Un'altra che scambia i film con la realta'... che tristezza!
Mi è capitato di vedere recentemente Metropolis, film in bianco e nero che può essere considerato il capostipite del genere fantascientifico.
La mia cultura cinefila è piuttosto scarsa e non m’intendo di critica cinematografica, ma vi ho trovato diversi elementi cari a un certo filone occultista e ho voluto provare a sintetizzarli, per cercare di capirne il significato all’interno del film.
Di seguito trovate i principali riferimenti che ho notato, con l’invito a contribuire se volete alla comprensione del perché siano stati inseriti in questo film.
Metropolis è un film muto girato nel 1926 da Fritz Lang e ambientato in una futuristica città del 2026.
In superficie emergono i palazzi sfavillanti di chi detiene il potere (tra cui Fredersen, padre del giovane protagonista Freder), mentre sottoterra si estende immensa la città degli operai, che lavorano a gigantesche macchine su turni di 10 ore. Gli operai costituiscono una massa indistinta di persone che si trascinano come zombie dalle loro case alle macchine.
Si tratta di un film intriso di simbolismi e di rimandi a un mondo antico -fatto di cattedrali gotiche, catacombe, citazioni bibliche- che punteggia il tessuto futuristico della città fatta di acciaio e tecnologia.
I simbolismi sono moltissimi, a cominciare dalla “nuova Torre di Babele”, che troneggia imponente sulla città, sede del “cervello” di Metropolis che controlla tutto il comparto energetico.
La torre è cinta da una corona di punte che ricorda quella della Statua della Libertà, la quale a sua volta ricorda l’iconografia della regina Semiramide [1], con la differenza che nel film ci sono 5 punte anziché 7: punte che dall’alto ricordano una stella a cinque punte rovesciata.
Altro edificio simbolico è l’insieme di palazzi a forma di piramide con cui si apre il film.
Numeri che rimandano al mondo esoterico compaiono spesso nel film: l’operaio a cui si sostituisce il giovane Freder è il numero 11811 (disposizione che peraltro ricorda il tempio massonico, con i due 11 che rimandano alle due colonne ai lati dell’ingresso).
[ Ingresso degli operai al loro turno di lavoro. Anche qui due maestose colonne ]
Josaphat, dipendente di Fredersen, abita nel “99° blocco, casa 7, 7° piano”.
Inutile esplicitare fra l’altro che 99 è 3x3x11, o se si vuole 33x3..
[ L’indirizzo di Josaphat ]
Tornando invece alla stella a 5 punte rovesciata, ve n’è una che si mostra palesemente in diverse scene: campeggia infatti, enorme, sul muro alle spalle del robot a cui sta lavorando lo scienziato Rotwang (prototipo dello scienziato geniale che può operare il male asservendosi al potere).
Si tratta proprio della tipica stella a 5 punte rovesciata dei culti satanici, con la punta inferiore che per gioco prospettico sembra impiantarsi direttamente nel cranio del robot.
Notevole anche la scena in cui Rotwang dà sembianze umane al robot, con scariche elettriche ed energia che volteggia attorno al robot sottostante la stella a 5 punte rovesciata..
Tra i riferimenti biblici vi sono le catacombe in cui si riuniscono gli operai ad ascoltare Maria, protagonista femminile del film; alle sue spalle, una serie di candele di cui 9 alte e 6 basse.
Vi è inoltre la visione di Freder, vittima di allucinazioni a seguito dello scoppio di un macchinario nella città degli operai. Nella sua visione, la gigantesca macchina assume le sembianze del dio Moloch intento a divorare le sue vittime sacrificali (riferimento anche al film Cabiria del 1914).
Vi sono poi altri riferimenti biblici, ma sono state le simbologie legate all’occultismo ad avermi maggiormente incuriosito.
Lo stesso regista avrebbe più tardi dichiarato che il suo interesse per il film era rivolto soprattutto a illustrare il conflitto fra tecnologia moderna e occultismo.
Mi sembra anche interessante notare come la visione di un mondo così palesemente diviso in due, potenti/operai, fosse tematica comune di quella corrente occultista -che al dualismo/gnosticismo deve moltissimo- in seno alla quale è nata anche l’ideologia nazista, e alla quale sono ideologicamente legati tutti i sistemi fondati sul governo di pochi “illuminati” a scapito del resto della popolazione.
Tutti coloro che non rientrano nella ristretta cerchia di chi detiene il potere sono visti (a prescindere dalla ideologia) come una massa indistinta di corpi senza cervello, “mani” votate al lavoro e destinate ad essere sottoposte al “cervello” che risiede più in alto.
[ La città in superficie e la città sotterranea degli operai ]
Il film si conclude con un finale che lo stesso Fritz Lang avrebbe poi ripudiato: una giusta società sarebbe quella in cui il cervello e le mani cooperano attraverso la mediazione del cuore.
Nel 1966 il regista dichiarò in una intervista:
"Ho spesso dichiarato di non amare Metropolis: perché è impossibile per me oggi accettare il "messaggio" del film. È un'assurdità quella di dire che il cuore è l'intermediario fra le braccia e la mente. Cioè, evidentemente, tra l'impiegato e il datore di lavoro, il lavoro e il Capitale. Il problema è sociale, e non morale."
Più prosaicamente, il problema sta nell’ingiustizia dell’oppressione dell’uomo sull’uomo.
Un utile contributo a questa mia breve disanima dei simboli contenuti nel film mi è poi sopraggiunto leggendo un sito web, di cui riporto l’interessante finale, che lascio al vaglio dei lettori.
(…)
Nella scena finale, Fredersen, sollecitato da suo figlio, stringe la mano al capo degli operai che procedono verso di lui, consacrando secondo le parole di Kracauer una “alleanza simbolica tra capitale e lavoro":
"Sembra a tutta prima che Freder abbia convertito il padre - scrive Kracauer [Cinema tedesco, dal "Gabinetto del dottor Caligari" a Hitler, Milano 1977] - In realtà è l'industriale che ha giocato il figlio. La sua concessione non è che una mossa politica che, oltre a impedire agli operai di vincere la loro battaglia, gli permette di rafforzare il suo dominio su di loro.
Lo stratagemma dell'automa si è rivelato una stoltezza in quanto poggiava su una conoscenza insufficiente della mentalità delle masse; cedendo a Freder l'industriale raggiunge un intimo contatto con gli operai ed è così in grado di influenzare la loro mentalità. Egli permette al cuore di parlare... ma a un cuore accessibile alle sue insinuazioni." (op. cit., p. 169).
Sarebbe quindi in virtù di questo trionfo del "totalitarismo assoluto" (Kracauer, op. cit., p. 170) che andrebbe collocata la scelta da parte di Goebbels di affidare a Fritz Lang la realizzazione dei film nazisti.
Come appunto ebbe a dichiarare il regista, Goebbels, dopo l'avvento di Hitler al potere, lo fece convocare e gli disse che tale decisione risaliva alla stessa volontà del Fürer, che diversi anni prima aveva visto insieme con lui Metropolis. [2]
Tuttavia è lecito sospettare che, se Hitler era disposto ad ignorare le origini ebraiche del regista, i motivi che lo spingevano a questa scelta dovevano essere ben più profondi.
E in effetti, Kracauer parla a proposito di Metropolis "di contenuti sotterranei, che, come merce di contrabbando, hanno attraversato le frontiere della coscienza senza subire ispezioni." (op. cit., p. 168).
Un fatto è, ad esempio, che gli operai di Metropolis richiamino, più che i proletari del Manifesto di Marx ed Engels, gli schiavi dell'Antico Egitto. A tal proposito, il riferimento biblico alla torre di Babele può essere molto interessante. Esso viene menzionato nel libro della Genesi, dopo il racconto mitico del diluvio universale, che pone fine all'epoca dei Giganti, i quali sarebbero quegli eroi dell'antichità che furono generati dagli angeli ribelli e dalle figlie degli uomini. L'uccisione dell'ultimo di essi da parte di Davide segnerà l'avvento del regno ebraico di Israele.
Ora, il riferimento all'esistenza delle due città, ed in particolare alla città sotterranea, all'alluvione che minaccia di distruggere Metropolis, simbolo di una civiltà altamente evoluta, ed il riferimento ancora allo spirito di magia, che aleggia intorno alla figura dello scienziato stregone, insieme all'idea ribadita più volte della necessità di stipulare un patto tra le due città sono tutti elementi che non sono di poco conto, se affrontati alla luce delle credenze esoteriche dei nazisti.
Poco prima dell'apparizione di Metropolis, l'anno in cui Hitler pubblica il Mein Kampf, in Europa fa la sua comparsa anche il libro di Ferdinand Ossendowsky, “Bestie, uomini, dei”.
L'autore, un ex ufficiale zarista, vi raccontava le avventure del suo viaggio attraverso la Siberia e la Mongolia per sfuggire ai bolscevichi. Egli riferisce di strani personaggi incontrati lungo il cammino a cui fa risalire l'affermazione dell'esistenza di una città sotterranea, che partecipa dei cosiddetti "misteri cosmici" e che sarebbe governata dal "Re del Mondo".
Prima di Ossendowsky, l'idea di Agarttha, così si chiama la città, e del suo misterioso governatore, il Brahmâtmâ, era stata messa a conoscenza del vasto pubblico occidentale dall'opera postuma di Saint-Yves d'Alveydre, dal titolo "La mission de l'Inde".
Il libro di Saint-Yves era stato pubblicato nel 1910, ma i riferimenti all'Agarttha ed al suo capo erano tuttavia già contenuti in un'opera di Louis Jacolliot dal titolo "Les fils de Dieu".
Il racconto di Ossendowsky su questa città sotterranea arriva dunque in ordine di tempo per ultimo. L'Agarttha egli la chiama però Agharti (secondo la pronuncia mongola) e la mette in relazione con un'altra misteriosa città sotterranea, quella di Schamballah. Entrambe sarebbero comunque il residuo di una civiltà altamente evoluta e scomparsa a seguito di una catastrofe come quella di Atlantide.
Per un'altra via, il mito di Schamballah e quello di Agharti avrebbe finito per entrare a far parte del corpo di credenze esoteriche del nazismo, attraverso la figura di Karl Haushoffer.
Nato nel 1869, questi sarebbe stato iniziato in Giappone ad una società esoterica buddista, mentre poi avrebbe più volte soggiornato anche in India. Dopo la prima guerra mondiale, Haushoffer si sarebbe dedicato agli studi di geopolitica e sarebbe stato uno dei principali ispiratori di Thule, una società più o meno esoterica, il cui nome rimanda al mito germanico di un'isola scomparsa nell'estremo nord del continente europeo.
Haushoffer, che avrebbe assiduamente frequentato Hitler durante la sua detenzione dopo il tentato putsch di Monaco, sarebbe stato altresì colui che ispirò il programma di egemonia politico-militare della Germania, illustrato nel Mein Kampf.
Sempre Haushoffer sarebbe infine colui che scelse la croce uncinata come emblema del partito nazista, in sintonia con l'idea, derivata dalla Società Teosofica, secondo cui la razza ariana avrebbe avuto la propria origine in Tibet, dove il simbolo dello svastica è nato.
[ Il robot inneggia così al caos e alla distruzione che ha creato:
“Vogliamo stare a vedere il mondo che va all’inferno!”
Una frase che starebbe bene anche in bocca a teosofi eccellenti
come una Blavatski o a una Bailey ]
In particolare, sembra che gli aderenti al gruppo Thule credessero alla derivazione della razza ariana dai giganti antidiluviani che abitarono le terre divenute il deserto del Gobi in seguito ad una catastrofe non meglio precisata.
La culla dell'antica civiltà ariana si sarebbe dunque estesa dal Turkhestan al Pamir e dal Gobi al Tibet al comando dei detentori di un'evoluta civiltà scomparsa. Nelle cavità della terra, sotto la catena montuosa himalayana, i loro discendenti si sarebbero scissi in due ordini iniziatici: "la via della mano destra" e "la via della mano sinistra", rispettivamente identificabili in Agharti, la città del bene, e Schamballah, la città della potenza, i cui maghi comandano gli elementi della natura e le masse umane.
Teorie pseudo scientifiche come quella di Bender della terra cava, o come quella di Horbiger del ghiaccio eterno contribuirono infine ad avvallare queste tesi intorno all'esistenza delle civiltà dei continenti scomparsi, sulle cui credenze si allungava l'ombra della Società Teosofica, coll'idea della mutazione della razza umana e di strani patti che dovevano essere stipulati con i Signori usciti dalla terra, i quali avrebbero determinato il destino da dominatori o da schiavi all'interno delle nuove città che sarebbero sorte.
Queste idee prendono forma già prima della nascita del nazismo, con la berlinese "Loggia luminosa", denominata anche "Società del Vril”.
Fulcro essenziale del pensiero di questa Loggia sono le concezioni espresse in un romanzo dal titolo “La razza che ci soppianterà” dell'inglese Bulwer Lytton.
Questi era membro del gruppo dei 144 dignitari massoni che nel 1867, alla guida di Wentwort Little, avevano costituito la sedicente Società Rosa-crociana inglese, da cui nel 1887 si sarebbe staccata la "Golden Dawn".
(…) E' chiaro che se con tutte queste idee Metropolis non aveva niente a che spartire, il regista in alcuni punti del film era però riuscito a cogliere ciò che di esse vi era nell'aria.
[ Cambio turno. Ricorda vagamente qualcosa? Ma siamo solo nel 1926.. ]
[ La Città dei Figli. Anche questo ricorda qualcosa, vero? ]
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Note:
[1] Peraltro Semiramide, “portatrice del ramo”, sarebbe collegata al successivo culto di Prometeo (a cui verrà sovrapposto quello di Lucifero) in quanto il “ramo d’oro” è tema legato all’aspetto aureo/igneo, da cui la fiaccola che arde, simbologia ricorrente in molti gruppi più o meno dichiaratamente esoterici.
[2] Su questa proposta di Goebbels tuttavia pare manchino prove certe.
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Riferimenti on-line:
- http://en.wikipedia.org/wiki/Metropolis_(film)
- http://it.wikipedia.org/wiki/Metropolis_(film_1927)
- http://www.activitaly.it/immaginicinema/metropolis1.html
- http://www.kino.com/metropolis
- http://www.viaggio-in-germania.de/lang.html
Pagine consigliate:
- http://santaruina.splinder.com/post/20836769/Il+parlamento+europeo+e+la+nuo
- http://santaruina.splinder.com/post/21881750/Brevissimo+appunto+sulla+Gnosi
- http://www.scribd.com/doc/22251288/Lucifero-e-nuove-mitologie
- http://www.30giorni.it/it/articolo.asp?id=4668