http://zret.blogspot.com/2009/04/meccanicita.html
Meccanicità
Interrogandomi sulla possibile origine del Male, mi sono anche imbattuto nella meccanicità. La macchina segue un algoritmo nel suo funzionamento, una serie di istruzioni. Di per sé la macchina è di là dal bene e dal male: funziona oppure si guasta. Quel che di ripetitivo inerisce ai fenomeni naturali parve a Hegel, filosofo da chi scrive non molto apprezzato, ma che pure ebbe qualche intuizione, una mancanza di creatività. Ora, sappiamo come la natura sappia essere estrosa e sorprendente, eppure nella materia sono insiti modelli che rivelano una tendenza alla ripetizione. E' all'opera un imprinting che lega le specie e gli individui a schemi di comportamento che denotano un progetto. Infrangere gli schemi può coincidere con un'evoluzione individuale o della specie? Evolvere è un atto creativo, una digressione dalla via tracciata, un tuffo nell'imprevisto con tutti i rischi connessi.
In fondo alcune persone che consideriamo per alcuni versi censurabili non sono malvagie, ma irretite in tòpoi comportamentali: la mancanza di immaginazione le spinge a riprodurre meccanicamente i soliti programmi. Introdotti dati, si limitano a seguire delle istruzioni. Da dove provengono queste istruzioni? Da memorie ancestrali, genetiche e non solo. Chi di noi può affermare di essere del tutto libero da impronte? Un archivio di esperienze e di conoscenze potenziali appartiene già al feto: già nel D.N.A. sono incluse informazioni ataviche (Qualcuna risale alla stessa origine della vita?). In "cellule" non fisiche si trovano frammenti di altre realtà. Il confine dell'io è più apparente che reale. L'io assomiglia più ad una nuvola sempre diversa da sé stessa, modellata dal vento e dal calore, che ad un sasso immobile, circoscritto ad una precisa porzione di spazio.
Molti frammenti si riferiscono all'istinto di conservazione ed a quel programma che dalla nascita porta allo sviluppo, alla vecchiaia ed alla morte. "E' un ciclo naturale", si suole asserire. Certo, ma è un ciclo che possiede alcunché di meccanico. Perché invecchiare? Perché morire? La natura (in questa parola è contenuto il suffisso "ura" che indica una crescita spontanea, un ininterrotto impulso creativo, un dinamismo incessante) pare aver inglobato una meccanicità forse di origine esterna. A questo alludeva Shaul-Paolo (o chi per lui) quando agognava la redenzione per la stessa natura sofferente? La redenzione potrebbe significare recuperare quella forma di libertà dalle "leggi" che costringono a reputare naturale ciò che è, invece, ripetitivo. [1]
Oggi avvertiamo che le forze oscure sempre più, avvalendosi della tecnologia, spesso surrogato della creatività, intendono esercitare il loro controllo, producendo un meccanismo perfettamente oliato in cui l'individuo sia ingranaggio. E' questo il lato meccanico del male: la macchina mondiale tende verso una sorta di moto perpetuo, un moto cieco, tautologico. Continuare a muoversi per continuare a muoversi: non importa quanti saranno stritolati nel meccanismo. La macchina "vuole" continuare a funzionare: le categorie etiche non rivestono alcuna importanza. Il male può assumere questo aspetto metallico, asettico.
Si spiega come il tramonto dell'arte, l'eclissi della letteratura, il crepuscolo della spontaneità consuoni con la fondazione del mondo ipertecnologico, efficiente ma gelido.
Immaginare altri universi, generare pensieri creativi, spezzare la catena della necessità, soprattutto credere nell'impossibile è, invece, la via della Vita.
[1] Sul tema della natura che attende la redenzione, si legga il recente articolo del Professor Francesco Lamendola, Se non ci fosse stato bisogno della Redenzione, vi sarebbe stata egualmente l'Incarnazione?, 2009
In fondo alcune persone che consideriamo per alcuni versi censurabili non sono malvagie, ma irretite in tòpoi comportamentali: la mancanza di immaginazione le spinge a riprodurre meccanicamente i soliti programmi. Introdotti dati, si limitano a seguire delle istruzioni. Da dove provengono queste istruzioni? Da memorie ancestrali, genetiche e non solo. Chi di noi può affermare di essere del tutto libero da impronte? Un archivio di esperienze e di conoscenze potenziali appartiene già al feto: già nel D.N.A. sono incluse informazioni ataviche (Qualcuna risale alla stessa origine della vita?). In "cellule" non fisiche si trovano frammenti di altre realtà. Il confine dell'io è più apparente che reale. L'io assomiglia più ad una nuvola sempre diversa da sé stessa, modellata dal vento e dal calore, che ad un sasso immobile, circoscritto ad una precisa porzione di spazio.
Molti frammenti si riferiscono all'istinto di conservazione ed a quel programma che dalla nascita porta allo sviluppo, alla vecchiaia ed alla morte. "E' un ciclo naturale", si suole asserire. Certo, ma è un ciclo che possiede alcunché di meccanico. Perché invecchiare? Perché morire? La natura (in questa parola è contenuto il suffisso "ura" che indica una crescita spontanea, un ininterrotto impulso creativo, un dinamismo incessante) pare aver inglobato una meccanicità forse di origine esterna. A questo alludeva Shaul-Paolo (o chi per lui) quando agognava la redenzione per la stessa natura sofferente? La redenzione potrebbe significare recuperare quella forma di libertà dalle "leggi" che costringono a reputare naturale ciò che è, invece, ripetitivo. [1]
Oggi avvertiamo che le forze oscure sempre più, avvalendosi della tecnologia, spesso surrogato della creatività, intendono esercitare il loro controllo, producendo un meccanismo perfettamente oliato in cui l'individuo sia ingranaggio. E' questo il lato meccanico del male: la macchina mondiale tende verso una sorta di moto perpetuo, un moto cieco, tautologico. Continuare a muoversi per continuare a muoversi: non importa quanti saranno stritolati nel meccanismo. La macchina "vuole" continuare a funzionare: le categorie etiche non rivestono alcuna importanza. Il male può assumere questo aspetto metallico, asettico.
Si spiega come il tramonto dell'arte, l'eclissi della letteratura, il crepuscolo della spontaneità consuoni con la fondazione del mondo ipertecnologico, efficiente ma gelido.
Immaginare altri universi, generare pensieri creativi, spezzare la catena della necessità, soprattutto credere nell'impossibile è, invece, la via della Vita.
[1] Sul tema della natura che attende la redenzione, si legga il recente articolo del Professor Francesco Lamendola, Se non ci fosse stato bisogno della Redenzione, vi sarebbe stata egualmente l'Incarnazione?, 2009
E' terribile la meccanicità dei suoi scritti.. è proprio sintomo del male che è in lui... brrrrrrrrrrr
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