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Le mille e una palla: fiabe mediatiche contro l'Iran
Le mille e una palla: fiabe mediatiche contro l'Iran
Per
tenere occupata l'attenzione dell'opinione pubblica un nemico
immaginario e fiabesco come l'Iran è sempre un ottimo oggetto di
dibattito e le ultime notizie sulla Repubblica Islamica, notizie, si
badi bene, di mainstreaming, confermano questa tendenza.
Indipendentemente
dall'obiettivo strategico che la nomenclatura vuole perseguire
abbattendo questo paese ostile all'assetto globale auspicato dai
Bilderberg e simili, è ormai imbarazzante rilevare l'assoluta
inverosimiglianza delle notizie riferite.
Ieri
si è saputo che l'Iran intende porre severe restrizioni all'uso della
Rete partendo in particolare da Google e dai servizi connessi arrivando,
si dice, a una sorta di intranet nazionale isolato dal resto della Rete
mondiale. Sino ad oggi per la verità la Repubblica Islamica ha sempre
stretto il pugno intorno al web, vuoi per l'oscurantismo attribuito agli
Ayatollah, vuoi per la necessità di controllare uno strumento col quale
l'Occidente ha già infiltrato e messo in crisi altri paesi.
Tuttavia
non si capisce perché il salto di qualità nella censura dell'Iran sulla
Rete debba scandalizzare l'opinione pubblica italiana, europea e
nordamericana nel momento in cui la medesima censura vige anche da noi.
Certo, la censura non riguarda lo strumento in sé, nel momento in cui il
web è sostanzialmente accessibile a tutti, ma il flusso delle
informazioni. Queste sono liberamente consultabili ma chi ce le fornisce
sono sempre e comunque testate coartate dal Sistema e i nomi di
direttori ed editori ne forniscono una prova esaustiva. [mi raccomando: la prossima volta apri un blog, invece che su blogspot/google, su una piattaforma iraniana. Anzi: prova a immaginare se anche qui ci fosse un regime 'tipo Ayatollah': vediamo quanti secondi durerebbero le tue cazzate]
In
proposito è bene anche ricordare quanto avvenuto in occasione
dell'arrivo del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad all'assemblea
generale dell'Onu. Sarebbe giusto e interessantissimo soffermarsi sul
merito del suo discorso circa il disinteresse esplicito dei paesi
occidentali verso l'arsenale atomico di israele [faccio il complottista di 'sta fava: come mai l'unico paese con l'iniziale minuscola è Israele? Ma va' Hgare sui cactus, va'. E poi a pulirti con le ortiche] e la preoccupazione
esasperata per un arsenale atomico iraniano che non esiste, che forse
mai esisterà e che se dovesse esistere non può certo subire le condanne
di chi le armi nucleari le ha usate.
Quello
che preme sottolineare è che giornalisti del New York Post, ripeto,
giornalisti e quindi addetti all'informazione, non si tratta
ufficialmente di militanti sionisti, hanno inviato al presidente
iraniano un cesto con tipici prodotto ebraici, un opuscolo sul museo
dell'olocausto e un biglietto per uno spettacolo teatrale di tema
ebraico. [preme sottolineare la tua idiozia, che cosa avrebbero dovuto regalargli, una collezione di matrioske? Un San Daniele? Una cassetta di vodka, barolo ecc.? No, son stati magari provocatorii ma signori]
Questo
episodio ben evidenzia la malafede e la posizione aprioristica di
quella stampa americana ed occidentale che dovrebbe fornire sull'Iran e
le questioni che lo riguardano un'informazione oggettiva. Senza contare,
mi preme dirlo, il voluto dirottamento dell'attenzione da parte dei
pennivendoli del Post dalla questione del sionismo a quella ebraica, due
cose fondamentalmente differenti.
Se
è vero che Ahmadinejad ha sempre puntato il dito contro israele [errare humanum ecc... Sempre minuscolo, Israele, eh?] e
stigmatizzato la speculazione ideologica e mediatica che gli israeliani
fanno dell'olocausto, è altrettanto vero che egli non ha mai negato
l'olocausto stesso e nemmeno ha mai espressi sentimenti antisemiti,
considerando pure la numerosa comunità ebraica in Iran.
Il
fatto che i giornalisti abbiano invece impostato l'ironia del loro
cesto di benvenuto sulla questione ebraica piuttosto che su quella
sionista lascia ben intendere quanto ci si possa fidare quando leggiamo i
giornali o ascoltiamo i tg.
Ma
quello che sorprende di più ancora una volta, considerando la maldestra
costruzione della montatura anti-Iran e la ripetizione dei soliti
schemi mediatici nel tempo, è l'assoluta incapacità di un'opinione
pubblica ipnotizzata di comprendere queste dinamiche.
Simone