http://zret.blogspot.com/2009/05/descrizione.html
Descrizione
Non riscuotono molti consensi le pagine descrittive: all'interno della maggioranza dei romanzi attuali le sequenze iconiche sono ridotte a miseri brandelli o a indugi esornativi. Si pensi alle paludate raffigurazioni di autorucoli come Eco, in cui lo stitico sfoggio di erudizione è solo un modo per coprire lo squallore del significato: in modo simile si appende un quadro ad una parete per nascondere una macchia di muffa.
Quasi tutti i lettori, avvinti dall'intreccio (le storie si assomigliano un po' tutte, ma si trae piacere dall'affabulazione), saltano a piè pari le parti descrittive o le scorrono distrattamente. Eppure la descrizione possiede una forza straordinaria, poiché dipende dall'osservazione: si fissano fotogrammi del reale con l'occhio che penetra la trasparente opacità degli oggetti. Si blocca il tempo per isolare frammenti di immagini il cui nitore sfolgora nel profilo tagliente dei contorni.
La descrizione consente di interrompere il flusso illusorio degli eventi per ritagliare prospettive di senso. Si scoprono così le sfaccettature degli oggetti, le loro dinamiche nascoste. Da un'attenta esplorazione della natura, uomini di valore estrassero frattali di possibili verità.
La descrizione è ricostruzione di mondi tramontati, di scenari lontani, di future costellazioni: un vero artista sa che, mentre l'intrico degli accadimenti scorre sul binario delle "cause", la rappresentazione, in quanto sottratta all'imperio dei nessi, può elevarsi oltre la dimensione dei "fatti" per sfiorare l'Empireo delle visioni. Il vero osservatore trascende la semplice ricezione del fenomeno per sviluppare un'immaginazione creativa in cui si lasciano affiorare e collegare le figure. La scrittura osservante diviene esplorazione degli anditi che conducono oltre l'abitudine empirica.
Lo sguardo si concentra sul particolare, ne indaga le relazioni con il tutto, cerca di accendere l'intuizione che è letteralmente un guardare dentro. Nell'ec-stasi della percezione, la mente sprofonda in universi inimmaginabili, anche solo per un istante. L'avventura dello sguardo, pur nella sua staticità atemporale, è molto più emozionante del turbinio delle peripezie, perché spinge il pensiero su sponde inattese.
Che cosa può favorire questa supremazia della percezione? Un particolare stato della coscienza, una sostanza, un sogno ad occhi aperti, l'abitudine a stupirsi... E' come se un'inquadratura filmica fosse strappata allo scorrimento immobile delle sequenze per scoprire il valore profondo di ciascun segno.
E' pur vero che alcuni segni rivelano, se osservati da vicino, un meraviglioso orrore, ma questo è uno dei volti dell'universo.
Quasi tutti i lettori, avvinti dall'intreccio (le storie si assomigliano un po' tutte, ma si trae piacere dall'affabulazione), saltano a piè pari le parti descrittive o le scorrono distrattamente. Eppure la descrizione possiede una forza straordinaria, poiché dipende dall'osservazione: si fissano fotogrammi del reale con l'occhio che penetra la trasparente opacità degli oggetti. Si blocca il tempo per isolare frammenti di immagini il cui nitore sfolgora nel profilo tagliente dei contorni.
La descrizione consente di interrompere il flusso illusorio degli eventi per ritagliare prospettive di senso. Si scoprono così le sfaccettature degli oggetti, le loro dinamiche nascoste. Da un'attenta esplorazione della natura, uomini di valore estrassero frattali di possibili verità.
La descrizione è ricostruzione di mondi tramontati, di scenari lontani, di future costellazioni: un vero artista sa che, mentre l'intrico degli accadimenti scorre sul binario delle "cause", la rappresentazione, in quanto sottratta all'imperio dei nessi, può elevarsi oltre la dimensione dei "fatti" per sfiorare l'Empireo delle visioni. Il vero osservatore trascende la semplice ricezione del fenomeno per sviluppare un'immaginazione creativa in cui si lasciano affiorare e collegare le figure. La scrittura osservante diviene esplorazione degli anditi che conducono oltre l'abitudine empirica.
Lo sguardo si concentra sul particolare, ne indaga le relazioni con il tutto, cerca di accendere l'intuizione che è letteralmente un guardare dentro. Nell'ec-stasi della percezione, la mente sprofonda in universi inimmaginabili, anche solo per un istante. L'avventura dello sguardo, pur nella sua staticità atemporale, è molto più emozionante del turbinio delle peripezie, perché spinge il pensiero su sponde inattese.
Che cosa può favorire questa supremazia della percezione? Un particolare stato della coscienza, una sostanza, un sogno ad occhi aperti, l'abitudine a stupirsi... E' come se un'inquadratura filmica fosse strappata allo scorrimento immobile delle sequenze per scoprire il valore profondo di ciascun segno.
E' pur vero che alcuni segni rivelano, se osservati da vicino, un meraviglioso orrore, ma questo è uno dei volti dell'universo.
Confesso di non essere sicuro...davvero Herr Professor ritiene che nei romanzi di Umberto Eco non vi siano pagine descrittive?
ReplyDeleteInteressante...ma costui ha mai letto un romanzo del Maestro? Anche solo "Il nome della Rosa"? Secondo me ha giusto sbirciato la trama su Wikipedia...sì, è andata certamente così. Del resto la sua livorosa invidia glielo avrà certamente impedito. Basta leggere la pomposa, involuta e vacua prosa di Herr Professor per capire che è un povero scrittorucolo senza talento e incapace di riconoscere i propri limiti. Leggere qualche pagina di autentica narrativa, come è appunto quella di Eco, metterebbe in crisi le sue fantasie autogratificatorie nelle quali Herr Professor è il solo vero scrittore della sua epoca, dai meriti ingiustamente oscurati dalla Grande Cospirazione. Quindi, i romanzi di Eco non si leggono! Si criticano e basta...
Che tristezza...
Non riscuotono molti consensi le pagine descrittive: all'interno della maggioranza dei romanzi attuali le sequenze iconiche sono ridotte a miseri brandelli o a indugi esornativi.E qui devo quotare.
ReplyDeleteQuasi tutti i lettori, avvinti dall'intreccio....saltano a piè pari le parti descrittive o le scorrono distrattamente.Non tutti.
Si blocca il tempo per isolare frammenti di immagini il cui nitore sfolgora nel profilo tagliente dei contorni.Ecco, comincio a non riuscire più a capire :( .
La descrizione consente di interrompere il flusso illusorio degli eventi per ritagliare prospettive di senso. Si scoprono così le sfaccettature degli oggetti, le loro dinamiche nascoste. Da un'attenta esplorazione della natura, uomini di valore estrassero frattali di possibili verità...........
Riappare il "calderone" pieno di idee.
Mi pare di aver capito questo: la descrizione obbliga la mente ad esercitare la visualizzazione: il lettore non si può più appoggiare ai dialoghi, deve "vedere" con l'occhio della mente.
Magia pura: la visualizzazione (accanto alla rappresentazione) è la bestia nera contro cui combattono tutti i nemici del pensiero, è la massima arte stregonesca, tanto che è espressamente proibita dai testi sacri.
Il resto del post è per me un mistero, tranne il fatto che a Zret proprio non piace Umberto Eco.
l'invidia ce lo sta distruggendo
ReplyDeleteZret non pensare a Eco, cerca di mantenere la tua purezza cristallina perché vedo che stai perdendo smalto.
A proposito quando esce il tuo prossimo bestseller?
Come dici? AH! non ne hai mai scritto uno?
ROSICONE LOL
(captcha: acker) AHAHAHAH
ma dai zret, lo sappiamo che sei il più grande scrittore di tutti i tempi
ReplyDeletetranquillo eh? sì sì prendi la pastiglina, bravo... ora coricati.. bravo.. buonaninna...
Questa volta una cosa giusta o'professore l'ha detta. Quando dice:
ReplyDeleteNon riscuotono molti consensi le pagine descrittive: all'interno della maggioranza dei romanzi attuali le sequenze iconiche sono ridotte a miseri brandelli o a indugi esornativi.E' vero che oggi quello che vuole il lettore medio non e' la descrizione, ma il riconoscersi nel protagonista di un racconto.
Gli anglosassoni lo chiamano show, don't tell, tradotto mostra, non raccontare.
In un racconto attuale non si direbbe Straker era sul terrazzino e riprendeva il tankerone che volava a bassa quota. Lo stesso concetto va mostrato con gli occhi del protagonista. Qualcosa come Straker, sul terrazzino, resto' sorpreso di quanto basso stesse volando il tankerone che stava riprendendo. Quindi la descrizione del tankerone che vola basso non c'e' piu', sostituita da cio' che vede il protagonista.
Detto questo, il resto di quanto scritto da Zret e', provando a fare una descrizione, un cumulo di sterco di rinoceronte che si sta lentamente ma inesorabilmente essiccando al sole della savana africana, destinato a disgregarsi inesorabilmente fino a far perdere ogni traccia di se'. Come suona?
Zret che chiama autorucolo Eco mi fa morire dal ridere, anche se Eco si e' meritato l'odio sviscerato dei fratelloni essendo iscritto al CICAP. E' comunque evidente che Antonio non ha mai letto niente di Eco. Chi ha letto Il Nome della Rosa ricorda la descrizione della porta intagliata e le scene raffigurate, descrizione che va avanti per svariate pagine. Chi ha letto Il Pendolo di Foucault ricordera' le descrizioni del museo.
Eco comunque non e' il solo autore che usa la descrizione, sebbene fuori moda. Romanzi meno elevati come quelli di Wilbur Smith presentano spessissimo descrizioni piu' o meno lunghe. Ma anche Smith e' un autorucolo che ha venduto solo un centinaio di milioni di copie... niente rispetto a o'professore.
Saluti
eSSSe
Straker, sul terrazzino, resto' sorpreso di quanto basso stesse volando il tankerone che stava riprendendo. In questo caso ci può stare perchè Straker compie un'azione: è ovvio che ha in mano uno strumento per riprendere l'aereo ed i dati che questo gli fornisce causano in lui una reazione emotiva.
ReplyDeleteLa frase deve continuare spiegando prima perchè è stupito.
Dirlo invece così: Straker era sul terrazzino e riprendeva il tankerone che volava a bassa quota. appiattisce un poco la scena, l'autore si limita a riportare l'evento come in un articolo di giornale o un documentario.
Elle, concordo
ReplyDeleteO'rosicone ha avuto un altro travaso di bile. Poverino ad Eco tanti riconoscimenti e a lui solo pernacchi
ReplyDeleteMa quest'uomo è un mito: riesce a criticare con un breve post illeggibile autori che riescono ad essere avvincenti scrivendo libri di centinaia, se non migliaia di pagine.
ReplyDeleteSi merita il Nobel per la letteratura!
Cordialità
Attila
Ma nessuno conosce l'indirizzo di Eco? Gli si potrebbero segnalare i deliri dei due fratelli e chissà, magari potrebbe trarne l'ispirazione per un nuovo romanzo.
ReplyDelete@madscientist: non serve. Eco ha già sviscerato l'universo complottista ne "Il Pendolo di Foucault". La sua analisi dei processi mentali che portano al complottismo ("Tutto dimostra tutto") sono ancora perfettamente attuali. Possono cambiare gli argomenti (Kennedy, lo sbarco sulla Luna, i Templari, le scie comiche...), ma la base resta sempre la stessa...
ReplyDeleteForse non ha ancora capito che quello che fa grande uno scrittore, non è l'uso di un numero abnorme di paroloni, ma il riuscire a trasmettere quello che si vuole lo scrittore capisca.
ReplyDeleteLui crede di essere grande perché sa tante parole difficili. Non si rende conto che chi lo legge ha più l'impressione di trovarsi davanti ad un percorso ad ostacoli che a un sentiero da seguire.
C'è l'ha su con Eco per il solito motivo. E' convinto che il mondo gli ha fatto un torto e che lui avrebbe meritato quella fama che è toccata ad altri.
Magari provasse a riflettere anche sul fatto che Eco quando scrive di qualche cosa, fosse pure di come si è arrivati a calcolare la longitudine di un luogo, lo fa documentandosi seriamente e non traducendo con il traduttore automatico le strampalate idee di qualche fulminato che scrive di fine del mondo e di Nibiru....