Questo post è solo una lettura personale critica che si basa sulla libertà di pensiero ed espressione.
La trama del lungometraggio di animazione della Disney Pixar ‘Ratatouille’ può essere così sintetizzata: un giovane garzone di cucina assai poco talentuoso di un famoso ristorante, grazie all’intervento di un roditore saccente che assume il controllo del suo corpo, riesce a conseguire successi in cucina ed in amore.
Consideriamo subito che il messaggio etico del film è quanto mai negativo. Non si ottiene infatti il successo per meriti personali o per virtù quali la dedizione e l’impegno ma attraverso uno stratagemma singolare e scorretto. Riflettendo poi sulle caratteristiche del topo, pensiamo ad una creatura ctonia ed intelligente che conosce i segreti della umana cucina, cibandosi e vivendo però in altro modo, sempre con modalità parassitarie ed opportunistiche. Il topo infatti ed i suoi simili roditori, vivevano presso la casa di campagna di una anziana signora alla quale sottraevano cibo e spazio infestandone la soffitta. Una volta giunto fortunosamente in città (Parigi) scopriamo che anche il topo è, per così dire, etero-diretto dallo ‘spirito’ di un grande cuoco defunto. L’incontro predestinato tra lo sfortunato garzone ed il topo, configura una nuova entità umano-parassita che riesce ad offrire prestazioni eccezionali ricavandone stima, successo, amore ma anche, ovviamente, invidia.
Ora, il topo assume il comando materiale del corpo del garzone che, se vuole sfruttarne i benefici, è costretto a predisporre e facilitare la sua automazione, cedendo fiducioso alle redini del topolino. Il messaggio che si può evincere da tale trama è che predisporsi ad essere diretti da entità estranee alla propria persona, dona capacità superiori e quindi considerazione sociale oltre a beni materiali dai propri simili. Traslando il contenuto in contesti più ampi, si può affermare che l’abbandonarsi a forze oscure, materiali o spirituali che siano, capaci di prendere il controllo su se stessi può apportare vantaggi materiali ingenti senza fatica, al prezzo orribile di una auto considerazione ridotta ad un livello subumano.
Questa modalità mi ricorda molto il rapporto esistente tra le grandi case discografiche ed i loro ‘artisti’, che ottengono beni materiali immensi al prezzo di farsi marionetta nelle loro mani, perdendo un valore assai prezioso e portando, spesso, alla distruzione dei loro delicati equilibri mentali. Come potrebbe reggere infatti un uomo a tale manipolazione senza subirne le atroci conseguenze?
Concludendo riteniamo che ‘Ratatouille’ sia un prodotto filmografico che istiga a predisporsi al parassitaggio ed al controllo esterno al fine di ottenere immeritati vantaggi materiali. Un pessimo messaggio quindi da trasmettere ai propri bambini. Come già accaduto per ‘Monster & co’ (1) e ‘Biancaneve’ (2) la casa di produzione di questi film introduce contenuti inquietanti in salsa agrodolce adatta a palati giovanili che veicolano però messaggi dalle dubbie qualità morali. Ultima nota: il Cuoco invidioso, assume i connotati dell’inquisitore che svela la truffa e per questo viene contraddistinto da disvalori etici ed estetici.
Sull'azione di propaganda dei cartoons all'accettazione delle 'scie chimiche', vedi: