Vegliardi
A volte intravediamo negli occhi dei bimbi profondità indescrivibili. E' come se essi fossero eredi di un'ancestrale memoria genetica e psichica risalente alle origini della stirpe da cui discendono, ma sembrano anche i custodi muti della storia cosmica dal principio sino ad oggi. In verità questi bambini sono dei vegliardi, onusti di ricordi per lo più dimenticati: in loro talvolta affiorano reminiscenze anteriori alla formazione della Terra, delle ere in cui la vita pulsava nel cuore delle comete, delle epoche in cui viaggiatori nel tempo e nello spazio solcavano su vascelli di luce gli oceani dell'immensità.
Per Platone la conoscenza è anamnesi, ricordo sfocato di esistenze precedenti: così nelle iridi dei bambini baluginano spire di galassie e roteano astri sorgenti da scuri abissi. E' una conoscenza che, non appena, viene comunicata si perde, simile a quei papiri antichi che si sbriciolano, quando entrano in contatto con gli agenti atmosferici o se sono sfiorati da mani incaute.
Il passato ed il futuro coesistono nella luce corrusca dell'istante: così in quegli occhi così vivi e radiosi, già aleggiano le ombre della senilità. Lo sguardo è spento, vacuo, rassegnato oppure, fisso oltre le apparenze, scruta le cose alla ricerca di una fenditura.
Si nasce già vecchi e la corsa verso la fine è immatura. Oggi l'infanzia è circoscritta in uno spazio angusto, poiché presto il mondo travolge il giardino dell'innocenza. Così, solo per qualche attimo, i bambini ci rammentano da dove veniamo e chi siamo: presto si accodano, incamminandosi sulla strada della "nostra povera ragione". Senili, ancora prima di incanutire e di incurvarsi, vagano in un pianeta ormai consumato, declinante, all'interno di un universo arrancante verso il nulla.
Già Lucrezio, nel poema De rerum natura, si doleva perché la terra era esausta, depauperata; oggi sterili ed aride lande attendono invano il refrigerio della brezza ed il lavacro delle piogge. Tutto è dominato da un'infinita stanchezza: i colori colano via, i suoni si sfibrano in note dodecafoniche, le immagini si sfaldano in fragili veli.
Ancora poco tempo, scandito da abitudini insensate e logore, da informi presagi.
Ancora poco tempo.
Per Platone la conoscenza è anamnesi, ricordo sfocato di esistenze precedenti: così nelle iridi dei bambini baluginano spire di galassie e roteano astri sorgenti da scuri abissi. E' una conoscenza che, non appena, viene comunicata si perde, simile a quei papiri antichi che si sbriciolano, quando entrano in contatto con gli agenti atmosferici o se sono sfiorati da mani incaute.
Il passato ed il futuro coesistono nella luce corrusca dell'istante: così in quegli occhi così vivi e radiosi, già aleggiano le ombre della senilità. Lo sguardo è spento, vacuo, rassegnato oppure, fisso oltre le apparenze, scruta le cose alla ricerca di una fenditura.
Si nasce già vecchi e la corsa verso la fine è immatura. Oggi l'infanzia è circoscritta in uno spazio angusto, poiché presto il mondo travolge il giardino dell'innocenza. Così, solo per qualche attimo, i bambini ci rammentano da dove veniamo e chi siamo: presto si accodano, incamminandosi sulla strada della "nostra povera ragione". Senili, ancora prima di incanutire e di incurvarsi, vagano in un pianeta ormai consumato, declinante, all'interno di un universo arrancante verso il nulla.
Già Lucrezio, nel poema De rerum natura, si doleva perché la terra era esausta, depauperata; oggi sterili ed aride lande attendono invano il refrigerio della brezza ed il lavacro delle piogge. Tutto è dominato da un'infinita stanchezza: i colori colano via, i suoni si sfibrano in note dodecafoniche, le immagini si sfaldano in fragili veli.
Ancora poco tempo, scandito da abitudini insensate e logore, da informi presagi.
Ancora poco tempo.
Primo.
ReplyDeletePremio "ottimismo & minchiate" 2009/10/11/12 (sino al 21 dicembre, poi basta) assegnato all'unanimità a 'o professore di 'sto randazzo.
ilpeyote giuria
Mi piacciono le parole sulla grandezza dei bambini :-)
ReplyDeleteIl Blog di Esse è un pò silenzioso stasera.....forse state tutti vedendo Voyager?
ReplyDelete;-)
C'e' Star Trek (come ogni lunedi' sera da un po' di tempo) su Rai4 :)
ReplyDelete"Un toccu de mussa" (oppure: "nu poco 'e pucchiacca") di tanto in tanto no, eh Professore?
ReplyDeleteA me sta foto sembra una copertina di "Torre di Guardia".
ReplyDeleteC'è una cosa che amo particolarmente nei post di zret, il finale. E' come se la tristezza, la paranoia e la cupezza disperata che impregnano i suoi scritti raggiungessero una profondità ulteriore nella parte conclusiva togliendo ogni barlume di speranza nel lettore. Con una visione simile del mondo non so proprio dove trovi la forza per non suicidarsi.
ReplyDeleteeSSSe, tra i tag dei post di ztest dovresti aggiungere "seghe mentali".
ReplyDeleteSaluti
Michele
Ps: ztest NON e' un errore...
"Ancora poco tempo, scandito da abitudini insensate e logore, da informi presagi.
ReplyDeleteAncora poco tempo."
Fa pena, qualcuno lo aiuti