denuncia le storture del sistema politico e finanziario è, invece, un cavallo di Troia dell'esecrando sistema stesso. E' un ariete usato per aprire una breccia nella roccaforte dei ricercatori e dei cittadini non allineati, molti dei quali assumono, insieme con l'ambrosia (la corretta e più che condivisibile, ma strumentale condanna dei soprusi e degli imbrogli perpetrati dalle banche), il veleno, ossia il Venus project. Questo progetto consiste, salvo qualche ritocco di facciata, né più né meno che in un Nuovo ordine mondiale, presentato con formule linguistiche ed iconografiche accattivanti.

Non è forse un caso se Venus (Venere che allude ad un culto luciferino) si innesta sulla medesima radice di venenum, "veleno". A prescindere da ciò, la farneticazione transumanista di un mondo algidamente perfetto, tiranneggiato da una tecnologia in grado di donare persino un'immortalità bionica, attraverso il ricorso ad impianti cerebrali e diavolerie simili, trova la sua sulfurea formulazione in Zeitgeist.

Nel racconto La risposta, Fredric Brown immagina che uno scienziato, dopo anni di sudatissimi esperimenti, riesce a costruire un elaboratore talmente avveniristico da poter rispondere alla domanda per antonomasia: "Esiste Dio?" Il computer, dopo che gli è stato posto il quesito, subito dichiara: "Ora sì!"... ed incenerisce con una scarica elettrica l'uomo. Se Brown avesse tratteggiato nel suo "fulmineo" testo una situazione credibile?

Il mondo digitale in cui le persone sono eterodirette via etere, a mo' di tanti nodi di un'unica rete wireless, pare prossimo.

Shaul-Paolo o chi per lui avverte nella Lettera agli Efesini 6, 12: "La nostra lotta non è contro la carne ed il sangue, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori (Arconti) di questo mondo di tenebre, contro gli spiriti del male sparsi nell’aria".

Saremmo tentati, in qualche caso, di intendere per "aria" l'etere.



Wednesday, May 20, 2009

Skara Brae

http://zret.blogspot.com/2009/05/skara-brae.html

Skara Brae

L'arcipelago delle Orcadi fu abitato durante il Neolitico (IX-IV millennio a.C.) da una popolazione che costruì nella località di Skara Brae un villaggio in seguito abbandonato. Le abitazioni erano tutte di pietra ed edificate secondi criteri razionali ed efficienti. Skara Brae è un villaggio in cui le case, gli utensili, le suppellettili sono litici. Le vestigia, studiate in modo sistematico dall'archeologo Gordon Vere Childe, agli inizi del XX secolo, sono contraddistinte da abitazioni tutte al di sotto del livello del terreno ed uniformi sotto il profilo strutturale: sono infatti, costituite da un quadrilatero di pietre a secco attorno ad un focolare, mentre attorno sono dislocati i letti e la dispensa. I muri sono un po' inclinati verso l'interno a sostenere la copertura forse lignea o di vertebre di balena, ricoperta di terriccio e di erba.

La tipologia di queste strutture ricorda il mégaron miceneo: il mégaron era una grande stanza rettangolare, i cui muri laterali si estendevano di solito a comprendere un vestibolo ed un portico, a volte con colonne. Nella sala si trovava in genere un focolare centrale intorno al quale si ergevano quattro colonne di sostegno al tetto, in cui si apriva un foro per la luce e la ventilazione.

E' possibile che la struttura abitativa di Skara Brae costituisca un archetipo o uno dei possibili archetipi dell'architettura micenea? Se così fosse, la teoria settentrionalista, che vede in popoli nordici gli antenati degli Achei (Danai), ma che soprattutto individua nelle regioni settentrionali europee una scaturigine della civiltà greca, troverebbe un'ulteriore, per quanto controversa, conferma. Tale teoria è stata recentemente ripresa dall'ingegnere Felice Vinci, autore del voluminoso saggio "Omero nel Baltico", libro con cui ha suscitato "l'ira funesta" degli orientalisti inclini a considerare il Nord come un'area arretrata ed in cui tardi irradiò la sua luce il Sole dell'Oriente.

A mio parere, è possibile un'origine policentrica e più o meno coeva delle civiltà e forse la genesi delle culture neolitiche, ma soprattutto megalitiche, va ricercata altrove, nell'Atlantide, con le colonie e gli avamposti, posteriori alla sua scomparsa, distribuiti tra Medio Oriente, bacino del Mediterraneo, Mare del Nord etc. La diaspora degli Indoeuropei potrebbe essere la ripetizione di una diffusione precedente per opera di genti atlantidee.

D'altronde i misteriosi costruttori di Skara Brae innalzarono, tra i vari monumenti megalitici, anche l'anello di Brodgar, formato da tre cerchi concentrici comprendenti un terrapieno, un fossato e, al centro, un anello di pietre. E' una grandiosa testimonianza architettonica che ricorda la morfologia dell'Atlantide descritta da Platone. E' una coincidenza?

Fonti:

Dizionario di Archeologia, Milano, 2001, s.v. megaron
B. Porcu, Vento sulle Orcadi, 2009, in Fenix n. 7
F. Vinci, Omero nel Baltico, nuova edizione, 2008